-Nickname
autore sul forum e su EFP Clover
_ Armstrong (forum); Clover DreamOn (EFP) -Titolo
Tre
occasioni in cui Chandler Kiehl si accorse che non era colpa sua se
Kurt Hummel non si accorgeva di lui -Genere
Comico -Rating
Giallo -Avvertimenti
--- -Personaggio
secondario Chandler
Kiehl -Personaggi
(se ce ne sono altri) Kurt
Hummel, Blaine Anderson, Ocs -Prompt
Armadio -Introduzione
Chandler,
nonostante ci metta tutto se stesso, non viene mai notato da Kurt, e
questo è un triste dato di fatto. Ma sarà
effettivamente colpa sua? Tre differenti occasioni in cui il biondo
si rende conto che la colpa non è assolutamente da dare a lui,
ma altresì è di qualcun altro. -Note
(facoltative) ---
Tre
occasioni in cui Chandler Kiehl si
accorse che non era colpa sua se Kurt Hummel non si accorgeva di lui.
-Quella
volta al negozio di spartiti non fu la prima volta che Chandler vide
Kurt, ma solo la prima volta che gli rivolse
la parola.-
“Penso
di odiarti.”
Un
respiro profondo, dettato dall'istinto di ritrovare la calma persa.
“No,
aspetta, non lo penso. Ti odio e basta.”
Respirazione
yoga. Aveva fatto un corso, qualche mese prima, qualche nozione gli
sarebbe pur dovuta rimanere.
“Fottiti!”
gridò con un urletto isterico.
Addio
calma.
Un
pugno. L'unico risultato fu un forte dolore.
“Io
dico che dovremmo andare a ballare.”
“Seriamente,
Chan? Mi pesano le gambe.”
“Harry,
ti prego. Mi ri-fiu-to di restarmene qui, fermo, mentre la gente si
agita al ritmo di questa brillante musica!”
“Dilla
tutta, biondo. Vuoi rimorchiare.”
“Dustin!”
Erano
le dieci di sera e la loro serata allo Scandals procedeva bene.
Chandler si era messo tutto in ghingheri e piattini ed era fiero
della sua mise, in più stava chiacchierando amabilmente con
Dustin ed Harry, i suoi migliori amici – gay anche loro, ma c'è
veramente bisogno di dirlo? – che l'avevano affiancato in
quell'uscita un po' diversa dalle solite.
“Non
ho la minima voglia di rimorchiare.” affermò, ancora
fintamente offeso, il biondo.
“Sì,
come no. E allora come spieghi questi jeans? Ti fasciano il culo e lo
fanno meraviglioso, se posso permettermi.” spiegò
Dustin.
Chandler
si ritrovò a fissarlo negli occhi scuri.
“Non
puoi permetterti. Questi sono i vestiti che stanno nell'armadio,
giusto questi posso indossare!” sbraitò, isterico.
“Ti
prego,” esordì Harry, “se solo avessi voluto, ti
saresti potuto vestire anche con una maglietta bianca e un paio di
jeans a zampa di elefante.”
Chandler
strabuzzò gli occhi. Jeans a zampa di elefante?
“Jeans
a zampa di elefante? Ti prego, dimmi che non hai appena fatto
riferimento al capo d'abbigliamento più fuori moda che la
mente umana abbia mai ideato!”
Harry
e Dustin fecero per parlare, anche solo per discolparsi e difendersi
dagli urletti del loro migliore amico, che però non diede loro
nemmeno il tempo di aprire la bocca che ricominciò a
borbottare.
“La
zampa di elefante era fuori moda già negli anni settanta,
dannazione! L'hanno creata, l'hanno guardata e poi si sono detti
naah, è fuori moda. La gente si metteva i pantaloni
così perché era un branco di idioti, non perché
fosse una cosa simpatica. Questo modello di jeans è
osceno. Dato di fatto. E...” si girò verso Dustin, che
aveva alzato un braccio nella posizione di chi sta per ribattere
“questo non si discut_”
Si
bloccò di scatto davanti ad una persona così bella da
sembrare una visione.
