Bakura odiava dormire.
Si sentiva debole e indifeso in quello stato – dove il corpo
può essere facile preda di chi si trova attorno ad esso e la mente può
perdersi alla deriva nell’etere senza fare più ritorno, vivendo incubi
spaventosi o raggiungendo ataviche illusioni.
Odiava sentirsi alla mercé del mondo, e per questo motivo Malik
faticò veramente tanto prima di riuscire a strappargli il permesso di
poter dormire con lui dopo una notte di fuoco e fiamme.
Forse era il suo sesto senso animale a suggerirglielo, ma era
certo che Malik non avrebbe mai tentato di ucciderlo, derubarlo o
fargli del male.
Lui che per anni aveva vissuto come un ladro e un assassino
conosceva fino alla nausea di cosa può essere capace un essere umano
posseduto da un demone.
Non ci si può fidare di nessuno – chiunque può tradire l’altro,
magari per una persona più importante, per soldi, per sopravvivere.
Non si possono creare legami – i legami si sciolgono corrosi
dal tempo e dallo spazio.
Non si possono affidare i sogni a un'altra persona affinché li
compia al proprio posto – potrebbe scordarli dentro un cassetto.
Non si devono mai palesare i propri sentimenti – mettersi a
nudo non è consentito in un mondo dove il corpo senza veli è trattato
come merce di scambio.
Non bisogna mai, in nessun caso, dare le spalle all’altro –
perché le pugnalate alla schiena arrivano dritte fino al cuore.
E, soprattutto, non bisogna mai dormire con qualcuno intorno –
rischiando così di mostrargli la nostra parte più debole.
Troppe regole per rimanere vivo, ma seguendole era riuscito a
scampare alla morte per millenni.
Ma dopo tremila anni, forse Bakura era arrivato al limite e,
stanco, tutto quello che voleva era dormire un po’.
Il continuo essere vigile l’aveva sfibrato nel corpo e
nell’anima, e non ce la faceva più.
Aveva bisogno di staccarsi dal mondo, di poter dire per un
attimo “basta”.
Di dimenticare per un istante che lui era il centesimo, e
ricordarsi invece di quando mangiava a sazietà e si addormentava con la
testa sul grembo della madre; di quando faceva la pennichella con gli
amichetti all’ombra delle case, sporchi di sabbia e di sterco di
cammello; di quando il padre aveva rapinato una carovana carica di sete
preziose e gioielli, e si era potuto vestire come un nobile, come il Re
dei ladri che sarebbe diventato, ridendo con gli altri del villaggio
fino a stare male.
Artigliò le lenzuola con una mano, Bakura, sentendo il cuore
pesante a quei ricordi che non sarebbe riuscito mai e poi mai a
cancellare – la sua eterna punizione per aver creato dei legami.
Si girò appena verso Malik e lo vide disteso accanto a sé;
dormiva beato, con le labbra distese in un placido sorriso che non gli
aveva mai visto prima.
Decise allora di fissarlo, di guardare quelle debolezze che
nella veglia quel ragazzo nascondeva, ma non riuscì a concentrarsi
abbastanza, perché Malik si mosse un minimo, il tanto che bastava per
avvicinarsi un poco di più all’altro, quasi come se lo cercasse anche
nel sonno, e ciò turbò Bakura. Poi un mormorio dalle labbra
dell’egiziano accese la sua attenzione, e Bakura avvicinò un orecchio
per sentire, ma ormai non c’era più nulla da udire se non il lieve
respiro del ragazzo.
Vedendo quanto fossero vicini i loro volti, non ci pensò due
volte e posò delicatamente le labbra su quelle dell’altro, come
un’irresistibile attrazione magnetica.
«Buonanotte», sussurrò, passando un arto sotto la vita di Malik
per poterlo abbracciare meglio.
In verità, Bakura non avrebbe mai ceduto così facilmente al
sonno: voleva farlo perché ora al suo fianco c’era qualcuno di
importante. Voleva permettersi finalmente il lusso di chiudere gli
occhi con qualcuno accanto che vegliasse sul suo sonno, anche se questo
voleva dire infrangere di colpo tutte le regole.
Nonostante questo, però, ormai aveva deciso e lo avrebbe fatto:
avrebbe dato all’altro una possibilità, si sarebbe fidato.
Così chiuse gli occhi e strinse un po’ più forte Malik a sé,
cedendo finalmente a quel sonno ristoratore che soltanto Malik gli
aveva permesso di rivivere.
“Solo per oggi”, erano i patti, ma se Bakura si fosse
risvegliato intero, forse avrebbero potuto ripetere l’esperienza.