Faded
I
heard he died alone
Alzi gli
occhi al cielo, pur non
vedendolo. Non ci riesci, le lacrime troppo violente ti bruciano il
viso
scavando profondi solchi nelle tue guance, già incavate dal
tempo che non ha
avuto pietà di quelli che una volta erano i tuoi bei
lineamenti. Incontri le
nuvole dell’orizzonte, che si allontanano, portandosi
appresso le ultime gocce
di pioggia che fino a poco prima ti bagnava la pelle.
Non
ricordi da quanto tempo ti trovi
lì, inginocchiato e avvilito come un verme inerte, davanti a
quella pietra
consunta di freddo marmo. Hai abbandonato esausto le braccia lungo i
fianchi
smagriti, i palmi della mani rivolti al cielo in una silenziosa
preghiera che
tanto sai nessuno ascolterà. Perché tu non hai
mai minimante creduto nell’Eterno,
nei campi Elisi o nei profondi abissi infernali popolati da demoni
danzanti;
erano quelle le frasi che ti venivano raccontate da bambino.
Non ci
credevi perché la tua vita era
qui; accanto a lui. Qui la tua
casa,
i tuoi affetti, le passioni, le ragioni dell’essere. E ora
lui se n’è andato.
Non rivedrai più il sorriso di Kouyou, perché lui
non ritornerà.
E ti
illudi. Ti illudi di tornare sui
tuoi passi, riavvolgere le correnti del tempo; ritorni a qualche giorno
prima,
quando Kouyou aveva deciso di andare personalmente a controllare che i
preparativi
per la tua festa andassero avanti nel modo giusto. Lo avresti preso per
il
braccio, mormorando dolcemente ‘’vado
io’’. Così forse avresti visto in tempo
il bambino che sbadatamente attraversava la strada semi buia, e quella
macchina, troppo grande per quelle viette di quartiere, forse sarebbe
riuscita
a fermarsi in tempo.
Non sai ancora
darti pace. La divina
provvidenza, la tanto decantata fede che fa
capolino all’ora della morte, non te la concede.
La
mente, ormai svuotata anche
dell’ultimo barlume di lucidità, impietosa ti
obbliga a ripercorrere le ultime
ore che velocemente si sono susseguite in un vortice di caos e ombre
indistinte.
Rivedi
l’ambulanza con le sirene il
cui suono sordo ti rimbombava nelle orecchie, e la mano di Kouyou che
febbrilmente stringeva la tua; uno sguardo vitreo e vuoto spiccava
sotto la
maschera di sangue in cui era ridotto il viso che tanto ti piaceva
osservare
prima di addormentarti. La folle corsa all’ospedale, i suoi
battiti ogni minuto
più rari e deboli. Puoi ancora sentire la
scomodità di quella sedia di plastica
fuori dalla sala delle emergenze, come vivido ti appare il bianco del
camice
del medico che, posandoti la mano sulla spalla, ti ha sussurrato
‘’mi
dispiace’’.
Ti
ritrovi catapultato poi,
all’improvviso, in mezzo a decine di sagome nere e cupe.
Forse la tua psiche, a
causa del tremendo shock, ha cancellato quegli istanti in cui,
nonostante fossi
sostenuto dagli altri tuoi tre compagni, ti sei sentito cadere in un
pozzo
profondo mille e mille metri, affogando, lentamente,
nell’acqua gelida. Yutaka,
Takanori e Ryo tendeva la sua mano verso di te, ma tu non sei riuscito
ad
afferrarla.
Le
figure ora si muovono intorno a te
troppo placide, ti si avvicinano, ti stringono la mano; i loro visi
svelano una
sincera commozione. Un ultimo saluto a quel chitarrista cannibale sul
palco, ma
generoso e compassionevole nella vita privata.
Guardi
alla tua sinistra i tuoi
amici: Takanori non regge, le gambe gli cedono.
Ma cosa
sanno loro dello strazio che
dilania la tua anima? Hanno mai amato Kouyou quanto te? No, non lo
credi
possibile. Lui era tuo. In un atto
di
puro egoismo stracceresti l’amicizia che da anni vi lega,
solo per riaverlo.
Il tuo
volto non sembra in grado di
tradire alcuna emozione. Non una lacrima, durante il funerale, la ha
sfiorato.
Non comprendi l’angoscia e l’affanno che ti
circondano; non lo vuoi comprendere.
Perché il tuo cuore si è diviso, e tu sei
convinto che dopo tutto questo tornerai a casa e ancora riabbraccerai
l’uomo
che da tanti anni ti stava accanto, che apprezzava i tuoi pregi e
sopportava
pazientemente i tuoi numerosi difetti. Lui che, nella sua
semplicità, con la
grazia di una parola amica, sapeva cancellare il buio dalla tua vita.
Le
persone inginocchiate intorno alla
bara ti spaventano. Ti guardano in maniera ambigua, compatendoti.
Perché se sei
un essere umano inevitabilmente conosci il dolore. E tu lo conosci, ma
ora non
lo vuoi accettare, e forse non lo accetterai mai. Per la prima volta
hai paura. E’ una paura
contorta,
irrazionale; è l’incubo nelle menti dei bambini,
il tarlo di molti, la
convinzione di pochi. La solitudine ora è la tua unica
compagna. Sarai capace
di ritornare a vivere?
