Se
rileggo l'incipit di questa fanfiction, hostata sul sito “When
an Unlimited Desire – A Lina & Naga Shrine”, mi sale
un brivido freddo lungo la schiena. Avevo parlato della mia
predisposizione allo scrivere storie a tematica omosessuale femminile
dicendo di non essere sospetta. Mi chiedo ancora perchè.
Ma
non è questo il punto.
Insomma,
a sedici anni chiunque avrà scritto qualcosa di talmente
sciocco e impetuoso da suonargli ancor più idiota molti anni
dopo, no? E quel qualcosa poteva anche meritare un'attenzione più
approfondita, proprio molti anni dopo.
Non
ho rubato nessuna fanfiction. Questa è una mia creazione
rivisitata, come detto sopra potete trovare la cosiddetta versione
1.0 nel mio stesso sito succitato.
Ho
fatto una ricerca dettagliata di recente e mi sono accorta che sono
molti i fans, nel mondo, della coppia Lina x Naga. Noi italiani siamo
ancora restii o preferiamo crogiolarci con lo yaoi. Come dice Lina
Inverse: “una ragazza deve pur sognare”.
Questo
è quindi il mio sogno, e la mia ossessione.
Ripeto,
è una rivisitazione e l'argomento trattato con questi due
personaggi potrebbe farvi storcere il naso, ma siete sempre
liberissimi di guardare altrove.
Detto
ciò, vi ripresento su questi schermi la mia bambina ormai
cresciuta.
But
now you…2.0
Ci
era abituata.
Era
la solita noiosa routine.
Dopotutto
non sarebbe cambiato molto tra restare o scappare.
Sapeva
che prima o poi l'avrebbe catturata, e lì sarebbe riiniziato
il suo personalissimo inferno.
Correvano
entrambe a più non posso su quella spiaggia sconfinata
dell'isola di Mipross, cercando l'una di scappare dall'altra e
l'altra di acchiappare la prima. Ce l'avrebbe fatta? Ovviamente non
ci credeva.
Lina
Inverse continuò a galoppare sulle dune di sabbia, le gambe le
stavano venendo meno, ma il solo sentire il suono della risata della
sua compagna dietro le spalle le dava un motivo in più per
stringere i denti e resistere.
<<
Hai capito male, Lina, se credi di sfuggirmi! OHOHOHOHO!!!>>
<<
Lasciami in pace, Naga!!>> le gridò la rossa
inutilmente, tanto non l'avrebbe ascoltata. Era da quella
maledettissima bidonata di sorgente della crescita che la stava
seguendo senza lasciarle un solo attimo di scampo. Pretendeva di
sapere cosa davvero era andata a fare in quel posto, ma Lina
insisteva col dirle che non c'era niente di speciale lì, così
la donna, non convinta, decise di tallonarla finchè non si
fosse decisa di sputare la verità.
Ormai
la ragazza era allo stremo delle forze, erano miglia e miglia che
correva senza sosta e la sua decantata resistenza la stava tradendo.
Lina si fermò, sentendo i polpacci doloranti, e si accasciò
al suolo per riprendere tutto il fiato sprecato in quell'assurda
corsa senza premi. Si rigirò sulla schiena e, vedendo la maga
dai capelli corvini raggiungerla, desiderò fortemente alzarsi.
Ma il tremolio nelle sue gambe si accentuò, dando
l'impressione di dirle che rialzarsi non era una buona idea.
Vide
l'altra avvicinarsi e subito cercò di forzare i suoi arti a
riattivarsi, ma non ne vollero sapere.
E fu
un attimo.
Aprì
gli occhi, e si ritrovò a fissare direttamente le pupille di
Naga. La donna, nell'ultimo tratto, era inciampata nei suoi stessi
piedi, finendo addosso alla ragazza. Il suo seno decisamente
sproporzionato premeva contro il petto di Lina, ma non era questo che
più temeva. Il fatto che la maga del Serpente fosse penetrata
così tanto nel suo spazio vitale turbava non poco la rossa.
Si
trovavano sulla stessa linea oculare. La maga fissò la
compagna negli occhi. L'arroganza e la superbia che la maga possedeva
e che usava in ogni singolo momento, in quelle frazioni di secondo,
era stranamente assenti. Si poteva proprio dire che non c'era alcun
sentimento particolare nel suo sguardo.
Naga
aprì la bocca per dire qualcosa, ma non riuscì ad
articolare parole con dei suoni definiti. Entrambe arrossirono di
tutto punto, Lina si sentiva perfino male nell'avere la compagna così
vicina, anche se non era propriamente il concetto esatto.
La
maga dai capelli corvini si alzò in piedi facendo leva sulle
braccia, spolverandosi via dall'abito granelli di sabbia che si erano
attaccati al mantello ed agli stivali. Si esibì in una delle
sue più terribili risate, poi porse una mano alla ragazza per
farla drizzare, cercando di volgere il suo sguardo altrove.
Lina
lo capiva, la situazione l'aveva messa a disagio ma la donna non
poteva permettersi di mostrare quel particolare sentimento. Fece
finta di nulla e accettò ben volentieri l'aiuto della
compagna.
