The Draco Horror Picture Show
Parte Seconda
Il Maniero
Mentre
nella sala da pranzo veniva consumato il pasto offerto dal padrone di
casa, il temporale non accennò a smettere; parve
anzi intensificarsi.
Ron
alzava la testa dal suo piatto ogni trenta secondi, cosa alquanto
insolita considerata la sua fama di buona forchetta.
Il
Trio dei Miracoli, a cena finita, fu costretto quindi ad accettare
l’invito di Draco a prolungare il suo soggiorno a Malfoy
Manor, almeno per quella notte. Ron gemette tutt’altro che
silenziosamente, ma poi fu convinto dalla promessa di una stanza comoda
e calda nella parte abitata della villa.
«
E tu, Granger? Anche tu hai paura dei fantasmi e preferisci una camera
nell’ala nord? »
Hermione
alzò la testa per guardarlo negli occhi. Le parve che per un
istante tutto fosse più nitido: anche la scalinata polverosa
che portava ai piani superiori sembrava brillare di luce nuova.
«
No, io voglio la camera migliore del maniero ».
Saltò
fuori che, naturalmente, la camera migliore di Malfoy Manor era
nell’ala disabitata. Hermione aveva voglia di mordersi le
labbra a sangue, o forse sarebbe stato meglio mordersi la lingua,
giusto per evitare altre uscite a sproposito.
«
Stanza della Sporca Babbana » borbottò
l’Elfo Domestico, aprendole la porta per poi girare i tacchi
e andarsene senza degnarla di uno sguardo.
«
Carino, davvero carino » disse, più a se stessa
che alla creatura.
La
stanza, inutile dirlo, era magnifica, così bella da rubare
il fiato. Migliaia di smeraldi e fiori d’argento ricoprivano
le pareti formando un intreccio di decorazioni, che parevano muoversi
in sintonia con la fiamma flebile delle candele poggiate sul cassettone
di mogano antico. Le tende che coprivano il letto scuro sembravano
avere la consistenza stessa dei sogni e la porta che conduceva al bagno
padronale era aperta, rivelando l’intricato arabesco delle
piastrelle della vasca.
Hermione
si stupì dello stato della camera: era pulita e
nient’affatto impolverata; neppure una ragnatela si tendeva
agli angoli del soffitto o sotto i mobili pregiati. Si accorse in quel
momento di piccoli dettagli come il libro poggiato sul comodino, vicino
al posacenere, e gli asciugamani posati sul letto che portavano il
monogramma del loro proprietario: DLM. Una veloce ispezione dei
cassetti e dell’armadio rivelarono vestiti da uomo
all’ultima moda, biancheria di seta e libri rilegati in pelle.
O
Draco Malfoy aveva un coinquilino Serpeverde oppure quella era la sua
camera.
«
Mi hai chiesto la stanza più bella, io non ho fatto altro
che accontentarti ». La voce del ragazzo la
spaventò a tal punto da farle cadere il cassetto del
comodino su un piede. Hermione cacciò indietro le lacrime e
le imprecazioni tentando di tenerlo d’occhio mentre le si
accostava.
Ma
fu solo quando riuscì a scorgere l’iride dei suoi
occhi che si rese conto di essersi incantata a guardarlo, lasciando che
si avvicinasse eccessivamente. Cosa voleva fare?
«
Stai calma, signorina Granger » lo sentì
sussurrare la suo orecchio, « prendo solo il mio libro e me
ne vado ».
Restò
lì impalata a fissare lo sparato della sua camicia bianca,
ipnotizzata dall’alzarsi e abbassarsi del suo petto, dal
piacevole contrasto che la seta creava con la pelle del collo, ma
soprattutto dalla sua vicinanza quasi soffocante. Tra loro
c’era lo spazio di un respiro, eppure nessuna distanza le era
mai sembrata così incolmabile.
Malfoy
si sporse dietro di lei e afferrò il volume, regalandole
poco più che uno sguardo indagatore, poi se ne
andò chiudendo la porta alle sue spalle.
«
Miseriaccia! »
«
Ron, è una camera da letto! »
«
No, questa non è solo una stanza, Harry! Vedi come
è nera? Sembra l’antro della Strega Breena!
»
«
E chi diavolo è la strega Breena? »
«
Lascia perdere! Tu non capisci! »
Harry
Potter si guardò intorno. Beh, forse i mobili di ebano scuro
e quei tendaggi verde bottiglia non erano esattamente rassicuranti; la
stanza sembrava più l’esposizione di un becchino
che una confortevole camera per gli ospiti, ma, essendo quella una
villa antica, la scelta del mobilio rispecchiava perfettamente i gusti
di epoche passate.
