Nero
Nero, assenza di
colore.
Una vita di cenere è
una vita che non deve essere vissuta, mai.
Alla nascita nessuno di noi decide come essere.
Chi essere.
Con chi vivere.
Semplicemente nasciamo e dobbiamo accontentarci di chi abbiamo intorno e di
quello che il destino ci aveva riservato.
Poco importava se si trattava di dolore o gioia, solitudine o amore.
Devi accontentarti di ciò che ti viene offerto… oppure tentare.
Tentare, cosa?
Di abbattere gli argini, le regole preimposte e andare avanti, non importa se lo
fai sorridendo o piangendo, cadendo in continuazione o andando sempre dritto e a
testa alta, l’importante è avanzare.
L’importante è non fermarsi mai.
Perché, così facendo, potresti avere tempo per riflettere e chiederti:
Ne vale davvero la
pena?
E
spesso fin troppo spesso la risposta è…
Nel corso della sua lunga vita aveva visto morire molte persone. Gente che non
conosceva o che le aveva segnato il cuore.
Ma la morte è un qualcosa che, sorridendo, sfiora tutti, una dama da cui non si
può sfuggire.
Questo era un qualcosa che aveva appurato fin dalla più giovane età, quando
aveva visto sua madre morire dando alla luce suo fratello.
O
suo padre non tornare più da una missione.
Ma era la vita, e accettava quelle morti con il sorriso sulle labbra.
Sorriso di una vecchia bambola di porcellana, che caduta troppe volte a causa di
mani inesperte, ha finito col creparsi.
Si era ritrovata con un fratello da crescere, un bambino pestifero, dagli occhi
maligni che avrebbe voluto uccidere appena nato.
Lo odiava.
Lo voleva morto.
Ma questo suo desiderio non era mai stato esaudito.
Così, sospirando, era andata avanti. Dritta per la sua strada, inacidendo il
cuore, distruggendo le amicizie.
Lei non aveva bisogno di nessuno, neanche adesso alla sua veneranda età di
ottant’anni.
Le bastavano le sue armi e l’oscurità della sua stanza.
Luogo che, tempo prima aveva accolto la risata gioiosa di una neonata. Di una
bambina. Di una ragazza. Di un’adulta.
Poi quelle pareti erano state costrette ad accogliere il silenzio ed il dolore.
Il dolore di una madre che aveva dovuto seppellire sua figlia.
A causa sua.
A causa del mostro.
A causa di qualcuno
che sarebbe già dovuto essere morto da tempo.
Si passò stancamente una mano sulla fronte ormai piena di rughe e, lentamente,
si avvicinò al balcone…
Ricordava…
Ricordava ancora bene quel giorno, dopo tanti anni.
Il giorno che le aveva segnato la vita.
E
ricordava sua figlia, il suo sorriso, le sue parole.
-Mamma, lo amo, ti
prego, non dirmi di no.-
E
lei sorrise, sorrise agli occhi verdi della figlia, a quelli azzurri dell’uomo
che amava.
Aveva annuito e pianto di gioia.
Aveva pianto anche al loro matrimonio e quando aveva saputo che presto sarebbe
diventata nonna… !
Lei, che non aveva mai sperato neanche di diventare madre.
Era stata felice e sua figlia con lei.
Ma poi era arrivato il fuoco e un potere temuto anche all’inferno.
Ricordava il caos.
Ricordava il terrore.
Ricordava il volto rigato di lacrime di sua figlia.
Il volto senza vita si suo genero
E
quel pianto.
Quel…
Degli schiamazzi di ragazzi attirarono la sua attenzione.
Gli occhi scuri si posarono indispettiti su un gruppo di ragazzini che, allegri,
ridendo e scherzando stavano passando a pochi metri da casa sua.
Stupidi mocciosi.
Chissà se vi rendete
conto che, fra qualche anno la metà di voi sarà già cibo per i vermi.
Se vi rendete conto
che le vostre mani gronderanno di sangue non vostro.
Che ucciderete che
vedrete uccidere e non potrete fare niente per impedirlo.
Sciocchi ragazzi.
Assottigliò gli occhi mentre le mani iniziavano a tremarle di rabbia.
Strinse la ringhiera del balcone talmente forte da sentire i legamenti delle
mani farle male.
Ma non importava.
No.
Niente aveva senso.
Perché lui…
Il maledetto…
Sentì il sangue bruciarle delle vene, il cuore battere all’impazzata.
Gli occhi, azzurri come quelli del suo genero, ma grandi e limpidi come quelli
di sua figlia.
Lo odiava.
Rivedeva il sangue scorrere a fiumi a causa del mostro che lui, come se niente
fosse, si portava in corpo.
Rivedeva il sigillo.
Rivedeva la distruzione.
Sentì un ringhio salirle dalla gola.
Quell’essere… quell’essere che aveva il suo stesso sangue.
Quel mostro che conservava colui che aveva portato all’annientamento intere
famiglie.
Quel piccolo stupido che voleva diventare Hokage…
Lo vedeva anche da lontano. Era felice circondato dai suoi amici.
Felice.
Ma quelli come lui non meritano di essere felici.
Non meritano di poter camminare così alla luce del sole.
I
mostri sono mostri e, in quanto tali, devono strisciare nelle tenebre della
notte.
Devono avere orrore di loro stessi.
NON devono essere felici.
Ringhiò e tirando un sasso dipinto, un dolce oggetto dono di sua figlia a cinque
anni e, con tutto il fiato che aveva in gola, urlò:- MOSTRO!!!-
Vide il fuoco avvolgere ogni cosa, lo vide distruggere fino ad arrivare a lei e
sorrise.
Finalmente.
Finalmente avrebbe potuto chiudere gli occhi.
Finalmente quella bambola si sarebbe rotta del tutto.
Non avrebbe più ucciso nessuno.
Non avrebbe più visto morire nessuno.
Poteva smettere di lottare.
Ne vale davvero la
pena?
No, non ne vale mai la
pena.
21/03/2007
Ed ecco l’ultimo cap*_*
e il fantomatico lanciatore di sassi^^.
Avete ragione, di
persone che vogliono Naruto morto ce ne sono *osserva una lunga lista di cui si
vede l’inizio, ma non la fine* all’inizio avevo pensato a qualcuno che gli è
vicino, Iruka (lo adoro troppo per fargli fare una cosa simile), Kakashi (no,
non ce lo vedo), Ebisu (nh, gli scriverebbe un trattato su venti perché è un
mostro, ma lanciatore di sassi? No no) e così via.
Poi c’è stato il: e se
il sasso non fosse indirizzato a lui? Non so, a Sasuke (per essere un
sopravvissuto… sì, ho una mente contorta, lo so) e a tanti altri per motivi più
o meno sensati, ma che, volendo…
Ed infine lo
sconosciuto: ma chi? Prima ho pensato alla madre, ma l’idea non mi piaceva, poi
a uno dei vecchiacci, ad un parente in generale e alla fine…
XD Vecchia con
parentela ù_ù
Ringrazio per aver
letto questa piccola fan fiction: _Eleuthera_ , Artemisia89, Helen Lance, suzaku,
Irene Adler, Hikary90, elie191, Lupus, Scintilla, Amber e chi, forse, non ha mai
finito di leggerla, ma che, in un modo o nell’altro ha contribuito a questo
ultimo cap non programmato: Kyl, Kuroihikaru, kagchan, RukiA, Jaly Chan, gloglo,
DarthSteo, neko-chan.
A presto con una
one-shot^^.
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