Per
vostra informazione, anche questa fanfiction è la
rivisitazione di un mio lavoro precedente hostato sul mio sito “When
an Unlimited Desire – A Lina x Naga Shrine”.
Se
avrete occasione di leggere il cosiddetto originale, non temete, o
meglio temete un lavoro inziato all'età di sedici anni e
godete di questa rivisitazione più cosciente.
Ci
sarà da ridere.
CHANGE
Cosa
cosa? Il futuro gratis? La veggente e la predizione.
Tutto
sembrava andare per il verso giusto, una volta tanto. Solita
tranquilla località di mare, solita locanda al calduccio,
soliti piatti a base di frutti di mare, solita seratina al lume delle
lampade ad olio della camerata, solito rumoreggiare metallico di
forchette che litigavano per conquistare per prime un pezzo di cibo…
oh, non che fosse una novità.
Lina
Inverse piantò il suo coltello nel polipo alla griglia che si
trovava al centro della tavola imbandita di fronte ai suoi occhi. Non
poteva lasciarselo scappare, erano secoli che non ne mangiava uno
adeguatamente ed ora che era lì, quasi a supplicarla di
entrarle nello stomaco, non poteva perdere occasione migliore di
quella.
Ma
le migliori cene della ragazza non erano mai state senza un
sottofondo di combattimento a suon di posate che si scontravano tra
loro. Ed anche in quel caso non poteva certo rovinare la sua più
splendida abitudine.
«Non
riuscirai a farla franca!!» nella lama si inserirono gli
artigli affilati di una forchetta. Di seguito avvenne un prolungato
braccio di ferro tra i due oggetti. Il braccio della ragazza cedette
e si riprese più volte, non poteva assolutamente perdere in
quel duello. Ma la forza dell'avversaria era notevole.
Naga
del Serpente Bianco alzò il braccio e Lina si piegò
all'indietro. Il polso cominciava a dolerle ed il suo coltello ad
incrinarsi. Quando esso si ruppe del tutto, il povero mollusco
schizzò dall'altra parte del tavolo, superando la balconata
che gli stava a fianco e ricadendo in mare.
Le
due ragazze stettero a guardare la scena ad occhi spalancati, mentre
il polipo rimbalzò sulla scogliera e loro imitarono il gesto,
alzando ed abbassando il capo seguendo i suoi movimenti, finchè
ricadde nelle acque dove rimase a galleggiare per diverso tempo,
almeno fin quando non passò uno squalo che se lo divorò
leccandosi i baffi.
Gli
occhi delle due ragazze si girarono gli uni a fissare gli altri,
partì qualche scintilla minacciosa ma si risedettero composte
come se nulla fosse accaduto.
«Vabbè,
ormai è andato….» sbuffò Lina, riprendendo
a mangiare ciò che le stava nel piatto.
«Certo,
ormai è andato….» ripetè Naga, tagliando
delicatamente il merluzzo che l'aspettava.
Passarono
diversi minuti in silenzio. Anche se in realtà qualcosa si
mosse, ma i soli ad accorgersene furono le persone che stavano nei
tavoli vicino al loro. L'aria s'era fatta improvvisamente calda e
pesante, mentre un'aura oscura avvolgeva l'angolo dove si erano
sedute le ragazze.
Lina
sbattè pesantemente le mani sul tavolo, facendolo tremare.
«SE
TU NN FOSSI SEMPRE IN MEZZO ALLE SCATOLE POTREI MANGIARE IN SANTA
PACE!!»
«E
SE TU NON MI FOSSI SEMPRE DAVANTI AL MUSO RIUSCIREI A GIOIRE UN PO'
DI PIU'!!»
Lina
rimase interdetta per un attimo dalle sue parole, poi riprese: «
Perché? Io sono l'anima dei luoghi! Senza di me sarebbe tutto
un mortorio!»
«E
come scusa? A suon di Fire Ball!? Ma fammi il piacere... se io non
vedessi ogni maledetto giorno quel tuo seno piatto come la tavola su
cui stiamo cenando, l'indice di contentezza della sottoscritta
salirebbe invece di scendere!»
«Ngh!-
la rossa strinse sotto il suo palmo la tovaglia, riducendola ad uno
straccio usato- Ed io che dovrei dire, sentiamo? Che se non sentissi
ripetutamente la tua risata idiota, forse ci guadagnerei in salute?!»