Qualche
metro più in là, infatti, stava Kurt Hummel, fasciato
in quella camicia argentata che avrebbe fatto impazzire chiunque,
intento a parlare con un ragazzo abbastanza robusto.
“Chandler?”
lo chiamò Harry, ma questi non si smosse nemmeno di un
millimetro.
“Chan?”
disse Dustin, non ottenendo assolutamente il benché minimo
risultato.
“Chandl_”
fece per parlare di nuovo Harry, quando il biondo alzò il
braccio con la mano aperta per zittirlo.
“Andiamo
a ballare. Adesso.” proferì, scandendo attentamente le
parole.
“Ma
io ho detto che_” provò a ribattere Harry.
“HARRY!”
strillò il biondo, spaventando il castano, che mormorò
un semplice va bene, prima di seguirlo docilmente in pista.
In
quel preciso momento, Hummel si alzò, mettendo in mostra il
suo fisico perfetto. Il ragazzo ebbe quasi un mancamento.
Che
figo spaziale.
Si
avviarono tutti e tre verso la parte del locale dedita alle danze e
Chandler stava già per avvicinarsi al castano per prendere a
strusciarcisi contro, quando questi si diresse verso altri due
ragazzi, che ballavano nemmeno troppo vicini, frapponendosi a loro ed
iniziando a spalmarsi letteralmente addosso a quello più basso
dei due, mentre quello alto si allontanava con un'espressione
scocciata.
Un
colpo allo stomaco, come un pugno d'aria dalla forza incredibilmente
potente, qualcosa che scosse Chandler dal suo mondo in cui quel
misterioso ragazzo bellissimo gli sarebbe corso immediatamente fra le
braccia con una rudezza inaudita.
Si
fece tutto d'un tratto rigido, fino a fermarsi completamente in mezzo
alla pista.
“Chandler?”
fece Dustin, appoggiandogli una mano sulla spalla.
“I
pantaloni di quel tipo!” gridò il biondo.
Harry
roteò gli occhi: il suo migliore amico era davvero una
Drag Queen.
Dustin
inarcò le sopracciglia.
“Sì,
Chan. I pantaloni di quel tipo. Hai notato anche tu quanto siano
meravigliosamente aderenti?”
Chandler
lo incenerì con lo sguardo, mandandogli un'occhiata di
ghiaccio bollente.
“Appunto.
I miei non lo sono abbastanza.”
Si
fermò a prendere fiato. I ragazzi al suo fianco si
allontanarono di un passo, riconoscendo bene la sua espressione,
segno che stava per aver luogo un'esplosione degna di nota.
“Maledetto
armadio!” urlò il biondo, come volevasi dimostrare.
“Mai
una volta che mi consigliassi abiti giusti per uscire!”
continuò, riferendosi all'enorme mobile di legno scuro che
campeggiava in camera sua.
Harry
e Dustin si scambiarono un'occhiata divertita: vedere Chandler
prendersela col suo armadio perché un tizio era andato a
ballare con quello che, con ogni probabilità, era il suo
fidanzato anziché con lui era estremamente esilarante.
“È
incredibile. Insomma, mi sei pur sempre stato vicino per anni interi!
Non posso credere che ci siamo ritrovati ad odiarci così!”
Ottima
idea: il dialogo è sempre meglio della violenza.
Forse,
però, ragionava così perché la mano ancora
pulsava dal dolore.
“Mi
fai schifo. Non fai altro che rovinarmi la vita.”
Il
pugno sinistro – perché il destro era quello che faceva
male – andò alla bocca, i denti lo morsero.
Doveva
assolutamente tenere a mente di non picchiarlo ancora.
