You
belong with me
“Dai!
E’
praticamente
impossibile che non l’abbia ancora capito! E’
chiaro come il sole! Deve essere
il peggior caso di ottusità.. esiste questa parola?..
Bè dicevo, il peggio del
peggio del peggio su tutta la faccia della Terra! Un vero caso
patologico..”
“Ok, ok credo di aver afferrato il concetto!”
interrompo Daisy con un sorriso. Conoscendola
sarebbe andata avanti per secoli pur di farmi ritrovare il buonumore.
Non che
quello che esce dal suo forno-comunemente-chiamato-bocca non sia vero,
lei
crede veramente in quello che dice.
Ultimamente mi aiuta sempre con i problemi che ho con un
certo vicino speciale
ed è appunto di lui che stavamo discutendo. Intendiamoci,
non sto parlando del
solito vecchietto che ti intorta con la storia della sua vita ogni
volta che
hai il coraggio di oltrepassare la soglia di casa sua. Eh no, ma
magari! A me
invece ne è capitato uno delle serie “ehi, ho il
sorriso più dolce del mondo,
di quelli che ti fanno sciogliere, e in più, che
coincidenza!, ho la tua stessa
età!”.
E voi penserete: “Che ragazza fortunata”, vero?
Si, peccato che la ragazza in questione sia la più
imbranata, silenziosa,
imbarazzante, timida, pasticciona e insignificante che sia mai esistita
nella
storia dei tempi. Insomma io.
Tra tutti i ragazzi che ho conosciuto e che conosco (ok, va bene, non
sono poi
così esperta in materia) bè ci scommetto le
chiappe che questo è il peggiore e
il migliore che potesse mai capitarmi.
Per citare Daisy “un bel fustaccio”. Da dove le
tira fuori lei poi..
“Il punto è, Jane, che ti devi buttare!”
continua la mia migliore amica, come
se non me lo stesse ripetendo per la ventordicesima volta,
“Quando ti
ricapiterà un’occasione del genere? Te lo dico io:
mai! Conoscendo il tuo
carattere poi..”
“Grazie mille” rispondo ironica.
Quanto vorrei assomigliare anche solo un pochino a lei.
Ha tutte le ragioni del mondo per rimproverarmi, in fondo se ho
conosciuto
questo ragazzo è solo grazie al caso.
-Flashback-
3..2..1..
Tutu. Tutu.
Tutu.
La sveglia
sul mio comodino segna le due di notte in punto.
E sono
ufficialmente 6 ore che mi sto ammazzando su un compito di fisica. A
cosa mai servirà poi?
Se avessi un
minimo di coraggio butterei dentro e me ne andrei nel mio lettino
caldo che s’è messo a guardarmi invitante.
Sospiro e
torno sui libri.
Ripeto
formule a caso, finché non sento un gran trambusto fuori
dalla
porta-finestra che ho a lato della scrivania.
Aspetto,
magari il pazzo che fa sto casino fra un po’ la smette.
A quanto
pare è sperare troppo avere un po’ di
tranquillità in questo
quartiere.
Mi alzo dal
letto, borbottando qualcosa di incomprensibile, apro la
porta-finestra con uno strattone e mi slancio fuori sul balcone come
una furia.
Con mio
grande sgomento scopro che è il mio nuovo vicino che sta
strimpellando la
chitarra e cantando a squarciagola sul balcone di fronte al mio. Alle due di notte.
Ma
bene! Questa mia mancava proprio.
“Ehi
ma che ti è saltato in mente?” provo a chiedere.
Niente.
“Scusa,
hai idea di che ore sono?” urlo per farmi sentire.
Continua
imperterrito. Se non fossi uno zombie vivente con carenza di zuccheri
probabilmente mi accorgerei che ha una voce stupenda. Ma quello
è successo
dopo.
Studiare
fisica mi deve fare veramente male, perché rientro in
camera,
afferro il libro abbandonato sul mio letto e glielo lancio addosso.
Il che
è abbastanza strano di suo, poi per me è un vero
evento.
Morale della
storia: lui si prende una bella librata in faccia e cade
all’indietro con tanto di chitarra.
Silenzio.
“Mmh,
non pensavo di avere tutta questa mira!” piego la testa di
lato
soddisfatta del risultato ottenuto.
Mi pare di
vedere una testa di riccioli castani muoversi dietro la chitarra.
