2 - "Sorry,
sweetheart. I haven't got time for anything else"
Come up to
meet you,
Tell
you I’m sorry,
You
don’t know how lovely you are.
I
have to find you,
Tell
you I need you,
Tell
you I’ll set you apart.
Nobody
said it was easy, it’s such a shame for us to part.
Nobody
said it was easy, no one ever said it would be this hard.
Oh,
take me back to the start.
(Coldplay, “The Scientist”)
Ero fiero di me per
averla fatta infuriare così. Davvero stupidamente fiero di
me.
Solo che poi mi
è passata. Mi sono avviato alle riparazioni tutto tronfio e
orgoglioso del mio puntualissimo sarcasmo, ma mi è stata
sufficiente una decina di minuti di lavoro lento e frustrante per
cominciare a darmi dell’idiota
fantademente. E ora, la situazione continua a peggiorare,
sprofondando verso un baratro di cui stento a vedere il fondo.
Chiariamoci, il mio
obiettivo è forse quello di negarmi ogni
possibilità di successo con lei rovinandomi con le mie
stesse mani? Perché è proprio questo che ho
appena fatto. Sono perfettamente conscio del fatto che, quando la
faccio infuriare così, le cose tra noi si riaggiustano
davvero solo dopo molto, molto tempo. Primo, perché lei
è una di quelle persone che sarebbe capace di portare
rancore verso qualcuno per anni. Secondo, perché io sono
troppo radicato sul mio piedistallo di superiorità virile
per poter pensare di piegarmi a chiederle scusa. Terzo,
perché passi la prima volta, passi anche la seconda, ma
questa non è né la prima né la seconda
volta. Sarà la millenovecentocinquantaseiesima, come minimo,
da quando abbiamo avuto il piacere di conoscerci. Dunque, non posso
nemmeno sperare in un moto di indulgenza eccezionale da parte sua. Leia
è ancorata al suo piedistallo di superiorità
almeno quanto lo sono io, se non di più. No, beh, non
esageriamo. Di più non è possibile. Sono io
l’uomo, in questa situazione.
Comunque, l’ho
combinata grossa per l’ennesima volta. Il bello è
che sono perfettamente cosciente di quello a cui vado incontro nel
momento in cui le rispondo per le rime, ma sul momento non mi riesce
mai di trattenermi. Il classico esempio di stupido e inerte vizio, di
cui non si riesce a liberarsi con nessuno sforzo di volontà,
per quanto ammirevole.
Ma adesso, che ne sia
convinto o meno, mi risulterebbe più conveniente se
riuscissi a rappacificarmi con lei, considerato che, appena
avrò riparato questo trabiccolo e
l’avrò scortata sana e salva fino al punto di
rendez vous, dovrò dirigermi immediatamente verso Tatooine,
pregando che Jabba non abbia già fatto allestire una sala
delle torture unicamente riservata a me. È
l’ennesima volta che me lo ricordo, ma i fatti sono questi:
è possibile che ci lasci la pelle. E, diavolo d’un
Sith, non posso lasciarcela senza aver almeno tentato di farle sapere
quanto io… quanto io cosa? Andiamo, è ridicolo.
Io sono ridicolo. Mi ricorderà come l’uomo
più patetico che abbia mai tentato di corteggiarla. Ma
almeno dovrò farle sapere che cosa mi ha fatto passare, con
la sua ostinazione e la sua rabbia nei miei confronti. Dovrà
saperlo e sentirsi in colpa per questo. Così, se davvero ci
lascerò la pelle, almeno forse verserà qualche
lacrima per il rimorso, se non per altro.
Farò in modo
che mi abbia sulla coscienza, questa è una promessa a cui
non intendo sottrarmi.
Sta di fatto che ora
devo assolutamente escogitare qualcosa.
Prima di tutto, forse
sarebbe meglio se incominciassi a ristabilire un dialogo, anche se
forzato e imbarazzante. Perché se non ci provo nemmeno, a
ristabilire un dialogo, potrei anche aspettare mille anni nella
speranza che lo faccia lei, ma sarei davvero un povero illuso.
Bene, vediamo di mettere
in atto questo buon proposito.
“Servirebbe
una mano, di là,” esordisco, dopo essermi
timidamente permesso di fare il mio ingresso nella cabina di
pilotaggio, dove ci siamo lasciati giusto pochi minuti fa dopo quello
scambio di frasi imbarazzanti. Ma è meglio evitare di
pensarci, adesso. Anche perché ciò che sta
accogliendo le mie parole è un silenzio ancora
più imbarazzante di quello scambio di battute.
