Di solito la maggior
parte dei pivellini che incominciavano la dura gavetta nei Varia venivano
stroncati subito dalle singolari abitudini dei vari componenti.
A volte ci scappava il
morto, quando Belphegor era annoiato, spesso però era
la loro psiche ad essere messa a dura prova: se non era Mammon con le sue
illusioni e i suoi sottili ricatti al fine di spillare soldi, era Lussuria con
la sua personale visione del prendersi cura dei nuovi arrivati - sembrava che
gli assassini, per assurdo, avessero seri problemi a rapportarsi con i morti.
Chi superava la fase
iniziale di scrematura poteva considerarsi un membro dei Varia a tutti gli
effetti, benchè ci fossero ancora alcuni piccoli
dettagli di routine quotidiana che avrebbero potuto spiazzarli. Sentire gli
urli di Squalo non era un toccasana per i nervi o eventuali mal di testa e non
era consigliabile entrare in qualsiasi stanza (nemmeno la propria!) prima di
aver bussato ed essersi accertati su chi potesse esserci dentro.
Artemisa, ignorando le basilari
nozioni di convivenza e sopravvivenza (e cortesia) che le erano state imposte
al suo arrivo -inaspettato, inatteso e malvoluto- alla Villa, aprì la porta
della stanza di Squalo senza bussare.
« VOI! Chi ti ha dato il
permesso di entrare?! » Squalo lanciò con irritazione la giacca bagnata di
liquore sulla sedia « Vattene e richiudi la porta. »
La ragazza esitò sulla
soglia, strinse al petto il morbido asciugamano che aveva preparato per lui -la
stoffa era del suo colore- per darsi coraggio, ed infine avanzò di un
passo. La corrente proveniente dalla finestra socchiusa fece ondeggiare appena
i suoi lunghi capelli biondi.
« Ti ho... portato un
asciugamano. »
Un asciugamano preparato
da tempo, in attesa che lei trovasse il coraggio necessario per utilizzarlo. Perchè lei sapeva. Sapeva che non passava giorno senza che
Squalo subisse le insensate angherie di Xanxus, senza
che venisse brutalmente colpito e umiliato per motivi che non esistevano.
L'odore di alcool che aveva
lentamente impregnato la stanza fece rabbrividire Artemisa
dall'irritazione: non capiva perchè Squalo si
sottomettesse a quell'uomo disgustoso senza reagire in alcun modo, non lo
capiva -non lo voleva capire- tantomeno lo avrebbe mai accettato. Un uomo tanto
stupendo, che dedicava anima e corpo in ciò che credeva -anche se credeva
nell'uomo sbagliato-, non meritava un simile trattamento.
« Qui è pieno di
asciugamani. »
Squalo non si premurò
nemmeno di guardare la ragazza. Ancora una volta si chiese perchè
quell'essere inutile fosse finito da loro: essere la sconosciuta sorella miracolosamente
scampata al massacro che Bel aveva perpetrato nella sua famiglia, non era un
motivo sufficiente perchè fosse lì.
Eppure ogni sacrosanto
giorno che Squalo passava al quartier generale, se la ritrovava in mezzo ai
piedi. Per qualche fottuto e inspiegabile caso del destino la ragazza
gironzolava per la villa con un'insopportabile aria afflitta, sbandierando a
destra e a manca l'unica cosa che sapeva fare: cianciare sulla bontà, sui sogni
e cazzate simili che parevano usciti da uno schifoso fumetto per ragazzine
sognatrici.
« Non te ne sei ancora
andata?! »
Artemisa sussultò, ma non diede
segno di volersi allontanare « ...è che... hai un livido sul collo. »
Squalo ringhiò a denti
stretti « VOI! E' solo un fottutissimo livido, pensi che possa importarmene
qualcosa?! E adesso fuori! »
E mentre la ragazza
lasciò la stanza, con l'espressione di chi stava per mettersi a piangere,
Squalo pensò che il dannato e bastardo boss di merda -aka
Xanxus- poteva anche evitare di colpirlo in punti
visibili. Anzi, poteva evitare di colpirlo e basta!
