Ok ascolta.
Tu non sai chi sono. Né il mio nome, né da dove vengo. Non sai che aspetto io
abbia, se sia bello o brutto, alto o basso, magro o grasso,biondo o moro e chi
più ne ha più ne metta.
Non sai niente di me. E forse è un bene che sia così
Ma io so chi sei.
Io ti conosco.
Conosco il tuo viso, il tuo corpo, la tua figura…Come ti muovi, parli e
cammini
Sono riuscito anche ad ascoltare il tuo nome senza che tu mi notassi.
A sapere quanti anni hai, che scuola frequenti e persino dove di solito esci
il sabato sera.
Origliando ovviamente. Perché non ho mai avuto il coraggio di venirti
vicino
A volte mi domando perchè una persona riesca a metterci così tremendamente in
soggezione…Eppure anche tu sei un essere umano come me, no?
Ma no, non lo sei. Sei molto , molto di più
E non riesco a dimenticarti.
Ho incrociato il tuo sguardo pochi giorni fa, a quella stupida fiera.
Indossavi un costume rosso e una parrucca bionda.
E quella maschera di il trucco pesante, cipria, mascara, ombretto e
lucidalabbra a me sembrarono calzarti meglio del tuo vero viso
Mi mancò il respiro nel vederti arrivare in quel vestito da bambola, mentre
camminavi con ai piedi un paio di scarpe troppo alte e troppo pesanti perché
potessero essere indossate nella vita di tutti i giorni
Sembravi risplendere di non so quale luce, una luce forte e misteriosa,
oscura, brutale e profonda, rossa come il tuo vestito.
Amo il colore rosso sai? Il colore del sangue e delle rose, del fuoco e delle
mele. E il mio colore preferito ed è allo stesso tempo quello che odio di più in
assoluto
E chissà , forse piace anche a te…
Mi passasti di fianco, senza notarmi. E ti ringrazio. Se mi avessi notato, se
avessi ricambiato il mio sguardo credo che sarei potuto morire nello stesso
istante in cui i tuoi occhi si fossero posati su di me
I tuoi occhi già….azzurri, limpidi e bellissimi. Non che gli occhi debbano
essere per forza azzurri per essere belli…Ma i tuoi lo erano.
Dio quanto darei per poter essere guardato da te, almeno una volta
Mi passasti di fianco dicevo. E ci vollero almeno una decina di secondi
perché io avessi la forza di riuscire a voltarmi
La tua esile figura si allontanava passettino dopo passettino, e ad ogni
"tap" della suola delle tue scarpe mi sono sentito morire. Avrei voluto correrti
dietro,metterti una mano sulla spalla e fermarti. Ma rimasi immobile
Sono un vigliacco, è questa la verità. Ma non dare a me tutta la colpa, mia
piccola e crudele bambola di porcellana. La colpa è anche tua, che sei così
dannatamente bella.
La forza di muovermi mi tornò solo quando ti vidi girare l’angolo e sparire.
Ma è sbagliato anche chiamarla forza…era disperazione. Tremavo al pensiero di
non vederti mai più Non volevo che ti dissolvessi così...
Corsi
Corsi con tutte le mie forze, anche se a separarci erano solamente pochi
metri. Svoltai di nuovo l’angolo
E tu eri ancora lì
Non avevo sognato allora. Non TI avevo sognato. Eri reale, come il sangue che
mi scorre dentro, come l’inchiostro su questa pagina bianca, come il dolore, la
passione e l’amore. Eri reale mia bambola crudele. Reale
Mi davi ancora le spalle. Non ti eri nemmeno accorta di quello stupido
ragazzo che aveva corso tanto affannosamente per starti dietro non è vero?
Ma non te ne faccio una colpa, anzi. La tua arrogante superbia ti rende ai
miei occhi ancora più irresistibile
A ognuno il proprio ruolo. Tu camminavi avanti…io seguivo
Era giusto così
Passarono minuti, ore…e io continuavo a fissarti
A volte ti fermavi a scambiare un saluto…
A volte ti fermavi sulla scalinata…
A volte ti affacciavi a una finestra…
Ti arrabbiavi, innervosivi, agitavi, sorridevi. Ti passavi una
mano tra quei tuoi finti capelli biondi (che per me erano veri) e poggiavi la
testa sull’altra. Sbuffavi. E a volte facevi una piccola smorfia con la
bocca
Perché dovevi essere così bella…?.perché…?
A volte guardavi anche nella mia direzione, facendomi sobbalzare.
