bn
L'errore
sbagliato.
-Non dovresti cercarmi più.-
Onde di tenebre inquiete graffiano con una carezza le sue caviglie
nude, la brezza sottile e tagliente bisbiglia una malinconia ascoltata
troppe volte. Il buio ghermisce la figura davanti a lei, diluisce i
lineamenti di quel volto in una caligine densa, risparmiandone solo un
profilo stentato. L'Elisio non esige luci, forse perchè non
c'è nulla da vedere.
La voce di Nico sfiora il buio, senza combatterlo, costretta in una
freddezza ferrea ed asciutta. Le ciglia di
Bianca cedono senza fare rumore, incapaci di sopportare il peso di tali
parole. Le lacrime che non può più versare
stagnano in
silenzio nelle iridi disarmate. Lo sa.
-Ti prego, ascoltami. Ti...- La sua voce s'incrina, assottigliandosi e
rischiando di spezzarsi. Quel pianto cristallizzato, in memoria di una
sofferenza che non le è concesso dimenticare, oscilla
doloroso
senza scivolare mai.
-No, ascoltami tu. Non c'è niente di cui dobbiamo
ancora
parlare.- Nico si volta, in un movimento svelto e brusco. Il lungo
pesante mantello svolazza debolmente
nell'oscurità. Il sapore aspro delle sue parole soffoca
nella nebbia umida emanata dallo Stige.
-Fermo!- Bianca avanza rapida, esaurendo lo spazio che li divide. Un
istante più tardi riesce a cogliere ogni disegno che l'acqua
scura traccia sul suo mantello, a pochi centimetri da lui. Ormai
la supera in altezza. Lui si volta di nuovo, fissandola con occhi
affacciati su una voragine. Dove il fuoco ha già bruciato,
lasciando solo cenere.
L'immagine del Nico che conosceva si sovrappone a quello dello
sconosciuto familiare che ha di fronte. E' come guardare il fratello di
allora in uno specchio intaccato di crepe. Sul suo volto, temprato da
un tormento divorante, rimangono solo ombre.
Bianca fissa quel dolore che ha causato ed a cui non ha assistito.
Rottami di un cuore rotto nel petto di Nico, vittima di una violenza
silenziosa che non ha avuto bisogno di armi per fare male. La voce
della sua coscienza ora tace un silenzio di pietra e accuse, lasciando
che sia
lei stessa a rendersi conto di ciò che ha fatto.
-Non ti odio, se è quello che stai per chiedermi. Non potrei
mai, anche se a volte ho creduto il contrario.- La voce del
fratello è
protetta da una scorza di ferro, nel timore di denudare un tremore a
cui non vuole più cedere. Bianca scuote la testa, affranta.
Il
vento turbina fra i suoi capelli corvini, strattonandoli, nella
speranza di strapparglieli.
-Aspetta... non andare, ti prego! Io...-
Il sorriso di Nico è amaramente distorto. -Ah, adesso sei tu
a
dirlo? A dire di avere bisogno di me. Ma quando io avevo
bisogno
di te... dov'eri? Dov'eri, Bianca?! Perchè?-
Quell'ultima parola affonda nel petto di Bianca come una lama,
lentamente, scivolando e strappando. Perchè.
Perchè, già, perchè?!
Perchè?
Cosa valeva più del sorriso di suo fratello? Con cosa
l'aveva
barattato? Non esistono parole per giustificare certi errori. Nel caso
di Bianca, nemmeno lacrime per piangerli.
D'un tratto sente di non riuscire più a reggersi sulle
gambe.
Basta un momento, alla sua mente confusa, per delirare un sogno in cui
è lecito abbandonare ogni dolore
sulla riva di quel fiume nero e scivolare contro il petto del fratello.
Vuole trafiggere la ragione, ribellarsi a quelle leggi di tempo e
spazio.
Ma il suo tempo è finito, ai morti non è concesso
desiderare ma solo ricordare. L'era delle scelte è ormai
lontana, in un passato denso di gioie e rimorsi, e lei può
solo
maledire quella clessidra che non può più cederle
alcun
granello per sperare.
Nico s'irrigidisce sotto il
mantello, conscio che il suo è un arrivederci che sa di
addio.
-Devo andare. Non cercarmi più, Bianca,- ripete duramente,
-se
mai...- Le parole rimangono in sospeso nella brezza acre, frammenti
spezzati. Non completa la frase, si limita a scuotere la testa
rabbiosamente ed avanzare, come ammonendosi per un pensiero troppo
fragile.
Una sottile figura diafana rimane lì, accanto al fiume,
fissando
il punto in cui il ragazzino è appena scomparso. Non riesce
a
sopprimere un sorriso amaro, derisorio.
Così come non è riuscita a sopprimere nella sua
mente la
successione di quelle immagini empie e malsane, in cui lei sfiorava con
le labbra inconsistenti quelle fredde e
lisce del fratello, in un soffio, implorandolo con gli occhi castani di
comprendere l'incomprensibile. In cui gli accarezzava le guance, i
capelli
vellutati, e lo baciava come nessuna sorella dovrebbe fare.
Ride di sè stessa, Bianca. Sapesse, Nico, sapesse perchè
lei ha sentito la necessità di diventare Cacciatrice, di
stargli lontano, di
soffocare la sbiadita possibilità di rivelare a suo fratello
qualcosa di cui sarebbe pentita. Oh, sì, che l'ha amato.
Tanto. No,
troppo.
A conti fatti, ha evitato un errore compiendone un altro.
Forse ha scelto l'errore
sbagliato.
Note dell'Autrice: Altro che monotona e ripetitiva, sto davvero
esagerando. Sììì, lo sooo, ancoooora
Nico. E che
ci volete fare?! Incolpate Riordan, non questa poveraccia che vi
assilla ancora con le sue storielle perchè non ha niente di
meglio da fare. Eh.
Okay, forse dovrei parlare della storia. Credo che sia piuttosto
evidente che amo le introspezioni, visto che esse occupano gran parte
di tutte le mie storie. Questa poi è una Nico/Bianca, quindi
ho
dato il peggio di me dove potevo. Con peggio, intendo qualsiasivoglia
accenno a un rapporto incestuoso e perverso. u.u
Non biasimo chi ha paura di me dopo aver letto tutto ciò. ^-^
Diciamo che... sì, anche io sono convinta che Bianca sia
diventata Cacciatrice perchè era stufa di sentir parlare di
Mitomagia, però l'occasione era troppo gustosa per non
approfittarne e rigirare tutto in un bell'incesto!
...uhm, forse è meglio che la smetta, prima di far scappare
via anche i pochi arrivati fin qua. ^-^"
Grazie mille per avere letto, se qualcuno avrà il coraggio
di
recensire... avrà tutta la mia ammirazione e gratitudine!
Lucy
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