Note:
pseudo-tragedia in due parti. "Pseudo" perché doveva essere
un'angst!fest del peggior taglio, poi me romantica ha ceduto
alla tentazione di un lieto fine. Non sono proprio soddisfatta di come
è uscita, ma ho dato tutto quel che potevo dare e non
intendo lavorarci più ;-p Ho altre torte in forno!
Prima versione
scritta per la Sfida 1 della Staffetta in Piscina @piscinadiprompt col prompt: The
Avengers, Loki&Thor o Loki/Thor, Un'altra
possibilità (e un'altra, e un'altra ancora). Spudorato
autofill.
Avvertimenti: angst, pseudo-incesto, Loki, slash.
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Un'altra
ancora
I
La loro
inimicizia è un
torneo di mezzinverno, pericoloso e infecondo, perché dal
sangue e
dalle promesse mancate non può che nascere ghiaccio. Loki lo
trova
appropriato – no, indispensabile: nulla gli dà
più dipendenza
della speranza che tramuta in delusione sul volto di Thor, per poi
tornare con forza.
«Mi
darai un'altra
possibilità?» schernisce, «saggio figlio
di Odino?»
«Un'altra,
finché sarà
necessario» risponde Thor, pulendosi la bocca insanguinata.
«Fratello.»
E cinque anni
più tardi:
«Un'altra. Ti libererai più facilmente della tua
pelle che di me.»
E dieci anni
dopo, con un
sorriso che è smorfia: «Una vita a lamentare
disinteresse, e ora
vuoi che ti abbandoni?»
E cinquanta, a
braccia
aperte: «Un'altra ancora, sì. Mi
fermerò solo quando ti fermerai
tu–»
«–ma
non significa che
non ti punirò» aggiunge quando stanno perdendo il
conto.
«Oh»
fa Loki,
deliziato. «Una variazione? Un incentivo per redimermi?
Quanto sei
generoso, Thor. No, non fare quella faccia: sei libero di provare,
anzi... hai il mio incoraggiamento.»
L'attenzione
di Thor è
ferma e intensa, incurante di guerre, tregue, nascite, morti
– un
sole che illumina i recessi bui dell'anima, anche la più
mostruosa.
A volte Loki si chiede se quel bisogno di ingannare e scappare non
sia un retaggio animale del suo sangue, un invito caloroso alla
caccia. Possibile. Probabile.
Quel che sa
è che non
potrà mai farne a meno.
E
così continuano,
instancabili, mentre i decenni corrono verso i secoli e oltre,
rassicuranti come l'Uroboro che si mangia la coda. Loki fugge, Thor
insegue. Ogni volta che s'incrociano il sangue brucia e si sparge.
«Quante
occasioni mi
darai ancora?» chiede Loki, ignorando il vago senso di nausea
dato
dalla separazione imminente. «Non sei stanco?»
(Thor non
sarà mai
stanco.)
«Un'altra»
dice Thor,
occhi febbricitanti.
Ma il tempo
è impietoso
anche con gli dèi e un giorno, lontana la caduta dal
Bifrost,
dimenticate dalla storia le sue intemperanze su Midgard, Loki
s'accorge di esser logorato. Nel fisico, nello spirito. Per la prima
volta nella sua vita non riesce a immaginare nulla di più
bello che
trovare un luogo dove mettere le radici, e quel luogo può
essere
solo dove c'è–
(Anche il
Regno d'Oro è
cambiato.)
Ma non
può tornare così.
Loki Linguadargento deve salvare la faccia.
È
quando Thor lo guarda
dall'altro lato dell'ultimo campo di battaglia – l'ultimo, e
alla
fine Loki si arrenderà, per lui – che avverte
qualcosa di strano.
Prima che si sia posata la polvere, suo fratello stringe le labbra e
gli volta le spalle; Loki capisce cos'era la febbre che gli accendeva
gli occhi quel giorno.
'Un'altra',
aveva detto.
'L'ultima', aveva pensato.
Nessuna, alla
fine. E
Loki, sferzato dal vento della piana, si sente andare alla deriva.
No, vorrebbe gridare. Correre, gettarsi ai suoi piedi, da cane qual
è. No, no, non è così che doveva
andare, non è questo che volevo!
Thor–
Nonlasciarminonlasciarminonlasciarmi
Ma
è troppo tardi. È
troppo tardi da tanto tempo.
Ci sono limiti
che
neppure gli dèi dovrebbero oltrepassare, che neppure l'amore
di Thor
può vincere. Alla fine Loki, figlio bastardo di un mostro,
li ha trovati. E ha solo se stesso da biasimare.
Non dimenticarmi.
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