Mi avevi visto forse?
Ma poi continuavi a rimanere nel tuo piccolo mondo di sogno, senza sapere del
mondo che io mi portavo dentro
Arrivò la sera infine. Dovevi andare via. E io ancora non ero riuscito a
parlarti.
Provavo invano a farmi coraggio, a darmi forza…
Ma mi conoscevo troppo bene…non ti avrei parlato, neanche se avessi avuto
tutto il tempo del mondo
Così andai via, prima di te.
Non volevo vederti senza quel costume…anzi non volevo vederti indossare
quello squallido costume che ti era stato imposto dalla quotidianietà. Quello
era il vero costume.
Volevo ricordarti per come eri, vestita di rosso.
Volevo ricordarti per come ti avevo sognata.
Ho immaginato tante volte di riuscire finalmente a parlare con te. E quante
volte ho sognato che, una volta trovato il coraggio di proferire parola, tu ,con
voce timida e impacciata, mi avessi risposto che eri spaventata tanto quanto me.
Che desideravi parlarmi, ma che non eri riuscita a farlo. Che volevi conoscermi,
come io volevo conoscere te
E ho sognato che da quella volta in poi, io e te fossimo diventati
inseparabili. Che mi avresti rivelato tutto, che mi avresti concesso di
conoscere ogni singola sfaccettatura dell’iridiscente prisma della tua anima.
Che mi avresti confidato i tuoi sogni, le tue paure, le tue vittorie, le tue
delusioni, ciò che speri e ciò che sai non si realizzerà mai.
Ho sognato di fare l’amore con te
E che ci innamorassimo l’uno dell’altra.
E credimi quando ti dico che persino nei miei sogni, dove sono io a muovere i
tuoi invisibili fili di bambola, tu eri capace di mozzarmi il fiato, di
strangolare coi tuoi capelli biondi ogni singola, futile parola che aveva
l’ardire di uscire dalle mie labbra.
Ma bisogna stare attenti a ciò che si desidera…se si avverasse anche solo un
millesimo di quello che ti ho descritto, di quello che porto nel cuore, credo che
morirei.
Mio Dio morirei anche se solo mi rivolgessi la parola, no, nemmeno la parola,
un misero accenno di saluto con la tua piccola mano…
Figurati se potessi davvero fare l’amore con te…
Non basterebbe l’eternità per tutte le volte che in quei momenti, col tuo
corpo, mi avresti fatto morire e rinascere
Quindi ti scrivo. Perché è l’unico modo che conosco, l’unico modo di amare
senza rompere l’incanto che sei riuscita a creare. E perché, credo, queste mie
parole siano l’unica cosa che io sia in grado di offrirti
E so che rispetto alla tua sola presenza che tu, così inconsapevolmente mi
hai regalato, siano niente
Ma voglio che tu sappia questo, dato che il coraggio riesco a trovarlo solo
davanti a un pezzo di carta
Anche se non mi conosci, anche se non mi hai mai visto, anche se forse non
saprai mai quale aspetto abbia il mio viso…
Voglio che tu sappia…
….che io ti amo…
…E che ti amerò sempre, anche se il destino non vorrà essere così magnanimo
da darmi una seconda occasione
Non so se mai ti raggiungeranno queste mie parole, e da una parte spero che
non lo facciano.
Eppure sono l’unico modo affinchè tu prenda coscienza della mia esistenza
Quindi ti ho scritto.
Ora ridi se vuoi.
Ma sai qual è la cosa triste?
È che anche questa tua ultima risata di derisione…io non riuscirò mai a
sentirla…
Fedele a Te fino alla Fine
………..xxx………..
Note dell’autore:
Dedico questa piccola one-shot a tutti i timidi, gli insicuri e gli indecisi.
Quelli che proprio non ci riescono ad afferrare la vita e a cogliere al volo le
opportunità. Quelli che il Carpe Diem non sanno neanche dove sta di casa. Quelli
che incontrano l’amore della loro vita seduto su una panchina del parco, in
metropolitana, sull’autobus, al bar o semplicemente la incrociano per strada e
non hanno il coraggio di farsi conoscere. A quelli che vivono di rimpianti,
piuttosto che di rimorsi. Ai pavidi. Ai vigliacchi. Ma a quelli che alla fine
sono gli unici che ancora sono in grado di fantasticare su un impossibile
amore.
E la dedico a una Bellissima Cosplayer incrociata per caso al Napoli Comicon
2007 della quale non saprò mai il nome. Grazie dell’ispirazione ^_^
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