“Sicuro
che non si accorgeranno che mi hai fatto imbucare? Insomma, non mi
conosce nessuno, qui in mezzo!” esalò il biondo a
Dustin, confondendo la propria voce con la canzone che stavano
intonando alcuni ragazzi sul palchetto allestito apposta nella
palestra.
Erano
cinque, tre mori – di cui uno con dei rasta stranissimi –,
un castano sulla sedia a rotelle ed un biondino dall'aria molto gay –
il radar di Chandler non sbagliava mai.
“Che
t'importa? Se ti chiedessero chi tu sia, potrei sempre reggerti il
gioco dicendo che sei arrivato da poco a scuola e sei diventato
subito mio amico. La gente è fatta per credere a queste cose.”
affermò il ragazzo. “Piuttosto – continuò –
non dovevi metterti una cravatta a righe? C'eravamo messi d'accordo.”
disse, fingendosi offeso e prendendo fra il pollice e l'indice la
punta della sua cravatta a righe gialle e blu.
“Oh,
Dio, giusto. Tanto te l'avrei detto, prima o poi, no?” chiese,
retoricamente, Chandler.
Dustin
gli fece segno di continuare.
“Beh,
non ci crederai mai – ma tanto se te lo dico dovrai crederci
per forza – insomma, te lo assicuro – è solo che –
io te lo dico, ma tu credici! – è stato l'armadio.”
Dustin
si passò la mano fra i capelli biondo platino, scoppiando a
ridere come un invasato.
“L'armadio?
Chan, peggiori di giorno in giorno!” lo prese in giro.
“Dustin!
Dio, l'avevo detto che non ci avresti creduto. L'armadio, sì,
quello. Ha intenzione di rovinarmi la vita, quello stupidissimo pezzo
di legno. Avevo preso la cravatta, ma mi si è rotto il tubo a
cui ho appeso tutte le stampelle – meticolosamente
tutte le stampelle. Ora, sai
bene che il mio tubo è di_” fece per continuare a
parlare, ma il fiato non glielo permise: aveva strillato tutta
quell'accozzaglia di parole senza mai fermarsi a respirare, quindi si
dovette bloccare per riprendere aria. Il tutto venne reso da un verso
d'inspirazione esageratamente divertente.
“… di
legno pregiato. Pregiatissimo.
E si è spezzato; no, forse non hai capito bene: si è
spezzato. Con un crack
di un'oscenità che... no, non perderò tempo a
raccontartelo.” L'amico ridacchiò.
“Sono
passati quattro minuti da quando hai iniziato a parlare e non mi hai
ancora detto perché stasera non hai questa dannata cravatta.”
gli fece notare Dustin.
“Silenzio!”
intimò Chandler. Poi riprese a raccontare.
“Si
è spezzato. E,
com'è ovvio che sia, non si è spezzato con un taglio
perfetto, no, assolutamente
no; si è spezzato lasciando le estremità frastagliate.
Frastagliate, Dustin,
ed io avevo una cravatta pregiata in mano. E, ovviamente,
c'era uno spuntone. Uno spuntone,
perché è
assolutamente normale
che, quando una barra si rompe, la punta più lunga misuri
qualcosa come sette centimetri.”
Dustin
lo guardò con fare interrogativo.
“E
quindi?”
“Sì
è impicciato nella striscetta di stoffa dove si deve infilare
il risvolto più fino. Si è scucito, Dus, si è
scucito con uno strap
pazzesco. Un disastro.”
Il
ragazzo fissò l'amico, tentando invano di non sorridere. Dopo
pochi secondi, però, Dustin era già scoppiato a ridere
fragorosamente, senza dare impressione di volersi fermare.
“Dustin!
Avevi promesso che non avresti riso!” gridò Chandler
stridulamente.
“Non
l'ho mai detto.” ribatté l'altro, ridendo ancora e
asciugandosi una lacrima dal lato dell'occhio sinistro.
Prima
che il biondo potesse replicare, però, un uomo di media
statura, con pochi capelli ai lati della testa e un aspetto
trasandato, si avvicinò al microfono per annunciare l'elezione
del re e della reginetta del ballo.
