[…]
La suprema abilità del malvagio consiste nello svelare il suo
gioco man mano che lo mette in atto, coniugando la spudoratezza al
misfatto. Niente supera il piacere di colui che scopre le sue carte
senza compromettersi. (Lunes de fiel – P. Bruckner)
Doveva
aver ucciso il suo primo uomo.
Il pensiero oltrepassò
la mente di Klaus e i suoi occhi si posarono sulle spalle rigide di
Elena Gilbert. Volute calde si innalzavano dalla tazza di tè
che aveva davanti. Klaus ne indovinava il contenuto senza vederlo.
Il Mystic Grill
era stato riaperto al pubblico dopo l'esplosione della conduttura
di gas. In altre parole, dopo l'intervento del Cacciatore. Era
scomparso dal giorno alla notte e Klaus fremeva per torturare Damon
Salvatore riguardo alla faccenda. Anche se avevano fatto un patto,
Stefan riusciva a tenere a bada il cane rabbioso brevemente e
con scarsi risultati. Lo Squartatore non aveva più la stoffa
di un tempo. Non avrebbe mai conficcato un pugnale nel petto del
fratello, anche se intralciava i suoi piani. Rebekah gli sfiorò
la mente per un attimo e, in quell'istante, Elena chinò il
capo, avvicinando le labbra alla ceramica bollente. Si scostò,
bruciata e disgustata dalla bevanda. Le spinse di fronte a se con un
gesto accorto e tornò ad incrociare le braccia sul tavolo,
lasciando penzolare una mano nel vuoto. L'altra grattava il tessuto
del maglioncino sul torso, poco al di sotto della banda laterale del
reggiseno.
Non
aveva ancora smesso di provarci.
Un refolo fresco
proveniente dall'entrata del locale, gli accarezzò l'orecchio.
Klaus sbirciò il nuovo arrivato. Bionda, arrabbiata, ferita.
Ciao, amore.
Klaus si voltò
completamente per testare la sua reazione. Caroline si bloccò
mentre scivolava via la giacca dalle spalle, la richiuse e infilò
l'uscita con sguardo gelido.
Il vampiro sogghignò
e riprese la posizione precedente. Tutte quelle storie per un bacio
che non aveva neppure cercato. Probabilmente gli dava la colpa anche
del tradimento di Tyler. Klaus sorrise, scuotendo la testa.
Addossargli le colpe era la moda del momento.
“Ho ucciso un
uomo.”
Ma
buongiorno, cara. Prego, siediti e alza un po' la voce. Fa accorrere
la polizia.
Klaus scoccò
un'occhiata disinteressata a Elena Gilbert. Il suo sguardo diceva 'e
allora?' ma la curiosità fremeva, solleticato come un bambino
in un negozio di giocattoli. “Festeggiamo.”
Elena
crollò a sedere al suo tavolo e il vampiro tirò a se il
blocco notes su cui stava scrivendo e il palmare aperto su una pagina
di Google. Non aveva
un'amica con cui parlare?
Elena si torse le mani,
gli occhi pieni di lacrime. “Sto impazzendo...”
Klaus represse una
battuta infelice e sospirò. Un'altra occhiata disinteressata.
Elena era troppo
sconvolta per notarla e togliere il disturbo. Tirò su col naso
e il mento le tremò. “L'ho seppellito nel bosco...”
“Cara, non è
un luogo adatto per simili confessioni” mormorò
protendendosi verso di lei. Ma non aveva un fidanzato che l'aiutasse
a superare il momento critico? Si era sbarazzato della sorella e gli
toccava una Elena Gilbert con le crisi di coscienza in contropartita!
“Stava
minacciando Jeremy ed io... non potevo lasciare...”
Klaus raddrizzò
le spalle e la fissò con aria cattiva. “Alzati.”
Elena
restò immobile per alcuni secondi, poi obbedì, come un
automa. Klaus la prese per il
braccio e la spinse avanti. Se avesse scoperto che quella ragazzetta
era responsabile della morte
del Cacciatore, le avrebbe dato un buon motivo per piangere, per il
resto dell'eternità!
