Blood College

di Demone
(/viewuser.php?uid=212228)

Disclaimer: questo testo è proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Era notte e una ragazza camminava per le strade di Londra con la gonna corta che le solleticava i fianchi. Il ticchettio dei suoi tacchi ricopriva ogni altro rumore. Il vento muoveva appena le foglie degli alberi nel parco da cui stava uscendo la ragazza. Era abbastanza alta, con i capelli di un nero corvino e due occhi di ghiaccio. Dimostrava 18 anni, non di più. Eppure, qualcosa nel suo modo di muoversi,o forse nel suo abbigliamento, attirava l’attenzione. Le scarpe a tacco alto, la minigonna, la maglia scolata. Tutto le donava. Camminava velocemente, senza preoccuparsi di attirare attenzioni indesiderate. Non aveva paura, nonostante l’ora tarda e la via poco illuminata. Lontano, nel buio del parco, il corpo di un ragazzo era adagiato ai piedi dell’albero con uno terrore negli occhi profondissimo.
La ragazza arrivò all’ingresso di una villetta. Aprì la porta e buttò la borsa su un divano poco lontano. Erano le cinque della mattina e la città stava per risvegliarsi. La ragazza si buttò sul letto nella sua stanza e iniziò a fissare il soffitto. Il suo viso era impassibile. Sembrava una ragazzina ma non lo era. Aveva 1000 anni ormai. Si chiamava Kayline. Era una demone, un abominio. Si nutriva delle anime delle persone. Si sentiva viva quando le sentiva urlare. Il suo aspetto poteva trarre in inganno. Non era una ragazza innocua, era un mostro, un’assassina. Anche quella notte aveva ucciso.

Si era diretta alla periferia di Londra, come quasi tutte le sere. Era entrata in un locale omonimo e si era seduta a un tavolo, sorseggiando un po’ di liquore. Poco dopo un ragazzo si era avvicinato a lei. Era giovane, sui 20 anni. I capelli erano di un biondo crespo e gli occhi maliziosi. Si era seduto di fronte a lei e aveva sorriso.
“Ciao. Tutta sola?”
 Aveva una bella voce, calda e giovanile.
“Si. La mia amica mi ha dato buca”
 Kayline sapeva bene come comportarsi. Quella scena si ripeteva quasi ogni sera. I volti dei ragazzi cambiavano, le parole, ma non i loro intenti. Una finta nota di tristezza era presente nella fresca voce della demone.
“Quindi posso farti compagnia?”
Un sorriso era spuntato sulle labbra di Kayline.
“Certo. Mi fa piacere. Io sono Kayline. Tu sei?”
“Jonas.  Allora Kayline, che mi dici? E’ strano vedere una ragazza come te da sola. Sei fidanzata?”
“No, non penso che mi fidanzerò. Legarmi a una sola persona per me è impossibile. Mi piace troppo divertirmi.”
Quelle parole erano vere. Era andata avanti così per tutta la serata. Kayline aveva riso alle battute di Jonas e all’improvviso, come se fosse una cosa inaspettata, si erano baciati. Avevano deciso di fare una passeggiata nel parco. Kayline aveva finto di essere imbarazzata. Il parco era buio, isolato. Si erano baciati di nuovo sotto un albero, lontani da tutti. Il ragazzo stava contro un albero quando Kayline si era staccata dal bacio e aveva messo una mano sul petto di quel ragazzo. Sorrideva ma non di malizia. Era il sorriso della vincitrice. La mano entrò nello sterno e raggiunse il cuore. Lo strinse in una morsa e Kayline iniziò a rubare l’anima del ragazzo. Avvertiva le sue sensazioni, le sue emozioni, i suoi ricordi. Tutta la sua anima. Era morto in pochi minuti e Kayline era tornata a casa. Oramai aveva cancellato ogni sentimento dal suo cuore, ogni forma di pietà. Uccidere era la sua natura, il suo modo di sopravvivere. L’unico modo che aveva. La sua anima l’aveva persa molti anni prima. Lei doveva essere una ragazza normale, come tante. Sarebbe dovuta morire anni prima. Per una stupida vendetta invece era diventata una demone senza pietà. Aveva dovuto sopprimere ogni sentimento e con il tempo aveva imparato ad amare l’omicidio, ad amare la sua natura.
 
Dopo alcune ore che aveva passato stesa sul letto a contemplare il soffitto, perdendosi in stupidi pensieri, si alzò e andò a fare una doccia fresca. Adorava il freddo. Non amava molto il caldo soffocante. Era restata immobile sotto la doccia mentre l’acqua le inzuppava i capelli e li rendeva, se possibile, ancora più neri.




Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=1354688