“Ma sei fuori?”
“Acciminchia,
è ancora vivo.”
Dopo vari
tentativi riesce a rimettersi in piedi.
Alto, bel
fisico, riccioli castani, occhi chiari, suppongo verdi, credo che
abbia un bel sorriso anche se in quel momento penso non sia molto
propenso a
mostrarmelo.
Insomma un
bel popò di ragazzo.
Buon per
lui. Per farmi pentire ci vuole ben altro che un paio di occhioni
luccicanti.
“Perché
diavolo mi hai lanciato un libro addosso?! E di fisica per
giunta!” mi
urla contro.
“Si
da il caso che sono le due e undici di notte, si da il caso che io
stessi
studiando proprio fisica e si da sempre il caso che tu abbia scelto il
momento
peggiore per metterti a cantare come un gallo.” rispondo
calma.
“E
il libro era proprio necessario?”
“Oooh,
mi dispiace immensamente per
averti rovinato la pettinatura, ora scusami devo tornare a studiare.
Ah, se
accetti un consiglio, Amplifon è gratis a maggio.”
“Ma
siamo a settembre!”
“Ridammi
il libro.”
Tendo la
mano verso il suo balcone.
“Vieni
a prendertelo” entra in camera sua ed esce dalla mia visuale.
Perché
tutte gli imbecilli a me?
“Senti
bello..” inizio.
“Harry.”
“Eh?”
“Mi
chiamo Harry” risponde da dentro.
“Senti
Harry se non vuoi che
scavalchi e venga a prenderlo davvero quel benedetto libro (e meglio
per te se
non lo faccio) muovi il tuo..”
“D’accordo,
d’accordo!” mi interrompe, uscendo con le mani in
alto e
fortunatamente con il mio libro.
“Bene.”
mi rilasso e allungo di nuovo la mano.
Si sporge
anche lui. Per un momento i nostri sguardi si incrociano e noto che
sta sorridendo.
Mah, vedremo
se avrà ancora da ridere quando domani avrà un
bel bernoccolo.
“Ok,
adesso vedi di non fracassare le palle ancora, eh?”
“Signorsì,
capitano!” si porta la mano alla fronte, facendomi
l’occhiolino.
Alzo gli
occhi al cielo, rientro in camera e chiudo la finestra.
Harry
è ancora lì che mi fissa con un sorriso furbetto
che mi fa saltare i
nervi in meno di mezzo secondo.
Tiro le
tende di scatto. Tié.
Mi butto sul
letto, rimbalzando come una cretina.
Apro il
libro e per un attimo trattengo il respiro. Infilato dentro
c’è un
foglietto stropicciato piegato in quattro.
Mi do
dell’idiota mentalmente e lo apro, con finta indifferenza.
Dentro, in
una scrittura pessima, riesco a leggere: «Scusa se ti ho
disturbato!
Vado abbastanza bene in fisica, se mai avessi bisogno di qualcosa sai
dove
trovarmi. Harry :) »
Ho pensato
qualcosa del tipo “Se, contaci!” ma credo sia stato
in quel momento
che ho iniziato a innamorarmi di lui.
-Fine Flashback-
Sento il
suono famigliare di un pugno che batte sul vetro.
È
il nostro segnale.
Sposto il
computer che tengo sulle gambe, afferro il mio blocco da disegno
dal comodino e mi metto seduta sul
letto.
Come
immaginavo, Harry è in camera sua che mi guarda attraverso
il vetro,
sorridente. Da parte a lui, ha la stessa chitarra di quando
l’ho visto per la
prima volta.
Ne
è passato di tempo da quel giorno (o meglio quella notte).
Una volta me
l’ha fatta anche provare, inutile dire che è stato
un disastro su
tutti i fronti. A quanto pare le mie mani sono fatte solo per scrivere
e
disegnare.
Devo avere
un sorrisone da ebete stampato in faccia perché Harry sembra
indeciso se scoppiare a ridere o preoccuparsi.
Cerco di
riprendere un contegno e inizio a scribacchiare sul foglio nella mia
scrittura incomprensibile.
Poi alzo il
blocco in modo che Harry possa leggere.
«Ehi!
Tutto bene?»
Domanda
retorica dato che ho capito da subito che qualcosa non va. Il suo
sorriso è meno luminoso rispetto alle nostre altre
chiacchierate mute, iniziate
dopo il primo foglietto che mi ha lasciato nel libro di fisica (materia
che
grazie a lui ho iniziato a studiare seriemente).
