ahaw
Questa
ff è basata sul casting di sosia dei personaggi principali della
serie e sulle relative supposizioni secondo le quali ci sarà un
finale alla dawson's creek. Non è niente di serio, niente che
spero avvenga (forse), o che penso potrebbe succedere. In pratica,
è stata scritta solo perché proprio non riuscivo a
prendere sonno.
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ambientazione: finale di stagione, ultime due scene.
personaggi: Blair/Chuck, Dan; Dylan/Claire.
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Blair lo guardò intensamente. Chuck le strinse la mano più forte.
Era il momento in cui si allontanavano insieme dall'altare e tutti lanciavano riso.
Blair si fermò solo un attimo, per abbracciare Serena,
naturalmente, e salutare Dan, il suo...non era certa di come definirlo.
Il suo qualcosa, sicuramente, e quel qualcosa era abbastanza
imprecisabile, così al limite tra il troppo e il troppo poco,
qualsiasi fosse il sostantivo apposto, ma sull'aggettivo non c'era
alcun dubbio.
«Cabbadge-Patch, hai trovato un finale per il tuo libro, allora?»
«Forse. Sai, sì, credo di sì.»
«Bene, sono pronta a leggerlo, stavolta. Allora...questo è un addio.»
Lui sorrise, così lei lo abbracciò.
«Abbi cura di te, Humphrey.»
«Anche tu.»
Ritornò tra le braccia di Chuck, ora suo legittimo sposo, e in
men che non si dica, guardavano già il mondo dal finestrino
della limousine diretta all'aeroporto, e tutto sembrava perfetto e
bellissimo: l'aria arrossata dal tramonto un secondo, i grattacieli
immersi nella notte il secondo dopo.
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In un'altra dimensione spazio - temporale, ma nello stesso momento, una
brunetta sgranava gli occhi e fissava allibita suo marito: «Non
posso crederci.»
Suo marito rise e provò a scusarsi, senza riuscire a nascondere la sua aria divertita.
«Non lo troverai divertente, una volta che avrò chiesto il divorzio, Hunter, te lo garantisco.»
«Andiamo, dov'è finito il tuo senso dell'umorismo?»
«Beh, devo averlo lasciato dall'altra parte delle sliding-doors
che tu hai creato, perché questo mi sembra smisuratamente
oltraggioso.»
L'uomo, capelli ricci e sorriso titubante, le si avvicinò sul
divano. «Oh, la mia piccola dittatrice è ferita.»
«Non stai migliorando la tua posizione.»
«Aiutami a capire, allora. Cos'è che ti ha ferito?»
La giovane donna mise il broncio, mentre cercava di raccogliere i
pensieri: «Avrei dovuto scegliere te, in ogni caso, in ogni vita,
in ogni forma.»
Dylan sorrise: «Questo è molto dolce, Claire, davvero. E,
per la cronaca, sono d'accordo con te, avresti dovuto scegliere me,
sempre.» La baciò. E la ribaciò.
«Allora spiegami il perché di quello che ho appena visto.»
Alzò le spalle: «Era quello che il pubblico voleva.
Oppure, oppure. Perché sono il fantasma dei Ringraziamenti
fituuuri! Sono qui per mostrarti cosa sarebbe stata la tua vita se
avessi scelto luiii!»
«Non ti importa che il pubblico non tifasse per Dan?»
«Non così tanto. Voglio dire, sarebbe stato gradevole per
la mia autostima, ma... la tua scelta, l'unica e sola, sono stato io.
Questa è la cosa importante.»
Claire è sul punto di baciarlo quando Dylan la blocca, un
sorriso ambiguo sulle labbra: «Chiedilo a Charlie, se non avrebbe
accettato uno scambio di realtà immediatamente, vediamo quanto
starebbe lì a bofonchiare su un telefilm.»
Claire rise. «Finiscila. Considerando che l'hai fatto morire nel
tuo romanzo-nel-romanzo, credo che vorrà tagliarti la testa
comunque.
«E poi», aggiunse lui, «Matisse diceva: Se non capiscono il vero amore, che si fottano.»
«Questo lo hai appena inventato.»
«Sì, ma sai cosa diceva davvero Matisse? Non dimenticare
che una linea non esprime nulla: è solo nel rapporto con
un'altra che crea volume.» Fece scorrere un dito sulle sue
guance, poi due lungo il braccio, terminò in un sussurro veloce
- «E le due vanno tracciate insieme.»
Lei fu scossa di un istantaneo brivido, a suo modo piacevole, da quel tocco.
«In ogni caso, qualche fan ce l'avevamo!», insistette poi
giocoso, mentre sua moglie guardava già altrove, in direzione
della zona notte: «Oh sì, ecco che arriva il nostro
più grande fan.»
Un bambino su per giù di tre anni si intrufolò tra
di loro. «Goditelo adesso che è ancora piccolo,
dolcezza. Dovrai discutere contro due Upper East Siders, un domani,
allora vedremo chi prenderà il taxi e chi la metro.»
«Ehi, c'è anche il gene Brooklyn qui dentro, mi sbaglio, cucciolo?»
Il ragazzetto annuì e suo padre gli scompigliò i capelli.
«Beh, il gene Brooklyn, come lo chiami tu, è un carattere
recessivo per sua natura. Non vedo l'ora di dimostrartelo.»
«Già,» - disse lui - «anche io non vedo
l'ora di vederlo crescere. Va' a dormire, campione, domani zia Sabrina
viene a trovarci per il ringraziamento.»
«C'è anche zio Charlie!», lo rimbeccò Claire.
«Sì, ma non sono realmente tuoi zii, quindi se non vuoi
chiamarli così, o se non vuoi chiamare così uno dei
due...non è un problema.» - concluse con nonchalance Dylan.
«Sei davvero il peggiore, Dylan. E forse voglio ancora il
divorzio. Dovrai impegnarti molto, molto a fondo stanotte, nella camera
da letto. Quella lontana dalla stanza di nostro figlio.»
«Tornando al telefilm...»
«Oh mio Dio.»
«Dan e Blair non potevano finire insieme, visto che Serena dice a
Dan che lui non è innamorato di Blair, ma di Claire.»
«E allora?»
«E allora è vero, perché per quanto abbia cercato
goffamente di racchiudere la tua essenza in un personaggio, io, o
qualsiasi mia copia carbone, non potremmo mai amare nessun'altra che
l'originale.»
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La morale della storia è questa:
Dylan è un marito perfetto e uno sceneggiatore pessimo, ragion
per cui - tra l'altro - l'unico personaggio del telefilm creato di suo
pugno, senza ispirarsi a persone presenti nella sua vita, è
totalmente inconsistente.
Ecco spiegato il più grade mistero di sei stagioni di Gossip Girl: la dubbia utilità di Nate Archibald.
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