Una
volta che l'uomo annunciò che i due erano un tale Finn Hudson
ed una tale Rachel Berry, Chandler notò a mala pena i ragazzi
in questione iniziare il primo ballo, com'era tradizione, perché
concentrò il suo sguardo sul ragazzo al suo fianco.
I
casi erano due: o il destino ce l'aveva con lui, o Dustin aveva
architettato tutto per fargli rivedere quel bellissimo ragazzo dello
Scandals.
“Blaine!
Hai visto? Rachel è reginetta!” stava dicendo questi,
ridacchiando ed indicando la ragazza – una gran bella ragazza,
peccato però che Chandler fosse orientato verso altri lidi.
Il
ragazzo che gli stava accanto, un moro con i capelli incollati alla
testa da chissà quanti litri di gel, si limitò a
passargli un braccio attorno alle spalle.
Chandler,
osservando bene (e non senza un po' di disgusto) il quadretto, non
potè fare a meno di osservare che il moro in questione era lo
stesso dello Scandals.
“E
guarda, Blaine! La cravatta di Finn! È semplicemente
perfetta!”
continuò ad esaltarsi il ragazzo meraviglioso.
“Immagino,
Kurtie. Gliel'hai consigliata tu.” replicò quel tale
Blaine, stringendo il castano.
“Lo
so, Blainers. Ho un debole per le cravatte a righe...” rispose
a sua volta Kurt, facendo dei versetti simili ad un micetto che fa le
fusa.
Quell'altro
gli premette le labbra contro la guancia, poi si staccò.
“Bene.
Ora si spiega tutto!” disse, ridacchiandogli contro la pelle
fresca e pallida, provocando un minimo di rossore nell'altro.
Chandler
era rimasto a guardare tutto questo con gli occhi sbarrati.
“Chan?”
provò a scuoterlo Dustin.
“Questo
cazzo di armadio doveva strapparmi la cravatta proprio oggi?”
esplose il biondo.
L'amico
restò lì, in silenzio, a sorbirsi gli improperi di
Chandler.
Ci
sono persone per le quali il mondo o è tutto bianco o è
tutto nero.
Chandler
era uno di questi e, in quel momento, vedeva decisamente tutto nero.
Nero
come il suo umore.
“Sei
orribile, orribile!”
Tirò
un altro pugno, sempre col destro.
Altro
dolore.
Il
telefono scelse quel momento per squillare e al biondo sarebbe
importato assai poco, se solo non avesse riconosciuto la suoneria che
aveva impostato per le chiamate di Harry.
“Pronto?!”
strillò il ragazzo nella cornetta, incapace di contenersi.
“Chan?
Stai per fare quello che sto pensando tu stia per fare?” chiese
in fretta Harry, dall'altra parte del telefono.
“T'importa?
Sono faccende fra me e lui.” replicò, freddo, l'altro.
“Amico,
non farlo. Sarebbe inutile e non cambierebbe comunque il fatto che
Hummel sia fidanzato.” spiegò il castano.
“Fidanzato?”
inorridì Chandler.
“Chan,
credi davvero che quel Blaine che gli ronza sempre accanto sia solo
un amico?” disse Harry, con un sospiro.
“Hummel
è cosa?”
continuava a sbraitare Chandler.
“Fidanzato,
tesoro.” confermò Harry.
Seguì
una lunga pausa di silenzio, durante la quale il castano si sarebbe
sicuramente preoccupato, se non avesse sentito il rumore ben
riconoscibile dei respiri lunghi e profondi presi da Chandler.
Dopo
trenta secondi, questi esplose.
“E
mi chiedi ancora di non fare quello che sto per fare?”
Poi
attaccò di scatto il telefono, impedendo all'amico di dargli
un motivo decente e ragionevole per non commettere quell'azione
sconsiderata.
Erano
minuti interi che lo fissava.