«Tze,
ma sentitela… proprio quella che sa solo arrostire le persone
con i suoi incantesimi, altrochè salute! Per riprendersi dai
tuoi attacchi magici, ci vorrebbe un miracolo!»
«Ngh….
E che devo dire IO di te, allora? Con la figura che mi fai fare in
giro, vestita in quel modo? I paesi sono piccoli, la gente mormora!
Ho perfino sentito che a causa del tuo modo di vestire vengo
considerata la tua magnaccia!»
«Magnaccia…
TU?? Ma non farmi ridere, guarda... se davvero fossi la mia
magnaccia, a causa di quelle due mozzarelline che ti ritrovi, faresti
scappare i clienti!»
Le
due si stettero a fissare per lungo tempo, almeno finchè non
si accostò a loro un tizio alto e massiccio, che le osservava
dall'alto a sua volta, facendo scricchiolare le ossa delle sue mani
con molta potenza sonora. Le ragazze sentirono bene quel suono,
ridacchiarono come se nulla fosse e si misero a sedere composte e
calme.
Finito
di cenare, Lina prese il suo mantello, intenzionata a visitare la
città dove si erano fermate, e si avviò al centro
città. Aveva sentito dire che nel paese si sarebbe tenuta una
festa dedicata al dio del mare che si adorava da quelle parti.
Sembrava molto interessante e questo incuriosì la ragazza.
Prima
di congedarsi dall'amica, la guardò negli occhi e non sapendo
cosa dire le sorrise. Ma Naga rimase imperturbabile, anzi incrociò
le braccia sotto all'enorme seno e girò il capo dall'altra
parte. Probabilmente indispettita della sua risposta gestuale, Lina
si avviò solitariamente alla scoperta della città,
lasciando l'amica nella locanda che non le tolse un momento gli occhi
di dosso.
Quel
che si diceva in giro era assai veritiero. Infatti Lina si ritrovò
sommersa di luci e colori, gente festante e maschere danzanti. Una
festa del genere se la sarebbe sognata al suo paese natale,
Zelphilia, ed era sempre in attesa di vedere una ricorrenza simile
con i suoi genitori e la sorella.
C'erano
disparate botteghe aperte che vendevano e acquistavano diversa
mercanzia, tra cui oggetti di valore e non. Alcuni ristoranti avevano
tenuto aperto per i turisti che si sarebbero fermati a cenare o a
bere fino a notte fonda. Lina non era mai entrata in uno di quei…
come li chiamavano? Pub, forse. Era ancora troppo piccola per le
leggi locali, se avesse avuto sedici anni non avrebbe avuto alcun
problema a farsi un goccetto in santa pace dentro a un locale.
Lina
amava bere forse quanto Naga, ma quando la vedeva ingurgitare litri e
litri di quei liquidi le saliva la nausea. Però le dispiaceva,
dopotutto, non aver l'occasione di condividere anche solo un po' di
quei momenti assieme a lei… chissà se l'aveva seguita.
No, era troppo arrabbiata. Credeva che anche la voglia di ubriacarsi
fosse svanita nella mente dell'amica, anzi no, sicuramente stava
accadendo il contrario.
Camminò
per la via principale per diverso tempo, finchè stanca di
sedette su di una panchina di legno posta ai lati del viale. Sbuffò
vistosamente, ripensando al litigio che aveva appena fatto con la sua
amica. Non avrebbe mai dovuto arrabbiarsi così tanto con Naga,
non lo meritava fino a quel punto. No, no, macchè: quella
meritava anche peggio.
«Ehi
bellezza! Vuoi venire a divertirti con noi?»
Lina
non fece nemmeno caso a quei due uomini che la esortavano a seguirli.
Era stanca di combattere, nè una parola e tanto meno una Fire
Ball sarebbe scappata dalle sue mani. Si alzò e riprese
tranquillamente il suo cammino, finchè quei due ceffi le
sbarrarono la strada, l'uno con il coltelo alla mano, l'altro con
fare altrettanto minaccioso.
«Su.
Coraggio, vieni con noi…» cercò di convincerla
l'uomo minaccioso, rivolgendole un gesto eloquente.