“Sempre se
pensi di poter fare qualcosa.”
Forse sto suonando un po’ troppo presuntuoso. Meglio
correggere il tiro. Non troppo, non voglio mica umiliarmi. Ma almeno un
pochino, è necessario.
“Non si tratta
di un lavoro difficile, c’è una valvola da saldare
che penso possa fare al caso tuo…”
“Benissimo.”
Leia scatta in piedi, rigida come un automa. Si dirige verso di me
senza nemmeno guardarmi in faccia. Alza gli occhi solo nel momento in
cui è costretta a fermarsi di fronte a me, perché
sto evidentemente bloccando la sua unica via d’uscita.
Tento di farle un
sorrisetto ironico, ma mi sembra che mi sia uscita soltanto una smorfia
tirata.
“Dov’è
questa valvola?” mi chiede lei bruscamente, corrugando la
fronte. Ma una punta di imbarazzo trapela dalla sua voce e le guance le
si colorano di rosso, forse per questa nostra piacevole vicinanza
momentanea, e io mi sento accelerare il battito cardiaco.
Potrei baciarla,
così, senza preavviso, in effetti.
Ma non credo sarebbe una
buona idea.
Dopo il modo in cui le
ho risposto, è fortemente probabile che finirebbe per
prendermi a schiaffi. Devo lavorarmela ancora un po’, prima
di passare alla mossa più compromettente.
“Di
là, vieni.”
Mi volto e le faccio
strada, sentendomi avvampare. Sono proprio un codardo, non
c’è che dire.
Mi fermo di colpo quando
in mezzo alla distrazione mi accorgo di essere giunto a destinazione, e
lei mi sbatte lievemente contro. Ci sto davvero facendo la figura dello
stupido.
“Scusa,”
le dico, voltandomi indietro e trovandomela ad una distanza
pericolosamente ravvicinata. Lei stringe le labbra, gettandomi uno
sfuggente sguardo di sottecchi.
“Beh…
ecco, ci siamo. Questi sono gli strumenti che puoi usare…
non sarà una cosa lunga, non preoccuparti.”
“Sta’
tranquillo, non mi lascio certo spaventare dal tuo pezzo di
ferraglia.”
Il tono è
lievemente secco, ma si è rivolta a me con la sua solita
ironia di repertorio. Forse, dopotutto, sono riuscito a
riguadagnare qualche punto.
Ma non ho il tempo di
soffermarmi a gongolare un secondo, che lei ha già messo
mano agli strumenti da lavoro e si accinge a dare inizio a
ciò che ho usato come scusa per rivolgerle nuovamente la
parola.
“Bene, allora,
se è tutto a posto, ti lascio lavorare in pace,”
le dico, frettolosamente, dopo aver notato che mi sta squadrando con
perplessità. Mi volto di scatto e faccio per allontanarmi,
quando sento risuonare la sua voce alle mie spalle.
“Per una volta
hai capito quand’è che la tua presenza diventa
inopportuna,” mi dice, sfoggiando il suo tipico sarcasmo
irridente. Il sangue mi sale alla testa, stringo i pugni per contenere
l’irritazione e ho già praticamente la risposta
pronta sulla punta della lingua nel momento in cui mi volto di nuovo
verso di lei, ma poi un lampo mi attraversa la mente e mi rendo conto
che non devo ricaderci.
“Lieto di
averti fatto un favore, Altezza,” rispondo, cercando di
sfogare tutta la mia reattività nel modo in cui scandisco
lentamente ogni sillaba. Dannazione. Era proprio necessario, dovermi
costringere a umiliarmi in questo modo?
