dentro di te 14
Fantasmi
La luce tenue del tramonto a giocare con le ombre di quella stanza
“Hai voglia di mangiare qualcosa?” ma lei non rispose,
continuava a fissare il vuoto, o almeno, era quello che immaginava
perché i suoi occhi erano persi sul vetro della finestra.
Sospirò passandosi una mano tra i capelli “Cristina hai
bisogno di mangiare altrimenti ...” le sfiorò il viso, un
leggero tremito a colpirlo con la violenza di un uragano, ritrasse la
mano di colpo preoccupato da quell’improvvisa reazione
“Posso?” domandò il dottor Fellon chiudendosi la
porta alle spalle “Come stai oggi?” ma Owen scosse
leggermente la testa, lo sguardo sfinito e carico di malinconia.
Passava le ore dividendosi tra la terapia intensiva neonatale e sua
moglie, era stanco, massacrato da quel silenzio creato apposta per
allontanare.
Gli esami di Cristina iniziavano a tornare nella norma ma Julian
faticava a respirare “Posso parlarti un secondo?”
annuì appena allontanandosi di un passo dal letto “Come
sta?” “Sta meglio, decisamente meglio. La pressione
è accettabile e gli esami buoni ma deve mangiare, non può
continuare così” “È arrabbiata con me”
lo sguardo confuso del medico lo costrinse a continuare “La
costringo a restare qui, a non vedere Julian e ...”
“Cosa?” un leggero sorriso a colorargli il volto
“Già, sono proprio uno stronzo” gli occhi persi
oltre il vetro “Voglio solo evitare che soffra, Julian è
troppo debole e se lo vede così ... ha passato gli ultimi mesi a
parlare con lui e ...” “È una cosa normale
Owen” “No” l’altro sorrise ascoltandolo con
attenzione “Lei non ha mai voluto un figlio e poi è
successo qualcosa, non so nemmeno io cosa e ora sono padre, ho un
bambino che per otto mesi è stato tutta la sua vita e ora non
è più dentro di lei” “Non è più
dentro di lei è vero ...” mormorò affabile il
medico “ ... ma è comunque parte di lei. È il suo
bambino, l’ha portato dentro tutto questo tempo e si,
Julian non sta molto bene ma è un combattente, è forte,
vuole vivere” “Non può vederlo, lei è troppo
debole” “Sta abbastanza bene per ...” “Non
può camminare fino a ...” “Owen!”
esclamò l’altro afferrandolo per le spalle
“Non puoi tenerla lontano da vostro figlio perché
così la uccidi! Non mangia quasi niente, è debole per
questo, non per le complicazioni del parto. Se non può camminare
la porteremo con la sedia a rotelle ma devi accompagnarla da
Julian. È la sua mamma, ha bisogno di vederlo, di sapere che
è vivo e respira e che continua a lottare altrimenti
smetterà di farlo e lei crollerà” lo sentì
tremare sotto le mani, gli occhi a posarsi qualche secondo sul corpo
della ragazza, immobile, quasi un fantasma nei loro pensieri, un
fantasma che non aveva nessuna intenzione di diventare parte di quei
discorsi.
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