Titolo: Il Mago del
Mese di dicembre 2010
Autore: Booow95 su EFP, Adhara__Malfoy sul
Forum
Personaggio scelto: Tarquin McTavish
Rating: Verde
Genere:
Commedia
Avvertimenti: nessuno
Il Mago del Mese di dicembre
2010
Tarquin McTavish abitava nella
campagne babbane dal 1976 e poteva vantare una vita all'insegna della
tranquillitā.
Nonostante la guerra magica, nonostante Voldemort, nonostante
la paura di uscire di casa, Tarquin era sempre stato un uomo che non si faceva
travolgere dagli eventi
Non avrebbe combattuto né per Voldemort né per
Silente, non era un fissato del sangue puro, ma non si sarebbe nemmeno fatto
ammazzare per proteggere dei babbani.
Tarquin si considerava la Svizzera
della situazione.
Aveva ventun'anni quando aveva comprato una casetta di
campagna babbana, in un paesino babbano; aveva dotato la sua casa di tutte le
protezioni magiche necessarie e negli anni aveva sviluppato un'allergia per il
sociale che sfociava in grugniti ogni qualvolta qualcuno gli rivolgeva la
parola.
Ormai nel piccolo paesino di campagna babbano, Tarquin era
considerato il vecchio brontolone che tutti i paesini dovevano avere per
stereotipo.
Dal 1976, anno del suo arrivo nel mondo babbano, Tarquin
aveva avuto sempre gli stessi vicini; una coppia di sposini nella casa alla sua
destra, e una donna della sua etā nella casa alla sua sinistra.
Con gli
sposini non aveva mai avuto una grande confidenza, loro erano occupati a crearsi
una famiglia e lui voleva solo vivere tranquillo; con la signora Trevor invece
parlava spesso: era una donna bassina e robusta con una zazzera di capelli
bruni, il viso rubicondo sempre arrossato e gli occhi azzurri accesi di
entusiasmo per qualunque cosa.
Amelié Trevor si era trasferita dalla Francia
l'anno prima dell'arrivo di Tarquin e da quando l'aveva visto per la prima
volta, non aveva potuto fare a meno di trovarlo simpatico, nonostante il broncio
perenne, lei aveva deciso che sarebbero diventati amici.
E cosė tutti i
giorni Amelié e Tarquin passavano ore a parlare in giardino, Amelié parlava e
Tarquin ascoltava (o faceva finta) e ogni tanto annuiva, poi Mrs Trevor andava
nella cucina di Tarquin, prendeva il bollitore e preparava il té per tutti e due
per poi uscire e sospirare divertita:
- Oh Tarquin come farai senza di me che
ti preparo il té tutti i giorni, e quando stai male, anche i pasti? -
-
Infatti un giorno o l'altro ti rinchiuderó nel bollitore cosė sono sicuro che
non scappi! -
McTavish sorrideva sornione e Amelié ridacchiava come una
ragazzina.
Tutti in paese sparlavano di loro, c'era chi tifava per la
loro unione, chi diceva che in realtā erano parenti segreti e c'era chi alzava
le spalle e andava per la propria strada fregandosene.
Quando Amelié morė
nel 2001 aveva quarantasei anni, una malattia scoperta troppo tardi, dei parenti
serpenti e un vicino di casa burbero abbandonato a se stesso.
Tarquin
McTavish non piangeva spesso, ma in quei giorni si rese conto di quanto Amelié
avesse ragione a dire che la solitudine fosse davvero una brutta
bestia.
Quando una mattina d'inverno alla porta di Tarquin si presentō
un certo Davėd Trevor, il mago dovette ricredersi nel dire che nella
vita aveva giā visto tutto.
Perché un individuo come Davėd Trevor ne nasce uno ogni 2 milioni di
anni e Tarquin ringrazió Merlino che non fosse nato mago, altrimenti avrebbe
dato del filo da torcere a Voldemort stesso.
Davėd era un ragazzo alto e
snello, con la tipica chioma bionda "Made in France", il naso all'insų che gli
dava un' aria snob e gli occhi azzurri di sua zia Amelié.
Peccato che con
Amelié non avesse altro da spartirsi, a parte la casa ereditata (cosė diceva
lui) da Amelič.