***
La visione del sangue
era sparita ma Elena continuava a domandarsi se la trasformazione in
vampiro la stesse facendo impazzire.
“Siediti.”
Le gambe le cedettero
ed Elena piombò a sedere su qualcosa di soffice.
“Non ti offro da
bere per ovvi motivi.”
Non riusciva a bere
sangue animale, ne dalle sacche. Elena accennò un triste
movimento col capo.
Una lama calda gli
oltrepassò la spina dorsale facendo esplodere la rabbia.
“L'uomo che hai ucciso era di colore?”
Elena annuì e
mantenne lo sguardo nel vuoto. “Sono sporca di sangue?”
Imprecazioni in lingue
sconosciute scivolarono via dalla lingua. Klaus ignorò la sua
domanda e sbuffò come un bisonte, fuori di se. “E come
hai fatto a coglierlo di sorpresa?!”
Elena alzò e
abbassò le spalle, ignara dalla sua rabbia. Mai una volta
aveva alzato lo sguardo dal tappeto o dal tavolino.
Klaus lo colpì
con un calcio e la fece trasalire. La confusione mentale le passò
di colpo, così come la visione del bagno sporco. Arretrò
sul divano ma Klaus l'afferrò lo stesso, tirandola a se.
Quella stupida
ragazzetta... senza alcun valore... il vampiro ansimò e la
scrollò violentemente. “Stefan non ti riconoscerà
quando avrò finito con te!” sibilò e gli occhi di
Elena si spalancarono e fissarono quelli di Klaus.
La crudeltà non
gli faceva difetto e le furie improvvise erano spesso quietate da
pensieri elaborati e malvagi, notevolmente più fruttuosi.
Uccidere qualcuno che non aveva interesse nella vita, non era
divertente. Vederlo sprofondare nell'abiezione e corromperlo fino al
midollo, era una missione a cui non poteva sottrarsi. Cosa temeva
Elena Gilbert? Cosa le toglieva il sonno? “No, non sei sporca
di sangue” sussurrò analizzando ogni centimetro del suo
volto. L'idea si sviluppava feroce e spietata e così
ripidamente da fargli temere di aver rinunciato del tutto
all'umanità. “E' il suo desiderio che ti porta a
vederlo.”
“Sto perdendo la
ragione?”
La ferrea Elena Gilbert
si stava rivelando debole di mente. Malleabile. Corruttibile.
Un solletico quasi erotico gli tolse il fiato. “Forse sì”
sussurrò lasciandola andare “o forse è solo fame.
Hai fame, mia cara?”
“Ho sempre
fame...”
“Posso
invitarti a cena?”
Elena leccò le
labbra socchiuse, ricordando il party di Halloween a cui aveva preso
parte con Damon. Dissetarsi con così tanti sapori diversi, era
come entrare in gelateria e ordinare un cono mille gusti. “Non
voglio uccidere nessuno... mai più...”
Ma sì, ma
sì... era sempre l'ultima sigaretta, l'ultimo bicchiere,
l'ultimo amore. Klaus sogghignò ancora. “Dobbiamo
cominciare a lavorare sul tuo vocabolario, cara. Le frasi fatte
lasciale ai poveri di spirito.”
Frasi fatte? Elena si
raddrizzò nella posizione precedente. Klaus era seduto di
fronte a lei, ora, e la guardava con lungimiranza. “Ucciderai
ancora, perché è la tua natura. Sei un predatore, devi
cacciare per vivere. Gli uomini delle caverne uccidevano per sfamare
se stessi e le proprie famiglie.”
“Non voglio
uccidere nessuno...”
“Posso
impedirti di farlo ma non posso toglierti la sete” mormorò
avvicinandosi. “Fa parte di te.” Oh, Stefan si sarebbe
arrabbiato così
tanto... lui che non amava vederla in 'quel modo' e che aveva stretto
il patto con il diavolo
pur di trovare la cura. La rabbia tornò a scaldargli la
schiena e Klaus dovette distogliere lo sguardo dalla ragazza.
“Non posso...
lasciarmi andare... Jeremy...”
