Non credevo
che potesse mai capitare una situazione simile. Dopo Meteor, dopo il
Geostigma, non pensavo davvero che il mio cuore potesse finalmente
liberarsi della SUA ombra. Ora, il mondo continua ad andare avanti,
come se nulla fosse mai accaduto. Certo, le cicatrici del passato sono
parte persistente di ognuno di noi, anche perché sono
davanti ai nostri occhi ogni santo giorno come monito ai potenti. A
volte mi fermo a pensare e credo che, in un modo perverso e distorto,
LUI avesse in un qualche modo ragione. Chi era lui se non il
più grande errore dei potenti? Ho odiato Sephiroth
più di qualunque altra cosa al mondo e così lo
sarà per sempre, ma, se mi guardo intorno, vedo e respiro
una grande pace; una libertà mai assaporata a Midgar.
Midgar… per un provinciale di Nibelhim fu uno shock sapere
che esistessero città così imponenti. Mi prese un
colpo al cuore la prima volta che la vidi: ero schifato e attratto
nello stesso tempo da quell’agglomerato di acciaio e luci. La
peculiarità che più mi affascinava era il Piatto.
Come poteva una città così grande non toccare il
terreno? Una genialata ingegneristica da paura. E per un povero
contadinotto come me era qualcosa d’inconcepibile. Mi sentii
così piccino e… impotente. Avevo in mente le
montagne del mio paese, quindi ero abituato alla grandezza; ma quella
città fu un vero trauma. Le strade gremite all’ora
di punta, i grattacieli, la rotaia, i giganteschi reattori e poi il
palazzo della ShinRa. La colonna portante del piatto, il centro
nevralgico della città, il cuore del mostro. Si respirava la
pura potenza tra quelle mura. Dietro ogni porta il progresso con la P
maiuscola si compiva senza che nessuno fosse in grado di fermarlo. La
ShinRa imbrigliava letteralmente la potenza della Natura e la scatenava
contro il mondo, spacciandola come risorsa energetica pulita per un
pianeta dilaniato. Questa bugia se la bevvero in molti. E Sephiroth era
l’incarnazione della potenza, l’essenza stessa
della compagnia, la più grande bugia mai raccontata. Alla
gente comune piacciono i vincitori e lui lo era. Oh sì, io
lo adoravo. Reincarnava l’esempio che ogni uomo avrebbe
dovuto seguire. Non avendo avuto un padre decisi di
“adottarlo” come genitore. Quante notti a
immaginarmi a compiere le sue stesse gesta! Quanti allenamenti con la
spada per cercare di raggiungere almeno la superficie del suo smisurato
talento. Avrei dato qualunque cosa per diventare come lui.
Ma la notte in cui tutto cambiò, i nostri destini si unirono
in un modo che non avrei mai potuto lontanamente prevedere. Se mi
avessero raccontato che io, un misero ragazzo di campagna, sarei
diventato il nemico mortale di uno dei più grandi SOLDIER
della storia, probabilmente gli avrei riso in faccia.
Dicono che una persona non la conosci, finché non ci
combatti. Beh, posso dire di conoscerlo meglio di chiunque altro.
Tuttavia, sento che lui avesse un’anima molto più
complessa di quanto io possa credere. Mi fermo a pensare, talvolta,
nell’inconscio della notte, perché avesse agito in
quel modo. Anch’io scoprii la sua stessa verità, a
suo tempo, ma non mi sognerei mai di distruggere il mondo per
chissà quale fantomatico viaggio. Quand’ero
ragazzino conoscevo ogni singola mossa di Sephiroth. Seguivo la sua
vita quasi fossi la sua ombra; sapevo a memoria ogni sua intervista
rilasciata ai media riguardo la guerra in Wutai; apprendevo ogni suo
colpo di spada nemmeno fosse un libro di arti marziali: mettendo
insieme le informazioni apprese nella mia adolescenza, posso affermare
che lui non era tipo da lasciarsi andare alle emozioni. Aveva una mente
analitica e distaccata; come poteva un uomo aver perso il controllo di
se stesso in quel modo, quando un ragazzino fu più
assennato? La risposta si perde poi nelle pieghe del sonno. La mattina
giungo alla stessa conclusione: Sephiroth era un pazzo sanguinario.
