Sono nato in un'epoca di
avanguardia tecnologica, ogni cosa era portata di mano, abbiamo sempre
viaggiato a grandi velocità, superato limiti invalicabili, il sapere era alla
portata di tutti od almeno così pensavo.
Sono quello che tutti definireste
uno scienziato di alto rango, ho sempre amato studiare, anche se amare non è la
parola esatta, non l'ho mai sentita fino a quando non ho incontrato l'altra
gente, quelli meno evoluti, quelli che il mio popolo definisce ora nativi.
Mi scelsero fin da bambino per il
mio alto quoziente intellettivo, fui selezionato insieme a mille altri e
riempito di nozioni: matematica, fisica, chimica, scienza, anatomia, astronomia
la mia vita è sempre stata quella.
In mezzo a formule matematiche e
fisiche, non ho mai avuto altro e non ho mai desiderato altro, volevo
apprendere, apprendere, volevo che le vette del mio sapere arrivassero fino al
cielo, non c'era limite per me.
Più apprendevo e più volevo
apprendere, abbiamo sempre voluto varcare tutti i confini del tempo e dello spazio,
non esisteva nulla di impossibile ed i nostri insegnanti ci guidavano in tal
senso.
Eravamo divisi in gruppi di una
decina di persone, credo di aver avuto tre anni quando risolsi la mia prima
equazione e dovevo averne avuti due in più quando capì che avrei potuto
viaggiare nel tempo.
La mia idea non colse impreparati i
nostri tutori, le sole figure di adulti, se così posso definirli, con cui avevo
a che fare, non avevo mai visto i miei genitori biologici e non mi è mai
interessato conoscerli, come del resto loro con me: per quello che ne sapevo la
nostra razza era sempre stata riprodotta in vitro.
La cosa mi andava bene e non mi
aveva mai particolarmente interessato, ero preso da altre cose, volevo
viaggiare nel tempo con me lo volevano altri ragazzi che
avevano sviluppato teorie simili alle mie, ma che appartenevano ad altri
gruppi.
Finimmo dunque per essere smistati
in unico gruppo per poter lavorare insieme arrivando a creare la nostra
macchina del tempo, ci impiegammo pochi mesi a farla unendo le nostre menti
così superiori a quelle degli altri.
Ci sentivano degli eletti. Dei
predestinati.
Noi e solo noi avremmo potuto
viaggiare nel tempo e scoprire come era nato l'universo.
Anzi gli universi.
Fin da piccoli avevamo sempre
saputo dell'esistenza di mille altri universi simili al nostro ma leggermente
diversi, ci era stato spiegato che ogni volta che si compiva una scelta nasceva
un altro universo simile al nostro dove avevamo fatto una scelta differente.
Avevo pensato a mille altri esseri
come me? Qualche volta e l'idea mi sembrava stravagante anche perché non
riuscivo ad immaginare di compiere scelte diverse da quelle che avevo fatto.
Era incredibile ma anche se avevo
molta immaginazione in tutti i campi, non riuscivo ad averne su me stesso forse
perché mi andavo bene così.
Uno degli eletti che poteva
viaggiare nel tempo e conoscere il principio e la fine di tutto.
La prima volta che vidi il big bang
fu come essere investiti da una scia di luce, potente e misteriosa.
E quando vidi il big cranch fu
invece come essere risucchiati dal buio.
Tuttavia, in entrambi i casi, non
ebbi mai la minima paura, ero semplicemente affascinato dalla potenza della
natura.
Solo molto più avanti avrei
scoperto delle cose che mi avrebbero toccato veramente nel profondo, in un modo
che non avrei mai immaginato.
Tutto iniziò quando i nostri
insegnanti ci portarono quell'antica pergamena.
Fu il principio e la fine di tutto
il mio mondo.
Così come lo conoscevo.