Quel noioso bambinetto
era il motivo per cui resisteva. Klaus soffiò ironico. C'era
sempre qualcosa o qualcuno per cui resistere. Gli esseri umani si
aggrappavano alle sottigliezze per non sprofondare. L'avrebbe ucciso,
pensò con un sorriso incoraggiante nella sua direzione, e poi
sarebbe rimasto a guardare una disperata Elena Gilbert avvolta dalle
fiamme nel sole mattutino.
***
Damon
non le avrebbe mai fatto la menata sul rimorso, il sangue e il numero
imprecisato di vampiri che sarebbero morti in seguito all'uccisione
di Rebekah. Damon le avrebbe dato il paletto di quercia bianca e le
avrebbe detto 'vai, baby. Divertiti'.
Elena si sarebbe
divertita.
Oh
sì!
Si sarebbe divertita di
fronte il suo sguardo smarrito, avrebbe gioito nell'udire il suo
gemito trasognato, avrebbe danzato attorno al falò del suo
corpo antico e sarebbe stata finalmente felice
calpestando le ceneri più e più volte, fino alla
consumazione dei tempi...
“Cosa ti fa
sorridere, mia cara?”
Stava sorridendo?!
Elena tornò rapidamente in se e gli angoli della bocca si
raddrizzarono in una linea rigida. Da quando era cambiata, la
sua debolezza, la compassione, si era accentuata in maniera
spasmodica, bilanciando l'odio che si gonfiava e premeva per uscire.
Elena era spaventata dalla violenza dei propri sentimenti, da se
stessa, dalle reazioni degli amici. Avrebbe dovuto farci l'abitudine,
le aveva detto Klaus. “Dove siamo?”
“Nel primo luogo
di perdizione, a sentire Siri” mormorò indicando
il cellulare.
Una discoteca. Elena
risucchiò il labbro inferiore. “Non posso farlo di
nuovo...”
“Non ti è
piaciuto?”
La vampira impallidì
e guardò l'entrata. “Non è questo il punto.”
“Non devi
ucciderli per forza.”
No, non per forza.
“C'era un ragazzo, alla festa...”
Klaus era di buonumore.
Il suo piano aveva preso forma e la vendetta covava in un nido caldo
e protetto.
“... droga nel
bicchiere...”
Sarebbe stato gentile
con lei. Avrebbe guadagnato la sua fiducia e le avrebbe dato ciò
che Stefan non riusciva a darle: comprensione.
“... l'ho morso
senza pensarci...”
Il problema di Elena
Gilbert era la sua morale ristretta e un pugno di amici sempre pronti
a puntare il dito.
“... e mi sono
sentita felice.”
Klaus batté le
palpebre e la guardò. Gli occhioni della ragazza erano di
nuovo grandi e gonfi di lacrime ma brillavano di un piacere feroce
che lo fece sorridere. “Una paladina della giustizia”
sussurrò ed Elena sospirò. “Sapevo che non
avresti capito” borbottò aprendo la portiera.
Klaus smontò
dopo di lei. Oh, aveva capito benissimo. Elena Gilbert voleva punire
il mondo dalla feccia, per dimenticare che ella stessa era feccia.
Combatté l'impulso di vomitarle in faccia quell'ovvietà.
Le fece cenno di precederlo, Elena traballò sulle gambe e poi
schizzò avanti come se l'avessero spinta.
Perché
resistere? Perché non cedere e assecondare l'istinto del
vampiro?, si domandò procedendo nella calca del locale. Perché
non farla divertire?
La musica era
assordante. Elena si tappò le orecchie e qualcuno le sfiorò
la vita. Abbassò le braccia istintivamente e guardò il
vampiro, allibita. Klaus mantenne lo sguardo nel suo e la strinse.
“Toglietelo della testa, non sei il mio tipo” mormorò
appiccicando la bocca contro il suo orecchio. “Ora ti spiego
quello che dovrai fare. Individuare la vittima è la
parte più stuzzicante. I vampiri sono buoni osservatori
e non hanno che da scegliere, nel branco umano, la più debole
e bisognosa di attenzioni. E' preferibile cacciare in un luogo
affollato, le prime volte, per capire meglio le proprie
inclinazioni.”
Elena osservò
una dea della pista attorniata da biechi individui.
