Erudizione

di Alchimista93
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Erudizione

 
Schiusi al tenue biancheggiar,
i miei occhi, per primi, dal notturno sopor si destano.

Non ancora avvezza al nuovo dì
celere è l'ora che scorre
ed il chiassoso passo,
al cospetto dei mistici cancelli,
ove espiar la colpa dell'insipienza, cessa.

Le bianche mura, assopite,
ancor non odono
dei miei solitari passi l'eco.
E oltre l'intricato dedalo degli ampi anditi,
nel vacuo loco dell'erudizione
giungo.

Breve è il mio attendere,
al mio scanno assisa
che l'orda della gioventude
il fuggevole senso di solitudine
annulla.

Dietro gli occhi,
attimi di ingannevole stasi
e di cangevole umore ardono:

eventi umani di età remota,
nel libro della memoria,
i discenti segnano:

infiniti vernacoli nell'aere aleggiano,
pù che uniti,
disgiunti dall'idioma del Tamigi;

intente a noverare
le laboriose api
le pallide lamine incidono.

Nel tedioso dì,
l'agognato ristoro
a rinvigorir la gioventude giunge.

Infine, vincolati a collocar
flora e fauna,
da ultimo il sole
brucia il mattino
e il silenzio
torna.

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