Tenne una mano premuta sulle labbra, con forza quasi eccessiva, mentre
sentiva con concretezza la sensazione del pavimento freddo sotto le sue
ginocchia.
Si alzò, strinse la testa tra le mani e arricciò con forza le palpebre, sperando
di svegliarsi e di accorgersi che era stato tutto un terribile e assurdo incubo.
Si inginocchiò di nuovo, nello stesso punto, e sbarrò gli occhi verdi, di un
verde spento, sul corpo della ragazza stesa a terra, in modo scomposto.
una mano giaceva abbandonata accanto al suo viso e aveva le labbra leggermente
dischiuse.
Questa posizione le lasciava scoperta la pelle color latte dell'addome e del
collo, che appariva ancora più bianca al chiarore della luna, che, dallo
spiraglio della finestra aperta, la illuminava.
Era un bianco sporco, con venature lievemente argentate.
Alzò gli occhi sul viso della sorella, così identico al suo.
Gli occhi sbarrati della ragazza, verdi esattamente come i suoi, erano rivolti
al soffitto in un espressione agghiacciante, terrorizzata.
Prese coraggio e sollevò una mano tremante, bagnata dal sudore; la posò sulla
pelle gelida e vellutata della ragazza.
Gli occhi le si appannarono ancora di più, mentre delle lacrime calde le
solcavano il viso. Fece scorrere la mano sul viso di Elizabeth, abbassandole le
palpebre.
Poi circondò le braccia attorno alla propria vita, come in un tentativo di
chiudersi in se stessa e rimase qualche secondo così, immobile a guardarla.
Solo in quel momento si accorse di una macchia di colore scuro sul suo maglione
bianco. Passò le dita in quel punto, poi le ritrasse e avvicinò la mano al
proprio volto. Sangue.
Abbassò lo sguardo.
Per terra, il sangue si stava espandendo sul marmo con velocità sorprendente. Si
alzò di scatto.
Percorse con passi nervosi la stanza e prese il cordless dal tavolo di marmo
nero.
La pressione di un tasto qualsiasi, fece accendere il piccolo schermo con una
flebile luce bianca. Rimase un attimo a fissarlo. Poi compose il numero di
emergenza; le dita bagnate di sangue sporcarono l'apparecchio ma lei non se ne
curò.
Fissò il corpo disteso della sorella, mentre con voce flebile e tremante,
scandiva l'indirizzo dell'abitazione ad una fredda e indifferente voce
metallica.
Premette un tasto che chiuse la comunicazione, senza attendere la risposta, e,
lanciando un ultima occhiata al cadavere, si diresse verso il bagno.
Sentiva la sensazione del sangue sparso sul proprio viso, sulla propria pelle.
Entrò, si aggrappò al muro per evitare di cadere, lasciando inevitabilmente
l'impronta rossa scarlatta della propria mano sulla parete bianca.
Trovò l'interruttore per accendere la luce. Una forte luce al neon la investì.
In breve tempo i suoi occhi si abituarono ad essa.
Fissò il proprio volto allo specchio. Perchè non era di la, con sua sorella? Ad
accarezzare il suo freddo corpo? Sua sorella era morta. E lei, quel sangue, il
suo sangue, non lo sopportava.
Aprì l'acqua fredda e, dopo un attimo di esitazione, mise le mani sotto il getto
d'acqua.
Guardò l'acqua che scorreva nel lavandino, con una colorazione non naturale, ma
rossa, intensa.
Raccolse un pò d'acqua nei palmi delle mani e sciacquò il viso, nella speranza
di trovarne sollievo.
Poi tornò a guardarsi. Sfiorò con le dita il vetro freddo dello specchio.
Non riusciva a guardarsi. Erano gemelle, loro due, legate da qualcosa di
indissolubile..perchè?
Uscì dal bagno e tornò nel salotto.
Le sue lacrime scendevano ancora, copiose, senza fermarsi. Guardò ancora quel
corpo riverso a terra.
Non lo sopportava piu.
Senza pensarci due volte, aprì la porta e scappò fuori, sotto al temporale.
Un lampo brillò nell'oscurità della notte.
Alzò gli occhi al cielo, poi guardò dritto davanti a se.
Un ragazzo, sembrava venirle incontro. I tratti del suo viso non furono evidenti
fino a quando non si avvicinò abbastanza.
I suoi occhi azzurri, freddi come il ghiaccio, ma allo stesso tempo profondi, la
scrutarono.
Risaltavano ancora di piu per i capelli neri come la pece che aveva.Le sue
labbra carnose si distesero in un sorriso, un sorriso malvagio, ma allo stesso
tempo rassicurante.
Dallo sguardo che si scambiarono, ella capì che lui sapeva, sapeva ciò che le
era accaduto.
-Chi è stato a farle questo..? Io voglio solo saperlo..- non riusciva a scandire
le parole, la sua voce ancora tremava.
Il ragazzo con un braccio le cinse la vita e si incamminò con lei al fianco.
-Sai..a volte la vendetta è il modo migliore per placare l'ira..-rispose lui,
sorridendo verso di lei e volgendo poi lo sguardo verso l'orizzonte.
Lei lo guarda. Sorride. Cammina con lui.
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