Il
viaggio di ritorno fu più veloce del previsto, non ci misero
nemmeno una notte per tornare. Lina aveva prenotato a bordo della
nave una camera per entrambe, la solita stanza nella stiva ricoperta
di paglia e fieno senza nemmeno la comodità di un letto e il
calore di una coperta. Una bella sfortuna considerando la stanchezza
che pervadeva entrambe dopo non solo l'inganno delle sorgenti, ma
anche una lotta contro un demone ostico come Joylock.
Lina
attese.
Naga
non tornò quella notte.
Il
giorno dopo la nave attraccò al porto del continente
principale da cui si erano allontanate. La ragazza decise di
consumare la colazione a bordo, visto era compresa nel prezzo del
biglietto MAI pagato, per loro fortuna, e attese a tavola l'arrivo
della sua compagna.
Spazientita,
Lina si precipitò fuori dalla cabina, dirigendosi all'esterno
della nave, e trovò Naga appoggiata al bordo della prua a
guardare l'orizzonte. La maga la stette a fissare, indecisa sul da
farsi, poi le si avvicinò.
<<
Naga, che ci fai qui?>> chiese piuttosto irritata nel
constatare che la compagna era ancora presente sulla nave, ma
probabilmente aveva preferito la compagnia di qualche bottiglia di
brandy.
La
donna, con le guance arrossate dall'alcol, fu come scossa da un
brivido freddo, poi si volse verso la ragazza che le stava davanti
con le mani ai fianchi.
<<
Ah, sei tu.>> le disse in risposta, strascicando quelle poche
parole, poi abbassò lo sguardo e le sue guance si arrossarono
anche di più.
La
maga dai capelli infuocati piegò la testa verso il suo viso,
solo per constatare che gli occhi di Naga la stavano evitando in ogni
modo possibile. Si chiese se il suo comportamento fosse legato
all'acre odore di vino che emanava, al fatto che fosse in qualche
modo offesa per non aver avuto informazioni riguardo la fonte della
crescita, oppure a ciò che era accaduto il giorno prima.
Scartò l'ultima opzione, considerandolo un episodio di poco
valore.
<<
Bè, qualsiasi siano le tue intenzioni, dobbiamo sloggiare. La
nave ripartirà tra cinque minuti.>>
Ciò
servì a scuotere la donna, presa tutt'un tratto dal pensiero
di dover portar via il suo bagaglio. Ma Lina la fermò appena
tentò di avviarsi alla stiva, dondolandole davanti agli occhi
la sua borsa. << Ho pensato di prendertela io, visto che
dovevamo sgomberare la camera appena possibile.>> le disse. Ma
il gesto probabilmente non piacque alla donna, che strappò di
mano la sacca a Lina. Resasi solo al momento conto del suo brusco
movimento, la guardò a bocca aperta senza proferire parola
alcuna, assumendo uno sguardo quasi dispiaciuto e per nulla tipico
del suo carattere.
<<
Ti ringrazio. - disse pacatamente, ritrovando però il suo
solito contegno - Ora dove andiamo? >>
*******************************
<<
Prossima destinazione: una bella locanda dove rinfocillarci! Ah, non
vedo l'ora di farmi una bella mangiata!>>
<<
Pensi solo al cibo, stermina locande che non sei altro. >>
commentò sarcasticamente Naga, notando il desiderio famelico
della compagna alla disperata ricerca di un ristorante o anche solo
di una bancarella purché decente che cucinasse al volo un
bello spezzatino.
<<
Naga, dimmi solo una cosa: hai idea di che ore sono?>> le
chiese la rossa, inarcando un sopracciglio.
<<
E' quasi mezzogiorno e non è una novità se a quest'ora
le taverne sono al completo, quindi rilassati.>> rispose la
maga dai capelli neri, sollevando il dito indice per aria come per
ammonire il comportamento della giovane compagna.
<<
Già, ma non senti anche tu una certa orchestrina, una banda
musicale?>>
Naga
piegò il capo da un lato, non riusciva a capire dove volesse
arrivare la ragazza. Provò ad aguzzare l'udito ma non sentì
niente di anomalo nell'aria o che suonasse come una festa con musica.
<<
Scema che non sei altro! Il MIO stomaco!>> precisò Lina,
indicandole il punto in cui poteva udire un concerto di qualità
in pieno svolgimento. La ragazza si massaggiò il ventre,
sospirando. << Ho fameeeeee…>>
<<
Guarda quella locanda, non mi sembra poi così piena,
proviamo?>> la donna indicò un locale a qualche metro da
loro dalle porte aperte al pubblico.
<<
Ma io mi chiedo… come si faccia a proferire domande cretine
come queste? CERTO che ci proviamo! E in caso non ci fossero posti…
vedrò di crearli a modo mio. >>
Le
due ragazze si avviarono dunque alla locanda, pregustando un ottimo
pranzo a base di delizie locali da mettere sotto i denti. Ma si sa,
le migliori abbuffate sono sempre interrotte da qualcosa, in questo
caso il classico litigio tra le due per il solito pezzo di carne che
l'una voleva assolutamente rubare all'altra.