«E
se venissi con voi che cosa diavolo ci guadagnerei?» sogghignò
la ragazza, facendosi venire a mente le parole della formula di un
incantesimo di fuoco.
«Oh,
se ci guadagnerai! Tu non conosci il valore di tutto ciò che
guadagnerai, sei ancora un po' piccola, ma vedrai che ti divertirai…»
rispose questa volta l'uomo armato di coltello, pensando bene di
leccarne la lama per rendere più comprensibili le sue parole.
Dei, quanto era disgustoso.
«E…
se non mi divertissi affatto?» Lina sorrise candidamente,
alzando il palmo della mano sinistra verso l'alto.
I
due stavano per perdere la pazienza, ma la loro mente fu ancora più
lucida quando videro scintillare nelle mani della ragazza un bagliore
rosso acceso. « E-ehi, piccola! Calmati! Noi non… ecco…
ora ce ne andiamo!»
Non
fecero in tempo a girare i tacchi che furono investiti da un turbine
di luce accecante.
La
ragazza rimase interdetta per un attimo, poi osservò i corpi
dei due banditi giacere stremati a terra. Non poteva crederci.
Qualcuno l'aveva preceduta! E se conosceva l'origine
dell'incantesimo…
«Naga!»
si voltò aspettandosi la maga del Serpente davanti a sé
a rinfacciarle la sconfitta subita, sottolineandole il fatto che non
si sarebbe dovuta lasciar scappare degli inetti come loro dalle mani.
Ma, nonostante i calcoli della rossa, chi le si presentò
davanti non fu per nulla una bella donna con un paio di seni
spropositati.
Lina
indietreggiò di qualche metro. La vecchia rugosa che le stava
davanti non prometteva nulla di buono.
"Questa
befana ammuffita… ha fatto tutto da sola?!" pensò
la ragazza, facendosi immancabilmente scendere una goccia di sudore
giù per le tempie.
La
donna le si avvicinò con fare misterioso, come se dovesse
nascondere un grande segreto. La ragazza non si mosse, non sembrava
per nulla una donna di cui aver paura. L'incedere lento, il sorriso
che ne accentuava le pieghe della pelle, quegli occhi socchiusi con
sommo divertimento, il bastone...
SDONG.
«Non
provare più a ripeterti! Io sono una donna affascinante, non
una vecchia rugosa ammuffita!»
Lina
si piegò su sé stessa, il viso contratto dal dolore. Il
bastone che la donna le aveva rifilato nello stomaco non le doveva
aver fatto molto bene, né fisicamente né moralmente.
Quell'esserino tanto piccolo, che le arrivava giusto alle ginocchia,
tutto ricoperto di striature e bozzi formati dalla vecchiaia…
non era per niente deboluccia…
SDENG.
«E
non sono nemmeno un esserino deboluccio!»
La
ragazza non resistette a quell'ultimo colpo che le arrivò
direttamente in mezzo agli occhi, facendola inginocchiare QUASI
all'altezza della donna. Lina si ritrovò ad imprecare, ma la
vecchia decise di risparmiarle un'ulteriore punizione, ritenendo di
averla già sistemata con i colpi precedenti.
«Senta,
vorrei essere cortese… io non la conosco nemmeno… e le
battute me le scrive l'autrice di questa fanfiction, non dia quindi
la colpa a me, per favore.» rantolò la ragazza,
maledicendo mentalmente la dea che aveva scritto il suo fato.
«Non
m'importa un accidenti! Sei pagata per svolgere il tuo ruolo di
protagonista e devi rispettarlo! Non mi può fregare di meno se
ce n'è una più scema di tutte che ti fa dire certe cose
così offensive verso questa donna così bella e giovane,
ohohohohoh!» dichiarò spavalda la vecchina, portandosi
una mano alle labbra e imitando una certa maga da quattro soldi che
Lina conosceva molto bene. Che poi la signora si riferisse alla dea
succitata come “la più scema di tutte” è
un'altra storia.
Bella…
e giovane… all'autrice scappa un rantolo strozzato che per
fortuna non verrà udito dalla vecchiaccia in questione, che
secondo il parere della scrittrice si sta dando troppe arie uscendo
dal personaggio… ma aspetta solo che metta le mani sulla
tastiera e vedrai.
