The Forgotten
È
la prima storia che pubblico in questa sezione. Non
è un
granché, solo un piccolo spaccato dei giorni di Billie.
Uno sguardo soggettivo nel suo cuore, nelle sue emozioni.
Stavo ascoltando The Forgotten ed ho
iniziato a scrivere. Non c’è altro da aggiungere.
Spero vi piaccia.
Kiss Kiss Chiara
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The Forgotten
La pioggia aveva appena iniziato a picchiare sul vetro,
quando Billie si voltò di poco alla sua sinistra.
Nubi grigie all’orizzonte, vento di tempesta.
Era steso su quel letto dalle bianche lenzuola. In una bella stanza
colma di ogni confort. Tivù satellitare, computer,
riscaldamento, bagno privato.
Privilegi da star.
Quelli che si era guadagnato sputando sangue sul palco, a farsi le ossa
su merdosi pullman, a dormire dove capitava, fra pidocchi e vomito di
gente strafatta.
Privilegi che aveva bramato un tempo, quando
l’idea di sentire il suo nome urlato al cielo da migliaia di
fans,
sapeva fargli vibrare la colonna vertebrale. Quando ascoltare le
canzoni scritte nel suo garage cantate da ragazzi e da uomini, da
fanciulli, da madri, da visi in lacrime, era qualcosa che dava un senso
a tutto.
Privilegi da star, che l'avevano alla fine inghiottito.
Erano
privilegi di qualcuno, che aveva dimenticato chi fosse in
realtà. Perché Billie Joe, non era più
una star.
Non era qualcuno da ammirare e venerare. Era solo un uomo
stanco,
un uomo che aveva fatto a pugni con se stesso tante di quelle volte, da
avere il cuore tumefatto da ogni tipo di ferita.
Le paure e le paranoie, le sofferenze. Le perdite di chi aveva amato.
Billie Joe non era per niente una stella che brillava dorata nel cielo,
si sentiva più simile a quelle nuvole grigie, gonfie
d’acqua. Lui, era gonfio di lacrime, ma non era riuscito a
versarne alcuna. Aveva saturato la sua anima ed aveva liquefatto quelle
lacrime nell’alcol, nei suoi tormenti interiori, in quei
mostri
che non era mai riuscito ad affrontare. A vincere.
Billie Joe era un
uomo che aveva perso ogni battaglia.
Non c’erano premi a
dimostrarne il contrario, non c’erano soldi per colmare la
miseria in cui stava annegato da quando aveva memoria. Non
c’era
amore a ricucire i tagli nel suo cuore. Non c’era fede che
potesse alleviare la sua solitudine.
Billie Joe non era una star. Era uomo che aveva dimenticato il suo
sorriso. Era un'anima fragile, di cristallo, che si era infranta tante
di quelle volte da non essere più capace di ricomporne i
pezzi.
Alcuni, li aveva persi per sempre.
Si alzò dal letto e si diresse verso il vetro, verso lo
scrosciare della pioggia, verso quel cielo plumbeo che tanto gli
assomigliava.
«Signor Armstrong, è ora della terapia.»
Annuì senza voltarsi alle sua spalle, senza incontrare il
viso
gentile di quell’infermiera
«Arrivo» sospirò. Poi la porta si chiuse
e Billie Joe rimase solo.
La pioggia picchiava sempre più forte eppure non riusciva a
sentirla dentro. Non riusciva a sentirla scendere sul viso. Avrebbe
voluto esplodere per sentirsi vivo ancora una volta. Avrebbe voluto
esplodere di rabbia, di dolore, d’amore, di passione. Avrebbe
voluto semplicemente esplodere, ma non poteva. Solo le stelle possono
esplodere, e Billie Joe, non era una stella.
Non più. Forse, non lo era mai stato.
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