<<
Ladra che non sei altro, Naga!>>
<<
Chi prima arriva meglio alloggia, cara Terrore dei Banditi!>>
Nel
bel mezzo della discussione, come ormai tutti sanno, Lina non poteva
fare a meno di far partire qualche incantesimo del tutto casuale. Ma
per un dannatissima volta non era Naga la fonte dell'ira della rossa,
bensì un ladruncolo sventurato che cercò inutilmente di
rubar la borsa alla maga, ignorando chi si stava ritrovando a
borseggiare, e come se non bastasse ciò causò
l'inevitabile distruzione dell'intero ostello.
Quando
il polverone causato dal crollo della struttura cessò, la
ragazza pestò con forza le macerie sotto i suoi piedi,
pensando di non lasciar scampo al malvivente, che invece se l'era
svignata in men che non si dica, stranamente illeso dalla piccola
magia lanciata per "distrazione" dalla maga.
<<
Vandala che non sei altro, guarda che hai combinato!>> l'ammonì
Naga, scostandosi dalla testa lo stivale di Lina, che era del tutto
convinta di pestare il corpo esanime di quel dannato borseggiatore.
<<
Ops! Scusa Naga, non eri AFFATTO tu il mio bersaglio, scusaaaaa….>>
disse portandosi una mano dietro il capo, sorridendo il più
ampiamente possibile e sperando di convincere la compagna della sua
totale innocenza.
<<
Pensi che ti creda? Allora significa che d'ora in poi mi pagherai
tutti i pranzi per ripagarmi dell'affronto!>> quelle parole
furono accompagnate dalla sua mano, che indicava l'altra ad accusarla
del tuo crimine.
<<
Ma se non paghi già mai la tua parte! E poi… uh?>>
l'attenzione della maga fu improvvisamente catturata da una ragazza
che le veniva incontro. La donna, dai corti capelli corti con
riflessi turchesi, si reggeva a stento appoggiata al bastone marcio
che le faceva da sostegno.
<<
Ma guarda Lina, un'altra innocente vittima del tuo assurdo
temperamento.>> puntualizzò la maga dai capelli corvini,
incrociando le braccia al petto e annuendo sicura della sua
affermazione.
<<
Taaaaaciiiiii….. e-ehm! Scusa, è stato solo un
piccolissimo incidente, non te la sarai presa, vero?>> chiese
la ragazza alla nuova arrivata, facendo finta che non fosse successo
nulla di discutibile riguardo quella locanda. Ma la ragazza non fece
in tempo a replicare che non era stata la maga a ridurla in quel modo
e le cadde tra le braccia.
************************
Stavano
combattendo.
Anche
quella era diventata una routine quotidiana.
Il
loro poteva suonare come un vizio o perfino un diletto, tanti erano
gli scontri che disseminavano le loro avventure.
Ma in
quel momento aveva ben altro a cui pensare.
Galf
stava per invocare il Meteo Fall, un incantesimo segretissimo che
solo alcuni tra i più grandi maghi dell'Associazione Magica
erano a conoscenza.
Nessuno
sapeva in cosa consistesse, ma era sicuramente un pericolo per il
mondo intero se ne era stato proibito l'utilizzo.
E
loro DOVEVANO fermarlo.
Naga
se la cavava bene con la magia, quindi era avvantaggiata contro i
demoni che si era ritrovata a combattere. Salina era piuttosto abile
ad adoperare la spada, dunque nemmeno lei si trovava in grande
difficoltà contro i suoi aggressori.
Ma
Lina non se la cavava affatto bene.
Il
braccio destro di Galf era uno spadaccino abilissimo e sapeva
metterla con le spalle al muro con pochi colpi. La ragazza riuscì
a sfoderare il suo pugnale decorato, ma il nemico non le lasciava
nemmeno tempo di parare i colpi inferti, figurarsi provare un attacco
magico.
In un
attimo di distrazione, l'uomo picchiò l'avambraccio di Lina
con l'elsa della sua spada. Il colpo percorse tutto l'arto fino alla
mano della ragazza, facendole perdere la presa del pugnale.
Lina
cadde a terra, ormai senza più difese.
<< Lina! >>
mormorò a se stessa Naga, che fino a quel momento era rimasta
in disparte ma aveva potuto osservare tutta la scena.
Senza
pensarci un attimo, istintivamente prese la prima cosa che le stava
vicina, in questo caso il signor Becker, e lo lanciò a mò
di proiettile umano contro l'uomo che stava per colpire la ragazza.
Lina
aprì gli occhi quando non sentì più la presenza
del nemico e si accorse solo allora che quest'ultimo stava rantolando
ormai lontano da lei. Si alzò, si spolverò il mantello
pieno di polvere e si volse verso la donna . L'aveva salvata.
Le
sorrise.
<<
Grazie, Naga.>>
*******************************
<<
Vorrei dedicare un golem a te, Lina, perché ti ritengo una
modella fantastica. Mio figlio pensa solo alle maggiorate, mentre
invece penso tu sia perfetta per la mia prossima creazione. Ti prego,
accetta.>>
Galia
insistette più volte, mentre la ragazza pensava sul da farsi.
L'idea non le dispiaceva affatto, avrebbe potuto rivendere l'opera
d'arte a un prezzo molto alto, inoltre per una volta sarebbe stata
lei la protagonista delle attenzioni altrui e non sempre
quell'esagitata di Naga.
