Era
il 15. Il 15 Dicembre. Lì, davanti a quello specchio a
guardarmi e riguardarmi cercando di capire cosa non andava: la
maglietta troppo scollata? Il rossetto troppo scuro? No. Anche
l’eye-liner era dritto, era tutto perfetto. Mi soffermai
sugli occhi, era lo sguardo diverso. Uno sguardo privo di luce, quella
luce che da un po’ era sparita. Perché? Non lo so,
non l’ho mai saputo. So solo che quel giorno ero diversa,
forse doveva accadere qualcosa.
Ormai
senza alcuna voglia distolsi lo sguardo dallo specchio e andai a
spegnere la radio. Stavo ascoltando loro, come sempre.
Ormai senza la loro musica non potevo più stare, mi avevano
cambiato la vita radicalmente, erano loro che avevano ridato la luce ai
miei occhi. Ma perché stava sparendo un’altra
volta? Qualcuno me l’aveva rubata senza il mio consenso?
Mentre mi facevo mille domande il tempo passava...
-Fey!-
Era mia madre, evidentemente ero entrata ancora una volta nel mio mondo
parallelo, quello dal quale nessuno mi può tirar fuori.
-Si
mamma, arrivo!- Risposi frettolosa e presi la borsa,
ficcandoci dentro qualunque cosa, giusto per darle la forma.
La
salutai veloce e uscii di casa.
Faceva
freddo e l’unica cosa che vedevo erano le luci natalizie
soffuse e l’aria che usciva dalla mia bocca, il resto era
offuscato a causa della fitta nebbia che si stendeva come un velo sulle
strade deserte. Aveva tutto un non so che di malinconico e questo non
mi rassicurava, per niente. Avevo come la sensazione che stesse per
succedere qualcosa, così accellerai il passo, la cosa
più sbagliata che potessi fare.
Regnava
un silenzio che quasi faceva paura, sentivo i grilli e il mio respiro
che si affannava. Non so perché ma avevo la sensazione che
qualcuno fosse dietro di me, ma non era nessuno, solo la mia
immaginazione. Mi fermai, scossi la testa e presi le cuffie, non
mancavano mai.
Misi la musica a tutto volume e rientrai un’altra
volta nel mio mondo dove la sua immagine mi nutriva e annientava allo
stesso tempo.
Iniziai
a rallentare il passo che seguiva i battiti lenti del cuore, poi
attraversai la strada..
Lo sguardo basso guardando le strisce bianche in contrasto
con le mie Converse rosse. Sentii una scossa, mi risvegliai da quel
sogno, mi girai a sinistra e sgranai gli occhi, dopo di che, non vidi
più niente.
Ricordo
solo un buio profondo e tutti i rumori passare da amplificati a nulli.
E’ come se tutto si fosse rallentato: La botta, il contatto
violento con l’auto, il mio corpo ribaltato e scaraventato
con forza a terra, la ghiaia che bucava la mia pelle e infine il gelo
che avvolgeva completamente il mio corpo. Sentii la macchina sgommare e
pian piano scomparire.
Aspettai
un po’, ma nessuno venne a recuperarmi. Tutto era muto,
rimbombava solo il mio sottile respiro e la musica ancora accesa
nell’ Mp3: ''Wir fühlen, wir sind fürs Ende
nicht bereit. Wir sterben niemals aus.'' “Non siamo
pronti per la fine non moriremo mai.”
Dopo
quelle parole non sentii più nulla, il freddo mi aveva
presa, per sempre.
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