“Inclinazioni?”
“Se ti senti più
a tuo agio a sbranare un potenziale molestatore armato di Rohypnol,
fa pure. Ne trovi tre al balcone centrale” disse indicandoli
con la testa. Elena seguì la direzione del suo sguardo. Non li
distingueva dagli altri ragazzi. “E tu?” sussurrò
di rimando.
Lui cosa? Lui era lì
per osservare, carpire informazioni e guadagnarsi la sua fiducia. “Ho
già mangiato” rispose, ma Elena non udì, presa a
sfarfallare le ciglia sulla prima vittima della serata. La
principessina di Mystic Falls non era dissimile da qualsiasi altro
vampiro. Credono sempre di essere speciali. Diversi. Giurano e
spergiurano sulla prima e ultima volta. E poi cadono tutti,
pensò infilando le mani in tasca e osservandola con
dissimulato interesse. Stefan si sarebbe arrabbiato cooosì
tanto...
***
Le sua bocca era rossa,
polposa. La lingua guizzava sul labbro superiore mentre risistemava i
capelli con un gesto innocente che lo fece sorridere. Gli occhi
brillavano fra le ciglia scure e persino il modo di camminare era
cambiato. Elena scambiò due passi di danza con un estraneo e
puntò nella sua direzione dopo alcuni secondi. Notando lo
sguardo sarcastico di Klaus, il ragazzo rinunciò a seguirla.
Il vampiro si complimentò per il suo buonsenso, posò il
bicchiere vuoto che all'origine aveva contenuto un cocktail di dubbio
gusto e si appoggiò al bancone. Sentiva l'odore di sangue
crescere mentre si avvicinava. Aveva lo sguardo torbido e stava
scandagliando la stanza alla ricerca della prossima vittima. Lo posò
su di lui e con un battito di ciglia tornò in se. “L'ho
soggiogato, domattina non ricorderà nulla” sussurrò
mordendo l'interno della guancia.
Poteva costringerla
a non nutrirsi. Farla morire lentamente sotto gli occhi dei
fratelli... mmh... sarebbe stata una seccatura avere a che fare con
quei due contemporaneamente. Invece, pensò tirandole indietro
i capelli, guadagnare la sua fiducia era tutta un'altra faccenda.
“Ancora?” bisbigliò, tentatore.
Elena rabbrividì
e incatenò lo sguardo al suo. Annuì, senza controllare
consciamente i muscoli del collo.
“Andiamo a
ballare.”
Non voleva ballare,
voleva mangiare! Se l'avesse lasciata andare – perché
la stringeva di nuovo e con tutta la forza che aveva – avrebbe
bevuto da ogni singola, palpitante vena. Elena ansimò e i
battiti di cento cuori le provocarono la pelle d'oca. Si aggrappò
alle braccia di Klaus e conficcò le unghie nei muscoli. Doveva
calmarsi. Non doveva cedere così facilmente!
“Va da lui”
sussurrò il diavolo nel suo orecchio.
Elena seguì
disperata il ragazzo che si inoltrava nel corridoio del bagno. Lo
bloccò con un sussurro invitante, lo azzannò e gli
infilò le dita fra i capelli quando il corpo si fece più
morbido e arrendevole.
“Basta. Basta,
Elena.”
Elena lo lasciò
andare di colpo e un fiotto di sangue le sporcò il mento.
“Ancora...”
Klaus sorrise come
aveva fatto Damon quando aveva sussurrato quell''ancora' alla
festa di Halloween. “Quanti ne hai presi?”
“Quattro...”
“Ingorda”
sghignazzò sistemando il corpo nella toilette degli uomini.
“Pensaci. Hai ancora fame?”
Elena scosse la testa e
il sangue gocciò sulla scollatura. Klaus lo raccolse con il
polpastrello e lo leccò via. “Usciamo di qui.”
“Aspetta...”
Elena aprì il
rubinetto del lavandino per ripulirsi. Le mani le tremavano così
tanto che Klaus la fissò intensamente. Bere la calmava per
alcuni minuti, poi arrivava la disperazione. La ragazza strappò
due o tre fogli di carta dal dispenser, si asciugò le mani e
fissò l'acqua arrossata che scivolava nello scarico. Quando fu
sparita, l'agitazione si placò.