La
donna la fissò torva. Anche lei desiderava un golem a sua
immagine creato dal migliore scultore sul campo in quel mestiere, ma
sembrava che Galia non fosse per nulla interessato a lei, anzi, che
la bistrattasse completamente.
E ciò
le dava giusto leggermente fastidio.
<<
Ma padre! Tu non capisci! Ormai sei vecchio, non sai apprezzare
quest'altra modella che ha, invece, già un corpo scultoreo!
Perché mi critichi continuamente?>> gli gridò il
figlio Hiryu, convintissimo che sarebbe stato meglio usare la maga
dai capelli corvini come modello.
<<
Sei solo un ragazzino, Hiryu! Per me puoi anche andartene con QUELLA,
tanto io ho già trovato la fonte d'ispirazione da cui trarre
la mia prossima opera! Non sei degno di essere mio figlio.>> in
tutto questo, ovviamente, Lina era più che onorata di
rientrare nelle mire di un uomo dal buon gusto.
<<
La pensi davvero così? Allora me ne vado!>> ed il
ragazzo prese la porta e scappò correndo fuori dall'abitazione
paterna. Naga lo seguì, curiosa di sapere dove si sarebbe
diretto, guidata anche dall'idea di rivaleggiare contro quell'altro
scultore dalle pessime scelte estetiche, o almeno così la
pensava.
Lina
osservò la compagna andarsene dietro il figlio di Galia, così
decise di rincorrere i due per capire cosa stesse tramando la maga
del Serpente. Era diventata sera e, brancolando per le strade oscure
e nebbiose, si ritrovò tutt'un tratto in un vicolo e non vide
più nulla se non a pochi metri di distanza davanti a lei. Però
poteva sentire indistintamente le voci dei due fuggiaschi.
<<
Naga, ti prego, sii la mia modella! Ti farò un golem adatto
alla tua bellezza.>>
<<
Uhm… non sarebbe male. Ma non sono disposta a posare
gratuitamente.>>
<<
COME SE LA COSA NON FOSSE NORMALE!!>>
L'ultima
frase fece sussultare entrambi. Apparteneva a una certa maga dal seno
poco florido, che si avvicinò nell'oscurità provando un
enorme dissenso per la soluzione del ragazzo. Avanzò a grandi
passi verso di loro, pestando pesantemente il terreno. Quando fu
abbastanza vicina da farsi udire anche alle talvolta sorde orecchie
della donna, iniziò a parlare.
<<
Sentimi bene tu. Non mi sembra il caso di chiedere una cosa simile a
Naga, che non è DEL TUTTO CRETINA da farsi coinvolgere tra le
vostre faccende familiari! Quindi, cara, se adesso andassimo…>>
<<
Aspetta Naga! Oltre al golem, ti offrirò duecento monete
d'oro!>> la pregò il ragazzo, cercando di convincerla
andando a toccare un tasto molto delicato.
In
risposta, la donna fece comparire tra le sue mani una sfera di luce
che non prometteva niente di buono, rivolgendola contro l'uomo.
Sorrise. << E tu credi… che io posi… per una
somma così irrisoria??>>
Detto
questo la maga lanciò il suo incantesimo… contro di
Lina, che finì sbalzata a gambe all'aria a diversi metri di
distanza.
Il
ragazzo spalancò gli occhi prima di rendersi conto che la
donna aveva davvero fatto ciò che aveva visto e non era una
semplice illusione. Aveva realmente rivolto un incantesimo di attacco
contro la sua stessa compagna.
<<
Ohohohoh! Non vedevo l'ora di togliermela dai piedi, a quella piccola
guastafeste piatta come una tav…>> << CHI SAREBBE
PIATTA COME IL COFANO DI UNA CARROZZA????>>
Ormai
la ragazza conosceva a memoria le battute della donna, proseguendo al
suo posto la frase a modo suo, stesso concetto con un incipit
diverso. Si avvicinò nuovamente ai due conciata piuttosto
male, ma comunque ancora in piedi. Squadrò torva la maga dai
capelli corvini, con fare minaccioso.
La
donna fece un gesto allusivo al giovane, facendogli capire che
l'avrebbe raggiunto di lì a poco. Il ragazzo comprese e lasciò
il campo, dirigendosi altrove.
Le
due maghe si fissarono negli occhi, prima di richiamare l'energia per
i loro incantesimi preferiti. Nel farlo, iniziarono a prendere le
distanze senza mai smettere di lanciarsi sguardi minacciosi.
Non
erano costrette a combattersi né tanto meno a rivaleggiare
facendo uso della magia. Non era la loro classica lotta, la solita
azzuffata che di tanto in tanto toccava loro inscenare per delle
sciocchezze ma che in fondo gli piaceva risolvere a quel modo.
Non
stavano sorridendo.
Naga
scagliò una Freeze Arrow, Lina una Flare Arrow. Il primo
incantesimo sfiorò di striscio la ragazza, mentre il secondo
era quasi andato a segno.
Erano
del tutto decise a sconfiggersi a vicenda, che fosse definitivamente
o meno.
Provarono
ad usare altri incantesimi, ma per quanto provassero Lina era
sicuramente superiore a Naga, e questo lo sapeva anche lei. Per
quanto si mettesse d'impegno, sarebbe sempre risultata più
debole della ragazza, per un motivo o per l'altro.
