“You left
me broken
You tried to make me think
That the blame was all on me
With the pain you put me through
And now I know that it's not me it's you”
[…]
“So here we go again
The same fight were always in
I don't care so why pretend”
[…]
“It's not me it's you
Always has been you
All the lies and stupid things you say and do
It's you
It's not me it's you
All the lies and pain you put me through
I know that it's not me it's you”
( It’s not me It’s you
– Skillet)
Lì sul terrazzo il freddo pungente della sera si faceva
più acuto, più feroce e secco, ma Musa lo
trovò sorprendentemente confortante per il dolore che
sentiva tamburellarle la testa, una fitta acuta che la musica della
sala dalla quale era appena fuggita rendeva insopportabile,
tanto da strapparle una smorfia di dolore.
Eppure il macigno che le faceva dolere il petto non era la
conseguenza della lenta e faticosa riabilitazione alla quale Faragonda
l’aveva costretta, lo avrebbe voluto, lo avrebbe voluto
tanto, ma la fata era consapevole che il blocco di ansia e angoscia che
le affaticava il respiro era dovuto ad altro, a qualcosa di ben
più terrificante e doloroso.
- Di cosa volevi parlarmi ?
Musa non potè evitare di sobbalzare quando lo udì
alle spalle, soffocante come l’ombra scura e torbida di un
mostro affamato che voleva divorarle il cuore, ma lo aveva
già perduto, ed era stata lei stessa a tenderglielo con mani
tremanti e la supplica di non spezzarlo ancora, non dopo tutto quello
che avevano passato.
La sensazione di freddo si smorzò un poco quando
percepì il calore di quel corpo accanto a lei, e quando Musa
osò alzare lo sguardo blu si costrinse a non mostrare la
propria amarezza nel riconoscere i lineamenti duri di Riven.
Le mancò il coraggio per un attimo, spiazzata da come fosse
familiare la mancanza di dialogo tra di loro, la complicità
che invece Musa riscontrava tra le sue amiche e gli altri specialisti,
ma la sua relazione con Riven non era mai stata semplice come la loro.
Perché il ragazzo al suo fianco era più
coriaceo e diffidente di chiunque altro, e lei si era innamorata anche
di quei difetti che l’avevano ferita più e
più volte nel corso della loro storia.
Perché Musa aveva creduto davvero che avrebbero potuto
farcela, anche dopo il tradimento di Riven con Darcy, anche dopo
l’infatuazione dello specialista per Bloom, avrebbe
sopportato tutto per il loro amore, per stare al suo fianco, ma dopo la
battaglia con Mandragora qualcosa si era spezzato dentro di lei.
Quell’ultimo frammento di fiducia che aveva visto sgretolarsi
davanti alla consapevolezza di essere stata tradita
da Riven, ancora una volta, e di non essere stata capace di aiutarlo,
di capirlo, di amarlo come avrebbe meritato.
- Provi ancora dolore ? – sussurrò Riven
con voce bassa e cavernosa, costringendola a distogliere la mente da
quei pensieri per ricercare nello sguardo freddo del ragazzo il
significato di quella domanda che Musa non comprese, non subito.
Ma quando lo vide accennare con il mento alla sua schiena non
potè evitare di distogliere lo sguardo con una punta di
angoscia, deglutendo rumorosamente prima di negare con il capo.
Perché era vero, il taglio alla schiena non le faceva
più molto male, non come prima almeno, e Faragonda le aveva
assicurato che sarebbe guarita in meno di tre mesi, ma era
l’esistenza stessa di quella ferita a farle male.
A ricordarle che aveva fallito, ancora una volta, e che non sarebbe mai
stata in grado di cambiarlo, di fargli capire che il loro amore avrebbe
potuto affrontare tutto, tutto eccetto quello.
- Era necessario uscire con questo freddo ? Non avresti potuto parlarmi
dentro ? – la rimproverò aspro, massaggiandosi le
spalle quando uno sbuffo di aria gelida li fece tremare entrambi.
- Non per quello che ho da dirti.
Musa capì di averlo sorpreso quando vide i muscoli delle
braccia irrigidirsi, gonfiarsi sotto l’ondata di stupore che
lo aveva portato a sgranare leggermente gli occhi, segni
impercettibili, invisibili per chiunque, ma non per lei.
Lei che lo aveva sempre guardato, ed aveva memorizzato ogni sfumatura
dei suoi occhi viola, ogni singolo irrigidimento della mascella o delle
spalle ampie, ogni cosa che potesse esprimere il suo disagio.
Ma sapere di aver imparato a riconoscere ogni cosa di lui, persino
quella più insignificante rendeva ancora
più difficile ciò che stava per fare,
ciò che stava per dire.
La fata si umettò le labbra secche per il nervosismo,
torcendosi le mani e aggiustando distrattamente i capelli che aveva
lasciato appositamente sciolti per coprire l’orribile taglio
rossastro che dalla spalla si dilungava poco sopra il bacino, per non
dover spiegare, per non doversi sentire ancora umiliata di fronte allo
sguardo contrito delle Winx.
- Ho pensato molto a quello che è successo e … -
si irrigidì quando vide Riven serrare la mascella con
rabbia, assottigliando gli occhi che Musa sapeva, la stavano fissando
con asprezza – e ho deciso che sarebbe meglio
prenderci una pausa.