«
Io lì non ci dormo! » incalzò Ron,
indicando il letto dalle coltri rosso scuro. « Ho la
sensazione che se lo facessi quello sarebbe il mio ultimo giaciglio
».
«
Cosa proponi dunque? » chiese Harry.
L’amico
ci pensò su un attimo. « Possiamo andare a cercare
Hermione e… chiederle di dormire con noi? »
«
Ron, Hermione ti ha lasciato due anni fa, vuoi davvero continuare a
pensare a lei in quel modo? »
«
Non essere stupido! Non suggerivo certo quello! ». Ma era
arrossito, Harry poteva vederlo.
«
E cosa le dirai? » chiese all'amico. «
Ciao, Hermione! Ti prego; sono spaventato a morte, fammi dormire nel
tuo letto stanotte? »
Ron
arrossì ancora e l'espressione del suo viso
rivelò che quelle erano più o meno le parole a
cui aveva pensato.
«
Oh, avanti! » esclamò allora Harry.
« Io stavo scherzando! Non penserai mica che funzioni,
vero? »
L'altro
si girò, borbottando assurdità sui consigli di un
amico che di donne non capisce nulla e si avviò verso il
corridoio buio.
«
Aspetta! » gli gridò dietro Harry.
« Non vorrai lasciarmi qui da solo! »
Lenzuola di seta
impalpabile che scivolano su pelle nuda, bianca come la luna piena,
lieve come la nebbia mattutina...
Hermione
deglutì.
Muscoli
possenti che si tendono nel sonno, le lenzuola si attorcigliano a gambe
lunghe e rivelano porzioni di carnagione ancora più chiara...
Un
letto non poteva di certo creare certi pensieri. Era solo immaginazione
e forse un po' di solitudine, nulla di più. Eppure lo stava
fissando da interminabili minuti; se fosse stato solo un giaciglio come
tanti si sarebbe già coricata, ma facendolo aveva quasi
paura di rovinare la perfezione delle immagini che gli evocava.
Quello
non era solo un letto; quello era il letto di Draco Malfoy. Come
avrebbe fatto a dormire?
Cercò
di avvicinarcisi ancora, sfiorò i contorni del baldacchino.
Mani
che afferrano le colonne di legno, gemiti di piacere soffocati da baci
roventi...
Bene!
Non avrebbe mai dormito in quel letto, ne era definitivamente convinta,
quindi tanto valeva fare un giro per la casa. Magari avrebbe incontrato
un fantasma e si sarebbe spaventata a morte, magari sarebbe anche morta
di paura; sempre meglio che rimanere lì a... indugiare su
certi pensieri.
In
quella villa, ogni dannata parete era decorata di quadri, arazzi,
statue e busti. Nella penombra della sera quegli occhi fissi e senza
vita sembravano seguire ogni loro movimento.
«
Pare che ci fissino! »
«
Devo ricordarti che sei stato tu a suggerire di andarcene in giro da
soli di notte in questo posto orribile? »
«
Miseriaccia! Quasi me ne pento, ora! »
«
COSA FARE QUI, VOI? »
Harry
e Ron sobbalzarono ed entrambi lanciarono un grido così
acuto da far tremare un’armatura vicina. La voce proveniva da
una nicchia buia, e sembrava essere incorporea.
«
Oddio! Ti prego! Non ucciderci! » gridò Ron,
coprendosi il viso con le mani.
«
Uccidere? A Creepy piacerebbe uccidere due stupidi, ma Padrone ha detto
che io deve lasciare voi stare o chiuderà mie orecchie in
porta del forno ». Le parole non avevano smesso di
echeggiare nel corridoi che la figura dell’Elfo che li aveva
accolti poche ore prima gli apparve davanti.
«
Ma tu cosa fai lì, scusa? » chiese Ron, portandosi
una mano al cuore. « Miseriaccia! Per poco non mi fai
prendere un infarto! »
Harry
osservò Creepy farsi sempre più vicino; la veste
logora strisciava sulla pelle ruvida dell’elfo facendo rumore.
«
Io stare qui per fare guardia: esseri pericolosi abitare questa villa
» lo sentì rispondere.
«
Esseri pericolosi? » domandò Harry.
In
quel momento un leggero movimento ai margini del suo campo visivo lo
fece voltare: qualcosa si stava spostando furtivamente lungo i lati del
corridoio. L’elfo li zittì entrambi con un gesto
secco e tirò fuori dalla nicchia ombrosa un bastone
appuntito, portandolo davanti a sé come fosse
un’arma. Ron gemette piano.