Un
altro solo incantesimo.
Un
altro solo colpo.
La
partita si sarebbe chiusa con la vittoria di una sola delle due, una
sola vincitrice, e questo non faceva altro che aumentare la loro sete
combattiva.
Fu
solo l'intervento delle persone che abitavano le case loro attorno al
loro terreno di combattimento che fece smettere le due maghe, che le
intimarono con tutti i mezzi di cessare l'inutile trambusto, e quindi
fecero perdere a entrambe la voglia di combattere.
Entrambe
presero strade diverse, al ritorno.
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Eravamo
di nuovo senza meta. Avevamo un infinito numero di luoghi da
visitare, c'era solo l'imbarazzo della scelta. Non che l'indecisione
fosse un problema per noi, ma dopo le ultime scorribande avevamo
bisogno di decidere per bene dove dirigerci. Non concludendo molto
sulla nostra prossima meta, decidemmo di lasciar perdere per quella
serata e trovarci una stanza per la notte.
<<
E' fuori discussione! - sbraitai, sbattendo le mani sul bancone –
Dopo giorni e giorni passati all'addiaccio e a sopportare questa
sottospecie di donna, non avete due stanze separate?!>>
<<
Abbiamo ancora un paio di stanze doppie, se vi aggrada. Potreste
prenderle per entrambe, ma se così fosse non vi sarà
fatto alcuno sconto. >> sogghignò il proprietario
dell'albergo, rivolgendo uno sguardo malizioso alla mia compagna di
viaggio. Il mio unico desiderio era dormire beata e priva della
presenza di Naga, che si rivelava piuttosto fastidiosa ogni volta che
mi ritrovavo al suo fianco, russante e sbracciante nel sonno.
<<
Dai un'occhiata al tuo borsello prima di prendere una decisione.>>
mi consigliò proprio lei. Tastai il portafoglio nella tasca
dei pantaloni e, effettivamente, non era così pieno come
speravo. Forse avevo esagerato con le portate per la cena e i miei
risparmi si erano dimezzati come se nulla fosse. Forse.
Accettammo
l'offerta della camera doppia e ci avviammo al piano superiore,
entrando nella camera designata.
Cliché.
Dovevo pur aver imparato qualcosa dal passato, ovvero mai condividere
la camera con chicchessia o sarebbero spuntate sicuramente delle
grane.
Ora
l'unica mia preoccupazione era cercare di trovare una strategia
adatta per far dormire la maga dai capelli corvini sul pavimento.
Pensai che forse, se mi fossi finta malata, la mia compagna mi
avrebbe compatita e avrebbe ceduto all'idea di privarmi delle calde
coperte. Ma avevo adottato questo stratagemma già una volta,
con scarsi risultati.
Mentre
elaboravo una qualche idea malefica su come sbarazzarmi del problema,
la donna prese la parola. << Stai tu.>> mi disse
inaspettatamente Naga, indicandomi il letto. << Non ho voglia
di dormire.>>
<<
Naga, è da un paio di giorni che stai sveglia tutta la notte a
fare chissà che, però se proprio devo... >>
assunsi lo sguardo più mansueto di questo mondo, pur
ammettendo che mi spiaceva guadagnarmi così facilmente il
materasso dopo le notti insonni della mia compagna, e soprattutto non
senza aver prima duellato o scommesso qualcosa.
<<
Stai tranquilla. Tanto non riuscirei a prendere sonno e comunque,
anche mi venisse, il letto è doppio, non ricordi?>>
<<
CHEEEEE?!>> gridai, ricordando improvvisamente che la stanza
era effettivamente per due persone, così abituata com'ero a
una intima singola o a una sistemazione spartana in mezzo alla
natura. No, no e ancora no, il mio meritatissimo riposo sarebbe stato
davvero un inferno... e io stessa avevo accettato quella situazione
pochi minuti prima!
Cliché.
Chi ha scritto il mio destino voleva disseminarlo di meravigliosi
cliché.
Senza
aggiungere una sola parola m'infilai sotto le coperte e mi voltai
verso il muro, pronta a trascorrere la notte in assoluto riposo
nonostante tutto.
Avevo
assolutamente intenzione di addormentarmi il prima possibile, o prima
ancora che Naga iniziasse a fare strani discorsi sconnessi su quanto
fossi schizzinosa, anzi, prima che si aggregasse al mio giaciglio.
Tutto ciò di cui avevo bisogno era quiete e non irritazione.
Quiete,
già, senza alcuna preoccupazione derivante da un'assurda
presenza dagli abiti discinti e dalla risata pronta.
Proprio
in tal proposito, mi ritrovai a pensare.
Lentamente,
silenziosamente, mi rigirai nelle coperte in direzione della donna,
che stava seduta al tavolo della stanza. Aveva spento il lume ad olio
posto su una parete della stanza e in quel momento solo la luce della
luna illuminava la camera, inondando con i suoi raggi anche il suo
volto.
La
stetti segretamente ad osservare.
