Pairing: Duke/Evi
Rating: PG
Wordcount: 604
(Fdp)
Warning: Spoiler
2x09 e 2x10, Angst.
N/A: Scritta
per la Staffetta
In Piscina @ piscinadiprompt,
prompt “Si
j'étais un mystère quel courage /Aurais-tu pour
me connaître {trad. Se io fossi un mistero che coraggio
/Avresti tu per conoscermi} [Un Geste de Vous – Le Roi Soleil
OST]”,
e per 500themes_ita,
prompt #42.
Mentimi.
The lying game
Duke
non poteva dire di non saperlo, né poteva negare di
apprezzarlo: con Evi era sempre stato tutto un gioco di bugie.
Bugie
piccole, grandi, innocenti, pericolose, divertenti, crudeli. Uno,
dieci, cento splendidi castelli fatti di bugie.
Era
il loro gioco preferito cercare di ingannarsi a vicenda. Non tenevano
il conto delle sconfitte e delle vittorie, ma tendevano a ritenersi
pari finché riuscivano ancora a fare l'amore e ad
organizzare insieme un'altra truffa. Se il lavoro o il sesso
cominciavano ad andare male allora capivano che le bugie erano
diventate troppe, o troppo pesanti da sopportare, quindi si dividevano
per un po'.
Prendevano
strade diverse, si dedicavano a lavori diversi (e a volte persino
legali, almeno nel caso di Duke), e lasciavano che il tempo, aiutato
dalla nostalgia, facesse il suo lavoro.
Alla
fine riuscivano sempre a ritrovarsi in un modo o nell'altro, per un
motivo o per un altro ─ mai apposta, però. O almeno: nessuno
dei due avrebbe mai ammesso di aver cercato l'altro di proposito ─, e
allora ricominciava il gioco.
Era
difficile stancarsene, perché le regole, se poi davvero ce
n'erano, cambiavano di volta in volta. L'unica cosa che rimaneva
veramente costante era la fiducia, o meglio: la sua totale mancanza.
Duke
non si fidava di Evi. L'amava, la desiderava, e l'aveva addirittura
sposata ─ contravvenendo ad una delle regole principali che si era
imposto molto tempo prima, quando si era lasciato dietro la sua
famiglia con la ferma convinzione che fosse uno dei peggiori fardelli
che un uomo potesse accollarsi ─, ma potendo evitarlo non le avrebbe
affidato nemmeno il suo bucato, perché sapeva che se lei
avesse trovato un modo di guadagnarci qualcosa avrebbe venduto anche
quello.
Non
si sentiva in colpa per questo. In fondo nemmeno Evi si fidava di lui,
e lo riteneva equo, quasi ovvio. Non lo infastidiva nemmeno la
consapevolezza che lei potesse fregarlo da un momento all'altro,
perché ormai ci aveva fatto il callo, e a dirla tutta anche
lui l'aveva fregata un paio di volte. Erano fatti della stessa pasta
loro due: niente legami, niente da perdere, tutto da conquistare. A
qualsiasi prezzo. Soprattutto se il prezzo poteva essere pagato da
altri.
Poi
Duke era tornato ad Haven.
Quella
città faceva qualcosa di brutto alle persone. Perfino alle
persone disoneste.
Non
che lui fosse diventato uno stinco di santo, ovvio, ma di sicuro aveva
fatto più buone azioni in quei mesi che nel resto della sua
vita.
Roba
che se non stava attento rischiava di finire sul registro dei
collaboratori della polizia invece che su quello degli indagati. Quale
disonore.
Per
la maggior parte era colpa di Audrey, naturalmente. E anche Nathan
c'entrava qualcosa, quel bastardo.
In
un modo o nell'altro, comunque, era stato travolto da Haven, dai suoi
abitanti e dai loro segreti, finendo per farne parte lui stesso.
E
quando infine Evi era riapparsa, Duke si era già stancato
delle bugie, perfino di quelle di sua moglie.
Così
quando l'ultimo inganno di lei era venuto a galla, aveva fatto una cosa
che non avrebbe mai dovuto fare: le aveva chiesto la verità.
E contrariamente ad ogni sua aspettativa, per la prima ed ultima volta,
Evi aveva provato a dargliela, quella verità.
E loro l'avevano
uccisa.
Sotto
i suoi occhi.
Uomini
migliori di lui erano impazziti per molto meno, questo lo sapeva. Lui
però aveva tenuto duro, o almeno ci aveva provato,
perché la natura di una persona non cambia tanto facilmente.
Ma
ora che anche il reverendo era morto, intorno a lui non c'erano
più bugie, la verità giaceva anch'essa
sottoterra, e l'unica cosa che Duke ancora desiderava era una vendetta
che non sapeva più come ottenere.
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