«Senta,
lasciamo perdere i dettagli su dei e non dei… cosa vuole da
me? E come fa a sapere cosa penso? Legge i pensieri?» le chiese
tremante la ragazza, poggiandosi su di un ginocchio e la mano
sinistra a terra.
«Uhm…
ti piacerebbe saperlo, eh?» le rispose la donna, dandole le
spalle e camminando nella direzione opposta.
La
ragazza si alzò totalmente in piedi e la raggiunse, seguendola
a piccoli passi. La donna si stava affrettando, per quanto le sue
corte gambe glielo permettessero, verso un tendone scuro, posto quasi
al centro della via in festa.
Alcuni
ragazzi, vedendola arrivare, le fecero grandi inchini e la
salutarono. La donna rispose ai loro saluti e si avvicinò
all'entrata del tenda. La ragazza osservò il posto
dall'esterno, poi notò un cartellone posto vicino all'entrata.
"Consultazione
del futuro. Predizioni a domicilio. Tutto ciò che volete
sapere e che magari vi pentirete di sapere."
La
ragazza rantolò, poi fissò un po' incredula la donna
che le stava appresso. «E così lei sarebbe una…
veggente?»
La
donna scosse la testa. «Ragazzina. Io sono una maga veggente, è
diverso!»
«
Ah davvero? Mi vuole GENTILMENTE spiegare dove sta la differenza?»
chiese la ragazza, per nulla convinta che ci fosse un grande abisso
tra predire il futuro e sapere usare la magia. Entrambi i casi
richiedevano una conoscenza di base comune.
La
donna la fece entrare nella tenda. Le indicò uno sgabello di
pelle di orso sul quale timidamente si sedette la ragazza. La
stanzetta era buia e dava una certa impressione di luogo tetro e poco
ospitale, anche perché l'unica luce che persisteva era quella
di una vecchia lampada ad olio posta nell'angolo più remoto
dello spazio. La vecchia si sedette di fronte a lei, oltre il tavolo
che le separava.
«Io
sono una maga veggente. E' MOLTO diverso, ragazzina. Una veggente
comune può leggere i tarocchi e raccontarti tante fandonie
magari prendendo per i fondelli parenti defunti o persone ancora
vive. Io sono una maga veggente, te lo ripeto, cioè che
prevedo davvero il futuro senza leggere carte ridicole né
consultando i morti. Inoltre…»
Assunse
uno sguardo minaccioso, che fece scuotere Lina dalla sua
tranquillità.
«Posso
lanciare maledizioni.»
Ah,
paura massima. La ragazza non poteva sopportare le maledizioni…
certo, non sopportava quelle che non facevano effetto nemmeno da
lontano. Il suo potenziale magico era molto alto e la sua barriera
era invidiabile, certo, inoltre aveva una buona conoscenza
sull'argomento essendo anch'esso la base per qualsiasi mago.
Ma
se fosse stata davvero una maga potente? Dopotutto pareva poter
leggere i pensieri. E se si fosse trattato di un demone dalle
sembianze umane? Non sarebbe forse stato anormale se una sua
maledizione avesse fatto effetto, ma sinceramente era l'ultima cosa
che al momento la preoccupava.
«
Sei preoccupata per la tua amica, vero?»
Lina
sussultò quando la donna le rivolse quelle semplici parole.
Doveva aspettarselo, dopotutto, ma sentirsi dire certe cose da una
vecchia che non conosceva un solo minuto della loro amicizia, come
dire, la mandava leggermente in bestia.
«
Naturalmente…- la donna tirò fuori da una delle sue
sproporzionate maniche un biglietto con delle cifre, che fece
sventolare davanti al naso della ragazza- ..questa consultazione non
sarà gratis…»
Lina
strappò di mano alla donna, il biglietto, che si rivelò
una parcella. MILLE monete d'oro?! Ma stiamo scherzando? Passi che la
ragazza era curiosa di vedere quali prodigi potessero compiere i
poteri della donna, disposta per una sola volta a pagare qualsiasi
cifra, ma non fino a quel punto!
«Quanti
anni ha signora, se mi posso permettere?» chiese la ragazza
ostentando calma e cordialità, pur avendo un nervo ingrossato
sulla fronte.