I
suoi occhi parevano stanchi e allo stesso tempo molto più vivi
di quanto avessi mai notato finora. Fissava il vuoto davanti a sé,
appoggiata con una mano sotto il mento, a suo modo pensierosa. Avrei
voluto parlarle ma sapevo che ciò l'avrebbe portata a iniziare
un discorso lagnoso o a provare fastidio per l'interruzione dei suoi
pensieri, così restai rintanata silente nelle lenzuola.
Sentivo
la stanchezza calare lentamente sulle mie palpebre, ma mi scossi
appena sentì il sonno volermi crollare addosso. Per scacciare
dalla mente il pensiero dei miei occhi che si chiudevano (anche se
farmi una bella dormita era la mia più viva intenzione),
cercai di distrarmi in un modo o nell'altro, continuando ad osservare
Naga.
Da
quanto tempo la conoscevo?
Non
lo ricordavo con esattezza. Negli ultimi giorni avevo ripensato a
tutti i viaggi che avevamo fatto assieme, a tutte le belle e brutte
parole che ci eravamo dette, ai fatti che ci avevano legate, ai
litigi e alle piacevoli situazioni in cui ci eravamo ritrovate. Forse
erano passati pochi anni ma sembravano molti di più, tante
erano le avventure in cui eravamo rimaste coinvolte volenti o
nolenti, un susseguirsi senza sosta di adrenalina e ricchi bottini.
Una collezione di ricordi.
Dove
stavamo andando?
Non
ce ne importava molto, dopotutto. Avremmo alloggiato dove capitava,
mangiato ciò che capitava, combattuto chi capitava, vissuto
alla giornata insomma. Cosa fare l'indomani non era una
preoccupazione così gravosa, seguire un percorso stabilito non
era nel nostro stile e male ci riusciva, quando tentavamo di
stabilire delle mete. Andava bene così, ovunque e comunque.
Allora
cosa mi preoccupava?
Non
lo capivo. Dovevo ammettere che stavo bene con lei, mi sentivo
davvero me stessa. Da quando mi ero allontanata da Zephiria, ero solo
una mocciosa a quei tempi e non sapevo niente del mondo, forse per
questo mia sorella mi aveva incoraggiata a scoprirlo. Poi incontrai
lei. O meglio, lei incontrò me, presentandosi teatralmente
dando fuoco alla locanda dove alloggiavo e seguendomi come un'ombra
senza un vero motivo.
La
prima impressione che mi fece?
Una
donna poco seria. Il suo vestito succinto, che ricopriva giusto
appena le sue parti necessarie, dava la sensazione che si trattasse
di una che cercava un altro genere di avventura. I suoi modi
oltraggiosi, spudorati e altezzosi mi diedero sui nervi da subito,
dalla sua prima occhiata, dalla sua prima risata, dal suo primo
chiamarmi per nome come se fossi una preda da cacciare. Eppure stetti
ad osservarla, come se si trattasse di una visione effimera o la
manifestazione di qualche demone maggiore.
Cosa
fece?
Bè…
mi seguì. Prima di tutto mi rivolse un sorriso beffardo che,
secondo me, non prometteva nulla di buono. Poi mi tallonò fino
alla città successiva con la scusa della “sedicente e
temibile rivale”. Una volta le parlai della mia fuga da
Zephilia e la prima idea che balenò nel suo cervello fu di
riportarmi a casa per incassare una bella sommetta dai miei genitori.
Quando la feci saltare in aria ci ripensò due e più
volte prima di provare una cosa simile.
Passarono
diversi anni, imparammo a conoscerci meglio e quindi ad andare a
nostro modo "d'accordo". L'armonia che accompagnava i
nostri viaggi sembrava potesse essere duratura quando non dovevamo
dividere la tavola o il bottino o quando combattevamo per la stessa
causa. Pareva anche dovesse durare solo un attimo ed essere spezzata
irreversibilmente dai nostri caratteracci. Ma poi tornava la serenità
e facevamo finta che nulla fosse accaduto.
In
quei momenti iniziavo a sentirmi davvero male.
Perché?
Non
ero nemmeno un'adolescente quando decisi di uscire dalle mura della
mia città natale. Ora lo sono, ma non conosco ancora per certo
tutti i pericoli di questa vita. A quei tempi molte cose del mondo mi
erano oscure. Naga me le insegnò. Anche lei erano molto
giovane all'epoca e pareva inconsapevole delle tante sfide che ci
avrebbero attese, eppure sembrava sapere cosa significassero la
sofferenza, la solitudine ed il dolore. Li conosceva bene, e me li
insegnò.
Avevamo
passato assieme momenti decisamente migliori che non rispecchiassero
questi sentimenti, mentre invece ce n'erano altri che ce li
riportavano a mente ogni singolo secondo. Ma eravamo sempre unite, e
questo costituiva la nostra più grande potenza. Si può
affermare che lei abbia seguito il percorso della mia crescita in
questo mondo al di fuori delle protettiva pareti casalinghe.
Allora,
perché mi sentivo così male?
Continuai
a pensare ad una possibile risposta, rigirandomi verso la parete e
sperando di mettere a tacere quei pensieri così profondi e
noiosi. Nemmeno mi accorsi che qualcosa si era avvicinato di
soppiatto e che ora si stava distendendo al mio fianco. Mi voltai
lentamente, per vedere accanto a me un corpo familiare.
Naga.
