One shot:
Just
a soldier.
Il Pidgeot sferza
l’aria con le ali massicce.
Sotto di lui, un
tappeto di nubi bianche divide cielo e terra.
Ha volato per ore,
senza soste, e ormai la spalla sinistra brucia tanto da renderlo
instabile.
Emette un richiamo
basso e lamentoso che si disperde nel vento. Se non fossero in
territorio amico non oserebbe.
Sulla sua groppa, il
soldato allunga la mano per carezzargli le piume e lui si volta appena.
Nella mattina
nebbiosa, i suoi occhi luccicano di dolore e affetto.
«Tieni duro,
amico. Non manca molto».
Non risponde, il
Pidgeot, ma coraggiosamente prende a battere le ali con forza maggiore.
Dalla carne martoriata
i punti di sutura si sfilacciano, e nuovo sangue cade giù in
pioggia scura.
Lo seguono con gli
occhi fintantoché non buca le nubi; non se ne preoccupano.
Tanto
ormai nessuno fa più caso al sangue.
La campagna si mostra
quando ormai il sole ha superato il centro del cielo.
Per vederla, devono
abbassarsi.
Per toccare la vita,
devono rischiare di perderla.
Perché
ormai le palle di cannone raggiungono il cielo meglio delle preghiere.
A
quarant’anni dallo scoppio della guerra, anche
l’ultima regione sta piegando le ginocchia davanti alla
supremazia di Giovanni.
Da Kanto, ogni cosa si
è scatenata.
Hoenn è
caduta per prima.
Sinnoh ha commesso
l’errore di correre in suo soccorso.
Presto, Johto le
seguirà nell’oblio.
Le prime vittime, le
città costiere.
Ormai, le poche anime
abbastanza forti – abbastanza folli – da cercare di
costruirsi una famiglia possono vivere solo nel cuore della regione.
Rimane da chiedersi
per quanto batterà.
Che un vecchio,
nascosto da qualche parte, in un nero palazzo, sia la causa di tutto
questo pare tanto ridicolo da sfiorare il mito.
Sulla sella metallica,
il soldato ritrae di scatto le gambe.
Quando il Pidgeot
chiude le ali, precipitano nel vuoto.
La manovra
è sconveniente, ma di quella vertigine non possono farne a
meno.
°
L’acqua
fredda scatena una nube di vapore quando viene versata in quella calda.
Sul fuoco, il metallo
della teiera è incandescente, tanto a lungo è
stato lì.
Attendere qualcuno, in
guerra, è doloroso come una pallottola nelle carni.
Ogni giorno
può essere il giorno in cui non manterrà la
promessa.
Ash si accosta alla
finestra. Poco più indietro, Misty si tormenta le mani.
Sa che lei non la
vuole.
Il Pidgeot
è una stella rivestita di metallo nel cielo.
Anche se è
solo un punto all’orizzonte, sa che brilla di ferro e sangue.
Non lo saluta subito,
quando atterra.
In guerra, gli
abbracci non sono che l’eco di un passato dimenticato.
C’è
troppo dolore per sentire il bisogno di procurarsene altro.
Alla fine, dalla
groppa del Pidgeot, lei storce la bocca in un sorriso.
I suoi occhi,
però, indugiano oltre la sua spalla, sulla pelle liscia del
Pikachu che li osserva dalla soglia.
«Come va,
fratellino?».
Le sorride.
Mentre
l’accompagna dentro, non riesce a distogliere lo sguardo
dalla sua pistola.
«Quanto
resterai?».
Lo guarda e
non sorride. «Fino a questa sera, forse» risponde.
Nella sua voce, una secca cadenza militaresca. «Non ti sei
ancora liberato di quel Pikachu, vedo».
Neppure Ash sorride
più, i suoi occhi bruciano di determinazione.
«Pikachu è mio amico».
«Pikachu ti
porterà nella tomba» la replica è
tranquilla, appena sussurrata. «Sei nato troppo tardi, Ash.
Non esistono più gli allenatori».
Lo sguardo ricade sul
the.
L’ha tanto
attesa, e ora vorrebbe attenderla ancora.
«Quindi…
hai famiglia, eh?».
Ha la gola secca.
«Misty ed io ci sposiamo in primavera. Ci sarai,
vero?».
Lei si alza e non
risponde. Accanto alla casa, il Pidgeot non dorme.
La verità
è dolore.
La bugia è
ipocrisia.
L’unica
alternativa possibile rimane il silenzio.
Che quella che lui
chiama sorella probabilmente non supererà gli scontri
invernali è un peso insopportabile sul cuore.
«Ho saputo
che Delia è morta».
Lo dice tutto
d’un tratto, la sua voce è neutra.
Ash si chiede se abbia
pianto per la notizia. Che non abbia aggiunto “mi
dispiace”, si sforza di non notarlo.
«Ha pregato
anche per te, sul letto di morte».
«Ah. Ho
smesso di credere in Dio».
Fa male, fa troppo
male.
«…Sorellina…?».
Non si volta, ma Ash
ha la sensazione che stia sorridendo.
«Non sarei
dovuta venire. Ma sono felice di averlo fatto».
Nascosto fra le sue
parole, il proiettile lo colpisce dritto al petto.
A
quarant’anni dallo scoppio della guerra, le cose muoiono
sempre più spesso.
I Pokémon.
Le persone.
I sogni.
I legami.
Se ne va troppo
presto, ma questa volta Ash non piange.
Che viva o muoia, non
tornerà mai più.
«Andiamo,
Pikachu…».
°
La vigilia di Natale,
quello stesso anno, trecentoventisei soldati tenteranno di salvare
Olivinopoli, l’ultimo baluardo costiero esistente.
Nessuno di loro
tornerà a casa.
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