fenrirvsremus
Perchè?
La battaglia infuriava
su Hogwarts da quella che sembrava un'eternità.
L'aria era
attraversata dalle luci delle diverse maledizioni che andavano a
scontrarsi con loro bersagli o contro le mura, e dalle urla dei
contendenti.
Remus era madido di
sudore, e sentiva le mani, strette furiosamente sulla bacchetta, ormai
doloranti; sicuramente il giorno dopo avrebbe dovuto fare i conti con i
calli.
L'unica consolazione
era sapere che il piccolo Ted era al sicuro a casa, tra le braccia di
Tonks.
Improvvisamente vide
colui che avrebbe voluto affrontare sin dall'inizio.
Si abbassò
per schivare la maledizione di Antonin Dolohov e lo
Schiantò; per sicurezza, mentre era ancora a terra, lo
disarmò, e cominciò a correre verso l'esterno del
castello.
Fenrir Greyback era in
piedi precisamente in mezzo alla mischia, e rideva sguaiatamente, fino
quasi ad ululare.
Il licantropo
più giovane rabbrividì, ma non si
fermò, anzi continuò a correre verso il centro
dello scontro.
Fenrir lo vide
arrivare, e ruppe la propria risata, mantenendo però un
ghigno inquietante.
-Sapevo che mi avresti
trovato-abbaiò, e gli puntò contro la
bacchetta.-Prova a vendicarti, se ci riesci-.
Remus Lupin non era
mai stato un uomo da vendetta; non che non desiderasse abbattere al
suolo quel mostruoso essere che gli aveva rovinato la vita, ma Remus
Lupin era sempre stato un uomo di conoscenza.
-No-rispose,
deciso-Dimmi solo perchè. Dammi solo una buona motivazione
per... tutto questo-.
Fenrir irruppe
nuovamente in una risata, questa volta ironica, ma comunque
terrificante.
-Oh, povero, piccolo,
innocente Lupin. Lui ha avuto tutto dalla vita: amicizia, amore,
istruzione, ideali. Sai cosa ho avuto io? Niente. Un lupo mannaro mi
morse quando ero un bambino, e ai miei tempi Silente non era preside di
Hogwarts. Nessuno si preoccupò di cercare un modo per farmi
frequentare la scuola, ero solo un mostro. Fu mio padre ad insegnarmi
tutto, perchè mia madre ci abbandonò non potendo
sopportare le mie crisi durante la luna piena. Non avevo nessun amico,
perchè tutti frequentavano Hogwarts, e io ero solo lo
strano, pallido ragazzino che non poteva frequentare. Nessuno ha mai
potuto amarmi. Credi di avere avuto una vita difficile? Pensa alla mia-.
La consapevolezza di
essere fortunato colpì Lupin come uno Schiantesimo;
barcollò sul posto, ma mantenne salda la presa sulla
bacchetta.
-Ma perchè?-chiese di nuovo, quasi con
disperazione.
Un getto rosso
uscì dalla bacchetta di Greyback, ma Remus fu abbastanza
rapido da schivarlo e ricambiare il colpo, centrandolo.
Fenrir volò
a qualche metro di distanza, fuori dalla mischia, e l'ex professore lo
seguì.
Prima ancora che
potesse rialzarsi, gli saltò addosso e gli
strappò dalle mani la bacchetta, puntandogli la propria alla
gola.
-Perchè?- disse solo, digrignando i
denti.
Greyback sorrise
mesto, quasi arrendevole:-Perchè tutti dovevano soffrire
come me. Perchè gli altri genitori avrebbero dovuto capire
che cosa avevo sofferto. Perchè questa-e indicò
il castello, splendido anche se illuminato dalle inquietanti luci degli
incantesimi-non è mai stata casa mia-.
"Questa invece
è stata casa mia" pensò ora Lupin, la bacchetta a
pochi centimetri dal pomo di Adamo del licantropo. "Qualcuno mi ha
accolto per quello che ero, ha capito che non ero pericoloso, e ha
rischiato di affrontare dei guai per me. James, Sirius,
perfino Peter, loro hanno saputo accettarmi e hanno reso questo posto
una casa. E ora ho una moglie e un bambino, che mi aspettano in quella
che è diventata la mia altra casa. Sì, sono
proprio fortunato".
E mentre pensava
questo, sorrise leggermente.
Questo
bastò a Greyback per capire che si era distratto; con un
colpo deciso di reni si risollevò, e lo prese per il collo
spezzando il suo urlo improvviso.
Girato verso il
castello, non potè vedere che Antonin Dolohov aveva
recuperato alla bacchetta e si stava avvicinando ai due.
Girato verso il
castello, vide solo quello che era stato per lui.
Gli sembrò
di essere ancora uno studente, di essere di rientro dalle serre, forse
un po' in ritardo.
"Chissà se
James, Sirius e Peter mi hanno aspettato per la cena" pensò,
intontito dalla mancanza di ossigeno.
Dietro di lui, Antonin
Dolohov recitò la formula dell'Anatema che Uccide.
L'ultimo Malandrino
morì così, con la parola "casa" sulle labbra.
Note dell'autrice:
Tecnicamente, questa oneshot non doveva essere così. Doveva
essere essenzialmente sul personaggio di Fenrir Greyback, anche se non
so perchè, visto che non mi è mai piaciuto. Poi
Remus, che in fondo in fondo è una primadonna come qualsiasi
Malandrino, ha voluto tutte le attenzioni. Eh, vabbè. Spero
vi sia piaciuta comunque, alla prossima! :)
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