Ehi, Juliet di Morgaine You (/viewuser.php?uid=129520)
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‘No’
‘Kou-kun~’
‘Non
indosserò mai quel vestito’
Niente,
ormai neppure le sue moine e strusciamenti vari
avevano più effetto sul chitarrista. Takanori si dette una
sonora manata sulla fronte.
Quello sarebbe stato il più lungo e faticoso pomeriggio
della sua vita.
Ma
torniamo a qualche giorno prima.
Le
nuvole scorrevano tranquille nel cielo di Tōkyō, e il sole
splendeva alto illuminando con i suoi caldi raggi quella casa bianca
infondo
alla via, all’apparenza così calma e quieta, ma che
in realtà, quella domenica,
di tranquillo aveva veramente ben poco.
Anarchia.
Questa era l’unica parola che balenava nella mente
annebbiata dal sonno di Yutaka quella mattina. Sebbene fosse, appunto,
domenica, giorno per lui sacrosanto, dato che era effettivamente
l’unico in cui
poteva concedersi un minimo di riposo, il poveretto era stato
letteralmente
buttato giù dalla branda verso le otto e mezzo da un
violento sbattimento di
porte a cui erano seguiti una serie di rantolii animaleschi
–perché di questo
si trattava- e un rumore di vetri rotti, probabilmente caduti senza
vergogna a
terra.
Silenzio.
Questo
lo aveva fatto naturalmente preoccupare molto più del
resto, e fiondatosi fuori dalla propria camera quasi non
inciampò in un ammasso
informe nel mezzo del corridoio.
Ancora
in dormiveglia era riuscito a raggiungere il salotto
quando si ritrovò paralizzato alla terribile visione che gli
si parò davanti:
un Kouyou spaventatissimo era avvinghiato a uno Yuu modalità
cavalier servente
medievale che tentava di proteggerlo (e proteggersi) dalla miriade di
oggetti
non identificabili che in quel momento solcavano allegramente i cieli
sopra
divano e poltrone.
Intorno,
il caos;
vestiti di ogni forma e colore gettati in ogni angolo, un paio di
tazzine
rotte, la trousse dei preziosi trucchi di Takanori brutalmente aperta
mentre il
suo contenuto pareva essere stato risucchiato da qualche
‘buco nero’ di quella
casa. Ma il buco nero di quella
casa
aveva nome e cognome: Ryo Suzuki.
Nel
mezzo del soggiorno, sotto l’immenso matto di stoffe due
figure ai più irriconoscibili lottavano all’ultimo
sangue. Un ottimo spettacolo
stile National Geographic.
Yutaka
era indeciso se piangere, svenire, o scegliere di porre
arbitrariamente fine alla vita dei due. Optò per una via di
mezzo.
‘SMETTETELA
IMMEDIATAMENTE’ urlò, con gli occhi rossi quasi
fuori
dalle orbite.
I
due malcapitati (ma neanche troppo, se l’erano beatamente
cercata) si bloccarono all’unisono, e lenti si voltarono
verso il leader, o
meglio l'uomo comunemente conosciuto come l’ago
della bilancia, colui che tutto crea e tutto distrugge, il
fato inesorabile
che ti travolge quando meno te l’aspetti. Dall’aura
maligna che proveniva dal
corridoio i due avrebbero fatto meglio a fuggire a gambe levate; ma non
ne
ebbero il tempo materiale.
Yutaka
avanzò rapidamente verso Takanori e Ryo, afferrandoli
entrambi per le magliette stropicciate, sanguinanti e indifesi, e li
fece poco
delicatamente sedere sul divano mezzo coperto da… qualsiasi
cosa.
‘Allora?’
Truce
e puntuale arrivò la domanda.
Ancora
silenzio. Gelido e palpabile, il terrore ora regnava.
‘E’
stato Ryo! Ha iniziato lui!’ Takanori si lanciò ai
piedi
di Yutaka in un raptus di disperazione pre-pena capitale, scoppiando
poco
dignitosamente in lacrime.
‘Ha
iniziato a tirare fuori tutti i miei abiti dall’armadio
spargendoli in giro per la tua
casa’ -furbamente
calcò bene il pronome ‘sostenendo che
io,
Takanori Matsumoto, gli avessi rubato una felpa. Io non indosserei mai quella
robaccia’ al che, sottolineò l’ultima
parola con uno sguardo di convinto disgusto.
‘Nano,
tu hai
rubato la mia felpa! Era sotto il tuo letto!’ Ryo
esaminò attentamente la
situazione intorno a se in attesa di rimettere le mani addosso al
cantante ‘Kouyou
l’hai fatto ubriacare di nuovo? Perché mi sembra
che non sia ancora in grado,
alla sua età, di intendere e volere. Ma forse è
così dalla nascita!’ il biondo
naso-fasciato, non potendo più sopportare
quell’infante (uno dei tanti
fantasiosi appellativi di Takanori)
gli scagliò addosso il suo stesso mascara, colpendo
però erroneamente Yutaka.