***
« Ah, che ragazzina
impertinente! » Lussuria osservò la propria canottiera, sporca del succo d'uva
che non era oltretutto riuscito nemmeno ad assaggiare « Bel, non capisco come
tu abbia potuto lasciarla in vita! »
Di Belphegor
dalla porta d'ingresso alla stanza si potevano vedere solo gli stivali
oscillare pigramente oltre i braccioli del divanetto. In risposta il ragazzo
soffiò una risata divertita.
« Ushishishi,
ricordati di portare al principe un degno souvenir da Londra. Voglio il trono
della regina. »
Ma a quanto pareva non si
era nemmeno accorto della presenza di Lussuria.
« Bel, con chi stai
parlando? »
« Levi. »
Mammon comparve oltre la
spalliera e Lussuria emise un rumoroso sospiro « Oh my~
Levi è tanto scrupoloso nelle sue missioni da essere fin troppo lento. Non era
partito la settimana scorsa? »
« Il Principe ha
inavvertitamente consegnato a Levi i fogli sbagliati. Ushishishi.
»
Belphegor chiuse la chiamata e a
fin troppi chilometri di distanza Levi urlò esasperato il suo nome, carico di
frustrazione per non poter sfogare la sua rabbia contro quell'insolente e
saccente teppistello.
« Ecco perchè hai preso la mia carta di credito, era tuo il conto
che Squalo minacciava di bloccare. » e lui che aveva pensato all'ennesimo sfogo
solitario del capitano contro il boss, quando lo aveva incrociato in corridoio
due giorni prima « Mi aspetto che tu mi ridia i soldi che hai speso! » Lussuria
si sedette sulla poltrona davanti al divano « Quindi muoviti a prenderti una
missione. »
« Peggio per te Lussuria.
» Mammon strascicò la voce « Belphegor è un pessimo
creditore. »
« Bè, se proprio non vuoi
ridarmi i soldi, puoi sempre farmi compagnia mentre mi dedico al mio hobby. »
con aria maliziosa, Lussuria sollevò il mignolo destro « Un mese fa ho trovato
a Parigi un delizioso abitino che potrebbe starti davvero bene. »
A far rabbrividire Belphegor furono le labbra protese in un bacio vuoto: non
aveva idea di quali potessero essere i gusti di Lussuria in fatto di vestiti
per i suoi manichini umani e certamente non rientrava tra i suoi interessi il
volerlo scoprire - nè di persona, nè
per sentito dire.
« Prova ad avvicinarti e
ti scuoio vivo, finocchio pervertito. »
« Aaaw.
Si tratta solo di una o due orette per divertirci tra di noi. »
« Un principe non si
presta ai divertimenti dei plebei. »
« Non mi sembra molto
regale chiamare Levi ogni cinque minuti per dargli il tormento. » gli ricordò
Mammon con tono piatto « Se finisci i soldi della scheda del capitano Squalo,
non contare su di me per pararti il sedere. »
« Taci piccoletto. » Bel
schiacciò a caso i tasti sotto al display « E' già ora di richiamarlo. »
Lussuria tirò la stoffa
della canottiera con due dita e sbuffò « Se non hai voglia di fare la mia
bambola, potresti per lo meno uccidere la tua sorellona sbucata dal nulla. »
buttò lì con nonchalance.
« Non è nemmeno riuscito
ad uccidere tutta la sua famiglia. Che pena. » Mammon si spostò appena di lato
per evitare la manata di Bel, che colpì con forza la spalliera del divano « Il
genio dei Varia che commette errori tanto banali... »
« Il Principe sta
parlando. » li ammonì brusco « Zitto anche tu Levi e ricordati di portare un
trono degno del Principe. »
« Perchè
questo astio nei suoi confronti? E' venuta di nuovo a piagnucolare sul suo
amore per Squalo da te? »
L'unica volta che Mammon
aveva incrociato Artemisa era stato al suo arrivo al
quartier generale. All'illusionista non importava il motivo per cui la ragazza
ora viveva con loro, nè chi fosse, da dove venisse o
altro: finchè non diventava una questione di missione
o di soldi, gli importava poco e niente di chi gli stava attorno.