Punto. Difficile dimenticare un uomo come lui, ma sono deciso ad andare
avanti. La mia vita si è ridotta ad un tranquillo tran tran
a consegnare la posta per la regione, ad accompagnare e riprendere i
bambini a scuola, portare Tifa fuori per qualche cena galante e serate
con i ragazzi della vecchia guardia al 7th Heaven. Piano piano sto
ritrovando la mia serenità, anche senza andare tutti i
giorni alla chiesa o alla rupe dove morì Zack. Ho accettato
la loro morte e sono felice di saperli in pace. A volte li sogno, non
ricordo mai come o dove, ma rammento stralci di conversazioni. Credo di
mancare loro e che vogliano un resoconto della mia giornata per non
sentirsi del tutto esclusi.
La situazione con Tifa è migliorata: ora siamo una famiglia
a tutti gli effetti e lei è fiera di questo. Sono contento
di averle dato ciò che voleva.
Con queste certezze nel cuore, la mia vita non potrebbe andare meglio.
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E’ un giorno come gli altri. Le consegne sono finite e,
siccome è mezzogiorno, decido di fermarmi in un chiosco
appena fuori Edge. Il tizio è un tipo simpatico, molto amico
di Denzel, e mi fa sempre lo sconto. “In nome di
ciò che hai fatto per noi”, dice sempre.
Chissà se anche a LUI facevano gli sconti… Scuoto
la testa. Basta tornare al passato. Ordino un panino e mi siedo in un
tavolino distante dal bar, in modo tale da tenere d’occhio la
Fenrir -dopo quello che è successo con Denzel cerco di
controllarla più spesso, un altro dei miei buoni propositi-.
Afferro un giornale, abbandonato sul tavolo, e cerco la pagina
sportiva. C’è la notizia di Gioro e il suo Chokobo
nero. Mi ero svegliato alle due di notte per vedere la gara. Una
scarica di adrenalina fantastica, quella corsa! Arriva il mio panino e
inizio a sgranocchiarlo, mentre leggo la classifica dei fantini. Non
arrivo oltre al podio che il mio cellulare squilla. Un tempo avrei
lasciato trillare, ma, con grande stupore di tutti, ho deciso di
rispondere a tutte le chiamate. Sulla schermata
c’è scritto “Reeve”. Ecco uno
che non sa del mio cambio di pagina. Mi diverte avvertire lo stupore
dei miei amici davanti al mio comportamento: non vogliono proprio
capacitarsene.
“Pronto?”
“Cloud?! E tu da quando rispondi al telefono?”
“Da un bel po’, Reeve.”, rispondo
semplicemente. Le conversazioni non sono ancora il mio forte.
“Davvero? Stavo per riagganciare, perché credevo
che avrei dovuto parlare con la tua segreteria. Di nuovo.”,
scherza l’uomo.
Ridacchio, anche se quello che esce dalle labbra sembra più
un grugnito impaziente, “Cosa vuoi, Reeve?”,
chiedo, cercando di sembrare cordiale.
La sua voce si fa stranamente seria. “Io e i ragazzi abbiamo
trovato una cosa che dovresti vedere.”
Mi allarma il suo tono, “Cos’è
questa… cosa?”, chiedo sospettoso.
“Non è prudente parlarne al telefono. Raggiungimi
alle coordinate che ti
invierò.”>click<
Allontano il cellulare dall’orecchio e
l’apparecchio mi segnala il ricevimento di un messaggio.
