Don’t look at the world

di Mao_chan91
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Don’t look at the world- You may cry now
[altresì nota come Shamandalie]


Note iniziali:
Tendenzialmente basata sul manga, ma tendenzialmente priva di spoilers. In questa fic ipotizzo che Al abbia di nuovo il suo corpo e le vite di tutti siano tornate serene. Più o meno.
Se volete una fic con personaggi lucidi ed affatto confusi, uguali a sé stessi, una storia d’amore stucchevole e serena, amore ricambiato, una coppia strana ingiustificata e non trattata in maniera realistica, questo è ciò che NON troverete qui.
Quindi, se vi va, leggetela.
Apprezzo immensamente i commenti, anche perché la fic non è ancora conclusa; incoraggiamenti ed opinioni fanno sempre piacere. Anche se non si può discernere molto dal prologo, spero deciderete di seguire questa fic mettendo da parte il presupposto della coppia e che potrete apprezzarla.
Non sarà molto lunga, ma composta di altri tre capitoli ed un epilogo; i capitoli saranno in terza persona e decisamente più lunghi del prologo.
La mia Beta-reader ci ha sul serio versato il sangue sopra. Si è tagliato stampando la fic per prendere appunti pezzo per pezzo: grazie (tante), Sìl-Sìl, per le informazioni per l’anima.
Se cedi anche un braccio o il tuo scalpo a Truth-kun potremo completare la trasmutazione di questa fic. Ops, che discordo stupido.
Oh, riguardo alla plausibilità dell’AlxWin (sì, rivelo tutto da ora…), c’erano graziose scene nel volume 11, uscito questo mese. Inoltre di solito Al si preoccupa per Winry quasi quanto Ed.
Ed entrambi litigarono per sposarla, quindi…trovatelo assurdo, ma io non lo trovo assurdo.
Anche se, è risaputo, parteggio per l’EdWin ed ho scritto una EdxRiza: nella vita si sperimenta tutto, eh.
E rendere plausibili coppie così è una bella sfida.
Okay, vi ho annoiati abbastanza. Leggete e, ribadisco, apprezzerò immensamente un commento! è_é;



Prologo

Perché alla fine lo sapevo, che la sua testa non sarebbe mai stata del tutto piena di me.
Lo sapevo, che non ero, tra loro due, che il terzo incomodo, quello ingombrante.
Ed era anche divertente, alle volte, fare battute concitate, deriderli gentilmente per non scaricar loro addosso la mia desolazione in quella situazione.

"Al, la cena è pronta!"

E’ adorabile sentire la sua voce chiamarmi senza impronte dissestate a renderla un eco equivoco, un folto scintillio biondo che si volta senza guardarmi.
Senza far sembrare che stia chiamando lui e non me, lui ed i suoi occhi del colore dei miei, ma che ai miei preferiva.

Io e lui eravamo una combinazione di colori identica, ma se lui era rosso vivo io ero, in contrasto, un ceruleo amabilmente scolorito. Scarni residui di cielo in un tramonto significativo.

Pacato, conciliante e di poco risalto, senza passione né disperazione, solo l’amaro conforto di fratello devoto e vittima contrita.

Perché non chiama me. Non cerca me, nei miei occhi, ma affoga in un mare di ricordi così denso che a volte potrebbe soffocarla.

Di sbieco, mi guarda dalla soglia di casa, un guizzo incolore degli occhi mentre mi scruta avida ed infelice.


Si sente confortata perché non me ne andrò mai via, ma nel contempo sono un qualcosa di soffocante, per lei, io e quello che rappresento. La persona che rappresento.

Non vorrei pensarlo, ma Dio, quanto lo detesto!

Per colpa sua lei mi ama ed odia così tanto…

-

Continua nel [capitolo 1.Ghost inside]





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