Nellie
Ali perdute
E' parte di te.
Il dolore lo porti dentro.
Puoi illuderti che non esista.
Puoi provare ad ignorarlo.
Ma il dolore latente, prima o poi, si manifesterà.
Nellie si mosse a disagio. Due ferite sulla schiena, dove una volta
c'erano due ali, le bruciavano. Il sole entrava dalla finestra e dalla
sua posizione intuì che doveva
essere almeno mezzogiorno.
- Ehi, come stai? -
Si girò e vide Dantalian accanto al suo letto, gli occhi che
rivelavano tutta la sua preoccupazione. Si mise a sedere, poggiandosi
contro i cuscini per riuscire a stare dritta. Fece un profondo respiro,
sentendosi improvvisamente lenta e impacciata. Goffa. Umana.
- Hai presente la sensazione di quando arriviamo su questo piano? Il
peso di avere un corpo, le leggi fisiche di questo posto, la
gravità, l'attrito, la lentezza dei movimenti. Moltiplicalo
per
cento. Mi sento fatta di sassi. Non percepisco più nemmeno
gli
odori come facevo prima, ci vedo meno, ci sento
meno, - fece una pausa, deglutendo un paio di volte per riuscire
a eliminare il groppo che le annodava le parole nella gola.
- la connessione con il Paradiso è sparita. Non
ho più una casa. -
Dantalian si sedette sul letto, posandole una mano sul ginocchio.
Conosceva quella sensazione, il peso sul cuore di sentirsi
improvvisamente perduti e soli. Era
come andare in giro con uno stiletto piantato nell'animo, ad ogni
movimento la ferita si riapriva e sanguinava, dolorosamente. Ma ci si
faceva l'abitudine dopo un po', si trovavano altri scopi. Scopi
personali, ma meglio del vuoto.
- Ti capisco, - le sussurrò.
- Davvero? E come potresti? -
- Anche io sono stato creato dal tuo stesso padre. Anche io ho abitato
il Paradiso, sono stato pieno della Grazia, ho avuto la pace e la
beatitudine dentro di me. Poi sono caduto e ho perso tutto quanto. -
Il viso di Nellie si contorse per la rabbia. Si drizzò a
sedere di
scatto. Non aveva mai provato una rabbia così potente,
così assoluta, e non sapeva come gestirla. Lasciò
che le
salisse dentro ad ondate finché non sfociò in una
raffica
di piccoli pugni contro il Demone.
- Tu hai scelto! Sei caduto perchè hai disubbidito,
a me hanno reciso le ali! -
La sua voce era rotta, tremante per la furia che le attraversava il
corpo. Dantalian la lasciò sfogare, incassando i pugni senza
sentirli davvero, poi pian piano divennero sempre più
deboli.
Alla fine Nellie si accasciò contro di lui, sfinita dallo
sforzo
e dalle emozioni. Sentiva le lacrime correrle calde sulle guance,
incapace di arrestarle. E'
questa la disperazione degli umani? Come possono sopportarla senza
andare in pezzi? Come possono contenere delle emozioni del genere senza
venirne schiacciati? Si sentiva morire. Non
letteralmente, aveva piuttosto la sensazione che qualcosa le stesse
marcendo dentro, avvizzendosi sempre di più.
- Ci sono degli altri come te, se desideri conoscerli. Non
sono
molti, però potrebbero aiutarti, - le suggerì
piano.
Scosse la testa. Non voleva conoscerli. Non voleva vedere il suo
stesso dolore negli occhi di qualcun altro, non l'avrebbe sopportato.
Doveva trovare qualcosa che l'aiutasse ad andare
avanti, perchè il quel momento il dolore l'opprimeva e la
schiacciava come una coperta ruvida e pesante.
Si passò
il dorso della mano sul viso, tirando rumorosamente su con il naso. In
tutta la sua lunga esistenza non si era mai sentita così
abbandonata, senza essere in grado di sapere quale fosse la decisione
giusta. Senza sapere quale fosse il suo scopo, il suo posto nel creato.
Tirò le ginocchia al petto e se le abbracciò,
sentendo la pelle tirare, là dove una volta c'erano le sue
ali.
Emise un leggero gemito di fastidio, incapace di controllarsi. Fino ad
allora, il dolore fisico sapeva a malapena cosa fosse.
- Levati la maglietta, devo medicarti le ferite. -
Nellie rivolse una lunga occhiata al Demone. Ma capì
guardandolo
negli occhi che non aveva alcuna malizia, voleva davvero solo aiutarla.
Si slacciò i bottoni del pezzo sopra del pigiama, facendolo
scivolare oltre le spalle e usando i lembi davanti per coprirsi il
seno. Dantalian fu molto delicato, ma dovette stringere i denti con
forza per non lamentarsi.
