Ricominciare a vivere

di Illly
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Incubo

Dedicato a tutti quelli che mi sostengono, ogni giorno, ogni ora, ogni minuto.

Tutto per voi, con affetto,

Ile        

Un'inquietante urlo pervade la mia mente. Straziante e penetrante rimbomba nella mia testa ancora e ancora. Una sensazione di panico mi pervade riconoscendo la voce che lo emette. Peeta. Senza fiato, madida di sudore, mi risveglio imprigionata dalle lenzuola avvolte sul mio corpo ad impedirmi i movimenti, tanto mi sono agitata nel sonno. Respiro, incanalo più aria possibile riempiendo i polmoni, per calmarmi a poco a poco. Era solo un incubo. Un incubo.

Tendo la mano e a tentoni cerco l'interruttore. Appena accendo la luce ritrovo la mia stanza ad attendermi. La mia stanza nel villaggio dei Vincitori, calda e accogliente, vuota e fredda. Se un tempo avrebbe potuto significare protezione e famiglia ora la mia casa ricordava solamente una grande sensazione di gelo. Senza mia madre e senza... . Una lacrima mi rigò il volto, solitaria.

Eccola nuovamente, quella paura che mi avvolge sempre il cuore e lo stringe fino a soffocarmi. Capisco subito che, per quella notte, non avrei potuto riaddormentarmi. Ho il terrore che quell'urlo si ripercuota ancora nella mia testa. Non potrei sopportarlo ancora. Ho fatto troppo male a Peeta da poter anche solo immaginare che lui possa soffrire ancora.

Mi alzo e vado in bagno. Mi guardo allo specchio e non mi riconosco più. Dov'è la ragazza decisa che per sopravvivere avrebbe fatto di tutto? Le occhiaie e i profondi segni di tutte le battaglie che ho combattuto, con me stessa e con gli altri, mi ricordano la risposta. I miei pensieri sprofondano nell'odio. Un odio che, sebbene abbia avuto la sua vendetta, continua a bruciare imperterrito. So perchè. Troppe persone sono morte. Troppe persone hanno sofferto. Non sono più la stessa ormai.

Eppure... qualcosa nel mio animo mi ricorda ancora che qualcuno che mi tiene ancorata alla mia vecchia me stessa esiste. E sebbene i suoi ricordi a volte sono confusi, o sfocati, Peeta sa guardarmi dentro. Ha sempre saputo farlo, ma me ne sono accorta troppo tardi. Lo sconforto mi assale. Torneremo mai come un tempo? Che sciocca, certo che no. Eppure lui, con la sua risata, con le sue parole sempre giuste, con i suoi gesti amorevoli, mi manca. Mi manca immensamente.

Mi sciacquo la faccia, spruzzandomi dell'acqua fresca in viso. Ritornando nella mia camera la sola visione del letto sfatto mi ricorda che non avrei potuto addormentarmi se non volevo di nuovo inorridire davanti ai miei sogni. Eppure le uniche volte in cui il mio sonno non era mai stato turbato era quando dormivo con Peeta. Le sue braccia calde mi stringevano proteggendomi dalle cattiverie e dal male. Era una protezione così debole davanti alla potenza di chi avevamo davanti, ma in quei momenti sembrava così tenace che mi ero quasi convinta che lui potesse davvero proteggermi da tutto.

E solo in questo momento comprendo come quel ragazzo sia indispensabile per la mia sopravvivenza. Buffo. Quando Gale aveva proferito queste parole, in quella soffitta soffocante, mi ero sentita offesa. Come poteva anche solo pensare che fossi così cinica e razionale? Eppure aveva ragione: Peeta è la mia unica speranza, la mia sola ragione di vita, ormai. Mia madre è lontana, Prim è morta e Haymitch è perennemente ubriaco. Su chi posso contare? Il suo nome affiora nella mia mente con una facilità quasi assurda.

Da quando dipendo così tanto da una sola persona? Sono diventata così debole? Nego nella mia mente una situazione così assurda. Mi lascio cadere sul letto, sopraffatta da questa verità schiacciante, posando le mani sulla fronte, sperando bambinescamente di frenare i miei pensieri. Ma, ovviamente, non funziona. Sorrido della mia stupidità, se potessi spegnere il cervello ogni volta che lo desidero non avrei tutti quei problemi che mi perseguitano incessantemente.

Un piccolo raggio di luce filtra tra le fessure della persiana che la sera prima non avevo chiuso bene. Me ne accorgo perché sento un tiepido calore riscaldarmi il collo. E in quel momento mi rendo conto che è l’alba. Ridacchio senza allegria quando capisco che ho passato parte della notte a riflettere su un ragazzo. Posso ancora permettermi di essere felice dopo tutto quello che è successo? Mi alzo e, sfiorandomi le labbra, non so darmi una risposta.





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