E infatti la
sua risposta è: «Mica tanto, ho litigato con
Abby»
Ah
già. Lei. Elemento
fondamentale
nel nostro “rapporto” è la sua ragazza,
Abigail.
Il giorno in
cui mi ha annunciato che si erano messi insieme direi che è
da
classificare tra i peggiori della mia vita. Sono riuscita a non cadere
a pezzi
davanti a lui per miracolo, lasciando l’arduo compito di
ricompormi a Daisy.
Per farla
breve lei è tutto il contrario di me con quelle sue gambe
perfette,
la vita stretta, la chioma dorata, gli occhi azzurri sconvolgenti e un
caratterino che a me la rende insopportabile, ma che per gli altri
è
accattivante.
È
la classica ragazza che non passa inosservata nel corridoio della
scuola,
proprio quella a cui speravo Harry fosse immune. Ma in fondo ha gli
occhi anche
lui e ci vede fin troppo bene.
E poi
ovviamente è gelosa marcia della nostra amicizia.
È riuscita a ridurre le
nostre uscite insieme quasi a zero.
«Cosa
è successo stavolta?»
«Boh,
probabilmente ho detto qualcosa che l’ha fatta
arrabbiare»
Vorrei
urlargli “è perché lei non ti capisce,
non ride quando ridi tu, non ti
conosce veramente, quando non ci sei non sente un vuoto dentro come lo
sento
io” ma scrivo solo: «Vedrai che le
passerà in fretta».
Riesco a
fare anche un sorriso.
«Grazie»
risponde «tu riesci sempre a tirarmi su»
Per ora
riesco solo a trattenere le lacrime. Fino a quando posso andare avanti
così?
«Ora
vado. Notte. Dormi bene <3»
Scrivo in
fretta la mia risposta, ma quando alzo il blocco lui ha già
tirato la
tenda e le lacrime stanno già scendendo sulle mie guance.
«Mi
piaci da sempre»
Disegnavo
senza pensare, fissando la parte della strada opposta alla panchina
dove ero seduta e non il foglio. Si, sono una strana.
Così
facendo però non mi sono accorta degli occhi attenti che mi
stavano
osservando alle spalle.
“Mmh,
quello assomiglia vagamente a me..”
Sobbalzo
spaventata, nascondendo istintivamente il mio sfogo artistico
praticamente con tutto il braccio. Di solito mi accorgo sempre quando
Harry
arriva, anche se mi prende alle spalle.
“Ehii”
cerco di assumere un’aria naturale “chi assomiglia
a te?”
“Proprio
il tipo che stavi disegnando!” sorride innocentemente.
Mi giro
sgomenta verso il mio schizzo e con orrore scopro che senza pensare
avevo disegnato il profilo di Harry, i suoi occhi dannatamente verdi e
il suo
sorriso unico.
“L’ho
fatto senza pensare” sussurro diventando rossa come un
peperone.
Ecco su di
me c’è da sapere che quando vado nel panico
divento schifosamente
onesta.
Lui
ridacchia e non sembra per niente dispiaciuto, anzi rincara la dose:
“Il
mio naso non è così enorme!”
“Non
l’ho fatto enorme!”
“Si
invece! Sembra che in faccia abbia una zucchina!”
“Ehi
era offensivo?” lo fisso facendo finta di arrabbiarmi.
“Ovviamente”
scherza lui.
Poi mi
sposta una ciocca di capelli ribelli dagli occhi e pianta il suo
sguardo
nel mio.
Sarei
rimasta così una vita intera se non stessi andando a fuoco
dalla testa ai
piedi, il punto in cui mi ha sfiorato la pelle bollente.
Distolgo lo
sguardo mentre lui si schiarisce la voce.
Manco a
chiamarla, parcheggia una macchina proprio di fronte alla nostra
panchina.
“Eeeehi
ragazzi” una sola voce poteva avere quel tono petulante ed
estremamente
falso.
“Abby!”
Harry scatta in piedi e la va a salutare.
“Tesoro!”
fa lei.
Mio Dio!
Sono improvvisamente capitata in compagnia di una vecchia coppia di
sposini?!
“Sei
ancora arrabbiata?”
“Come
potrei?”
Io potrei!