« Mi è finita addosso ed
è scappata chissà dove senza nemmeno chiedere scusa! » sbottò stizzito l'uomo «
Non solo mi ha fatto sporcare la canottiera nuova, ma non ho nemmeno assaggiato
il succo d'uva che mi ero preparato! »
Belphegor sogghignò « Il succo
d'uva è una bevanda da plebei. »
« Posso ucciderla ad un
modico prezzo. Giusto perchè è insignificante e
sarebbe una cosa facile. »
« Dovrebbe farlo Bel,
dato che non ha concluso bene il lavoro con la sua famiglia. »
« Non mi ricordavo
nemmeno che lei esistesse. Io ho semplicemente ucciso chi sbarrava il mio
regale passaggio. »
Cadde il silenzio e fu
Mammon a riprendere parola.
« Mi chiedo dove Iemitsu l'abbia scovata. »
« Non ha saputo dircelo.
» Lussuria alzò le spalle « Mi chiedo solo perchè il
boss abbia acconsentito a tenerla con noi. Siamo assassini, non badanti! »
« E' probabile che il
boss nemmeno sia a conoscenza della sua esistenza. Lui è una regalità tra i
Vongola, non può certamente abbassarsi a considerare ogni sguattera che mette
piede qui dentro. »
« Essendo tua sorella,
questo fa di te uno sguattero. » commentò atono Mammon.
« Cos'è tutta questa
insolenza? Non paragonare quella servetta al nobile Principe! » Belphegor fece scivolare tra le dita tre dei suoi preziosi
coltelli, in segno di minaccia « Ushishishi. Il
Principe non stava parlando con te, finto boss. »
« Con chi stai parlando?
»
Lussuria sbucò
all'improvviso oltre lo schienale del divano, ma Bel lo mantenne a distanza
puntando le lame in direzione della sua gola « Mantieni almeno cento passi di
distanza, altrimenti ti uccido. »
Dal telefonino fuoriuscì
un'acuta voce carica di terrore.
« Aaaw!
Devo ammettere che in posizione sdraiata sei ancora più invitante! »
Prima che la sicura zuffa
incominciasse, Mammon ebbe il tempo di porre una domanda « Il boss lo sa che
telefoni a Sawada Tsunayoshi,
Bel? »
Bel avrebbe potuto
rispondere che si annoiava e che lui era un Principe, quindi gli era concesso
di fare tutto quello che voleva, persino disturbare e stuzzicare il Decimo
(finto) boss dei Vongola con costose chiamate intercontinentali –tanto i soldi
spesi non erano suoi-, ma Lussuria aveva allungato troppo le mani e il divano
era già stato ribaltato dalla violenza di entrambi.
Fu l'esplosione che -lo
avrebbero scoperto poco dopo- aveva appena fatto saltare in aria parte del
piano dove si trovava l'ufficio di Xanxus a porre
fine alla lite tra i due assassini. Con la mano di Lussuria involontariamente
finita sotto la maglietta di Belphegor.
***
Artemisa era scappata via,
scoppiando in lacrime solo quando fu certa di trovarsi a debita distanza da
dove aveva lasciato Squalo; pur sembrando tanto fragile, era in grado di
controllarsi davanti agli altri, non voleva apparire come una debole.
Aveva affondato il viso
nell'asciugamano, singhiozzando penosamente, e così aveva urtato Lussuria senza
volerlo. Avrebbe voluto fermarsi, chiedergli scusa, ma si sarebbe vergognata di
farsi vedere in quello stato, quindi era scappata via: Lussuria era buono, come
un fratello maggiore un po' speciale per lei, avrebbe capito di sicuro.
Si fermò solo quando il
suo corpo non riuscì più a mantenere il ritmo e scivolò lungo il muro con un
ultimo pigolio umido e utilizzò l'asciugamano, che tanto aveva sperato di poter
dare a Squalo, per pulire il viso dalle lacrime.
Ci mise un po' a capirlo.
A capire che era arrivata nei pressi dell'ufficio di Xanxus.
Di primo impulso si disse
che doveva andarsene via da lì, odiava quell'uomo, lo detestava al punto tale
da non poterlo nemmeno sentirlo nominare. Tuttavia, quando si fu alzata, le sue
gambe la condussero fino dinanzi alla porta.
Il cuore le batteva
forte, per la corsa ma anche per qualcos'altro.
Ogni giorno Squalo
mostrava a Xanxus una devozione che forse era seconda
solo a quella di Levi - e il forse si poteva pure togliere.
Ogni giorno Squalo si
svegliava e viveva per Xanxus.
Ogni sera Squalo si
addormentava e si riposava per essere pronto a vivere per Xanxus.
