Did I fall in love?
Questa
è la mia prima vera long fanfiction sui The Gazette.
Tratterà di argomenti anche piuttosto personali, per questo
ho deciso di usare i loro veri nomi. Come al solito i personaggi che
descrivo non mi appartengono (magari
fosse così), e tutto
ciò che
descrivo è frutto di fantasia. I nomi, le situazioni, i
personaggi e i luoghi che si troveranno in questa fiction sono fittizi
e qualsiasi riferimento a cose o persone reali è puramente
casuale.
"Takanori,
vieni???" gli urlarono i suoi amici.
"Certo, arrivo,
aspettate solo un attimo" disse il ragazzo. Si chiamava
Takanori Matsumoto, ma aveva sempre preferito farsi chiamare Ruki.
Raggiunse il suo migliore amico e salì in macchina con lui.
Salirono sulla
macchina di Yukata, a lui spettava il compito di
guidare. "Dove stiamo andando?" chiese Ruki.
"Pensavo che
potevamo andare al ristorante a cenare, così.
Per passare del tempo insieme e poterci rilassare." disse Reita.
"Reita ha
ragione, stiamo lavorando alle prime canzoni ma è
molto sfinente." disse Aoi.
"Andiamo a
quello europeo di Tama?" chiese ancora. "No, non a
quello...Non so, io ho voglia di mangiare italiano, voi ragazzi?"
"Italiano va
bene" risposero tutti.
Così
si diressero al ristorante italiano di Sumida.
Ci sarebbero
voluto circa tre quarti d'ora. Magari poteva anche farsi
un pisolino.
Si
appisolò sulla spalla di Reita con una faccia simile a
quella di un canarino nell'atto di pulirsi. Aveva gli occhi socchiusi,
poteva ancora vedere le luci della città alternarsi al buio.
E intanto pensava.
Pensava che il
destino con lui non era stato benevolo. Fino al giorno
in cui incontrò quattro ragazzi, che, forse per uno strano
scherzo del destino, avevano il suo stesso sogno. Perchè
lui, Takanori Matsumoto, diciannovenne ragazzo di Kanagawa, aveva un
talento innato per il canto.
Voleva fare
della sua musica la sua linfa vitale. Anche se all'inizio
avrebbe dovuto fare il medico. Lo aveva promesso al padre prima che
questi partisse e non ritornasse più. Perchè era
morto in Pakistan, al fronte, quando lui aveva solo sette anni.
"Papà,
ti
prometto che farò il medico."
"E
perchè?"
"Perchè
così potrò aiutare a salvare tante vite umane
dove ci sono i cattivi."
Ma
poi aveva vinto la passione per la musica.
Il giorno in cui
dalla natìa Kanagawa si trasferì
a Musashino, dove incontrò per primo (o forse è
meglio dire reincontrò) Akira Suzuki. Che era stato suo
amico fin dai tempi delle medie. Si conoscevano fin dall'asilo, ma Ruki
aveva iniziato a parlarci effettivamente solo alle medie, quando
iniziarono ad incontrarsi regolarmente per svolgere i compiti. Visto
che lui davvero non aveva nei compiti a casa il suo forte e visto anche
che Reita era sempre stato uno studente modello.
Potè
dare vita lentamente al suo sogno. Grazie ad Akira
aveva iniziato ad aprirsi di più e ad essere meno timido e
più gentile con se stesso. Aveva conosciuto altri ragazzi,
che come lui amavano la musica.
"Su, scendiamo."
lo risvegliò la voce di Kai.
In quel
ristorante mangiò dei buoni piatti italiani.
"Ah,
è stato veramente buono, ragazzi!" sancì
infatti con la bocca vuota e la pancia piena.
I suoi occhi
marroni scivolarono ad un tavolo posizionato all'angolo
del ristorante. Seduta là c'era una ragazza, era molto
bella, ma pareva anche stranamente triste. Non piangeva, non
singhiozzava, ma Ruki in quegli occhi che scivolavano su un piatto di
spaghetti, occhi vuoti e spenti, lesse tanta tristezza.
Perchè
sapeva cos'era.
Sapeva che suo
padre era morto, che sua madre, che lo aveva cresciuto a
suon di sculacciate dopo la morte del marito, era finita in un istituto
psichiatrico in quanto vittima di crolli nervosi continui. Sapeva che
era stato dato in affidamento, e che il giorno in cui tutte le
televisioni diedero la notizia del ritrovamento del cadavere di Junko
Furuta, lui pianse.
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