At
daybreak we'll be together
Vorresti tu forse vivere con
l'anima tua nella tomba.
-Cime Tempestose
« Vuole ordinare?»
« Una tazza di
thè, grazie.»
«
Per favore Elena se devo offrirti da bere, almeno prendi qualcosa di
lontanamente decente, non un thè annacquato.»
Mi
fissò di sottecchi con il sorriso sghembo da strafottente
che lo caratterizzava.
«
Mi chiedo come mai ancora non ti hanno chiamato per uno spot... Sarai
praticamente il primo consumatore al mondo di Bourbon! E poi non
è troppo presto per bere? Sono solo le cinque del
pomeriggio»
«
Oh, da qualche parte sicuramente sarà l'orario
giusto.»
Mi
sorrise, questa volta un sorriso puro, uno di quelli per cui sei grata
anche solo di esistere, uno di quelli belli e ampi che possono
illuminare una cittadina intera.
Inutile dire che, senza alcuna
spiegazione logica, mi ritrovai con il bicchiere del famigerato liquore
tra le mani.
«
Signorina?!»
« Signorina,
desidera qualcos'altro?»
Sibilai un no a denti
stretti, freddo e distante, un 'no' a me stessa più che alla
cameriera.
Un disperato cenno di
diniego alla mia mente che inarrestabile da mesi non mi dava
tregua, offuscandomi la ragione con il fumo nauseante dei
ricordi.
In preda al panico,
conscia che non avrei sopportato un'altra ondata di quelle immagini
dolorose, afferrai la mia borsa e, famelica, cominciai a rovistare tra
le tasche.
Trovai gli
antidepressivi e tirai un sospiro di sollievo quando sentii quella
piccola pillola raschiarmi la gola prima di essere inghiottita.
Sarei stata tranquilla
forse per un'ora o poco più, cullata dalla promessa
illusoria che, forse, la medicina mi avrebbe liberata dai miei incubi.
Che mi avrebbe salvata.
Quel viaggio mi era
costato molto, non era stato facile tornare a Mystic Falls, soprattutto
dopo quello che avevo perso.
La città
intera era un'immensa spaventosa collezione di ricordi.
Non c'era vicolo, non
c'era via, non c'era sconosciuto che non sapesse di te.
Eri esploso nell'aria
e avevi pervaso il mondo con la tua essenza.
Invisibile ma pur
sempre presente, come c'eri sempre stato per me, d'altronde.
Inspiegabilmente
perfino il mio stesso viso mi parlava di te.
Cominciai a detestare
quel mio piccolo neo sul collo, così insingnificante e
inutile ora che non era più sfiorato dalle tue labbra, come
se fosse nato per quello scopo e null'altro.
Un rumore sordo di
stoviglie proveniente dalla cucina, mi fece sussultare e al contempo
destare dai miei pensieri.
Fu allora che guardai
per la prima volta il bancone del bar.
Un immenso vuoto si
impadronì di me, squarciandomi il petto.
«
Dove sei? Sono ore che ti aspetto al Mystic Grill, c'è una
bella biondina che potrei intrattenere se non ti fai viva tra cinque
minuti»
«
Che ne dici della bruna dietro di te?» dissi ridendo,
abbracciandolo da dietro
«
Decisamente meglio, grazie del consiglio.»
continuò parlando alla cornetta mentre con i suoi occhi
cristallini, si girò a fissarmi.
Un signore alticcio e
in là con gli anni sedeva al suo posto.
Mi fissò
per qualche istante lasciandosi andare ad una risata
sguaiata, feroce. Si prendeva gioco di me, come tutto il resto tra
l'altro.
Ridevano di me e del mio thè.
D'un tratto si
alzò in piedi, reggendosi a stento sullo sgabello.
« Guardala
povera ragazza. Chi aspetti, il principe azzurro? Lui non
tornerà, lo sai? Ti ha lasciato, hai capito? LASCIATO. Non
tornerà più.»
Urlò con
voce tagliente, sputando parole che sembravano lame. Altre risate.
Quel vecchio si
sbaglia, non lo conosce.
Lui verrà,
entrerà da quella porta e mi salverà. L'ha fatto
tante volte, lo farà ancora.
Sì,
sarà lui a salvarmi non qualche stupida pillola da
strizzacervelli.
Lui è
ciò di cui ho bisogno. Da sempre.
La porta
restò chiusa, il silenzio tornò a regnare
sovrano. Ma aveva davvero parlato qualcuno? Il thè si era
raffreddato e quel posto mi stava soffocando.
Corsi fuori nell'oscurità della strada.
«
Non ti lascerò mai più»
Avevi detto
così, giusto? Mentivi. Perché l'hai fatto?
Era una promessa, ti
avevo creduto.
«
Ti fidi di me?»
Mi sono fidata, ma
cosa ho ricevuto in cambio?
Solo questa sofferenza
che ora è la mia ombra.
Avevi sempre detto che
desideravi una vita migliore per me, mi avevi augurato di realizzare i
miei sogni, di ottenere ciò che volevo.