«200
circa e dir poco.» «E NON E' CHE L'ETA' LE HA DATO
LEGGERMENTE ALLA TESTA?!- gridò Lina sbattendo le mani sul
tavolino, oh, era la seconda volta che usava violenza contro del
legno in quella serata – Mille monete d'oro per un consulto di
dubbia veridicità e mi ha già timbrato una ricevuta?
Nossignora, se lo scordi!»
La
donna arretrò all'urlo della rossa, che si alzò a malo
modo e girò i tacchi, avviandosi all'uscita del tendone. Ma la
vecchia non perse tempo e pose una barriera magica prima ancora che
Lina potesse uscire. La ragazza ci andò irrimediabilmente a
sbattere contro, provocandosi un livido al naso.
«Si
può sapere che combina??» chiese irritata la rossa,
girandosi furiosamente verso la donna.
«Che
ne dici se ti prevedo il futuro… gratis?»
Con
un balzo Lina si ritrovò a sedersi di nuovo di fronte alla
vecchia, porgendole la mano perché gliela leggesse subito.
La
donna fu molto sorpresa di quel gesto, tanto che si ritrovò ad
indietreggiare nuovamente. Ma quando vide il palmo scoperto della
rossa, le fece ritirare la mano. Probabilmente non intendeva
prevederle il futuro in quel modo.
«Perché
non chiami anche la tua amica?» le chiese tenendo lo sguardo
basso, ma usando un tono sereno.
«Naga?
Ma lei non è qui… e poi abbiamo litigato, come al
solito, e non credo voglia parlarmi fino a domattina. Almeno credo…»
Per la prima volta, Lina si sentiva davvero preoccupata dei
sentimenti della sua amica, ma non riusciva a trovare modo di capire
che l'aveva offesa forse più pesantemente del solito.
La
donna sorrise un po' tristemente, quindi s'alzò e prese per
mano la ragazza. La ricondusse all'uscita della tenda dove già
voleva dirigersi in precedenza e le aprì la via,
neutralizzando la barriera prima creata da lei stessa. Lina rimase
per un attimo interdetta, poi spostò gli occhi sulla donna. Le
sorrise.
«Non
c'è ragione che ti predica il futuro. Non ce n'è
ragione se la tua amica non c'è.»
Lina
non capì immediatamente le parole della vecchia, ma piano
piano comprese. Senza Naga qualcosa non poteva essere rivelato. Era
molto legata a lei, anche se stentava ad ammetterlo. Senza quella
donna… si sentiva sola. Ragionò per un istante e
individuò una possibile risposta: la parola futuro era molto
legata al concetto della loro amicizia.
La
ragazza sorrise alla vecchia, e capendo che si trattava di una
persona davvero molto importante e famosa, le fece a sua volta un
piccolo inchino come le avevano prima fatto le persone per strada.
Non che amasse usare tutta quella cortesia, ma dato che non le era
accaduto nulla di inconsueto si poteva anche prestare alla pantomima.
Tutto
sembrava andasse DAVVERO per il verso giusto.
«Ma
guarda un po'! Sei più stupida di quanto pensassi, ragazzina…
credere ai veggenti, è mai possibile?!»
La
voce che proveniva alle spalle della ragazza la fece sussultare per
bene, facendola rabbrividire. Lina si voltò, ritrovandosi
davanti colei che avrebbe preferito non incontrare per tutto il resto
della serata.
Naga
teneva in mano un boccale, probabilmente ricolmo fino all'orlo di
brandy, e ne sorseggiava di tanto in tanto mentre parlava alla
ragazza. Il suo viso sembrava disteso e per nulla corrucciato, ma una
sottile punta di ironia fastidiosa si poteva udire nelle sue parole,
possibilmente accentuata dall'effetto dell'alcol.
«Per
tua conoscenza, strega tutta-tette, sappi che io non credo a questo
genere di cose! Sono qui giusto perché mi era stato promesso
un consulto gratis, ma non credere che io davvero dia retta a queste
scemenze!» mentì la ragazza, sentendosi in colpa poiché
la vecchia la stava ascoltando.
«Certo,
certo, dicono tutti così… nessuno crede ai veggenti ma
chissà perché davanti ai baracconi di questi buffoni
c'è sempre la coda!» Naga si esibì in una sonora
risata, notando che la vecchia che le stava ascoltando stava
ribollendo dalla rabbia.