E Xanxus,
quell'uomo tanto insopportabile, nei suoi confronti non provava il minimo
rispetto. Artemisa non voleva necessariamente una
prova d'amicizia, anche un banale e insignificante cenno di ammirazione le
sarebbe bastato...
Conosceva i trascorsi del
boss dei Varia, lo aveva scoperto per caso un giorno, e se da un lato quell'uomo
pieno di rabbia le faceva tanta pena, dall'altra l'aveva contagiata con i suoi
sentimenti iracondi: anche arrivato a quel punto, dopo che i suoi uomini gli
avevano dimostrato una devozione tale per cui avevano messo in discussione le
loro vite e le loro reputazioni, lui ancora li trattava come feccia.
Prese un profondo respiro
e con decisione abbassò la maniglia della porta.
Xanxus, con il viso appoggiato
sul dorso della mano, la scrutò con seccata noia « Feccia, non mi pare di
averti dato il permesso di entrare. »
Artemisa assunse l'aria più
decisa che le riuscì in quella situazione.
« Cos'è quella smorfia
idiota? Ti è venuto un crampo mocciosa? »
« Tu... » Artemisa gonfiò il petto « ...devi trattare meglio Squalo!
Brutto ingrato! »
***
Dopo aver sentito
l'esplosione, Squalo comprese subito che qualunque fosse stato lo spettacolo
che gli si fosse presentato davanti agli occhi, avrebbe avuto una crisi di
nervi.
E così fu.
« VOOOOOOOOOOOOI!!! Non
riuscite a stare almeno ventiquattro ore senza distruggere qualche fottuta ala
della villa?! »
Belphegor, Lussuria e Mammon si
voltarono verso di lui.
« Ma Squaloooo~
Non siamo stati noi! »
« Ushishishi,
il boss è irritato. »
« Costerà parecchio
rifare questa parte del piano. Spero che la mia busta paga arriverà
regolarmente, altrimenti gli interessi saranno molto alti. »
« Cos'è successo?! »
Lussuria si sporse in
avanti e arricciò il naso scrutando verso il buco, ancora parzialmente coperto
dal nuvolone di polvere che vorticava sulle macerie « Suppongo che il boss sia
arrabbiato. »
« Questo l'ho capito
anch'io! » Squalo agitò la spada davanti a sè ed un
fendente tagliò una sottile ciocca verde dal ciuffo di Lussuria.
« Squ!
Fai più attenzione con quella spada! » lo rimproverò.
« Non ci metterei la mano
sul fuoco, ma suppongo che la sorella di Belphegor
sia morta. » sentenziò Mammon.
.....
« Potremmo dire che è
scoppiata una tubatura. » mormorò Lussuria pensieroso « Non voglio essere di nuovo
richiamato dal Nono, i suoi discorsi sono mortalmente noiosi! »
« In questo piano non
passano tubature che possono esplodere così! »
replicò secco Squalo. Ovvio che non ce ne fossero, dato che l'umore
altalenante di Xanxus avrebbe potuto trascinare tutti
i Varia al creatore in caso contrario.
« Potremmo dare la colpa
a Levi. »
« Bel, Levi è in
missione. »
« Già, deve portarmi il
trono. »
Belphegor tirò fuori il cellulare.
« VOI! Il mio cellulare!
»
« Ushishishi,
il Principe lo ha trovato, quindi ora è suo. »
« Rubare non è trovare! »
Bel non gli diede retta, sembrava non fosse nemmeno preoccupato dalla lama
pericolosamente vicina al suo volto « Chi stai chiamando?! »
SBAM
« VOOOOOI!! Boss di merda, che cazzo vuoi?! »
Con una manata, Squalo
fece cadere a terra ciò che rimaneva del pezzo di calce che lo aveva colpito
dietro la nuca.
« ...sei rumoroso
feccia... » la voce provenne dall'ufficio, davanti a cui si estendeva il vuoto
grigiastro di polvere « ...renditi utile, fai togliere di mezzo questo casino e
portami da mangiare. Ti do cinque minuti. »
« VOOOOOOOOOOOOOOOOI!!!
Avete pranzato un'ora fa!!! »
« Ushishishi,
se ce la fai il Principe ti grazierà regalandoti il suo cellulare. »
E fanculo alla sorella.
Quella mocciosa era una seccatura anche da morta.