Incubo
Dedicato a tutti quelli che mi
sostengono, ogni giorno, ogni ora, ogni minuto.
Tutto per voi, con affetto,
Ile
Un'inquietante
urlo
pervade la mia mente. Straziante e penetrante rimbomba nella mia testa
ancora e
ancora. Una sensazione di panico mi pervade riconoscendo la voce che lo
emette.
Peeta. Senza fiato, madida di sudore, mi risveglio imprigionata dalle
lenzuola
avvolte sul mio corpo ad impedirmi i movimenti, tanto mi sono agitata
nel
sonno. Respiro, incanalo più aria possibile riempiendo i
polmoni, per calmarmi
a poco a poco. Era solo un incubo. Un incubo.
Tendo
la mano e a tentoni
cerco l'interruttore. Appena accendo la luce ritrovo la mia stanza ad
attendermi. La mia stanza nel villaggio dei Vincitori, calda e
accogliente,
vuota e fredda. Se un tempo avrebbe potuto significare protezione e
famiglia
ora la mia casa ricordava solamente una grande sensazione di gelo.
Senza mia
madre e senza... . Una lacrima mi rigò il volto, solitaria.
Eccola
nuovamente, quella
paura che mi avvolge sempre il cuore e lo stringe fino a soffocarmi.
Capisco
subito che, per quella notte, non avrei potuto riaddormentarmi. Ho il
terrore
che quell'urlo si ripercuota ancora nella mia testa. Non potrei
sopportarlo
ancora. Ho fatto troppo male a Peeta da poter anche solo immaginare che
lui
possa soffrire ancora.
Mi
alzo e vado in bagno.
Mi guardo allo specchio e non mi riconosco più.
Dov'è la ragazza decisa che per
sopravvivere avrebbe fatto di tutto? Le occhiaie e i profondi segni di
tutte le
battaglie che ho combattuto, con me stessa e con gli altri, mi
ricordano la
risposta. I miei pensieri sprofondano nell'odio. Un odio che, sebbene
abbia
avuto la sua vendetta, continua a bruciare imperterrito. So
perchè. Troppe
persone sono morte. Troppe persone hanno sofferto. Non sono
più la stessa
ormai.
Eppure...
qualcosa nel
mio animo mi ricorda ancora che qualcuno che mi tiene ancorata alla mia
vecchia
me stessa esiste. E sebbene i suoi ricordi a volte sono confusi, o
sfocati,
Peeta sa guardarmi dentro. Ha sempre saputo farlo, ma me ne sono
accorta troppo
tardi. Lo sconforto mi assale. Torneremo mai come un tempo? Che
sciocca, certo
che no. Eppure lui, con la sua risata, con le sue parole sempre giuste,
con i
suoi gesti amorevoli, mi manca. Mi manca immensamente.
Mi
sciacquo la faccia,
spruzzandomi dell'acqua fresca in viso. Ritornando nella mia camera la
sola
visione del letto sfatto mi ricorda che non avrei potuto addormentarmi
se non
volevo di nuovo inorridire davanti ai miei sogni. Eppure le uniche
volte in cui
il mio sonno non era mai stato turbato era quando dormivo con Peeta. Le
sue
braccia calde mi stringevano proteggendomi dalle cattiverie e dal male.
Era una
protezione così debole davanti alla potenza di chi avevamo
davanti, ma in quei
momenti sembrava così tenace che mi ero quasi convinta che
lui potesse davvero
proteggermi da tutto.
E
solo in questo momento
comprendo come quel ragazzo sia indispensabile per la mia
sopravvivenza. Buffo.
Quando Gale aveva proferito queste parole, in quella soffitta
soffocante, mi
ero sentita offesa. Come poteva anche solo pensare che fossi
così cinica e
razionale? Eppure aveva ragione: Peeta è la mia unica
speranza, la mia sola
ragione di vita, ormai. Mia madre è lontana, Prim
è morta e Haymitch è
perennemente ubriaco. Su chi posso contare? Il suo nome affiora nella
mia mente
con una facilità quasi assurda.
Da
quando dipendo così
tanto da una sola persona? Sono diventata così debole? Nego
nella mia mente una
situazione così assurda. Mi lascio cadere sul letto,
sopraffatta da questa
verità schiacciante, posando le mani sulla fronte, sperando
bambinescamente di
frenare i miei pensieri. Ma, ovviamente, non funziona. Sorrido della
mia
stupidità, se potessi spegnere il cervello ogni volta che lo
desidero non avrei
tutti quei problemi che mi perseguitano incessantemente.
Un piccolo
raggio di luce filtra tra le fessure della persiana che la sera prima
non avevo
chiuso bene. Me ne accorgo perché sento un tiepido calore
riscaldarmi il collo.
E in quel momento mi rendo conto che è l’alba.
Ridacchio senza allegria quando
capisco che ho passato parte della notte a riflettere su un ragazzo.
Posso
ancora permettermi di essere felice dopo tutto quello che è
successo? Mi alzo
e, sfiorandomi le labbra, non so darmi una risposta.
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