Aveva cancellato la sua
colpa. Se fossero stati in un cimitero, avrebbe seppellito il corpo.
Un vampiro appena nato non vuole prendere atto degli omicidi. Un
vampiro come lui, pensò spingendola fuori del bagno, gode a
vedere la sofferenza provocata. “Concedimi un ballo. Mi piace
la disco music anni 80.”
“Vorrei...
possiamo andare via?”
“Hai fretta di
tornare dal fidanzatino?”
Elena raggelò.
Non avrebbe mai raccontato a Stefan della serata, così come
non aveva accennato della festa con Damon. Scosse la testa e abbassò
lo sguardo sulla sua maglietta. “Nessuna fretta.”
***
Se non ci pensava e
lasciava entrare la musica in testa, era tutto più facile. Se
chiudeva gli occhi, non subiva la tentazione... ma sbatteva contro le
altre persone. Elena si raddrizzò, chiese scusa con un cenno
della mano e si accorse di essere rimasta sola. L'aveva piantata in
asso?! Si sollevò sulle punte dei piedi e sbirciò fra
la folla, trovandolo avvinghiato ad una ragazza. Elena distolse lo
sguardo, poi tornò a fissarli. Se fosse stata più
vicina, più concentrata e meno triste, avrebbe potuto
origliare la loro conversazione. Quando Klaus le fece cenno di
avvicinarsi, Elena ebbe la sgradevole impressione che volesse
condividere la vittima. Era una cosa da vampiri. Mai,
pensò facendo dietro front. Filò al guardaroba e si
accorse di avere il respiro ansante. L'offerta la tentava e non c'era
nessuno pronto a fermarla. Klaus le aveva apparecchiato la tavola e
servito il dolce. Tornò sulla pista trovandolo solo e
pensieroso. Il vampiro non si stupì di vederla di nuovo. Non
sapeva dire no. “Dovresti provare il sangue di una
fanciulla, ha tutta un'altra consistenza e dolcezza” decretò
sollevando le maniche della maglia e puntando le mani sui fianchi per
spostarle subito sui suoi. “Non disprezzare un dono quando ti
viene offerto.”
Elena avanzò
finendogli addosso. “Credevo volessi condividerla...”
“Non è il
mio tipo.”
“E... qual è...
il tuo tipo?” bisbigliò, costretta ad una piroetta che
affrontò rigidamente. Non era preparata a dover ballare con
Klaus.
“Non siamo qui
per me.”
“Non mi stai
aiutando” gli fece notare, appoggiando la spalla all'incavo del
torace.
“Ti sto sfamando.
Sto facendo quello che Stefan e Damon non hanno fatto nelle ultime
settimane e, guarda caso, non è ancora morto nessuno”
sibilò nel suo orecchio. “Bizzarro, no?”
Elena risucchiò
il labbro inferiore e piegò le gambe, seguendolo nel movimento
ondulatorio del bacino. “Gliel'ho impedito... più
volte...”
“Stefan è
l'ancora che ti tiene legata alla precedente vita” la
interruppe mettendo in atto la prima parte del suo piano. “A
lui non piace che tu sia così.”
Elena impallidì
e si ritrasse “non è vero...”
“Stefan non vuole
vederti lappare il sangue e tu non ti nutri per non distruggere
l'immagine pura che ha di te.”
“Non è
vero...”
“Non
fraintendermi, ti ama. Come può non amarti?” Klaus
sorrise con aria di scherno. “Ti ama così tanto che
preferirebbe vederti morire di fame.”
Elena lo guardò
e schizzò via dalla pista.
Qualche istante di
vantaggio, pensò osservando la chioma nera confondersi fra
tante altre. Il tempo di assimilarlo. Klaus strofinò una mano
sulla faccia e si astrasse dalla folla. Cosa poteva fare, per creare
un danno permanente ad Elena Gilbert? Doveva buttare giù un
po' di appunti, pensò avanzando verso l'uscita. Aveva un modo
così grazioso di dire no mentre il suo sguardo diceva
sì...
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