I'm somewhere else

di Kyaelys
(/viewuser.php?uid=25413)

Disclaimer: questo testo è proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Sorridi.
 
Click.
 
Girati. 
 
Click.
 
Blatera a caso vacue parole.
 
Click.
 
La vita è  una scena continua; vi è sempre qualcuno su di un palcoscenico immaginario e chi, dietro ad un obiettivo concettuale a riempire le persone prescelte d'immagini metaforiche.
Come veicolo d'alienazione, eleggere una forma d'arte mentale, ricreare sulla pelle il bruciore d'un soggetto metafisico.
 
Preconfezionato.
 
Vi è eletricità tra corpi vicini, o vi è eletricità nel flusso dei pensieri?
 
Ed ecco perché percepire persone come spettri, volti sovrapposti, ed ecco perché idealizzare; creare persone sulla base di personaggi mentali.
Tutti sono idee, che sgarrano in continuazione, che mutano con nonchalance l'ideale copione.
 
Ed ecco come, una qualsiasi presenza può dare assuefazione; e nel mentre ci si guarda allo specchio e non ci si riconosce, si vaga su strade desolate senza più alcuna direzione.
 
Atemporale.
 
Sto diventando brava a ridere ed a perdere me stessa, sto diventando più giovane e sempre più imperfetta.
Ed ebbra di pensieri mi sono smarrita nuovamente, ed in parte brucio ed in parte divengo veicolo di corrente, il flusso ivi ci trascina a fondo, impazzisco, giro in tondo.
 
Affondo;
affondo.
 
Ma no, non credo che il mare possa bruciare.
Ma no, ma no.
"Idealmente, eri tu il mare?"
 
Credimi, so troppo forse, ma non voglio sapere!
Credimi non comprendiamo mai le sensazioni più sincere.
 
Ebbene, la mia mente non mente,
sono una stella cadente,
sono evanescente,
sempre differente.
Ebbene non ridere,
ebbene non parlare.
Essere interessante non fa di te il mare.
 
Vaffanculo, il mare non lo si potrà mai afferrare!
 
La nebbia lattiginosa cala su di me, così che io faccia ancora più fatica a vedere, crea il crepuscolo arabeschi di cenere, crea la mia mente girandole; che girano, non fanno altro che girare.
Ed io lo odio, credo, quest' estenuante girovagare; senza mai arrivare.
 
Ma poi, arrivare dove?
 
Il vento ulula e loro fingendosi criptiche si lasciano trascinare.
Forse cullate dalla foschia finalmente giungeranno a soluzione.
Ma ciò a cui anelo, ora più che mai, è essere assolta, per la mia mai compiuta colpa, ed essere accolta e come una scossa rendere palese la mia presenza, ed essere assorta, distorta, senza direzione.
 
Ed essere altrove.




Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=1297485