La
piccola figura scattò di lato, ma non riuscì a
evitare il legno dell’elfo, che si piantò sul
tappeto alle spalle dei due ragazzi.
Un
lampo illuminò all’improvviso quella porzione di
pavimento rivelando un topo delle dimensioni del palmo di una mano
intrappolato dalla lancia, che lo trapassava da parte a parte.
«
Oddio… » sussurrò Harry.
«
Visto? » esclamò l’elfo, sollevando il
bastone per rivelare il corpo del roditore ancora fremente. «
Esseri pericolosi ».
I
due amici osservarono la creatura allontanarsi in silenzio, troppo
scioccati anche solo per riprendere a respirare normalmente.
«
Sai, Harry? Credo che in fondo dentro quel letto ci dormirò
stanotte… »
«
Sì, credo anch’io. Torniamo da dove siamo venuti
».
Entrambi
si girarono nella direzione opposta, iniziando a camminare.
La
parte disabitata del Maniero seguiva lo stesso stile decadente del
salone dove avevano cenato poco prima; affreschi e arazzi coprivano le
pareti da cielo a terra e ogni porta che si apriva sui corridoi
infiniti seguiva nell’intarsio le decorazioni della stanza a
cui dava accesso. Hermione sorpassò una successione
interminabile di ritratti di famiglia; bellissime dame in abiti
ottocenteschi e distinti Lord dai colletti inamidati. Tutto in quella
casa sembrava essere preda di incantesimo, la polvere era solo una
scomoda conseguenza del passare del tempo: sotto di essa tutto appariva
miracolosamente intatto. Villa Malfoy non era decaduta, ma solo
addormentata; pareva stesse aspettando il bacio del Principe Azzurro
per essere risvegliata.
Una
porta scricchiolò all’improvviso, deviando
l’attenzione di Hermione dal ritratto di una ragazza con
dolci riccioli biondi alla lavorazione dello stipite. Un solido volume
aperto, il dorso piegato sotto il peso della rilegatura, le pagine che
sembravano svolazzare leggere al vento. Di tutte le stanze nelle quali
avrebbe potuto incappare, Hermione aveva trovato la biblioteca.
«
Ron? »
«
No, silenzio! Sono sicuro che la nostra stanza fosse esattamente qui!
»
«
Questo, come vedi, è un gabinetto ».
Si
erano persi. Harry lo sapeva, aveva accettato la cosa diversi minuti
prima, quando si era reso conto che neppure tornare esattamente sui
loro passi era servito a raggiungere la camera, naturalmente Ron ancora
non l’aveva accettato.
«
Ok, ok, riprendiamo da quell’angolo laggiù. Sono
sicuro di aver già visto almeno la metà di questi
ritratti! » lo sentì dire, mentre cercava di
orientarsi.
«
Questo perché siete passati qui almeno tre volte negli
ultimi quindici minuti ».
La
voce li raggiunse echeggiando alle loro spalle. Per un secondo Harry
pensò si trattasse ancora dell'elfo di Malfoy, poi si
accorse che il timbro profondo e il linguaggio fluido suggerivano
diversamente.
Entrambi
si voltarono all'unisono e stavolta si trovarono davanti a un fantasma
che fluttuava a due metri da loro.
«
Te l’avevo detto che questo posto era infestato! »
accusò Ron. « E tu sei voluto restare qui per la
notte! »
«
Anche Hogwarts era infestata, eppure ci abbiamo dormito per anni!
» rispose Harry tenendo d’occhio il fantasma.
Era
poco più che un ragazzo, i tratti spigolosi del viso, la
pelle chiara e i capelli biondissimi portati corti e arricciati sotto
la nuca lo contraddistinguevano come membro della famiglia Malfoy. Il
bastone da passeggio che portava e i vestiti elaborati poi, non
lasciavano alcun dubbio: egli doveva essere stato uno dei precedenti
Lord della villa.
«
Posso chiedervi chi siete? » lo sentirono domandare, con
impeccabile educazione.
«
Harry Potter e Ronald Weasley, Auror del Ministero » si
affrettò a rispondere Ron, la voce che tremava un poco.
Il
fantasma a quel punto fece un profondo inchino, togliendosi la tuba dal
capo. « Caspart Herbert Malfoy, Lord del Wiltshire; per
servirvi » annunciò.
«
I Malfoy possedevano tutto
il fottuto Wiltshire? » esclamò Ron,
prima di coprirsi la bocca.
«
Mio caro amico, un tempo la reggenza d’Inghilterra ci
riceveva con onore a corte! Certo, prima delle sfortunate circostanze
che portarono alla mia dipartita e all’inizio della
Maledizione… »
«
Maledizione? » chiese Harry, incuriosito.