Mi allontano, senza
darle il tempo di elaborare un’altra replica a cui so di non
poter rispondere come vorrei. L’impazienza comincia a
scorrermi dentro, pervadendomi da capo a piedi. Io non sono capace di
aspettare, di fare le cose con calma. Io quello che voglio
l’ottengo subito. Oppure, per meglio dire, cerco di ottenerlo
subito. Forse, se mi comportassi veramente da uomo e agissi senza
pensarci due volte, avrei più successo di quanto penso di
poterne avere muovendomi con tutta questa cautela. Non credo di esserle
poi così indifferente, da un punto di vista obiettivo. Ogni
tanto, in passato, sono stato più che capace di farla
surriscaldare come si deve. Forse mi sto semplicemente facendo
annebbiare il cervello da tutta quella foga rabbiosa con cui lei tenta
puntualmente di respingermi e che è in grado di ridurmi in
uno stato pietoso, in cui comincio a non essere più tanto
sicuro di quello che faccio. Prima di conoscerla non ero
così. Non avevo problemi come questi e stavo ben attento a
preoccuparmi di cose ben più serie e vantaggiose per me
stesso. Perdermi in questo marasma di elucubrazioni senza né
capo né coda non mi sta portando da nessuna parte,
perché, nonostante ci sia la possibilità che io
stia andando incontro alla morte, per ricordarmelo mi tocca fare uno
sforzo, mentre per pensare a lei non ho bisogno nemmeno di compiere
qualche associazione logica, in quanto ha conquistato
l’assoluta priorità all’interno delle
mie riflessioni.
Tuttavia, ci sono molti
elementi che concorrono ogni volta a fiaccare le mie più
nobili intenzioni nei suoi riguardi.
Primo fra tutti, il modo
in cui si comporta con Luke.
Ogni volta che li vedo
insieme, la loro complicità e sintonia lampanti mi
colpiscono come una violenta sferzata in pieno volto. Fa male,
perché mi rendo conto che io e lei non potremo mai
condividere niente di simile, nemmeno con le migliori intenzioni.
Perché c’è una diversità di
fondo che è stata irrimediabilmente segnata fin dal momento
in cui ci siamo conosciuti: Luke è stato quello con cui lei
ha deciso di comportarsi gentilmente, quello che di colpe non ne aveva,
quello ingenuo e dolce, quello di cui ci si poteva fidare. Io, invece,
sono stato immediatamente marchiato come l’irresponsabile,
l’arrogante, il mercenario, quello che rende le cose
difficili, quello che osa mettere in discussione la sua
autorità e che pertanto necessita di essere rimesso al suo
posto. Ancora adesso, è così che stanno le cose.
È così che lei si pone nei miei riguardi, tutte
le volte che le capita di avere a che fare con me. Mai un momento in
cui abbassi la guardia, in cui metta da parte il desiderio di farmi
sentire inferiore a lei, di dimostrarmi chi è che comanda.
Mi è sempre piaciuto questo rapporto così
combattivo, perché nonostante tutto significa che ha trovato
pane per i suoi denti e che nessuno fra tutte le sue numerose
conoscenze aveva mai avuto la sfacciataggine necessaria a sfidarla
così apertamente. Eppure, mi rendo conto che tutto questo
rappresenta anche la nostra immane debolezza. Perché, se
continuiamo a litigare così furiosamente, non ci
sarà mai tempo
per fare qualcos’altro.
Mi sono chiesto spesso
che diavolo abbia Luke più di me, per essersi meritato il
suo trattamento privilegiato. In quanto a coraggio, direi che siamo
pari. Forse, addirittura, la mia innata avventatezza e la mia sfacciata
fortuna mi concedono il privilegio di superarlo, in quanto spesso mi va
talmente bene che ciò che ho fatto senza riflettere assume,
a posteriori, i connotati di un atto di coraggio. Va bene, la fortuna
forse non dipende da me, ma l’impulsività
sì e anche la capacità di intuire quando
è il momento giusto per metterla in pratica.
Forse è
perché si dà l’aria di saper
controllare quella mistica stupidaggine, la Forza. Dice di voler
diventare un cavaliere Jedi, cosa che probabilmente esercita il suo
fascino su una donna. Ma in termini di praticità
è ridicolo. I cavalieri Jedi si sono estinti da almeno una
ventina d’anni ed è inutile sognare di poterli
resuscitare. Un solo cavaliere Jedi non può fare niente
contro la flotta Imperiale.
O forse è
perché lui è quello che compie le azioni
più nobili. A ben pensarci, sono riuscito a guadagnarmi un
vero sorriso da Leia solo nelle occasioni in cui ho agito per salvare
stupidamente la pelle a qualcuno, come durante la battaglia di Yavin.
Lì sì che mi ha dimostrato veramente un briciolo
di affetto.
Ma forse l’ha
fatto soltanto perché con il mio intervento ho salvato la
vita proprio al suo Luke.
