Buonasera a tutti, miei carissimi
lettori. È da davvero troppo tempo che non posto qualcosa su questo
fandom, eh? Devo ammettere che mi siete mancati, tesori. Diciamo che ultimamente,
per colpa della scuola, sono un pochino incasinata. Anzi, dire poco è un eufemismo. Però
sono alquanto soddisfatta di come stanno andando le cose fino ad ora. Quest’anno
scolastico è iniziato alla grande, davvero! Non potrebbe andare meglio di così. Ma
voglio smetterla di parlare di me. Questa è una Chosen,
una Silver/Blue dedicata alla mia dolcissima Cheche per il suo compleanno. Essendo
la prima volta che tratto seriamente questa coppia, non so di preciso che cosa dire a
riguardo. A me pare un fallimento, ma non si può mai dire. Magari a voi
piace. L’importante è che sia di gradimento alla mia carissima Marita. Detto questo, vi auguro buona
lettura!
Halo
Pioggia
sottile e pungente cadeva a catinelle sulla placida cittadina di Biancavilla,
imperlando ogni cosa con gocce sfavillanti come cristalli. Il cielo, coperto da
una spessa coltre di nubi perlacee, pareva in burrasca. Accompagnando lo
scrosciare armonico del temporale, i tuoni rimbombavano nel cielo, scuotendo e
turbando l’animo di ogni abitante del paesello.
Agli
occhi color zaffiro di Blue, sembrava che il tempo stesse sfogando la sua ira
funesta contro l’indifeso mondo sottostante. Ruggiva disperato, furioso e
implacabile, nel vano tentativo di sopire il suo animo tormentato in modo a dir
poco violento.
La
giovane, avvolta in una morbida e calda coperta di lana, giaceva sul
confortevole divano di casa sua, mentre osservava con malinconia il panorama
smorto, che si stagliava al di fuori della finestra.
Il
mondo sta piangendo,
pensò con amara tristezza, abbozzando l’ombra di un mesto sorriso. Volse
istintivamente lo sguardo verso colui che le sedeva accanto, mentre un nodo
andava via via formarsi nella sua gola. Lo sta facendo per te.
Erano
trascorsi a malapena due mesi dal tanto sofferto buon esito della missione alle
rovine Sinjoh, eppure gli spettri del passato non accennavano a smettere di
perseguitare gli eroi. I ricordi di quella drammatica vicenda avevano lasciato
una traccia indelebile del loro passaggio, cosicché a nessuno fosse concesso
scordare quanto dolore aveva comportato quell’impresa.
Il
giovane Silver, rispetto a tutti i suoi compagni, aveva pagato a caro prezzo la
riuscita dell’avventura. L’ira funesta degli Dei si era abbattuta su di lui,
condannandolo a portarsi appresso i segni della vittoria ottenuta.
La
Dex Holder si accoccolò al suo fianco, sfiorandogli lievemente le guance con la
punta delle dita. Con fare fraterno, condivise con lui la sua trapunta,
cominciando a pettinargli i lunghi capelli vermigli con le mani.
Da
quanto entrambi avevano ricevuto la notizia dell’eterna cecità dell’Allenatore,
la ragazza aveva cercato con ogni mezzo di strapparlo dalle braccia della
disperazione. A stento sopportava l’idea di dover contemplare il viso
dell’amico corrugato in una smorfia agonizzante.
Nonostante
tutte le cure e gli affetti, il giovane si era isolato da quel mondo crudele,
rifiutando perfino di avere contatti con suo padre e gli altri compagni.
Tuttavia, ogni giorno si recava a casa di Blue, accompagnato e scortato dalla
sua fedele squadra. Lei era l’unica persona che aveva l’onore di poterlo
sostenere in quel difficile momento.
Assieme
trascorrevano le giornate stando immersi nel sovrano e imponente silenzio,
senza osare valicare l’invisibile muro che pareva dividerli. Dopotutto,
esistevano parole in grado di cicatrizzare quelle profonde ferite?
Alla
ragazza pareva ovvio che il povero amico non riuscisse ad accettare la sua
stessa condizione, preferendo riflettere sul grigio futuro che si prospettava.
Non osava intromettervisi, sapendo quanto fosse delicata la questione. Chissà
quanto soffriva nel non poter osservare il mondo circostante e nel non poter
godere di tutti i colori e le gioie che questo aveva.