Eri tu ciò
che aspettavo.
Camminai per isolati,
scossa dai singhiozzi ma instancabile, come se tutte le cellule del mio
corpo, ogni singolo nervo tendesse a quel luogo.
Una strada poco
trafficata di cui non ricordo neanche il nome.
Avevo ben impresso
però, il profumo di erba fresca,
l'ilarità della festa che aleggiava nell'aria e il rumore
delle cicale di quella sera.
Era una notte
d'estate, la notte in cui morirono i miei genitori, la notte in cui
conobbi te. Destino beffardo, non trovi?
Mi stesi a terra, in
un punto imprecisato della via.
Le ondate di dolore si
acquietarono un poco, respirai a fondo e chiusi gli occhi non pensando
al bruciore alla gola che la sete mi procurava.
Per la prima volta,
dopo tanto tempo, ti vidi.
Sentii la consistenza
soffice dei tuoi capelli tra le dita, il profumo della tua immancabile
giacca di pelle, le labbra dal retrogusto amaro e bruciante dell'alcool
e infine gli occhi. Gli occhi me li lasciai per ultimi.
«
Due punte di diamante acceso.»
«
Cosa?»
«
I tuoi occhi. Sono due punte di diamante acceso.»arrossii
violentemente.
«
Una Emily Dickinson al mondo, basta e avanza.» rispose
ironico, non nascondendo però la sua felicità
simile a quella innocente e pura di un bambino al suo primo Natale.
Si
era avvicinato e mi aveva soffiato un 'ti amo' tra i capelli.
Sorrisi,
impercettibilmente. Cosa avrei fatto una volta aperti gli occhi?
Una volta scoperta
l'illusione?
Poteva essere molto
più semplice di così, niente analisti o dottori,
niente rompicapo, solo un banalissimo codice binario. Acceso o spento.
Un interruttore.
Potevo mandar via il
dolore se volevo, potevo ricominciare a vivere, essere una nuova
persona.
Bastava partire da
zero, far sì che il passato scivolasse nell'oblio e
scoppiasse come un'umile bolla di sapone.
Avrei detto addio a
un'esistenza senza senso, ma poi?
Poi cosa sarebbe stato
dei suoi occhi? L'idea di vederli finire nel dimenticatoio, come se non
fossero mai esistiti, mi straziava.
No, ci doveva essere
un altro modo.
Il buio stava via via
diradandosi, riuscivo a percepire lo schiudersi dei fiori,
l'opera instancabile delle prime formiche mattiniere mentre le gocce di
rugiada sui fili d'erba aspettavano il primo raggio di sole per
fingersi modeste perle.
In quell'istante
capii, in quell'istante feci la mia scelta.
Delicatamente sfilai
l'anello dalla mano sinistra gettandolo nel prato antistante, il tonfo
fu leggero probabilmente attutito da qualche foglia.
Eravamo come la luna e
il sole, distanti e irraggiungibili.
Oggi, però,
all'alba saremo di nuovo insieme.
Non avevo paura,
finalmente ero felice.
Aprii gli occhi. Un
pittore dalle mani d'oro dipingeva il cielo.
Era azzurro. Azzurro
caldo, familiare.
Ho sempre voluto morire dei tuoi
occhi.
«
Sceglierò sempre te.»
Anche
io, Damon. Anch'io.
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ANGOLO
AUTRICE
Finalmente
sono riuscita a postare la mia prima fan fiction! Confesso di essere un
po' emozionata e allo stesso tempo impaurita.
Spero solo di non ricevere in faccia qualche pomodoro o qualsiasi altro
tipo di ortaggio :)
Questa
one shot è nata così di getto, dopo aver visto la
4x05 mi sono semplicemente chiesta cosa sarebbe successo a Elena -che
come sappiamo è sempre la solita indecisa cronica- se avesse
perso Damon. (Sì,Delena fino all'osso e pienamente convinta
che questi due siano destinati! ;D)
Ovviamente
è ambientata qualche anno dopo dalla trasformazione di
Elena, i due si sono messi insieme per un breve ma intenso periodo ma
purtroppo il destino li ha divisi ancora.
Elena cerca di affrontare la sua scomparsa, ma capisce che ora la sua
vita è priva di senso quindi decide di ricongiungersi a lui
al sorgere del sole.
Vediamo
un' Elena confusa, quasi allucinata. I suoi pensieri si accavallano e
sono sempre interrotti dalla sua stessa mente che spesso e volentieri
le propina vecchi flashbacks troppo dolorosi da sopportare. Pensa per
un attimo di spegnere la sua umanità ma sa che perderebbe
oltre al dolore, anche quei piccoli istanti di felicità.
Riguardo
la frase iniziale di citazione, che dire, amo quel libro e forse avrete
notato che in alcuni punti mi sono ispirata prorprio al vecchio caro
Heathcliff.
Penso
di aver detto tutto, anche perché ho scritto un papiro...
quindi buona lettura e se potete, condividete ciò che
pensate :**
Roberta
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