Ora è il
momento di smetterla, però. Sto superando ogni soglia di
patetismo mai intravista. Dopotutto, voglio bene al ragazzino. Non mi
ha fatto niente di male e non si merita di essere bersagliato
mentalmente con queste insinuazioni velenose. Il problema, alla fine,
non è lui. Il problema è Leia. E se preferisce
Luke a me, la responsabile è soltanto lei, anche se forse io
ho vivamente collaborato per rendermi insopportabile ai suoi occhi.
Ma ecco che, per grazia
dei Sith, qualcosa interviene ad interrompere le mie distrazioni.
Anche se non
è niente di piacevole, anzi.
Mi allarmo nel sentire
che un paio di colpi sembrano esplodere fin troppo vicino alla nostra
posizione, però poi li percepisco allontanarsi e capisco che
non c’è niente di cui preoccuparsi.
Nonostante tutto, il
droide idiota si è bloccato come in preda ad una crisi di
panico e Leia ha deposto la maschera protettiva per sporgersi
timidamente al di fuori dello scomparto in cui sta lavorando,
lanciandosi qualche occhiata nervosa intorno.
Io riemergo dagli abissi
delle mie stupide riflessioni, dipingendomi in faccia
un’espressione rassicurante.
“Va tutto
bene, stanno solo cercando di stanarci,” annuncio, ostentando
la mia calma più lucida. Forse dovrei sorridere, ma mi
accorgo di non riuscirci e, piuttosto che esibire una smorfia
ridicolmente forzata, è meglio che rinunci in partenza.
“Pensi che
ritorneranno?”
“No, siamo
troppo ben nascosti perché possano tirare a indovinare.
Tieni in conto che hanno un intero campo di asteroidi da perlustrare
alla nostra ricerca…”
Mi accorgo solo ora che
mi ha rivolto la parola, e che non c’era traccia di durezza
nella sua voce.
Quasi stento a crederci.
“Torna al
lavoro, ferraglia dorata,” ordino, nel tentativo di
riacquistare la padronanza di me. Incespicando, il droide protocollare
si rimette prontamente a fare il suo lavoro, mentre io torno a
concentrarmi su Leia. Subito dopo, mi rendo conto di non sapere affatto
che cosa dire.
“Immagino che
valga la stessa cosa anche per me,” mi dice lei, con aria
lievemente ironica. Io mi sento colto alla sprovvista e nel tentativo
di tergiversare sfoggio un sorriso obliquo che mi fa sentire
tutt’altro che tranquillo.
“Beh, se
preferisci puoi fare una pausa…” propongo, in tono
vago, sforzandomi di suonare sicuro di me.
La guardo, e il suo
volto è improvvisamente diventato una maschera di imbarazzo
che sembra stia tentando disperatamente di reprimere.
“Se non
ricordo male, avevi detto che non c’era tempo per fare
qualcos’altro.”
I suoi occhi magnifici
mi fissano con intensità per un solo, brevissimo attimo,
dopodiché mi dà le spalle e torna a lavorare.
Io rimango
lì, immobile, senza respirare.
Maledizione.
Senza nemmeno provare
l’impulso di replicare, mi volto anch’io e mi
allontano, a passi nervosi. Se continua così, io
diventerò matto. Non riesco a trovare una dannata strategia
che sia in grado di funzionare.
Forse dovrei gettare la
spugna, rinunciare e andare a morire con serenità.
Perché non ho
più pace da quando ho iniziato a pormi l’obiettivo
di compiere un gesto decisivo con lei. Sono perennemente nervoso, non
riesco a concentrarmi, dovrei riuscire a sistemare questo trabiccolo
per tempo se non preferisco consegnare me stesso e i miei compagni di
viaggio nelle mani dell’Impero…
Improvvisamente, il
droide protocollare attira la mia attenzione.
“Signore…
non so dove la sua nave ha imparato a comunicare, ma usa un linguaggio
molto insolito. Credo che dica che il giunto di potenza
sull’asse negativo è stato polarizzato. Temo che
dovrà cambiarlo.”
L’irritazione
mi sale al cervello seduta stante.
“Ma certo che
dovrò cambiarlo,” rispondo, nel tono
più arrogante e presuntuoso che sono in grado di sfoggiare.
Come se lo sapessi già da me, senza che quello stupido pezzo
di ferraglia dorata dovesse intervenire a farmelo presente.