Nuovamente
costretto a vivere nell’ombra perenne, si ritrovava immerso nel buio più
profondo, com’era già successo numerosi anni prima nella sede di Mask of Ice.
Forse Silver stava effettivamente pensando a quando fossero simili le sue
attuali condizioni rispetto a quelle passate, rabbrividendo alla idea di essere
ancora prigioniero di se stesso.
Purtroppo,
però, non ci sarebbe stato nessuno in grado di salvarlo e strapparlo dalle
braccia delle tenebre. Per quanto detestasse ammetterlo, neppure Blue ne era in
grado.
La
percezione di sentirsi impotente, di fronte alle mute richieste d’aiuto del
compagno, la schiacciava e opprimeva. Nonostante fosse sempre al suo fianco, non
poteva fare alcunché per lui. Se solo fosse stata più attenta, se solo l’avesse
salvato in tempo, forse non si sarebbe trovato in quella situazione. Da giorni,
la giovane, afflitta da profondi sensi di colpa, non faceva altro che accusarsi
per la sua negligenza.
Vederlo
così assente e distante consumava la sua anima senza alcuna pietà.
-
Silver – mormorò, poggiandogli una mano sulla spalla. – Sono qui.
Parlami, per favore.
Il
giovane strinse i pugni, sospirando rabbiosamente e digrignando i denti.
Sollevò le palpebre, mostrando i suoi occhi vuoti e apparentemente privi di
vita al mondo.
Blue,
sgomenta e colta alla sprovvista, constatò come essi fossero dannatamente privi
di espressione e, sotto un macabro aspetto, perfino inquietanti e spaventosi.
Non vi era alcuna luce ad irrorarli e nessun sentimento a dar loro vitalità.
Non avrebbe mai più potuto leggere gli specchi dell’anima di Silver, ove poteva
scorgere tutto ciò che gli smuoveva l’animo.
Soffocò
a stento un gemito disperato, mentre lacrime calde cominciarono a velare le sue
iridi azzurre. Non appena, però, scorse l’amico chinare il capo con fare
afflitto, inveì mentalmente: non doveva mostrargli il suo orrore, altrimenti
l’avrebbe messo ancor più in soggezione.
-
Allora è anche peggio di quanto pensassi – sibilò lui, di rimando, con
voce atona. – Se sono riuscito a impressionarti, devo davvero far paura.
Come
aveva potuto comportarsi in modo così indelicato con lui? Come aveva potuto
provare ribrezzo nei confronti di chi più amava al mondo? Per un attimo, si
vergognò profondamente di se stessa.
Si
morse violentemente il labbro inferiore, assaporando il sapore metallico del
sangue e sopendo l’impulso di piangere a dirotto. Almeno lei doveva essere
forte, se voleva strapparlo dall’incubo stava vivendo.
-
Non è vero – esclamò con dolcezza, afferrando la sua mano calda, per
intrecciare le dita con le sue. – A me piacciono. Sono strani e speciali,
come te.
Non
mentiva affatto, né l’aveva detto per compiacerlo. Per quanto i suoi occhi
fossero inespressivi e privi di luce, restavano sempre ammalianti come sempre.
-
Sono una maledizione – replicò lui, protendendo una mano dinnanzi a sé,
per cercare la figura della sua compagna. Inveì a denti stretti, non appena si
rese conto di non riuscire neppure a trovare la sua cara amica. – Non
posso vedere niente, dannazione!
Come
se stessi indossando una maschera bianca, pensò Blue con rammarico. Dire che vivere
nuovamente in quella condizione doveva essere terribile era un mero eufemismo.
In
effetti, il Dex Holder si sentiva in trappola. Non percepire nulla, né
accertarsi della presenza della “sorella”, lo rendeva alquanto impacciato e
confuso. Nella sua mente, ricorrevano vivide le immagini della sua crudele
infanzia, di com’era buia la sua stanza, di quanto fossero violente le
punizioni inferte da Mask of Ice.
Contrapposto
a quei ricordi dolorosi, il sorriso di Blue si stagliò radioso nei suoi
pensieri. Fu in quel preciso istante che ebbe la consapevolezza di non poter
mai più ammirare il suo solare volto. Come avrebbe resistito senza poterla
vedere?
