Pensavate
fossi scomparsa? Ebbene no!
Purtroppo gli impegni scolastici mi hanno prosciugato il tempo e
l'ispirazione per
qualcosa di più lungo di una misera one shot che vi propino
tra poche righe..
Insomma era un'ideuzza che mi balenava in testa da un po', sappiamo
tutte che partecipare ad un meet
è praticamente impossibile amenochè non si sia
raccomandate (?) percio' per molte di noi resta un sogno riposto ed
archiviato in un cassetto che vorremmo dimenticare proprio
perchè non potrà mai essere realizzato.
E poi una volta dopo averlo realizzato che ci resta? L'amaro in bocca
perchè il tempo non è mai abbastanza per dirgli
quanto sono importanti, ma soprattutto per dire a lui (nel mio caso
è Bill, ma per voi puo' essere Tom, o Georg o Gustav eh, per
carità!) cosa scatena nei nostri cuori. In poche parole
questa piccola shot parla di questo e boh, spero che vi ritroviate in
queste poche righe perchè da fan a fan diciamocelo, possiamo
comprenderci. Fatemi sapere cosa ne pensate, critiche e commenti sono
ben accetti, mi migliorano e mi aiutano a continuare la mia
''carriera'' (?) di scrittrice.
Sperando
in un illuminazione celeste del mio cervello, nell'offrirvi al
più presto una fan fiction decente di almeno dieci capitoli,
vi saluto.
Baci,
fedelissime e non.
SheLovesKaulitz_
A
dream come true.
Aspettavo da tanto quel
momento.
Il momento in cui gli avrei
comunicato
tutto il mio amore, tutto quello che sentivo.
Finalmente era arrivato.
Mai avrei pensato di
vincere un meet
and greet con i Tokio Hotel, quella band che da tre anni mi faceva
provare emozioni indescrivibili.
Loro, con le loro canzoni
sembravano
descrivermi. Descrivere la vita di un'adolescente come me.
Bill, il cantante quando
scriveva quei
testi sembrava conoscerti e parlare di te. Dicevano che era molto
abile a toccare le “giuste corde” e avevano
ragione.
Era una fresca mattina di
marzo,
l'inverno a Torino era già passato da qualche giorno, ma il
fresco
continuava a persistere. Mi svegliai irradiata dai deboli raggi di
sole che trapassavano dalla persiana della finestra. Mi alzai e
subito pensai che quello sarebbe stato il giorno che mi avrebbe
cambiato la vita. Mi guardai allo specchio, alcune lacrime di
felicità, al solo pensiero di poterli vedere e di poter
vedere lui,
già inumidivano il mio viso.
Le asciugai, non dovevo
piangere
adesso. Corsi a vestirmi, scartando tipo dieci abbinamenti diversi.
La paura di non essere perfetta mi assaliva, ma alla fine dovevo
essere me stessa e senza troppe cerimonie mi infilai un paio di jeans
azzurri, chiari e una maglietta verde a mezze maniche con un gufo
disegnato sopra. Pettinai i miei dritti capelli rossi, ovviamente
precedentemente piastrati. Arrivavano sopra le spalle, e il ciuffo mi
ricadeva sugli occhi, cosi' lo spostai dietro le orecchie.
Indossai un paio di
converse nere. Non
m'importava di risultare una nanerottola al suo confronto.
Mi truccai. Un velo
d'ombretto azzurro
chiaro, un po' di matita nera e del mascara. Un qualcosa di semplice,
ecco.
Presi la borsetta, il
cellulare e la
macchina fotografica, tutti i cd e me ne uscii di casa felice.
Chiamai un taxi, mi avrebbe
lasciata
nel posto dove avremmo incontrato tutti e 4.
Dopo un quarto d'ora
arrivammo vicini
allo stadio dove si sarebbe tenuto il concerto qualche sera dopo,
accanto ad esso vi era un palazzetto, un po' più piccolo era
li che
si sarebbe tenuto l'incontro.
Pagai la corsa e scesi dal
taxi.
Le gambe cominciavano a
tremarmi e gli
occhi a luccicare a causa delle lacrime. Inoltre il cuore batteva
come un tamburo e la salivazione cominciava ad essere scarsa.
Cercando di avere un passo
alquanto
veloce attraversai la strada e mi trovai davanti al palazzetto, dove
alcuni agenti della sicurezza stavano controllando i pass. Una volta
mostratogli il mio entrai.
Loro erano li. Seduti ad un
tavolo, che
firmavano le copie dei cd. Erano bellissimi. Tom. I lunghi dread neri
raccolti in una coda ordinata ed una fascia sulla fronte. Una maglia
a mezze maniche nera e dei pantaloni larghi grigi. Georg. I lunghi
capelli lisci ricadevano sulle sue spalle come se fossero seta.
Indossava una maglietta bianca, con una scritta sopra e dei
semplicissimi jeans. Gustav. Indossava una t-shirt bianca con una
stampa e i classici pinocchietti beige. E Bill. I capelli biondi
corti. Alzati in una cresta ribelle. La barbetta incolta era li, sul
suo viso perfetto. Indossava una camicia a quadri rossi e neri e dei
jeans chiari. Era un po troppo sbottonata sul petto appena scolpito.
Quella era una visione paradisiaca. Avvampai, mettendomi in fila.
Sentivo che da un momento all'altro sarei svenuta. Ma dovevo essere
forte, era la mia unica possibilità di vederlo cosi' da
vicino.
Avevo poche ragazze davanti a me, il mio turno arrivo' in un baleno.
Passai prima da Tom, Poi da Georg e Gustav e per ultimo mi conservai
Bill. Mi avvicinai a lui, e lo guardai con le lacrime agli occhi, ma
mi sforzai di non farle scendere. Alzo' lo sguardo per chiedermi il
nome, lo balbettai con una voce un po' insicura e tremante.
Firmo' su tutti i cd. Quel
suo
scarabocchio sulle copertine per me era come un milione di euro.
Una volta finite le firme,
cominciarono
le foto.
Una per una, in fila le
aliens stavano
coronando il loro sogno. E poi fu il mio turno.
Tremavo, gli occhi mi
facevano male a
furia di trattenere le lacrime, mi avvicinai a passo lento alla
ragazza che scattava le foto, porgendole la macchinetta. Mi sistemai
tra Bill e Tom e sforzai un sorriso tra le lacrime che stavano
cominciando a fare capolino sulle mie candide guance.
Click. Dovevo lasciare il
mio posto per
far fare la foto alle altre. Non mossi un muscolo. L'istinto di
abbracciarlo e scoppiare a piangere era forte. Mi girai verso di lui,
e senza pensarci mi avvicinai piano e circondai il suo corpo con le
mie braccia, scoppiando in un silenzioso pianto, sussurrando un lieve
''i love you''. Sentii le sue braccia stringermi forte, per poi
guardarmi e sorridere. In quel sorriso, forse voleva comunicarmi che
era felice di sentirsi dire certe parole. Lasciai la presa
tristemente, e anche lui sciolse l'incanto di quel momento. Purtroppo
il mio tempo era scaduto. Ritirai la mia macchina fotografica e uscii
correndo in lacrime, ma felice da quel palazzetto.
Il mio sogno si era
avverato, e in quel
momento sarei potuta anche morire. Sarei morta felice.
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