Vomitare però.
“Vieni
a fare un giretto sul nuovo gioiellino che mi ha regalato
papà?”
continua lei.
“Mmm
ok! Certo.”
Improvvisamente
Harry sembra ricordarsi delle mia presenza e sembra
imbarazzato.
“Ti
dispiace se vado?”
“Ma
secondo te! Vai tranquillo a fare un giretto”
sorrido innocente.
Abigail mi
guarda come se fossi il più patetico scarto della Terra.
Harry torna
alla panchina e mi schiocca una bacio sulla guancia.
“Sei
la migliore Jane”.
Beccati
questa! Lancio uno sguardo di trionfo alla bionda in macchina che
sembra sul punto di fumare dalla rabbia.
La
soddisfazione però scompare in fretta come il nuovo
gioiellino di Abigail.
“Sono
la sfiga in persona” affermo convinta.
“È
l’inizio di un’altra discussione del tipo
biasimiamoci barra cadiamo nella
disperazione totale?” Daisy ha uno sguardo implorante.
Ci penso un
attimo. “Più o meno si”
Sospira
esasperata. “Dovresti venire al ballo, secondo me”
“Non
credo proprio. Vederli insieme servirebbe solo a farmi stare
peggio”
“Magari
incontri un bel tipo”
“Sicuro!
L’hai detto anche tu che ho un carattere
impossibile”
“Jaaane”
“Daaaaisy”
“Jaaaaaaaaaaaaaane”
“Mai
sei stupida?”
“Certo.
Però l’ho detto più lungo io”
afferma.
Sorrido.
“In tutti i casi al ballo non ci vado”
Alza le mani
in segno di resa “Poi non dirmi che sei pentita! Io ti avevo
avvertito!”
“Va
beene. Divertiti” Sorrido e la saluto.
Dalla
finestra vedo Harry che si prepara, tutto elegante con lo smoking.
Cavolo, certo che ti rifai gli occhi.
Incrocia il
mio sguardo e mi fa cenno di aspettare.
Ridacchio
mentre cerca un foglio nel casino della sua stanza.
Uno
penserà se è imbecille dato che potrebbe
benissimo aprire la finestra e
venirmelo a dire, ma ormai è una sorta di tradizione per noi.
Finalmente
me lo mostra: «Vieni stasera?»
Acciminchia
e adesso che scusa mi invento?
«No,
devo studiare» ormai sono già sfigata tanto vale
andare fino in fondo.
Sembra anche
dispiaciuto.
«Speravo
venissi»
Per tutti i
cavoletti di Bruxelles perché devi illudermi ogni volta che
apri
bocca, che sorridi, che mi guardi? Sono proprio senza speranze.
Mi fa un
cenno di saluto ed esce.
Ormai
è un’ora che continuo a fare avanti e indietro in
camera mia.
Precisamente da quando è uscito. Non riesco a fare a meno di
torturarmi,
pensando a quello che staranno facendo e devo dire che la fantasia non
mi manca
purtroppo.
Ore 11.17
Nessun segno
di movimento nella casa adiacente. Passo e chiudo.
Ore 12.34
In attesa di
segnali significativi. Sono pericolosamente vicina alla pazzia.
Ore 1.09
I vari
tentativi di distrarmi sono falliti miseramente quando ho scagliato il
blocco da disegno contro Stregatto (il mio gatto).
Ore 2.41
Sto per dare
ufficialmente forfait quando mi suona il cellulare. Nuovo
messaggio di Daisy.
«NON
PUOI MINIMAMENTE IMMAGINARE QUELLO CHE E’ SUCCESSO!»
Faccio per
rispondere, preparandomi ad un eventuale marea di pettegolezzi da
ballo della scuola, quando i tanto attesi segni di vita dalla casa di
fianco si
fanno finalmente sentire.
Mi dimentico
completamente del messaggio e sbircio con nonchalance dalla tenda.
Harry
è tornato ma sembra diverso, sembra strano, come uno
esaltato, stravolto,
stupito e sicuro al tempo stesso.
Dalla mia
postazione non si vede bene ma mi pare che stia scrivendo al
cellulare. Quando mi vibra il telefono sussulto e mi accorgo che stavo
trattenendo il respiro.
Allora stava
scrivendo a me. E perché mai?
In fondo
sono quasi le tre di notte, ho le luci spente e potevo benissimo
dormire.