- Prova a dire una parolaccia, a volte aiuta a scaricare il dolore o la
rabbia. Con gli umani funziona. -
Nellie gli lanciò un'occhiata da sopra la
spalla, dubbiosa. Non aveva mai imprecato in tutta la sua lunga,
lunghissima esistenza. Mai, nemmeno una volta. Quando sentì
nuovamente il disinfettante bruciare, aprì la bocca a
lasciò che la parola giusta le uscisse fuori.
- Cazzo! -
Dantalian sorrise, dandole un buffetto sulla testa.
- Allora, funziona? -
- Mmmh, forse. -
Si risistemò il pigiama e ruotò lentamente sul
posto,
fino a ritrovarsi faccia a faccia con il Demone. Fece un profondo
respiro, cercando di restare calma e non farsi sopraffare dal dolore.
Non voleva la pietà di nessuno.
- Dove sono gli altri? -
- Sono andati a fare una passeggiata. Mel e Andrea hanno portato Ruben
a vedere la Mole, hanno pensato che forse non avresti voluto molta
gente intorno. -
Nellie fece un minuscolo cenno col capo, distogliendo poi subito lo
sguardo.
- Vuoi che me ne vada? - chiese lui, con una nota gentile nella voce.
Un altro cenno d'assenso. Voleva solo che se andasse, che la lasciasse
libera dal dover fingere di stare bene.
- Non offenderti, per piacere. -
- Nessuna offesa. Ho un paio di anime per il Toro di Falaride, di
sotto. Magari torno qui tra un paio d'ore? -
Le sollevò il mento con due dita, per cercare di capire se
poteva lasciarla da sola. Aveva uno sguardo limpido e tranquillo,
quindi la salutò e poi sparì.
Finalmente da sola, Nellie si abbandonò sul letto, lasciando
libero sfogo al suo dolore. Non si era mai sentita in quel modo,
così abbandonata. Da quando era stata creata, aveva avuto la
voce di Dio dentro di sé, chiara e costante. Una continua
presenza che la riempiva di gioia, mentre adesso si sentiva sola. Come si fa ad andare avanti
quando sembra che tutto sia perduto?
Se avesse potuto si sarebbe uccisa, preferendo persino la
condanna certa dell'Inferno alla sua situazione. Ma non poteva farlo,
era, nonostante tutto, ancora immortale. Condannata a vivere per sempre
sulla terra, come null'altro che un essere umano. Condannata, anche se
non aveva disubbidito. Aveva cercato di salvare un'amica e la sua
ricompensa era stata la recisione delle sue ali, della sua
identità. Era caduta nell'oscurità della
disperazione. Era la fanciulla nel buio e il buio stesso.
Lei stessa era diventata la sua prigione.
Ma l'ex Angelo non era solo disperata, era anche furiosa
contro chi l'aveva ridotta in quello stato. Sapeva che Rachele stava
venendo punita duramente, ma nonostante la cosa le desse una strana e
profonda soddisfazione, nel suo cuore si era allargata la macchia scura
del desiderio di vendetta. Era come una macchia d'olio che si
espandeva e contaminava tutto quello che incontrava. Chiuse gli occhi e
recitò una preghiera per cercare di alleggerirsi l'anima, ma
non ricevette lo stesso sollievo che riceveva una volta. Anzi non
ricevette nessun sollievo.
La rabbia aumentò ancora. Scese dal letto e
iniziò a lanciare contro le pareti tutto quello che trovava.
Scagliava un oggetto dopo l'altro, usando tutta la forza che aveva,
ignorando le ferite che ricominciavano a sanguinare. Si
fermò solo quando una bottiglietta di profumo s'infranse
contro il muro, rilasciando la fragranza nella stanza. Aveva il respiro
pesante e i capelli appiccicati alla fronte per il sudore. Era stanca,
ma si sentiva stranamente più calma, come se lo sfogo fisico
le avesse fatto bene anche allo spirito. Era una sensazione nuova, la
stanchezza fisica, però piacevole. Riposante, in un certo
senso, come se l'avesse aiutata a svuotare la mente.
Gettò uno sguardo circolare al disastro che aveva creato e
l'occhio le cadde su una vecchia foto di Melania e Andrea,
probabilmente una delle prime del secolo. Si chinò e prese
l'immagine tra le dita, stando attenta a non tagliarsi.
Melania non si era arresa. Aveva atteso, sperato. Aveva avuto fede nel
suo amore.
Nellie non era molto certa di avere mai avuto davvero fede, aveva saputo più
che creduto,
ed era ben diverso. Forse poteva iniziare ad avere fede, a credere
davvero in qualcosa. Non era molto, forse era quasi nulla.
Ma quando si è nel baratro, quello che ti mangia l'anima e
chi ti lascia senza respiro, persino la speranza di riuscire a
credere in qualcosa può salvarti. E Nellie si
aggrappò a quello. Chiuse gli occhi e cercò di
salvarsi.
Fine
Mi spiace per chi si aspettava una sorta di "salvezza". Purtroppo non
c'è.
Però se vi interessa, nella mia testa sta prendendo vita
Telma.
Baci,
Aria.
|