Devo ammetterlo, ci
sguazzo proprio con piacere nel mio caratteraccio.
“Tieni.”
Passo a Chewie un fascio di cavi, poi mi guardo le spalle e richiamo la
sua attenzione.
“È
meglio cambiare il giunto di potenza negativo,” gli dico, a
mezza voce. Ci tengo ancora, a salvare il mio orgoglio.
Passo di fronte allo
scomparto in cui sta lavorando il mio incubo regale, e non riesco a
fare a meno di fermarmi a guardarla.
Possibile che di me non
ne voglia davvero sapere?
Poi mi torna in mente
una cosa, una cosa che avevo del tutto rimosso.
“Ma
che ho fatto?!” esclamai, guardando Luke ad occhi spalancati.
Lui mi fissò con un’espressione a metà
fra l’apprensivo e l’incerto, dopodichè
si strinse nelle spalle.
“Cerca
soltanto… di essere carino. Non dico sempre, non saresti
più tu… ogni tanto, però, non ti
farebbe male.”
Mi
aveva battuto un’amichevole pacca sulla spalla e se
n’era andato, lasciandomi solo a riflettere su quello che era
appena successo.
Ma
ero fin troppo irritato con Leia per soffermarmi a riflettere sulle sue
parole.
Devo fare qualcosa, e
devo farlo subito. Non posso più permettermi altre
esitazioni. È ora o mai più, e non posso
concedermi il lusso di tirarmi indietro, pena la mia salute mentale.
Sospiro profondamente, e
sollevo gli occhi da terra. Vedo che è in
difficoltà nel reinserire la valvola e improvvisamente un
lampo di genio mi attraversa la mente.
Cerca
di essere carino.
Nessun problema. Ci
riuscirò. Richiamando tutta la mia ben nota fiducia in me
stesso, faccio un altro respiro profondo e mi avvicino discretamente,
con l’intenzione di darle una mano.
Nota di fine one shot:
ci tengo a ringraziare di nuovo Beatrice che mi ha ancora una volta
fatto da beta, e ringrazio tutti quelli che hanno recensito la scorsa
shot, non mi aspettavo che fosse così apprezzata: dato che
ho un attimo di tempo per respirare in mezzo alla preparazione degli
esami, vi rispondo individualmente qui sotto.
x Jenny76: ti
ringrazio per l'apprezzamento. Smaniavo dalla voglia di scrivere una
Han/Leia, dato che li shippo fin da quando ho visto Star Wars per la
prima volta (il che risale a quando avevo più o meno otto
anni, e non capivo la metà delle cose di cui parlava il
film), e in più non sono mai riuscita a trovare in giro una
fanfiction su di loro, a parte qualcuna in inglese di tanto tempo fa.
Contentissima poi che tu condivida il modo in cui vedo Han: la sua
insicurezza non emerge apertamente dal film, se non in rare occasioni,
ma proprio per questo mi sono divertita ad analizzarla.
x Irene Bitassi: ti
ringrazio, sentirmi dire che i personaggi risultano credibili mi fa
ovviamente piacere, perché ho cercato di fare il possibile
per costruire dei dialoghi coerenti con quelli del film, anche se certe
battute restano impareggiabili. Spero proprio ti sia piaciuta anche la
seconda shot.
x padmeskywalker: non
me lo dire, adoro Han da quando ho visto Star Wars per la prima volta,
è sempre rimasto il mio personaggio preferito. Grazie per i
complimenti!
x Ellie: hai
ragione, anch'io ho trovato veramente poche fanfiction su di loro.
Infatti quando mi sono messa a scrivere non ero così sicura
di trovare qualcun altro che li apprezzasse. Per fortuna invece
qualcuno c'è ^^
x Eowyn Skywalker:
ti ringrazio moltissimo, sono felice che ti abbia colpito. Ho sempre
ritenuto Han un personaggio decisamente complesso e degno di essere
analizzato, soprattutto per me che amo le fanfic introspettive. Era da
tanto che volevo scrivere qualcosa su lui e Leia, e sono felice che sia
stato apprezzato. E' vero che Han non lo dimostra, ma io sono davvero
convinta che abbia una solida insicurezza di fondo: anche solo il fatto
che ci abbia messo tre anni per dichiararsi lo dimostra. Insomma, se
questa mia interpretazione del personaggio ti ha convinto, la cosa non
può che farmi un immenso piacere.
|