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Mi fa sempre uno strano effetto vedere Midgar accartocciata su se
stessa come una lattina arrugginita paragonata all’opulente
splendore dei miei ricordi. La vecchia sede della ShinRa svetta
imperturbabile sopra il mucchio indefinito delle miriadi di vite
spezzate, simile ad un’erba parassita crescente a scapito
degli altri. Anche se dopo l’ultima apparizione di Sephiroth,
sembra più distrutta del solito, sebbene rimanga in piedi
testardamente. Imbocco la solita strada che mi condurrebbe verso la
chiesa di Aerith –altra costruzione rimasta in piedi dalla
furia del nemico-, poi giro a destra seguendo il segnale GPS del
navigatore. Attraverso un’ampia strada scavata nei rottami ed
è incredibile vedere come un folle pazzo come Sephiroth sia
riuscito a portare tutti gli abitanti sullo stesso piano in un colpo
solo. Denzel ci racconta spesso di come la sua prospettiva di vita sia
cambiata lontano dagli agi a cui era abituato fino a quel momento.
Forse non è stato del tutto un male. Continuo ad avanzare
immerso nei miei pensieri, finché un grosso cartellone
incenerito sovrasta tutta la strada. C’è scritto
sopra LOVELESS. C’era una sola zona della città ad
avere un grosso cartellone pubblicitario di quel libro: Settore 1.
Mi vengono i brividi a pensare che quelle strade erano state calcate
dal mio peggior nemico. Sapevo che in onore dei servigi offerti per le
sue gesta, la città gli aveva regalato un attico nel palazzo
più lussuoso di Midgar, il Golden Building. Durante la mia
permanenza in città, mi capitava spesso di osservare quelle
finestre oscurate, nella speranza di scrutare il mio idolo; sebbene
sapessi che non ci abitava mai. Ricordo che, talvolta, scompariva dalla
circolazione e i comandanti dicevano che si era ritirato in biblioteca
o l’avevano mandato in missione. Mi piaceva pensarlo
lassù.
Ora che ci faccio caso il segnale mi sta portando proprio
lì.
Poco dopo raggiungo le macerie del Golden Building, o almeno quello cui
riesco a decifrare, poiché mischiate con i quelle dei
bassifondi e del Piatto. Intravedo una squadra della WRO intenta a
cercare chissà quale utopia o segreto scabroso tra i
calcinacci. Sotto di loro un gruppo di persone fanno camporella attorno
a Reeve. Parcheggio la Fenrir e li raggiungo.
“Allora, cosa dovevi mostrarmi?”, dico io senza
convenevoli.
Il gruppo si apre verso di me, rivelando la figura del moro. La sua
espressione é un misto tra preoccupazione e allegria. Ha un
libretto sgualcito in mano e lo tiene come fosse una reliquia preziosa,
quasi avesse paura di toccarlo. Egli accenna ad un sorriso come mi
vede.
“Ciao Cloud. E’ un bel po’ che non ci si
vede! Come va?”, saluta con frasi di circostanza che non
fanno altro che aumentare la mia ansia.
“Sto bene, grazie. Cosa hai trovato di tanto
interessante?”, rispondo, mantenendo a stento la mia
curiosità.
Reeve non dice nulla e mi porge il libro. Lo osservo con noncuranza.
“E’ un vecchio libro impolverato e sgualcito. Tu mi
chiami per questo? Tifa non sarà contenta se le
dirò che mi fai perdere t…”
“Non è un libro qualunque, Cloud!”,
m’interrompe Reeve con foga.
Io non capisco, scuoto la testa confuso. L’uomo sospira e
apre la prima pagina.
Avrei riconosciuto quella calligrafia ovunque.
“Il diario di Sephiroth…”, bisbiglio.
Un saluto al
popolo di EFP tutto! Ebbene sì, Sephiroth aveva un diario
nella mia folle idea. E’ da un po’ che volevo
dipingere una Sephiroth diverso dal solito, ma non trovavo mai il modo
di porlo. Poi una mattina ecco la rivelazione! Un diario! Un diario che
il suo peggior nemico ci farà leggere! Questa fic
sarà un doppio viaggio nell’anima delle due icone
del capitolo più mitico di tutto il videogiochismo! Cosa
imparerà Cloud del suo peggior nemico? Era davvero
l’uomo che credeva di conoscere? Ma soprattutto, quanto
è cambiato Sephiroth per la pazzia e quanto di Sephiroth
c’è nel One Winged Angel? Spero di non aver fatto
il passo più lungo della gamba XD. Enjoy!
Besos
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