Memorie di belle immagini.

di Targaryen_L
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Non sarebbe finita.

 

Il sole non era mai stato così brillante. L’odore di salsedine mi riempiva, la brezza marina mi scuoteva energicamente, ricordandomi davvero di essere tornata a casa. Dal treno osservavo in lontananza la tavola blu cobalto, che mi si apriva davanti in tutta la sua imponenza. Avevo come la sensazione che volesse abbracciarmi, che mi invitasse a lasciarmi cullare tra sue onde, come da bambina. Ero felice, avrei rivisto la mia famiglia, i miei amici, avrei rivisto lui.

 

 

Mi lasciavo alle spalle anni di vita vissuta nel grigio cittadino, sola, senza i miei affetti, circondata da sorrisi ipocriti e falsi di persone da cui cercavo disperatamente di tenermi alla larga. E finalmente il treno si fermava, sferragliava sulle rotaie in corrispondenza della mia fermata. Non riuscivo a trattenere l’emozione. Che meraviglia! Era un mondo diverso, parallelo a quello della vita frenetica da cui provenivo. Ero a casa. L’aria calda mi avvolgeva, un’adorabile emozione che mi mancava. All’ombra di un platano, Samuel era lì che mi aspettava. Non era cambiato di una virgola, bello come sempre, con quei capelli neri ramati –forse ora un po’ lunghi- che facevano invidia a tutti i suoi amici. Appena mi aveva visto, un sorriso smagliante gli si stampa sul viso d’ebano. Era ancor più bello di come lo ricordassi. Correva verso di me, lasciando cadere qualcosa che aveva in mano, mi afferra e mi tira a se con vigore, baciandomi come mai aveva fatto. Sentivo i brividi, quelli che solo lui sapeva regalarmi. Sapevo che il nostro legame non si sarebbe limitato a un’avventura di mezza estate. La prova era stata quel bacio: in meno di un minuto, i nostri momenti trascorsi insieme mi offuscavano la mente, i ricordi si ammassavano uno sull’altro. Carica in spalla il mio bagaglio, mi prende la mano e iniziavamo a camminare, dirigendoci in quel luogo che entrambi conoscevamo molto bene. Non c’era bisogno di dire al cervello cosa dovesse fare, che le nostre gambe si muovevano da sole.

 

 

La spiaggia era quasi deserta, la sabbia più bianca di quanto ricordassi, e il fragore delle onde che scrosciavano contro la scogliera mi chiamava alla mente ulteriori ricordi della mia adolescenza. Samuel mi fissava, diceva che gli piaceva guardarmi mentre ero sovrappensiero, mi sfiorava i capelli –oramai spettinati dal viaggio- come se fossero di seta. Eravamo rimasti seduti sulla battigia sino al tramonto, voleva sapere tutti i dettagli della mia vita lontana da lui e da casa, e con l’amaro in bocca gli avevo parlato della tristezza infinita che mi arrecava quel luogo, in cui avevo trascorso cinque faticosi anni. Ad un tratto mi chiude la bocca con un bacio dei suoi, da farmi girare la testa. Il semicerchio rosso fuoco del sole illuminava il mare placido, rendendoci ombre strette dalla morsa di un’improvvisa passione. I capelli tra la sabbia, l’intreccio di anime, i sospiri lenti e languidi , il calore dei nostri corpi.

 

 

La notte ci aveva fatto compagnia, ci abbracciava nel suo dolce tepore estivo, promettendoci che non l'avremmo mai più dimenticata. Sapevo che non sarebbe finita. 





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