Un
sonoro scampanio ti riporta alla
realtà.
Il sole
sta scendendo lento alle tue
spalle; oramai nemmeno lui può nulla di fronte al tragico
scorrere degli
eventi. E si rassegna, cedendo il passo all’astro della
notte, augurandosi che
tu possa trovare un po’ di conforto almeno nella Luna.
Ma la
tua schiena è a pezzi e non
riesce a sostenere il peso di un’altra
notte; ti pieghi in avanti come un fuscello al vento verso lo scomodo
letto ora
giace, inerte, il tuo amato. I tuo occhi, stanchi e gonfi, incrociano
quelli di
Kouyou nella fotografia della lapide.
Kouyou
sorride. Sorride come quando
lo abbracciavi senza motivo, scompigliandogli quei meravigliosi capelli
color
dell’oro. Puoi ancora sentire il calore delle sue dita quando
si intrecciavano
alle tue.
Lui ora
non può nemmeno piangere più.
E’ intrappolato in quello scatto che rimarrà
intatto negli anni, mentre il suo
corpo verrà prosciugato della sua antica bellezza..
Purtroppo
quel sorriso puro non
riesce a lenire le ferite che porti addosso.
‘Kouyou?’
Nulla.
Per un
altro suo bacio avresti dato
la vita.
E poi
però ricordi che giorno è oggi.
E’ il 20 gennaio; l’aroma di un inverno
prematuramente sulla via della fine ti
avvolge, distraendoti quel poco che basta per renderti conto che,
infine, non c’è
più nulla per te in questo mondo.
‘Kouyou,
oggi è il mio compleanno, ricordi?
Mi stavi
organizzando una festa.
Ho sempre
adorato festeggiare; tu e gli altri mi avete
sempre fatto sentire parte
di
quella
famiglia che non ho mai avuto. Vi ringrazio dal profondo del cuore.
Fa freddo, non
trovi? Ma la neve si è ormai sciolta, e
non rimane molto dell’anno appena
trascorso, a
parte questo ininterrotto senso di vuoto
che si appropria di me..del mio respiro.
Ti ho portato
dei fiori, i tuoi preferiti..
Ti amo Kouyou..
e forse non lo sai, ma hai perso la
tua vita per me, per farmi
un regalo. Per
questo, oggi ho deciso portarti un
dono.
Ciò
che ho di più prezioso, ciò che tu più
amavi..’
Non hai
esitato un istante.
Con mano
tremante, hai tirato fuori
dalla tasca un piccolo taglierino con il quale, senza fretta, hai
cominciato a
inciderti la pelle ormai fredda. Intanto, tenevi lo sguardo fisso sulla
foto di
Kouyou.
Il
sangue cominciava a fuoriuscire
dalle vene azzurrognole dei tuoi polsi, imbrattando la camicia bianca,
scendendo poi sull’erba umida, bagnando la sua tomba.
Il
dolore, pungente e livido, ti era
però dolce in prospettiva di un imminente ritorno tra le
braccia di Kouyou.
Quel dolore di rendeva immensamente felice.
Poteva sembrare un paradosso, ma tutto è relativo; ti
è stato insegnato a fare
qualsiasi cosa per ciò che ami.
Il
rivolo scarlatto che
prepotentemente sgorgava dai tuoi arti ti infondeva, pian piano, quella
pace
interiore tanto agognata e finalmente concessa. Forse la tua anima
poteva
ancora essere salvata dalle tenebre..
‘Sii
sempre sorridente, amore mio. Da qualche parte,
un giorno, ci rivedremo.
Stringimi forte,
non mi farai male; arrabbiati,
colpisci, ma non mi abbandonare
un’altra
volta. Raccogli i ruderi della mia vita,
costruiscine una migliore.
Sei stato il mio
primo amore, e sarai l’ultimo.
Torna da me,
sono nato per
innamorarmi di te,
perché
dunque il Fato dovrebbe interferire?*
Aspettami,
bramami, non ti manca il tocco leggero
delle mie mani?
Ritorno a te, e
la gelosia del mondo non ci potrà
separare ancora..’
Takanori
sedeva senza forze sulla
scalinata dell’arena vuota.
‘Bastava
guardarli per capire..’
*Hola*
AoixUruha
– Perdonami
Uruporn ♥
Questa
shot mi è venuta in mente
random ascoltando Kagefumi mentre ero a scuola, e sono quasi scoppiata
in
lacrime in classe *auto-pat*
Spero
non vi sia sembrata frettolosa,
perché l’ho scritta veramente di getto. Ho visto
l’immagine di Aoi davanti a
una tomba, il cielo grigio..
*‘Come
back to Me
I
was born in love with thee
So
why should fate stand inbetween?’
Questo
è un pezzo della canzone Her Ghost
in the Fog dei Cradle of
Filth.
Mi
farebbe piacere sapere cosa ne
pensate, anche un parere negativo ovviamente, so che ci sono cose che
devo
correggere. Sono relativamente ‘nuova’ in questo
fandom, e so che ci sono
decine di shot/fan fiction migliori di questa, ma
un’opinione, lo sapete bene,
fa sempre piacere (; Arigatou
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