Forse
sganciare una bomba nucleare su Pechino avrebbe fatto
meno danni. Il batterista, dopo un breve –brevissimo- momento
di sorpresa, alzò
minacciosamente l’indice verso la causa di tutti i suoi
problemi e del suo poco
gentile risveglio.
‘Tu…’
Con
un gesto rapido afferrò la scopa ancora miracolosamente
in piedi appoggiata al muro e, quasi a voler imitare i suoi eroi
preferiti dei
fumetti, calò la sua arma sulla testa
dell’infelice bassista.
Stava
per rincarare la dose sotto lo sguardo impotente dei
suoi compagni quando il telefono squillò. Era la suoneria
del loro manager.
‘Questa
volta sei salvo’ disse Yutaka, scoccandogli una delle
peggiori occhiatacce della storia.
‘Sì
pronto?’
‘Buongiorno
Yutaka, sono Sakai. So che vi abbiamo concesso
una settimana di riposo assoluto, ma ho un’interessante
progetto da proporvi e non potevo certo resistere fino a
lunedì prossimo! Vi
dispiacerebbe venire agli studi domani alle nove?’
‘Ma
veramente noi..’
‘Perfetto
allora, a domani ragazzi!’
Il
batterista si ritrovò a parlare con gli spiriti celesti in
zero due. Rassegnato, si voltò verso gli altri, ignorando
quella fattoria
vietnamita in cui era ridotta la loro povera dimora.
‘Avremo
da fare domani..’
L’indomani,
ridotti a cenci, arrancarono fino alla sede della
PSC maledicendo chiunque gli passasse accanto; erano tutti troppo
svegli e
pimpanti a quell’ora. Ma cosa faceva la gente in giro di
prima mattina?
Ah,
la beata ignoranza dell’essere animali da palcoscenico.
L’ascensore,
dopo alcuni estenuanti minuti
d’attesa, si spalancò con un rumore
sordo che anticipò i soliti urli isterici di quei calmi ragazzi quali erano gli Alice
Nine, che sbucarono da esso e
vennero sgarbatamente scansati con scuse poco credibili.
‘Ci
si vede a pranzo!’ ma la porta si era già chiusa
in
faccia ai poveri cinque giovani.
Arrivati
al tanto agognato piano vennero nuovamente aggrediti
dal loro manager.
‘Queste
sono tutte le maledizioni di Yutaka’ pensò Yuu.
Quell’uomo
saltava. Quel brutto omuncolo basso, possibilmente
addirittura più di Takanori, riusciva per qualche strana
ragione a comparire in
più posti contemporaneamente, rispondeva a tre chiamate
insieme, e intanto si
prendeva il caffè. Solo questo superman in gessato grigio
dagli occhi a
mandorla poteva coprire il ruolo di sorvegliante
dei cinque sciagurati.
‘Ben
arrivate, signorine. Siete in ritardo come al solito’
Irritante.
Se
non fosse stato per la brillante prova di maturità del
giorno precedente, Ryo si sarebbe permesso di prenderlo a pugni, solo
per
avergli negato qualche giorno di dolce far nulla tra camera da letto e
frigorifero.
‘E’
sempre bello incontrarti, Sakai. La tua simpatia mi
riempie il cuore, soprattutto quando ho bisogno di stimoli per andare
alla
toilette’
La
finezza di Kouyou non aveva pari in certe occasioni.
‘Si
bellezze, avete ragioni. Non perdiamo altro tempo, non
voglio che a Ruki coli il mascara, dopo inizia a lagnarsi’
disse il cattivo
soggetto con leggerezza, avviandosi nella sala riunioni.
Takanori
non aveva replicato solamente perché, appunto, era
in bagno a ritoccarsi il trucco.
Sopra
la Tavola Rotonda del regno della musica giapponese
erano sparpagliati numerosi fogli e involti di diverso spessore.
I
principini, ancora per buona parte nel mondo dei sogni,
fissavano le carte agonizzanti sulle loro sedie.
‘Allora,
di che si tratta?’ chiese infine Yutaka.
‘Ebbene’
Sakai continuava imperterrito a saltare sulla
poltrona ‘una nota casa editrice vi propone di girare alcune
scene di una
famosa opera teatrale per invogliare gli oppressi
adolescenti del nostro paese a studiare la vita e le opere
dell’importantissimo
autore!’
Qualcuno
aveva forse parlato?
‘Ma
noi non siamo attori’ rispose pacatamente Yuu. Era
acciaccato, ma sensato.
‘E’
su questo punto che verte la questione. Ingaggiare dei
semplici attori sarebbe stato banale. Ma i Gazette sono amati ovunque,
dal
Hokkaidō fino alla provincia di Kyūshū. Sarà un successo
strepitoso!’
‘Ma..’
