Little Things

di JustAWallflower
(/viewuser.php?uid=116340)

Disclaimer: questo testo è proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


I know you never want to know how much you weight.




1.


Fisso quei numeri con orrore, quasi fossero la data della mia morte.
67,15
E’ strano come quattro numeri possano stravolgerti in modo indescrivibile.
E l’unica cosa che riesco a pensare è: perché?
Perché proprio quel numero? Perché a me? Perché perché perché?
E’ sbagliato, è impossibile, è assurdo. No, non voglio quei numeri, toglietemeli per favore.
Scendo dalla bilancia, che subito si azzera e si spegne. La spingo sotto il letto con un calcio.
Prima non avevo idea di quanto pesassi. Non volevo saperlo, preferivo vivere nell’ignoranza.
Adesso lo so. E cosa mi ha portato? Solo umiliazione verso me stessa.
Odio quel numero. Lo odio profondamente.
Sessantasettevirgolaquindici.
 
Oggi pomeriggio qualcuno mi ha chiamata grassa.
Non so chi è stato, ho sentito solo una persona dietro di me che lo diceva.
Ma lo so che parlava con me. Si, era diretto a me quell’insulto.
Ma perché l’ho fatto? E perché mi lascio condizionare da ciò che pensano gli altri?
Non dovevo, sono stata una stupida.
Sessantasettevirgolaquindici.
Mi guardo allo specchio e odio quello che ho davanti.
Odio le mie cosce.
E la mia pancia.
E i miei stupidi fianchi.
E i miei piedi piatti.
E i miei capelli.
E il viso troppo rotondo da bambina.
E quegli occhi scuri che mi stanno fissando da dietro lo specchio.
Si, quel ragazzo aveva ragione. Sono grassa, sono brutta, sono un mostro.
Mi sento morire.

 

2.

 
E’ lunedì mattina. Scendo svogliatamente le scale e entro in cucina.
La scena che mi si presenta davanti è la stessa di ogni singolo giorno.
Mio padre tiene il giornale in mano, mentre osserva la tv e discute con mia madre.
Alla fine della discussione, borbotta e nasconde il viso nel giornale.
Mia madre continua a parlare, ma mio padre ormai  non ascolta più, allora inizia ad urlare a mio fratello Nick di alzarsi.
Affiniamo le orecchie per avvertire qualsiasi rumore dal piano di sopra.
Silenzio.
Io intanto non faccio in tempo ad entrare, che trovo il passo sbarrato da una figura bianca e marroncina.
Shila, la mia cagnolina, mi fissa speranzosa con i suoi occhioni nocciola e alterna lo sguardo da me alla scatola di cereali al cioccolato sul tavolo.
-Non puoi mangiarli, ti fanno male.- rispondo io alla sua domanda non espressa.
Dicono che il primo sintomo di pazzia è parlare con oggetti/esseri che non possono risponderti.
Perfetto, sono una psicopatica.
Mi siedo sulla sedia, alla destra di mio padre. Sto per afferrare la scatola dei cereali, quando qualcosa mi blocca.
Sessantasettevirgolaquindici.
Ed ecco che mi ricordo di ieri sera. Sento la bilancia che si trova sotto il mio letto urlare:
GRASSA! SMETTILA DI MANGIARE!
Ritiro la mano come se avessi preso la scossa.
Non devo mangiare.
Dico che ho mal di pancia e salgo su a prendere lo zaino.
Odio il lunedì.




Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=1361634