«Già,
già… allora perché non ti fai avanti e vieni a
dare un'occhiata?» la invitò la ragazza, arrossendo per
le parole appena sentite. Più andavano avanti con il discorso,
più la cosa la imbarazzava ed innervosiva.
«Qualunque
sia la risposta, tu, donna, la smetterai comunque di fare stupide
domande.»
Entrambe
si voltarono verso la donna che era intervenuta nel loro discorso. La
vecchia si stava riferendo a Naga, che in quel momento cambiò
il suo sguardo, iniziando a guardarla con disprezzo. Ma il suo
cipiglio da superiore cambiò appena incontrò le pupille
iniettate di sangue della vecchia.
La
vecchia le indicò entrambe con le due mani, poi sussurrò
delle frasi ignote alle loro orecchie. Tutto ciò che poterono,
anzi, potè percepire Lina, era un senso di nausea salirle alla
testa. Poi capì. Delle due ragazze solo lei portava delle
protezioni magiche, ovvero la bandana nera che aveva alla fronte,
quindi era anche l'unica che percepiva l'incantesimo che si stava
attuando.
Ma
per quanto si sforzasse, non riuscì a capire di che magia si
trattasse, quindi non potè difendersi per tempo.
«Io
leggo nel vostro domani un grande cambiamento… un GROSSO
cambiamento. Presto non sarete più quelle di prima… e
tutto questo grazie al fatto che le maghe veggenti esistono.»
Le
due ragazze indietreggiarono, poi si guardarono negli occhi.
Odio.
Non
capivano perché, ma si odiavano senza avere realmente fatto
qualcosa per cui sentire questo sentimento l'una per l'altra. Si
osservarono per diverso tempo, poi ognuna prese strade diverse.
Naga
se ne tornò alla locanda dove avevano prenotato le loro
camere, continuando a tracannare dal suo boccale di brandy, mentre
Lina si diresse verso il centro città, in un pub.
«Ehi
ragazzina! Sei un po' piccola per entrare qua dentro. Torna a casa,
non hai l'età per stare qui.» la esortò il
locandiere, vedendo che stava già ordinando del liquore non
poco pesante per sé.
«Ehi!
Mi senti? Sei troppo piccola per bere roba simile! Ascoltami e dammi
retta, mocciosa!»
«FIREBALL!»
Il
locandiere andò in fumo in meno di un secondo, e Lina
noncurante bevette tutto il liquido contenuto nel bicchiere che le
avevano portato. Lo sbattè vuoto sul bancone, reclamandone
dell'altro. E dell'altro, e dell'altro, e dell'altro, e….
bastarono poche sorsate perché non capisse più dove
fosse e non riuscisse a distinguere la destra dalla sinistra.
Ancora
un po' cosciente si sbarazzò di un paio di malintenzionati e
si diresse barcollante verso la locanda dove si era precedentemente
diretta Naga. Si appoggiò al muro della strada, singhiozzando
a tratti. Si rimise in piedi dopo dopo essersi accasciata a terra,
stremata da tanto camminare e dall'alcol in corpo che stava sortendo
effetti fino a quel momento sconosciuti.
«E
non che io sia arrabbiata!! Anzi! Io non sono arrabbiata…
Naga…»
«
Ohi ohi…» si lamentò Lina, grattandosi
svogliatamente il capo con la mano destra. La luce che filtrava dalla
finestra andava direttamente a sbattere sulle sue palpebre semi
chiuse. Non era riuscita a dormire tanto, quella notte, presa da
incubi e dai residui della sbornia che le salivano alla testa.
Si
poggiò ai gomiti molto fiaccamente e stropicciò gli
occhi altrettanto lentamente. Il suo sguardo era indubbiamente quello
di qualcuno che aveva passato una notte non troppo piacevole.
Cercò
di guardarsi attorno ma il dolore alla testa accennava ad aumentare.
La luce era fastidiosa, un mattino che avrebbe dimenticato molto
volentieri come tutti gli eventi della serata prima.
Ad
un tratto la sua attenzione fu attirata da qualcosa che stava un po'
più un basso rispetto al suo viso, ma quasi subito sotto il
suo mento. Sembrava che le fosse cresciuto qualcosa di strano proprio
in corrispondenza del suo seno.