La
donna si volse verso di me, cercando di non urtarmi. Piegò le
braccia sui lati per non toccarmi, girandosi completamente con
l'intero corpo. Il mio volto era mezzo nascosto dalle lenzuola,
quindi non vide i miei occhi a fissarla nel buio della stanza. Ma io
potevo vedere i suoi, ed il sorriso che affiorò sulle sue
labbra.
Si
abbassò al mio livello, cosicché non potei più
vedere lo scintillio delle sue pupille. Si avvicinò
ulteriormente a me, lo capii perché percepivo il suo respiro
sui capelli. Niente di sconcertante in fondo, finché mi baciò
gentilmente sulla fronte.
Ringraziai
le lenzuola ed il buio che mi nascondevano, perché arrossii
violentemente. Se mai avesse appoggiato le mani sulle mie guance le
avrebbe sentite più infuocate dei mie stessi capelli.
Le
sue mani si mossero, sì, ma per circondarmi in un tenero e
caloroso abbraccio.
Dannazione!
Non aveva ordinato alcun alcolico a cena né se ne era portati
in camera. Quella situazione non poteva essere dettata dalla sua
mancanza di sobrietà. Dannazione! Dannazione!
Sussultai
leggermente, e credo l'avesse percepito anche lei, dato che allentò
la presa attorno alle mie spalle. Ma non si mosse da quella
posizione. Coccolò invece i fili infuocati del mio capo tra le
sue dita, spazzolandoli dolcemente.
Dovevo
fare un'ammissione piuttosto imbarazzante. Tutti i suoi movimenti,
tutte le sue attenzioni, tutto ciò che in quel momento mi
stava facendo mi rendevano stranamente... felice, sì, leggera.
<<
Lo so che sei sveglia. >> sussurrò al mio orecchio
sinistro, sfiorandolo con le labbra. Rabbrividii, ma respingerla
quando non stava facendo nulla di male sarebbe stato insensato e
pessimo. Sorrisi da sotto le coperte, indecisa su come comportarmi.
Perchè no? Potevo ricambiare quel suo gesto affettuoso, e
ripeto molto imbarazzante, quindi la imitai timidamente.
<<
Non addolcirti troppo o perderai la tua ormai famosissima fama di
maga crudele e senza sentimenti. >> mormorò con una nota
sarcastica, ridacchiando sommessamente ma senza perdere la presa.
<<
Oh, non devi preoccuparti di questo, è la stanchezza. Domani
tornerò nella mia solita forma.>> la confortai a modo
mio. Appoggiai la mia guancia in fiamme al suo petto, essendo ormai
priva di un cuscino su cui riposare a causa del suo braccio che aveva
posto sotto il mio collo. Una posizione piuttosto scomoda, ma potevo
sopportare di dover usare quelle masse di carne sferica come
appoggio.
Naga
sorrise. Appoggiò il suo mento alla mia testa, continuando ad
accarezzarmi la chioma rossa. Stava sospirando?
<<
Naga, non stai bene? Ti stai già comportando in modo anomalo,
ora ti metti pure a sospirare.>> le chiesi sottovoce,
ascoltando il suo respiro. Poteva essere solo una mia impressione ma
suonava come tormentata da qualcosa che solo lei sapeva.
Attese
un momento prima di fare o dire qualsiasi cosa. Poco dopo decise di
muoversi e, con mia grande sorpresa, prese il mio viso tra le sue
mani con gentilezza, abbassando la testa in modo che fossimo allo
stesso livello visivo.
Attimi
di puro terrore, lo ammetto. Con Naga non si è mai al sicuro,
qualsiasi cosa le passi per la testa è un totale mistero o un
grandioso disastro. Volevo evitare pensieri simili vista l'atmosfera
pseudo sentimentale che si era andata creando, ma l'istinto insisteva
su quanto fosse instabile e insondabile quella donna.
Un
brivido mi percorse la schiena e portò il mio intero corpo a
tremare. Il suo sguardo era ghiaccio davanti alle mie iridi di fuoco.
Le coperte ci facevano ancora il piacere di trattenere quello scambio
di occhiate in completa privacy, grazie all'ombra che creavano. Anche
le mie guance gli erano molto, moltissimo grate.
Sospirò
socchiudendo gli occhi, infine mi rivolse un sorriso dalle tonalità
tristi.
<<
Tu per me sei la cosa più importante, non dimenticarlo.>>
Non
riuscii a cattura appieno il significato di quelle parole.
Non
riuscivo a spiegarmi come riuscivo a comprenderle così bene.
Lo
so, sentimenti contrastanti, incoerenza e blabla. Sembrava che
quell'affermazione facesse parte del suo mondo contorto di vedere il
mondo, e in quel mondo aveva compreso anche me. Sentivo di
condividere con lei le stesse sensazioni, le stesse emozioni, gli
stessi pensieri. E non solo.
Percepivo
qualcosa di più in quel breve momento di silenzio che ci
avvolgeva.
C'era
un suono, un battito, che rimbombava contro di me.
In
quell'istante mi accorsi di averlo già sentito altrove.
Quando
Naga mi cadde addosso mentre ero distesa sulla sabbia, premendo il
suo petto contro il mio.