- Una pausa ? – sibilò Riven ancor prima di farle
prendere fiato, avanzando di un passo e minacciandola con la sua ombra
incombente.
E anche se la fata non aveva mai avuto paura di lui, di quelle braccia
che avrebbero potuto spezzarla, se avessero voluto, il suo cervello
riconobbe il pericolo, e glielo ricordò anche la sua schiena
che aveva preso a pulsare.
Glielo ricordò la ferita che la spada di Riven le aveva
inferto quando aveva difeso Sky con il suo corpo.
Lo vide impallidire per un attimo nel vederla indietreggiare con un
sussulto, e potè leggere dolore in fondo ai suoi occhi prima
che lo specialista tornasse a piegare le labbra in un sorriso cattivo
che la portò a serrare i pugni lungo i fianchi.
- Hai paura di me ora ?
C’era qualcosa di sbagliato nel suo tono di voce, questo Musa
lo capì quando ne fu terrorizzata, turbata da quello sguardo
che sapeva di ferirla e che sfacciatamente Riven le rivolgeva serafico.
- Mi biasimeresti se lo fossi ? Credi che ciò che
è successo non mi abbia fatto male ? – lo
rimproverò amara, fronteggiandolo con le spalle ritte e il
mento alto, sprezzante contro quello sguardo che vide velarsi di
ammonimento.
Perché Riven odiava essere sfidato, specialmente da lei, ma
Musa non riusciva più a tacere la desolazione che sentiva
dentro, non dopo quello che era successo.
- Credi che tutto sarebbe tornato alla normalità, una volta
tornati ad Alfea ?
La voce le salì di due ottave, risultando stridula persino
alle sue, di orecchie, ma la fata voleva vedere una reazione in lui,
tutto fuorchè la disapprovazione del suo sguardo che lei non
la meritava, non il suo disprezzo, nè la sua
indifferenza.
- Credi che non mi sia sentita morire quando ti ho visto ubbidire ai
comandi di Mandragora ? Credi che il tuo tradimento non mi abbia
ferita, Riven ?
Erano talmente vicini da sentire il respiro dell’altro sul
proprio viso, ma quello di Musa era più irregolare di
quello dello specialista, raggelato in una posa dura che gli
incattivì anche lo sguardo.
- Tu non capisci – la aggredì lui con voce bassa e
vibrante, sollevandola per gli avambracci quando la ragione venne meno,
quando l’impossibilità di trovare una
giustificazione, di trovare una scusa plausibile per quel tradimento
tardò ad arrivare.
E Musa capiva la sua frustrazione, il suo rammarico, ma lei era stanca
di giustificarlo.
Perché Riven non voleva farsi aiutare, non da lei almeno, e
la fata della musica sapeva che ne sarebbe uscita distrutta, prima o
poi.
- Spiegami allora! – strillò, frustata –
spiegami !
Riven la guardò per un istante, in silenzio, con ancora le
mani artigliate ai suoi avambracci, indeciso su cosa dirle, e Musa
pregò affinché parlasse, affinché
provasse a farsi capire, ma quando lo vide scuotere il capo e
rimetterla giù con un sibilo l’ennesimo
‘crack nel petto le portò via il respiro.
- Capisci allora che una pausa non può che farci
bene. Forse, se stiamo lontani per un po’, noi
…
- Possiamo anche non farla finire più, questa pausa
– la zittì lui con un ringhio, allontanandosi di
un passo con il viso in ombra mentre Musa sentiva la frustrazione farle
salire le lacrime agli occhi.
- Cosa vuoi dire ?
- Quello che ho detto – rispose Riven , telegrafico, dandole
le spalle con un gesto annoiato prima di abbozzare qualche passo verso
la sala.
Il frenetico ticchettio delle sue scarpe precedette il grido con il
quale lo tirò per un braccio, nel vano tentativo di farsi
ascoltare e di leggergli negli occhi la verità, ma Riven non
la guardò, rimase immobile mentre Musa lo pregava di non
mostrarsi tanto indifferente, come se volesse farle capire che a lui
non importasse poi molto.
- Non parlare come se la cosa non ti riguardasse !
- E cosa ti dice che non sia così – le
sibilò cattivo prima di venire inghiottito
nell’ombra del corridoio, lasciandola con il braccio ancora
teso nel vuoto e la gola strozzata per il pianto.
Quando Musa cadde in ginocchio lo fece con un morbido tonfo, e non fece
rumore quando le prime lacrime le rigarono il viso, non gemette, non
singhiozzò, si limitò a piangere in silenzio, a
capo chino, con le braccia abbandonate in grembo.
Muta nel proprio dolore e in quel grido taciuto in fondo alla gola
gonfia di amarezza e disperazione.
Continua...
Una storia sulla mia coppia preferita che conterà in totale
12 capitoli.
Temporalmente, la storia prende piede dopo la sconfitta di Mandragora,
per poi prendere una piega di mia invenzione.
Ho sempre sognato di approfondire il loro rapporto, di spiegarne le
sfumature e l'andamento, anche perchè Musa è un
personaggio nel quale mi rifletto.
Gli aggiornamenti avverranno ogni sabato.
Ringrazio per la lettura, al prossimo capitolo
Gold Eyes
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