Tarquin McTavish era un uomo che credeva fermamente nel
detto babbano: "vivi e lascia vivere"
Ma era anche per il detto: "a tutto
c'č un limite"
Davėd Trevor i limiti non li conosceva e c'era voluto poco
prima che gli ex novelli sposi abbandonassero il paese scocciati dai continui
festini nella casa di Davėd;
Tarquin avendo a disposizione metodi alternativi
quali la magia, aveva votato per la non-belligeranza: casa sua ormai era
circondata da incantesimi che impedivano a Davėd di disturbare la sua
quiete.
Era il 23 dicembre 2010, il giorno del misfatto.
Tarquin stava
tornando dal cimitero, dove aveva salutato la sua Amelič, e si stava dirigendo a
casa.
Tutti quelli che incrociava per strada lo salutavano rispettosi e lui
ricambiava con cenni silenziosi. Si fermó di botto quando vide la porta di
casa aperta.
"Accidenti a me! Mi sono dimenticato di attivare gli incantesimi
quando sono uscito!"
E borbottando era entrato in casa con la bacchetta
sguainata, per sicurezza.
Quello che vide lo lasció di stucco.
Davėd era
al centro del salotto che prendeva le misure con un metro.
- Cosa stai
facendo? -
Se Davėd fosse stato munito di spirito di sopravvivenza, avrebbe
battuto in ritirata solo per il tono di Tarquin, ma Davėd non era normale e si
limitó a un sorrisetto strafottente.
- Prendo le misure! Presto compreró la
tua casa e la uniró alla mia e a quella degli altri due che se ne sono giā
andati! Diciamo che tu stai in mezzo e ingombri! -
- Cosa ti fa pensare che
me ne andró, brutto stronzetto infighettato!? -
- Oh suvvia...é solo una
vecchia casa! Lei puó andarsene da qualche altra parte...ovviamente se non te ne
andrai di tua spontanea volontā, dovró passare ad altri meto...cosa crede di
fare con quel pezzo di legno? -
Davėd trovava abbastanza buffo che quel
vecchio gli puntasse addosso un bastoncino di legno, ma qualcosa nel viso di
Tarquin lo inquietava.
- Cosa faccio con un bastoncino in mano chiede lo
stronzetto!... - e se la ghignó da degno Serpeverde quale era stato -...uso i
miei metodi! Ecco cosa faccio babbano! Accetto i festini notturni, accetto la
tua maleducazione, accetto che imbratti la casa di Amelič, ma se credi che mi
sbatterai fuori da casa mia, ti sbagli di grosso! -
E prima che Davėd potesse chiedersi cosa volesse dire "babbano" si ritrovó chiusi in un bollitore,
e per quanti pizzicotti si desse, l'incubo non finiva.
Tarquin McTavish
fissava il bollitore con aria malinconica; non era Davėd che doveva chiudere nel
bollitore e ridacchió ricordando le sue battutine con Amelič. Ne era sicuro,
dovunque fosse Mrs Trevor, adesso stava ridendo con quell'aria da
ragazzina.
Quando arrivarono le autoritā magiche, Tarquin McTavish stava
leggendo il giornale comodamente sprofondato nella poltrona di fianco al fuoco
con la radio accesa su una stazione magica, nell'aria si sentivano chiaramente
le urla di Davėd che strillava terrorizzato intrappolato nel bollitore e le urla
di Celestina Webeck II (nipote di Celestina Webeck I ) che cantava uno dei suoi
ultimi successi.
Il giorno del processo la stampa del mondo magico si era
data appuntamento davanti all'aula che avrebbe ospitato Tarquin McTavish,
nessuno si era mai ricordato di lui per pių di vent'anni e adesso era un
celebritā; quando entró in aula non fece altro che grugnire a tutte le domande
che gli posero e quando gli chiesero se aveva qualcosa da dire in sua difesa,
tutto ció che Tarquin seppe dire era che "aveva di meglio da fare".
Venne
condannato per crimini contro i babbani, i suoi oggetti personali presenti nella
cella con lui sono il suo bollitore e il giornale che stava leggendo il giorno
della cattura; Tarquin sostiene che: - sono due oggetti che mi ricordano bei
momenti della vita: il bollitore mi ricorda la mia Amelič, e il giornale mi
ricorda le urla del damerino infighettato -
Tarquin McTavish fu "Mago del
Mese di dicembre 2010"
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