«
Ehi! Ma questa roba sembrerebbe…» la ragazza balbettò
incredula un paio di parole, con gli occhi ancora mezzi socchiusi,
poi volle toccare con mano ciò che le stava davanti. Si portò
entrambi i palmi delle mani al petto, tastando con poco garbo ciò
che le stava appresso. Era sicura che si trattasse di una massa semi
sferica, morbida e... sensibile.
Spalancò
gli occhi, troppo incredula, forse quasi impressionata, perché
ciò che stava toccando non poteva essere vero, conoscendo il
suo corpo.
Lo
stette a fissare per diverso tempo, quasi spaventata riportò
le mani sotto le lenzuola, ma le sue pupille non si mossero di un
centimetro dalla loro strada, smettendo nemmeno un secondo di
guardare, ora affascinata, ora impressionata, quelle due cose.
«No,
aspetta un attimo… non mi dirai che… ma cos'ho bevuto?
Devo essere ancora ubriaca… però…- si portò
nuovamente le mani al petto, palpando incredula i due ammassi di
carne che pendevano da esso- No, aspetta ancora un minuto…
QUESTE SONO VERE!»
Si
alzò in piedi sul materasso del letto e sbottonò con
forza la camicia del suo pigiama. Quelle due cose sferiche, lisce,
perfette e ballonzolanti facevano davvero parte del suo corpo!
Impossibile! Come facevano ad esserle cresciute in una sola notte?
Eppure erano lì, che la chiamavano, che le bisbigliavano soavi
parole.
"Siamo
qui, siamo per te, nessuna è più bella di te ora."
E
Lina, inebriata da quello che sembrava solo uno stupendo sogno, non
riuscì a fare a meno di piangere la sua gioia. Toccò di
nuovo i suoi seni, per capire se era solo uno scherzo della sbornia
della notte precedente. No! Erano più che reali! Ora sì
che non avrebbe più avuto nulla da invidiare a Naga.
Con
un balzo si risedette sul materasso, osservando con delizia il suo
petto. Troppo bello per essere vero. Ma ERA tremendamente vero. Come
poteva non approfittarne solo per un attimo? Tanto, erano vere.
Si
coricò a pancia in giù sulle lenzuola, gustando con
ardore la morbidezza che le offrivano. Erano più soffici di un
cuscino di piume, ancora di più delle nuvole forse. Le
offrivano un caldo e morbido appoggio naturale.
Ma
quel momento di pace e godimento fu interrotto bruscamente da un urlo
inatteso.
«
GWAAAAAAAAAAYUOYOOOOIIIIIIIIIAAAHHHHHKKEEEEYOUUUUUUI!!!!!!!!!!»
Lina
sussultò al solo sentire quell'urlo disumano provenire dalla
stanza accanto. Si rinfocillò il più velocemente
possibile e, un po' correndo, un po' sobbalzando, si diresse verso la
fonte del grido.
Aprì
la porta della camera, pronta a qualsiasi mostro o bandito che fosse.
Vide la donna davanti a sé all'affannata ricerca di qualcosa,
scrutandosi sotto la maglia del pigiama. Quella donna, non sapeva
dove, l'aveva già vista da qualche parte. La sua chioma
fiammeggiante le era familiare.
«Non
ci sono più… Non ci sono più…»
continuava a rantolare ripetutamente, affondando più in
profondità la testa nel colletto della maglia. Singhiozzava,
ripetendo la stessa frase più volte. Lina si avvicinò
alla donna e le mise una mano sulla spalla.
«S-scusi,
uh, sta bene?» le chiese timidamente la ragazza, pensando di
essere finita nella camera di una depravata mentalmente messa
piuttosto male.
C'era
anche da dire che pure quella stanza le ricordava qualcosa.
La
donna alzò al testa, singhiozzando ancor di più quando
incontrò il viso di Lina.
«Non
ci sono più… Non ci sono pi- ma tu…?!»
Forse
era DAVVERO ancora ubriaca.
Forse
non aveva dormito poi così tanto… forse… forse…
forse il sogno con cui si era svegliata le aveva data alla testa.
Peccato che la scena che le si presentava davanti non era un sogno.
«
T-t-t-t-t-t-t-t-t-tu… tu sei… TU SEI ME?!»
Un
incubo.
«
GWAAAAAAAAAAYUOYOOOOIIIIIIIIIAAAHHHHHKKEEEEYOUUUUUU!!!!!!!!!!»
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