-
Non sei solo – sussurrò la giovane con voce flebile, sforzandosi di non
piangere. Si impose di apparire forte come sempre, pur di non rattristare
l’amico, sebbene ciò le richiedesse uno sforzo immane. – Ci sono io. Non
ti abbandonerò mai, lo sai.
Si
zittì improvvisamente, non appena vide il compagno tastare frettolosamente la
superficie del divano, come alla ricerca di qualcosa di importante. Guidato
dalle dolci parole della ragazza, fece affidamento ai suoi sensi, fino a
trovarla e posizionarsi proprio di fronte a lei. L’amica inarcò un
sopracciglio, perplessa e stupita, cercando di intuire quali sarebbero state le
prossime mosse dell’altro.
Con
un gesto alquanto inaspettato, quest’ultimo prese a studiare il suo volto con
le dita, sfiorandone i lineamenti delicati e indagando sulla sua espressione.
Se non gli era concesso bearsi della sua bellezza, almeno avrebbe potuto
immaginarla.
Non
appena, però, percepì gocce salate inumidire i suoi polpastrelli, si ritirò con
spavento, mentre un dolore lancinante prendeva possesso del suo cuore. Seppur
silenziosamente, Blue stava piangendo per lui.
Non
voleva essere la ragione del suo sconforto, né desiderava esserla. Recarle
sofferenza non rientrava affatto nei suoi interessi.
Asciugò
quelle lacrime con amore fraterno, abbozzando un sorriso confortante, con
l’auguro che lei lo notasse.
-
Smettila immediatamente di piangere – le ordinò Silver, tornando a
sfiorare il suo viso, mentre le poggiava un dito sulle labbra morbide. –
Se continui a farlo, ti prendo a pugni. Non ci vedo e non ho mira, ma la mia
forza è tale e quale a prima.
Ovviamente
non aveva davvero intenzione di farlo né di minacciarla, bensì di richiamarla
affettuosamente. Era solo un modo simpatico e inusuale per dirle di
tranquillizzarsi, perché non vi era alcuna ragione per piangere.
-
Mi sa che, per un po’ di tempo, anche io vedrò per te – esclamò raggiante
la Dex Holder, lasciandosi sfuggire una risata genuina, per poi sporgersi verso
di lui e stampargli un leggerlo bacio sulla fronte. – Sappi che non
concedo a nessuno l’onore di starmi così accanto. Per te dovrebbe essere un
onore.
Silver
sbuffò scherzosamente, scuotendo il capo con rassegnazione, per poi
allontanarla affettuosamente con una leggera spinta. Abbozzò un sorriso
divertito, non appena la sentì protestare sottovoce.
Fino
a quando l’alba della speranza, la sua Blue, sarebbe rimasta al suo fianco,
nessuna tenebra sarebbe stata in grado di offuscare ancora la sua anima.
Parla l’Autrice gusto latte caldo:
Personalmente
parlando, c’è qualcosa che non mi convince. Sarà che non ho inserito molte descrizioni, oppure
perché la storia non si muove, ossia non vi sono tantissime azioni. È la dodicesima
volta che provo a scrivere una Chosen, senza il benché minimo successo. La cosa
comica è che la prima stesura è completamente diversa da questa. Però per la mia cara Cheche questo e altro! Dovevo
assolutamente regalarle qualcosa per il compleanno, anche se credo che ben
presto mi rifarò con qualcos’altro. Beh, io non so scrivere Chosen. In
più sono in un periodo pieno di fluff e adrenalina, non di lacrime e dddddddddolore. Anzi, leggere e scrivere qualcosa
di triste mi da particolarmente sui nervi. È una WHAT IF?, dato che non ho la più pallida
idea di dove e come Silver diventi cieco, né se è guarito o meno. Quindi non
prendete alla lettera ciò che c’è scritto: sappiate solo che, nel manga,
qualcuno gli versa l’acido negli occhi. E ho detto già molto. Detto questo,
faccio ancora i miei più cari auguri alla mia Marita e ringrazio anche quelle grandi
donne di Wonder,
Rozen Kokoro, faint; e Zia Enne. Grazie di cuore per aver letto
questa fic! Mi auguro di ricevere tante belle recensioni. Vi voglio bene!