Kurt
stava tenendo con la mano destra una valigia veramente enorme dalla
stoffa con una trama scozzese verde, rossa e blu scuro, con la
sinistra quella di Blaine Anderson, il suo ragazzo. Ragazzo.
Chandler
non riusciva a farsene una ragione: Kurt Hummel era fidanzato.
Fidanzato,
preso, occupato, impegnato.
Kurt
Hummel era off limits, e questa era stata la realizzazione più
dolorosa che avesse mai dovuto sopportare.
Era
maledettamente convinto di essere riuscito a farlo cadere ai suoi
piedi (aveva convogliato tutte le sue forze, fisiche e mentali, per
scrivergli quei dannati messaggini. Cleopatra? Senza dubbio il suo
tiro migliore. A chi altri sarebbe venuto in mente?), eppure in quel
momento si trovava al J. F. Kennedy, l'aeroporto di Lima, per
riaccompagnare a casa i suoi genitori, appena tornati da un lungo
viaggio a Phoenix, e per puro caso si era imbattuto in quella
meraviglia di Hummel - insieme ad Anderson, ovviamente, perché
quei due non si staccavano mai -, che non lo aveva degnato di uno
sguardo.
Forse,
pensò il biondo, inorridendo, non l'aveva nemmeno
riconosciuto.
Stava
meditando di andarsene, mandando un messaggio alla madre per dirle di
prendere un maledetto taxi, quando si sentì pizzicare la nuca.
Si
girò e vide che quegli occhi bellissimi lo stavano fissando.
Andò
in iperventilazione ed era già pronto a corrergli incontro
(ehi, forse tu non ti ricordi di me, ma sono innamorato di te
dall'inizio dei tempi!), quando un pensiero lo riportò
bruscamente alla realtà.
La
sua camicia era la stessa che aveva indossato il giorno prima e
quello prima ancora.
Non
aveva un odore consono per permettergli di avvicinarsi a lui.
Chandler
chiuse lentamente gli occhi, tentando di mettere in pratica le sue
nozioni di yoga.
Il
suo armadio era abbastanza vintage da avere una serratura con la
chiave, che il ragazzo solitamente bloccava. Tre giorni prima aveva
chiuso l'armadio a chiave e poi si era perso quel pezzetto di
metallo.
In
quel momento, fortunatamente, uno sciame di passeggeri, appena
sbarcati da chissà quale volo, si frappose ai due, lasciando
che Chandler si dileguasse celermente, correndo verso un'altra
dogana.
Non
urlò solo perché non avrebbe di certo giovato alla
propria immagine.
“Mamma!”
chiamò il ragazzo, dalla propria camera. La madre, una bella
donna con gli occhi chiari ed i capelli biondissimi, non si fece
aspettare nemmeno un secondo di troppo.
“Dimmi,
tesoro.” si rivolse al figlio, una volta entrata in camera.
“Ti
ricordi di quello che ti avevo detto una settimana fa? Beh, ci ho
riflettuto. Voglio farlo.” disse il biondo.
“Sei
sicuro, amore? Insomma, questo significherà andarne a cercare
un altro, chissà se ne troverai uno simile a questo! Tu ci
tenevi.” provò a convincerlo, per l'ultima volta, lei.
“No,
mamma. Assolutamente no. E non insistere.” ordinò
il ragazzo.
Lei
sospirò, sedendosi sul letto.
“E
sia. Domani andiamo all'Ike...-”
“Non
oseresti! Mobili più brutti non ne troveresti!”
sbraitò Chandler.
Lei
sorrise, riconoscendo quanto le manie del figlio per il vintage
fossero esagerate.
“Va
bene. Domani andiamo ad un negozio che sceglierai tu e vediamo di
trovarti un nuovo armadio.” sorrise.
Il
biondo la ringraziò, poi la pregò di lasciarlo solo.
“Ed
ora, caro il mio armadio, hai le ore contate!”