«
Oh… una storia davvero interessante da raccontare
» iniziò il fantasma, « Soprattutto in
una notte come questa. Vi allieterebbe sentirla? »
Immense
scaffalature alte fino al cielo affrescato, volumi così
antichi da sembrare quasi fuori posto, copertine
sistematicamente disposte in ordine alfabetico, l’odore
intenso della carta e della colla da rilegatura. Quel posto era un
paradiso.
La
stanza era ancora più grande della Sala da Ballo che aveva
visto passeggiando nei corridoi; incredibile anche solo pensare che una
famiglia potesse leggere così tanti volumi in una vita.
Certo, se la casa fosse stata sua, lei ci avrebbe provato.
«
Oh, vedo che hai trovato anche tu un modo per combattere
l’insonnia, Granger ».
E a
quanto pareva non era l’unica a cui era venuta
quell’idea. Draco Malfoy se ne stava seduto comodamente su
una poltrona imbottita posta davanti a uno dei focolari, un libro in
grembo e uno strano paio di occhiali sul naso.
«
Questo è tutto tuo? » chiese incredula indicando
con un gesto delle braccia la stanza attorno a lei.
Draco
rise. « Non aveva nessun valore per quelle sanguisughe del
Ministero che sono venute a confiscare i miei beni alla fine della
Guerra; loro si sono limitati a portare via i gioielli e i dipinti
d’autore, ma solo degli sciocchi avrebbero lasciato qui
queste ricchezze ».
Hermione
si avvicinò a uno scaffale, scorrendo con le dita i dorsi
dei volumi. Molti erano scritti con antiche rune, linguaggi persi da
tempo, ma non per chi, come lei, aveva fatto dello studio una fonte di
vita.
«
Sono tutti volumi di Magia Nera? » chiese.
«
In quello scaffale? Sì » si sentì
rispondere.
«
Alcuni sono pericolosi anche solo da aprire, Malfoy; sono stati
proibiti da secoli, come diamine hanno fatto a lasciarli qui?
»
«
Te l’ho detto, Granger, erano degli stupidi ».
E
all’improvviso labbra morbide le sfiorarono il lobo
dell’orecchio.
«
Ma tu non lo sei, vero? Tu non sei come loro e scommetto tutto
ciò che mi è rimasto che non vedi l’ora
di immergerti nella lettura di questi volumi. Perché a te
non interessa che siano proibiti, quanto più che
ciò che contengono non sia stato studiato da anni e anni,
che il loro sapere sia solo tuo » lo sentì
sussurrare alle sue spalle.
Era
così vicino da non permetterle nemmeno di muoversi; era
intrappolata tra uno scaffale di libri e Draco Malfoy, non male come
inizio nottata, chissà come sarebbe finita.
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Un
immenso Grazie a Poison
Spring per il betaggio.
CANON O FANON?
- Come ben saprete, il Canon ci dice che in
realtà Ronald Weasley non verrà mai lasciato da
Hermione Granger, infatti i due faranno tanti bei pargoli rossi e
vivranno felici e contenti per il resto della loro vita. Ma credo
avrete già notato che il personaggio di Ron a me non
è mai andato giù tanto, è per questo
che lo bistratto puntualmente ad ogni nuova fan fiction, non troverete
mai un Ron intelligente in nessuna delle mie storie, mi spiace!
- Sì, l’Elfo si chiama
Creepy, lo so, niente fantasia, eh? Beh, comunque a me piaceva come
nome ed era “in tema” con la scena, quindi niente
lamentele!
- Caspar Herbert Malfoy è un
personaggio originale, da me inventato prendendo in prestito
i nomi da diversi alberi genealogici trovati su HPLexicon.com. La
Rowling non ha lasciato nulla di “ufficiale” su
questa famiglia a parte che Villa Malfoy si trova nel Wiltshire, cosa
che ho utilizzato per spiegare la nobiltà dei Malfoy e i
loro rapporti con la reggenza d’Inghilterra che mi serviranno
nel prossimo capitolo. I Malfoy non hanno mai posseduto tutto il
Wiltshire, quella è un’altra mia invenzione.
NOTE AUTRICE
Questo capitolo
mi serviva come introduzione al prossimo, in cui la storia si
svolgerà nella sua interezza, e spero che il finale aperto
non vi abbia lasciati troppo con l’amaro in bocca!
Cercherò di essere puntuale con i prossimi aggiornamenti, ma
sappiate che ho anche una long in corso e non posso toglierle troppo
tempo essendo ormai arrivata a un punto critico della trama.
Prossimo
capitolo: “La maledizione”, presto su
questi schermi!
LyliRose.
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