La pioggia batteva leggera sulle finestre della stanza. Se avesse
piovuto un po’ più forte, probabilmente quel motel
da quattro soldi sarebbe caduto a pezzi.
Roger non riusciva a dormire, tanto per cambiare. La sua mente contorta
non gli permetteva di dormire sonni tranquilli, troppo divertita dal
ricostruire le stesse immagini ponendole nel proscenio di quel gran
teatro che era la sua immaginazione.
Sempre le stesse scene.
Un’ossessione.
La mano che riporta dietro le orecchie una ciocca di capelli, il labbro
inferiore stritolato dagli incisivi, quegli occhi glaciali e felini ma,
ne era certo, se avessero avuto vita propria, avrebbero incendiato il
cuore di chiunque con un solo sguardo; e poi ancora i muscoli delle
braccia e del petto che si contraevano sotto quella maglietta grigia,
sottile come una seconda pelle, mentre la sua Fender vibrava decisa
sotto i suoi tocchi.
Un po’ come succedeva a lui, in fondo.
Scosse la testa come a voler scacciare quel pensiero che
fastidiosamente si insinuava tra le pieghe del suo cervello, come una
dannata zanzara che viene a farti visita quando stai per prender sonno
e invece ti tiene sveglio una notte intera, succhiandoti il sangue fino
a quando non è sazia.
- Certo che, paragonare Dave a una zanzara. Devi essere proprio
coglione! – disse Roger a se stesso, incrociando le braccia
sul petto nudo e poggiando la testa alla testiera del letto.
Poi, d’improvviso, si sentì toccare il ventre. Un
tocco caldo, gentile.
- Che c’è Rog, non riesci a dormire?
- Secondo te, Gilmour?
Dave sollevò il capo dal cuscino e si puntellò
sui gomiti, gli occhi che brillavano alla penombra della stanza.
- A cosa stai pensando? – chiese, poggiando la
testa su una mano.
Roger non rispose, si limitò semplicemente a lanciare uno
sguardo carico dei mille sentimenti che portava dentro come un peso:
desiderio, fame, passione, rabbia e
…
Roger sorrise a quella parola folle che non era nemmeno in grado di
pensare e David lo ricambiò come uno specchio che dona,
crudele e sincero, il riflesso a chi gli sta di fronte.
Leggero, Roger sfiorò con un dito le labbra piene di David
che rimase immobile, paziente. Se c’era una cosa che sapeva
fare Gilmour nella vita, oltre a suonare, era aspettare Roger. Sempre.
Perché un giorno sarebbe crollato, proprio come il suo muro.
Si sarebbe denudato delle mille maschere cariche
d’indifferenza per mostrare a tutti chi era veramente.
Sì, un giorno Roger Waters avrebbe ceduto, come ogni volta
che si perdeva tra i sentieri che gli occhi di Dave gli aprivano.
Il bassista sospirò, fece scorrere una mano tra i lunghi
capelli di Dave, biondi come il grano d’estate, e lo
attirò a sé. Gilmour chiuse gli occhi, aspettando
di sentire sulle guance il respiro pesante di Roger. E arrivò.
Waters poggiò le sue labbra su quelle del chitarrista, senza
chiudere gli occhi, segno tangibile di quella maschera che non
abbassava mai la guardia. Occhi affamati come il suo cuore, come due
radar che seguivano ogni espressione del volto di Dave; la bocca
socchiusa, le gote infuocate, la fronte aggrottata e le narici
allargate, impegnate a catturare ogni stilla di odore della sua pelle,
ogni filo d’aria pregna di quella passione tacita.
D’improvviso, però, si allontanò. Roger
non capì, David lo fissò.
- Prova a chiudere gli occhi, Rog!
Fece segno di no.
- Provaci! – lo supplicò David sussurrando,
avvicinandosi al suo volto. Non mollava. Roger lo guardò
come se gli stesse chiedendo uno sforzo sovraumano, ma
obbedì. David sorrise trionfante, la mano di Roger ancora
tra i suoi capelli che lo trascinavano contro le proprie labbra.
Lo baciò e Roger abbandonò la ragione lasciandosi
trasportare dai sensi. Almeno
per una volta.
Si staccarono, il fiato corto.
- Hai intenzione di dormire? – chiese Dave.
Roger alzò gli occhi al cielo e rise.
Intanto , fuori, la pioggia era la muta e grigia spettatrice di un
sentimento troppo simile a lei e ai suoi colori. Fredda correva
sull’asfalto, maschera per una notte di un sole che era alle
porte dell’alba. Caldo, accogliente, ma nascosto.
Come due cuori clandestini rifugiati nella camera di un motel.
Note di una pazza demente:
Salve!
Sì, è la prima volta che pubblico in questa
sezione e ne sono più che felice.
Provengo da un fandom
leggermente in decadenza, quello dei Green Day, ma era da un po' di
tempo che volevo rendere omaggio alla mia passione per i Pink Floyd,
nata recentemente, ma già molto forte!
Ehm, si, mi piace scrivere
fiction slash, quindi chiedo perdono se qualcuno non
apprezzerà questa storia. Nel caso contrario, grazie mille a
chi ha apprezzato, a chi recensirà o a chi semplicemente
leggerà fino alla fine questa storia.
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