Punti
grammatica/sintassi: 10/10
Gioia,
hai fatto un boom! Non c’è niente, niente che sia
sbagliato. Ho ricontrollato più volte la storia per esserne
assolutamente certa ma, a ogni colpo, il tuo scudo ha parato.
L’unica, minima, infinitesimale cosa che ti muoverei è
questa:
“[…]
tutto
in ghingheri e piattini ed era fiero della sua mise, in più
stava chiacchierando amabilmente con Dustin ed Harry, i suoi migliori
amici – gay anche loro, ma c'è veramente[…]
”dove
quella virgola dopo “ed
era fiero della sua mise”
rende la frase un po’ troppo veloce, ma è talmente
un’inezia (ed è pure l’unica) che non mi sono
sentita di toglierti punti per questo.
Punti
lessico/stile: 9,75/10 Il
punteggio dello stile dello scorso contest ti è bruciato per
bene, ragazza mia xD. Ho notato una cura viscerale per questa storia,
si sente che ci hai messo tutta te stessa!
È
decisamente un punteggio altissimo. Uniche sviste:
““Chan?”
disse Dustin, non ottenendo assolutamente
il benché minimo risultato.”
Ritengo
superfluo utilizzare sia “assolutamente” che “il
benché minimo”: è come se ribadissi
pleonasticamente un concetto già chiaro.
Poi
ci sarebbe “[…]
quel tale Blaine […]”.
Forse hai mancato la virgola prima di Blaine; se non l’hai
fatto, questo pezzo risulta quasi dialettale, direttamente
proveniente dal gergo. O avresti dovuto scrivere “quel
Blaine”.
Mi spiego?
Punti
originalità: 5/5 Adesso
io pretendo di sapere chi diamine può farsi venire in mente
tutta questa storia partendo da quei pochi minuti di Chandler che
abbiamo visto nella puntata. La storia trasuda originalità, è
motivata, di sicuro non abbondano gli scritti sul signor Kiehl e…
cosa dire? Punteggio pieno!
Punti
prompt: 5/5 Il
modo in cui Chandler si scaglia sull’armadio è
esilarante e la maniera in cui esso è onnipresente ed
importantissimo negli istanti importanti della sua vita è
decisamente un colpo di genio. Il prompt è perfettamente
utilizzato.
Punti
IC: 9,75/10
Giudicare
IC un personaggio comparso così poco non è stato
facile, ma sapevo a quello cui andavo incontro quando ho indetto il
contest. E il tuo Chandler coincide perfettamente con quello
presentatoci nella terza serie: esaltato, fissato con la moda e con
il dolcissimo Kurt… Avresti potuto trattare anche il suo lato
musicale (non dimentichiamo che si sono incontrati in un negozio di
spartiti), per raggiungere la perfetta IICCità; non era tanto
azzeccato ai fini della storia, ma sarebbe stato utile ai fini del
punteggio di questo campo. Anche se non penso tu sia insoddisfatta :D
Punti
gradimento personale: 5/5
Questa
storia è la dolcezza e l’ilarità più
totale. Sono molto critica verso le storie che mi si presentano con
la dicitura “Comica”, perché, novanta volte su
cento, non mi fanno granché ridere ^^. Ma quando ho letto
perle come “Questo
cazzo di armadio doveva strapparmi la cravatta proprio oggi?”,
a momenti cadevo dalla sedia.
Ed
è solo un estratto, eh. Uno.
Poi
mi trovo a ribadire le mie considerazioni su quanto tu ti sia
impegnata: sono fiera di poterti portare sul gradino più alto
del podio, perché, oltre alla storia decisamente encomiabile,
è da stimare anche il totale impegno che ci hai messo, anche
in relazione ai risultati ottenuti in precedenza :D
TOTALE:
44,5 / 45
[E – oh – penso
che il giudizio dica tutto.
È la mia seconda
storia sul fandom e non potrei andarne più fiera :')]
|