Una maschera
Al di
là della porta di legno sentiva ogni tanto qualche
singhiozzo spezzato, poi, quando la porta si apriva Matsumoto sorrideva.
Perchè?
Lo
provocava e lo prendeva in giro, allegra come sempre.
Perchè?
Se
ne andava a zonzo per il Seiretei blaterando cose senza senso come al
suo solito, facendo spese inutili e bevendo sake assieme ai colleghi.
Perchè
indossi una maschera Matsumoto?
Alla
sera però la porta della stanza si richiudeva a Toshirou
sentiva sempre qualche singhiozzo trattenuto a stento.
...
ma alla fine la butti giù.
Hitsugaya
Toshirou non era mai stato bravo con le emozioni. Non le esprimeva e
cercava di non riceverne. Matsumoto però per lui era un
libro aperto.
Matsumoto
rideva per nascondere le lacrime.
Matsumoto
parlava sempre per non sentire la voce dei suoi dolori.
Matsumoto
era una donna altruista e non voleva mai nulla in cambio
perchè le era stato portato via tutto e sapeva cosa
significava perdere.
Matsumoto
ascoltava e dava speranze e consigli pur non essendo capace di darne a
se stessa.
Matsumoto
era una donna disillusa.
Hitsugaya
avrebbe voluto vederla diversa. Felice.
Il
suo vice aveva passato la vita a seguire le orme di Gin Ichimaru in
silenzio, un passo dietro a lui.
In
fondo erano in molti coloro che lo seguivano in silenzio e si
struggevano per lui.
Ora
si sentiva svuotata di ogni cosa che non fosse il dolore e il rimpianto.
-Taicho...-
Matsumoto lo guardava con gli occhi lucidi. Sobbalzò non
appena il suo capitano aprì la porta. Si asciugò
velocemente le lacrime e sorrise gonfiando le guance- e se fossi stata
nuda?!
Hitsugaya
arrossi e Matsumoto rise forte, poi quell' attimo si spense.
-Matsumoto...-
Toshirou non era mai stato bravo con le parole, arrossì
ancora e guardò altrove- se vuoi puoi parlarne con me.
-Lo
sa, taicho... vorrei tanto morire.
Hitsugaya
spalancò impercettibilmente gli occhi, aggrottò
le sopracciglia e fece per parlare ma la donna davanti a lui
continuò, fermandolo.
-Però
non posso. E sa perchè? Perchè ho tante cose da
fare. Sono una shinigami e come tale il mio onore mi impedisce di non
essere fedele al mio compito e poi ci sono tante persone a cui voglio
bene e che mi vogliono bene- si girò verso di lui allungando
le labbra in un sorriso furbo- e poi lei, taicho, come farebbe senza di
me?
Hitsugaya
aveva semplicemente ascoltato, poi, quando Matsumoto gli si era buttata
addosso aveva gridato il suo nome -MATSUMOTO!- e lei lo aveva stretto
forte, ancora di più.
-Ohi
Matsumoto... ti prometto che lo faremo passare, tutto questo.
Hitsugaya
sapeva che Matsumoto non sarebbe tornata a ridere col cuore da un
giorno all' altro, sapeva che dalla sua stanza sarebbe ancora arrivato
il suono sommesso delle sue lacrime, ma lui non avrebbe più
semplicemente ascoltato. Aprire quella porta ogni giorno e fare un
passo verso di lei, condividere il suo dolore all' interno dello stesso
spazio, era il suo impegno e una grande prova per lui.
Ogni
tanto poteva permettere al ghiaccio di sciogliersi.
La
tomba di Gin Ichimaru sorgeva in una grotta nascosta agli occhi del
mondo. Hitsugaya c' era stato solo una volta. Ora vi ritornava
perchè in un certo senso sentiva di non aver chiuso la
questione con l' ex capitano. Si era aspettato un luogo umido e
abbandonato all' incuria del tempo, invece all' interno della grotta
sorgeva un piccolo lago che la rendeva meno angusta. Sulla sponda
opposta del lago, come se lo contemplasse, stava il cumulo di pietre
che era la tomba di Gin Ichimaru.
Hitsugaya
non aggirò lo specchio d' acqua ma rimase immobile dove si
trovava, faccia a faccia con quel cumulo di pietre ricoperto di fiori
freschi.
Era
assurdo quanto un uomo come quello potesse essere amato, come potesse
aver ottenuto l' amore assoluto non da una, ma da ben due persone.
-Avrei
preferito ammazzarti con le mie mani- proferì lentemante- lo
avrei fatto se ne avessi avuto la possibilità- Hitsugaya
strinse i pungni e quasi ringhiò- ma poi me ne sarei pentito
per il resto dei miei giorni perchè probabilmente il dolore
di Matsumoto si sarebbe moltiplicato e mi avrebbe odiato per sempre. Io
non voglio il suo odio.- allentò i muscoli tesi e
sospirò- avrei voluto che te ne andassi prima, molto, molto
prima. O che l' avessi amata come merita. Perchè io non so
se riuscirò a riempire tutto questo vuoto. Sono
più in basso di te, Ichimaru.
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