Quando
Naga mi salvò da morte certa, nell'affanno di sapere la mia
vita in pericolo.
Quando
Naga combattè infuriata contro di me, desiderosa di
dimostrarmi quanto valesse.
A
dire la verità, in quegli istanti era il mio cuore a pulsare
così insistentemente, ma in quel momento sembrava che le
nostre essenze fossero in qualche modo connesse.
Se
avevo ancora dei dubbi, ora la comprendevo appieno, pur facendomi
sopraffare dall'orgoglio.
Non
doveva, non lo avrebbe saputo.
Lina
Inverse è il terrore di ogni creatura vivente, nemmeno un
drago oserebbe calpestarla. Il suo potere è tanto grande da
poter spazzare via un'intera montagna e mettere in fuga il più
ardito dei criminali. La gente la teme per l'aura di pericolo che la
circonda, oltre che per la sua magnificenza e indubbiamente affabile
estetica.
Lina
Inverse è questo, ma è anche quest'altro. Una ragazza
incline ad ascoltare più l'orgoglio che confessare qualcosa di
così semplice e piacevole.
Mi
rendo conto di aver spesso dato il consiglio contrario, nella mia
vita e ad i miei amici più cari.
Ad
Amelia quando mi aveva rivelato il suo amore per Zelgadiss, solo che
non riusciva a trovare l'occasione di riferirglielo. E poi accadde.
A
Sylpheel quando mi aveva confessato quanto le piacesse Gourry ma che
non trovava il coraggio di dirglielo apertamente. E anche se non
accadde, lo avrebbe desiderato.
A
Philia, infatuata di Xelloss, nonostante lo ritenesse spazzatura. Che
accadde o meno, non lo so e non voglio saperlo. Dopotutto sono i
loro… segreti.
Ed
io?
Tutte
belle chiacchere e buoni consigli, ma per me stessa nulla di fatto.
Naga,
dicevi che ero la cosa più importante?
Ne
eri proprio sicura? Qualsiasi cosa sia accaduto in quell'episodio,
ancora oggi non riesco a trovarci un senso. Forse è lampante e
continuo, nonostante siano passati molti anni e tu sia lontana da me,
a negarlo con tutta me stessa. Probabilmente ero in debito verso di
te, per avermi fatto da guida verso la realtà del mondo
esteriore, sì, doveva essere proprio così. Non c'era
altra spiegazione. Sì.
Perché
allora, quando l'indomani sono partita verso una nuova meta, tu non
mi hai seguita e sei invece sparita improvvisamente, lasciandomi
piombare in una profonda solitudine? Ti stavi prendendo gioco di me?
Cosa volevi ottenere di non già ottenuto con una frase ad
effetto e affetto fisico? Ammetto di non voler dare una spiegazione
al mio stesso comportamento, ma il tuo è tutt'oggi un mistero.
Non
ti ho cancellata dalla mia memoria. Anzi. A distanza di sette anni
ricordo quei momenti più vividamente rispetto all'attimo
stesso in cui sono accaduti. Se fossi qua mi diresti che sono
paranoica e che sono ancora una bambina capricciosa. Lo sono.
Oggi
ti ho scorta per caso tra la folla del paese che stavo attraversando
con i miei nuovi compagni di viaggio, ma mi sono trattenuta dal
salutarti. Lo so. Dopo tanto tempo ti ho rivista per strada, in una
città come tante, in un luogo come tanti ma non ho avuto il
coraggio di incontrarti ancora una volta. Anzi. Il coraggio non
c'entrava nulla. Era gelosia.
Eri
assieme ad un uomo dai corti capelli biondi. Non so e ripeto che non
voglio sapere se era un tuo conoscente, un tuo parente, oppure un
altro ruolo ancora. Non ne voglio sapere, grazie. Eri felice mentre
parlavi con lui. Eri felice quando ti ha passata un braccio attorno
al collo e avete riso assieme.
La
Naga che ho conosciuto io non era quella che ho visto oggi.
Non
quella Naga con cui avevo condiviso momenti di tensione, non quella
Naga che mi aveva calorosamente abbracciata sconvolgendomi le
interiora, non quella Naga che aveva confessato di ritenermi “la
cosa più importante”.
Ed
ora mi chiedo cosa sia questa stretta al cuore. Quel qualcosa che fa
male, imprigionando pensieri e parole. Non si chiama orgoglio, questa
è l'unica cosa che posso assicurarti. Passerà. Sono
sicura che passerà. E' solo un dolore passeggero che in pochi
secondi, però, si fa sentire impetuosamente e dilaniante.
La
persona per te più importante ti ha osservata andare e, ancora
una volta, gliene hai strappato via un pezzo.
Che
ne sai tu dell'amore, Naga?
A
parte il fatto che brucia.
Precisazioni:
nessuno sa cosa
sia accaduto dopo la fine del film Slayers Perfect (Le Terme di
Mipross)
alcuni dialoghi
delle scene prese da Slayers Return e Great sono state estrapolate
e/o modificate dal doppiaggio italiano
il ragazzo dai
capelli corti e biondi di cui si fa menzione, che accompagna Naga
nell'ultima parte della fanfiction, esiste veramente ed è il
compagno di viaggio di Naga e Copy Lina nel videogioco Slayers Royal
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