Nuova pagina 1
Fandom:
Crossover Gatchaman/Cyborg 009
Rating:
Per tutti
Personaggi/Pairing:
Joe Asakura/Joe il Condor, Heinrich/004
Tipologia:
OneShot, Crossover
Genere:
Sentimentale, Malinconico, Slice Of Life
Disclaimer:
Personaggi, luoghi, nomi e tutto ciò che deriva dalla trama ufficiale da cui ho
elaborato la seguente storia, non mi appartengono.
Note:
Contestualizzabile tra la metà della seconda
serie di Gatchaman (1978) e il volume 21 di Cyborg 009 (Non riesco a trovare la
data di pubblicazione...) Diciamo che è un Missing Moment di quando Heinrich
litiga con il resto del gruppo, prima che Britannia vada a cercarlo sotto le
mentite spoglie di Jet.
§§§
CONFRONTI E COMPRENSIONI
“Ehi,
lasciala in pace.”
Non era purtroppo serata
per il tizio che aveva deciso di divertirsi ai danni di una povera cameriera, in
un locale notturno di Youtoland City.
Perchè nel momento in cui
le sue avances si erano fatte più audaci e la ragazza sembrava sempre più in
difficoltà nel rifiutarle, due uomini, seduti fino a un momento prima al bancone
del locale, si erano alzati e avevano colpito l'uomo al mento.
Il tutto, nello spazio di
un istante e allo stesso tempo.
In tutta fretta, la
sicurezza del locale aveva fatto piazza pulita del tizio e dei suoi amici, che
erano rimasti a ridere seduti al loro tavoli, coi visi rubizzi per l'eccessiva
quantità di alcool in corpo mentre la ragazza, una volta ripresasi dallo shock
della situazione, e aver ringraziato calorosamente entrambi con un sorriso, era
tornata a lavorare.
Con movimenti speculari,
ambedue erano tornati ai loro posti, agli angoli estremi del bancone.
“Siete
stati grandi.” li accolse il barman, versando a ciascuno una nuova sorsata di
liquore nei rispettivi bicchieri.
“Ordinaria
amministrazione.” replicò quello seduto a destra, col viso in ombra e i lunghi
capelli biondi arricciolati che gli ricadevano sulle spalle robuste e massicce.
“Non
sono solito lasciare una bella ragazza in difficoltà.” aggiunse l'altro,
lasciando che il proprio pesante accento tedesco incidesse non poco sul proprio
tono.
“Beh,
questo è per ringraziarvi di aver aiutato Miki.” replicò il barman con tono
burbero, poggiando sul bancone una bottiglia di whisky ancora piena per metà
prima di eclissarsi nel retro.
“Hai
un bel pugno.” disse all'improvviso quello di destra, alzandosi per avvicinarsi.
“Non
c'è male neppure col tuo.” ribattè con un sorrisino l'altro.
Si sedettero l'uno di
fianco all'altro, versandosi reciprocamente il liquore nei bicchieri.
“Io
sono Jo.”
“Io
sono Heinrich.”
“Dì,
è il tuo hobby salvare le fanciulle in difficoltà?”
“Diciamo
così. Ho... un certo odio per le ingiustizie.”
Mentre attorno a loro il
chiasso si faceva quasi assordante, i due uomini non si mossero minimamente,
concentrati sul liquido che in parte ancora riempiva la bottiglia.
“E'
Natale.” replicò Jo, guardandolo attentamente: “Non sembri tipo da restare solo.
Cosa ci fai qui?”
“E
tu che ne sai?” sbottò il tedesco.
“Diciamo...
che so leggere le persone.”
Scrollando la testa,
Heinrich si strinse nel pastrano: “Neppure tu lo sembri. Dai tuoi occhi, leggo
che hai una famiglia.”
“Lo
stesso si può dire per te.”
Ridacchiando, Jo versò
un'altra generosa sorsata ad entrambi: “Non fraintendermi. Non voglio fare il
ficcanaso, odio quando la gente si impiccia degli affari miei e non mi sognerei
mai di farlo a mia volta. Solo ero curioso. Non ti ho mai visto da queste
parti.”
“E
difatti sono... piuttosto fuori dalla mia giurisdizione. Ho litigato con una
persona e me ne sono andato di casa.”
“Con
la tua donna?”
“Diamine,
no! Con... Hai ragione, una famiglia in teoria la avrei anche, ma ho litigato
con un fratello. Diamine, non so neppure io perchè ho cominciato a discutere...
Non ci vedevamo da un po' e ho pure deluso Françoise.”
Dopo qualche minuto di
silenzio, Jo poggiò sul bancone le mani, guardandosele attentamente: “Mi sono
gettato da una scogliera, ieri, sotto gli occhi di Ken e Jinpei. Non ho
riportato neppure un graffio. Lì per lì, non ne abbiamo parlato ma oggi è
saltato fuori tutto. Dovevamo vederci per andare a cena tutti assieme ma questo
litigio ha mandato tutto al diavolo.”
“E
perchè l'avresti fatto?”
“Avevo
le mie buone ragioni.” rispose con tono sbrigativo Jo.
“Se
hai qualche problema, non dovresti parlarne con quei due che hai nominato?
Potrebbero aiutarti, se siete davvero amici.”
“Non
è un problema, fa parte... del mio lavoro. Sono a conoscenza dei limiti del mio
corpo, sono loro che non sanno tutto, che sono all'oscuro di un segreto.”
Heinrich si morse un
labbro.
Segreti.
Pure lui ne aveva tanti,
forse troppi, e forse quei segreti erano i primi responsabili di quello scoppio
d'ira che aveva avuto quando era tornato a casa e si era offerto di tagliare il
bambù, tutto il nervosismo che aveva tenuto a bada fino a quel momento...
Era esploso all'improvviso
senza che lui avesse potuto fare nulla per fermarlo o arginarlo.
“Secondo
me, dovreste parlare. Tu e tuo fratello. Restare soli e perdere qualcuno che ami
è troppo doloroso, qualunque sia il motivo del litigio, dovete chiarirvi. Sono
convinto che ti sita cercando.” aggiunse Jo, mentre una staffilata di dolore,
nella forma degli occhi dei compagni sopra di lui che lo fissavano tra le
lacrime, sfumati come nell'ombra di un ricordo, gli mozzava il respiro.
Era morto, eppure era
tornato come cyborg per vendetta.
Era morto, eppure aveva
ritrovato la sua famiglia, anche se non di sangue.
“Penso
che anche io dovrei seguire il consiglio che ti ho appena dato” concluse Jo,
lasciando sul bancone una banconota: “Dì al barman che offro io.” disse, prima
di sparire tra la folla.
|