distolgo lo sguardo.

di talpy
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Dalla strada guardo in quella casa,
Nella tua casa.
Avrebbe potuto essere anche la mia.
Ho potuto scegliere.
Tu me ne hai dato la possibilità.
Mi hai chiesto di scegliere te.
Noi.
“Il bene”.
L’amore.
La felicità.
Perché non ti ho scelta?.
Perché?
Perché nel mio orgoglio non ho saputo accettare il fatto che ho sempre sbagliato??
Su tutta la linea?
Non ho saputo abbandonare la mia vita. Che io chiamo incubo, ora che tu non sei più qui con me ad alleviarmi dalle sue difficoltà.
Ogni dannata mattina mi alzo dal letto.
Piano.
Come se accanto a me ci fosse qualcuno da non disturbare.
Mi volto verso l’altra parte del letto.
Ed è vuoto.
Sempre.
Ho potuto scegliere.
Ho scelto la solitudine.
Perché?
Perché?
Perché??
Non sarò mica come quel dannato Don Abbondio, che odia tutti quelli che distruggono il suo piccolo miondo perfetto??
No.
No.
Non ti odio.
Non ti ho mai odiata.
Neppure la prima volta che sei entrata nella mia vita, distruggendola.
Flagellandola.
Fondendola.
Rimodellandola come in un altro gioiello, più prezioso, più bello.
Unico.
Perché non ti ho mai detto queste cose?
Forse non i avresti messo davanti alla scelta.
Alla scelta che mia ha portato a poterti osservare solo da una finestra.
Ad aspettare che il mondo si svegli.
Che la viti brulichi.
Che la casa, la tua casa, torni in vita.
Che il sole risrga anche oggi dalle tenebre.
Ecco.
7.00.
Probabilmente ti starai facendo una doccia.
7.15.
Scendi in cucina cantando una canzone a squarciagola.
Energica, quando nessuno lo è.
7.16.
Prepari il caffè.
Che darà alle tue labbra quel sapore che mi fa impazzire.
7.18.
Il caffè è pronto.
Ti sistemi i capelli guardandoti nello specchio del forno.
Sorridi.
Distolgo lo sguardo.
Mi giro.
Ci vediamo domani amore.

"Ci sono cose così pure che guardarle fa male agli occhi luce, sorrisi, neve… "

Elena gerasi




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