Kouyou per la prima volta in quella mattina tentava di
formulare una frase di senso compiuto ‘..questo vuol dire che
dovremo imparare
un copione’ disse infine, indicando svogliatamente i papiri
sulla tavola.
‘No
tesoro, tu sei escluso; sappiamo benissimo che non sai
leggere’ altra imbeccata di Ryo, che si beccò un
meritato calcio da parte del
leader.
Kouyou,
all’ennesimo insulto, corse via in lacrime,
sbattendosi la porta alle spalle.
‘Ryo
Suzuki’ Yuu lo prese per i capelli ‘lo sai
com’è fatta
quella fragile creaturina. E, se lo farai ancora, ridurrò le
tue amate
fascettine in tanti, piccoli, introvabili pezzettini, e poi te li
farò ingoiare’
Al
che, ritornando al suo trono, non potè fare a meno di
assestargli un potente scappellotto.
‘Di
che opera si tratta?’ Takanori, nel suo silenzio
ancestrale, era riuscito a estrarre un pensiero logico, seppur breve.
‘Tenetevi
forte, ragazzi. La conoscerete sicuramente tutti,
tranne Kouyou probabilmente. Signori, avrete l’onore, ma che
dico, la gioia di
interpretare i celebri personaggi di..’
Rullo
di tamburi, suspence, piccolo infarto di Yutaka.
‘..Romeo e Giulietta
di William Shakespeare, il Bardo del diciassettesimo secolo!’
Al
nome della tragedia in questione, il batterista scoppiò in
una sonora risata.
‘Che
hai da ridere idiota? Ti rendi conto di quello che
vogliono farci fare?’ esordì esterrefatto Ryo.
‘Appunto!
Sakai, mi sembra di ricordare che uno dei
personaggi principali sia una donna’
‘E’
così, bravo, almeno uno di voi mi dà un
po’ di
soddisfazione qui dentro’
‘In
realtà la conosciamo perfettamente, purtroppo ci siamo
dovuti diplomare tutti quanti, tranne il nano infame’ Yuu,
esternando i suoi
poco concilianti pensieri, rischiava ora ti attirarsi le poco
caritatevoli
attenzioni del cantante, che venne però distratto
fortunosamente dal discorso
del manager.
‘Sì.
Ma non preoccupatevi per questo, ci penso io a parlare
con l’interessato. Allora, Yuu, tu sarai Romeo’
‘Non
è giusto, il protagonista devo essere io!’
Takanori, sull’orlo
di una crisi di nervi, prese a prendere a pugni il copione.
‘No,
Taka, tu sarai Mercuzio’
‘Ahahahah,
l’amico scemo di Romeo’ lo canzonò Ryo.
‘Tanto
alla fine muoiono tutti’
‘Ryo,
sta’ buono. Tu sarai il prete, fra’ Lorenzo, mentre
tu,
Yutaka, interpreterai Benvolio, il cugino saggio del
protagonista’
‘Scusate’
si introdusse Takanori ‘Ryo.
Un prete. AHAHAH, per favore, se si
avvicina ad una chiesa o un tempio lo sconsacra!’
‘Ma
non dire così-‘
‘Fermi,
riuscite a stare quieti un secondo? Siete peggio dei
bambini’ troncò netto Yuu ‘ma, stando ai
ruoli che ci hai assegnato, allora
significa che Giulietta sarà..’
Il
secondo chitarrista non riuscì a porre la fatidica domanda
che Kouyou, ancora sconvolto, rientrò nella sala, gli occhi
notevolmente gonfi.
Quattro
sguardi carichi di stupore si posarono su di lui.
‘Che
c’è?’ mugugnò.
‘Kou’
cominciò un divertito Takanori ‘abbiamo una
sorpresa
per te’
-Non
linciatemi.
Sì,
sono ritornata, a brevissimo tempo dall’ultima shot.
Purtroppo Madama Ispirazione non la comando io ò-ò
Bhe,
credo, spero conosciate tutti Romeo e Giulietta, non
credo ci siano bisogno di spiegazioni, LOL.
Questa
long, cos’ l’ho concepita, vuole
essere una storia divertente, senza
pretese di rompere cuori o nulla, vuole solo far fare una sana risata
alla
gente che la leggerà,
giusto per prendersi una pausa dalla lettura di
molte altre storie di questo fandom, profonde e interessanti, ma che
forse ogni
tanto fa bene interrompere per riacquistare un minimo di spensieratezza
*parla
quella che scrive solo fiction drammatiche*
Spero
di essere riuscita a farvi ridere. E’ tutto ciò
che
desidero. Ah, questo è un capitolo introduttivo, credo che
gli altri saranno
leggermente più brevi, non preoccupatevi.
Ho
intenzione di continuarla, ma vorrei un vostro parere, sia
negativo che positivo, perché, si sa, noialtri siamo
insicuri e una recensione
ci fa sempre piacere. Grazie a quelli che lo faranno, prendete esempio
da me;
io dove passo lascio sempre un segno u-u
A
presto gente :,D
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