«Ehi
ti devo parlare, affacciati.»
Quello che
mi stupisce è che io lo faccio senza alcuna esitazione, non
ci penso
nemmeno un attimo. Scosto le tende e lo vedo con una mano appoggiata
sul vetro
della sua finestra.
Incrocia il
mio sguardo, sorride e annuisce convinto come se li avessi posto
una domanda.
Poi si volta
lasciandomi impalata lì davanti.
Ok, adesso
sono ancora più perplessa di prima.
Quando torna
nella mia visuale ha un foglio in mano. Esita un attimo poi lo
apre lentamente.
E il mio
cuore prende il volo.
«Ti
amo»
Dentro di me
c’è un black-out totale per la sorpresa e appena
riprendo il
controllo di ciò che è rimasto di me richiudo la
bocca (quando l’avevo
aperta?), guardo a destra e a sinistra cercando quello che mi serve.
Faccio una
giravolta sul posto, provando a ricordare dove l’avevo messo.
Poi lo
vedo sul comodino.
Mi getto sul
letto ma a quanto pare non ho preso bene le misure perché
cado
dalla parte opposta. Mi rialzo alla velocità della luce, lo
prendo e mi piazzo
di nuovo davanti alla finestra.
Guardando
dritto negli occhi di Harry apro il foglietto che avevo scritto
qualche giorno prima. «Mi piaci da sempre»
Spero di non
aver letto male il suo foglio, spero di non essermi addormentata
durante la mia postazione notturna e che tutto questo non sia solo un
sogno.
Lui legge e
sorride incredulo. E poi rompe la tradizione: apre la
porta-finestra ed esce nella notte londinese.
Faccio lo
stesso anch’io e mi aggrappo alla ringhiera. Non si sa mai
che svenga
così su due piedi.
Per un
momento c’è solo silenzio. Il mio sguardo nel suo.
Ovviamente
non riesco a stare zitta per più di un minuto e blatero:
“Ehi non
puoi aprire la porta, è la regola”
“A
volte c’è bisogno di qualche eccezione”
mormora lui.
Altro
silenzio.
Poi lui
scoppia e dice tutto d’un fiato: “Ho sbagliato
tutto! Con Abigail. Con
te. Sai, con lei era completamente diverso, non mi sentivo
così vivo, così io.
Al ballo è come se improvvisamente avessi avuto tutto chiaro
di fronte a me e
ho capito quello che mi interessava davvero. Chi mi interessava
davvero. Non me ne sono reso conto prima di
stasera ma credo di averlo saputo fin dall’inizio. Fin da
quando ti ho vista
quella notte, ricordi? Quando mi hai tirato quel libro..di fisica
giusto?
Cavoli, mi avevi colpito in tutti i sensi.”
Quando
finisce ho quasi paura di perdere la presa sulla ringhiera e di cadere
di sotto.
Dai, Jane,
è il tuo momento.
Prendo fiato
ma l’unica cosa che mi esce è un sussurro:
“Ce ne hai messo di
tempo, cretino.”
Lui sorride
“Mi dispiace, adesso non potrei esserne più
certo”
Si allunga,
libera la ringhiera dalla mia morsa, e stringe forte la mia mano
nella sua.
Di scatto
alzo quella libera verso il petto.
Il gesto
deve aver lasciato interdetto Harry che con un tono comico esclama:
“Ma che fai?! Io sono qua che muoio per farti la
dichiarazione e tu ti palpi
una tetta?”
“Ma
cosa dici, idiota?” urlo, poi arrossisco violentemente e
mormoro “mi stavo
solo accertando che il cuore battesse ancora”
Scoppia a
ridere, tenendo ancora la mia mano.
Poi si
avvicina ancora di più fino a sfiorarmi il naso con il suo.
Attimo di
silenzio.
“Mi
sa che se non ti sporgi un po’ anche tu non ci
arrivo”
Ridacchio e
lo accontento.
Posso solo
dire che è stato il bacio più bello e
più pericoloso nella storia
dei baci. E che ne è valsa la pena di aspettare.
Buongiorgio
a tutti :D
Come vedete sono tornata a fracassare le palle! *Yeeeah*
Scappate fin che potete! Bè probabilmente se state leggendo
non ci siete
riusciti..
In tutti i casi spero che vi piaccia, fatemi sapere cosa ne pensate :)
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