Tutto il dolore che è in me (Senza Tregua 3.0)

di Strekon
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“Sono stati attaccati

Capitolo 6

Chi dice donna

 

 

 

“You're working so hard
and you're never in charge
your death creates success
and you'll build and suppress”

Rule by Secrecy, Muse

1.


 “Sono stati attaccati?” domandò Hermione. Neville annuì.

“Precisamente. Sapevano dove andare, perché li hanno anticipati” si sedette e versò il fondo di scotch giù per la gola.

“Figli di puttana!” sbottò Ron. Marciava come un leone in gabbia.

“Come lo hai saputo?” chiese Hermione sedendosi sul cuscino.

“Luna”

“Luna rischia troppo! La sua posizione al giornale è già un rischio!” il tono di Hermione era preoccupato, più che arrabbiato.

“Io gliel’ho detto di…lasciamo perdere, che è meglio!” cercò altro scotch nel bicchiere, invano. Sospirò rassegnato e fece scorrere via la rabbia.

“Intanto però si sono scoperti. Si sono fatti avanti. Hanno pedinato i ragazzi” concluse Ron, fermandosi un istante.

“E attaccati” precisò Neville.

“Ma non uccisi. Se avessero voluto farli fuori ce l’avrebbero fatta. Avevano la sorpresa dalla loro. Ammettiamolo, questa volta ci hanno giocato”

“Ci hanno giocato? Ron, Felpato e Lunastorta hanno rischiato la vita davvero, questa volta!” tuonò Neville, alzando forse un po’ troppo la voce.

“Neville, calmati, mio fratello intende dire che se non l’hanno fatto…bè, c’è un motivo” spiegò Hermione, cercando di riportare la calma nel salotto di casa Weasley.

“E cioè?”

“Cioè, non hanno trovato nulla di importante” spiegò Ron “E sperano che noi si scovi qualcosa…una pista da seguire”

“Ma perché farli saltare per aria?” le domande di Neville si facevano sempre più insistenti.

“Per darci la scossa” puntualizzò Ron “Per dirci “Ehi siamo qua ad un passo da voi!”

Il volto di Neville si paralizzò per un lungo istante. L’agitazione che lo pervadeva fino ad un attimo prima, sembrava essere scemata assieme allo scotch. Si asciugò il mento sudato e rifletté un momento.

“Intendi dire…”

“Che sono bloccati” concluse per lui Hermione. Aveva ritrovato improvvisamente il sorriso.

“Già” Ron sorrise compiaciuto e strinse il la mano “Pensano di averci spaventato, e intanto continueremo le ricerche. Neville, si è salvato qualcosa dall’esplosione?” Neville alzò le spalle.

“Non saprei. Se c’è qualcosa ce l’hanno i ragazzi”

“Puoi recuperare il materiale?” chiese Hermione. Ron si mise a sedere nella poltrona accanto.

“Credo di sì, ci penso io”

 

 

2.

 

“Il potere è pericoloso…”

“Lo so”

“Perché vuoi il potere?”

“Ho bisogno di un esercito che mi dia forza. Ho bisogno di alleati” la figura si alzò in piedi mentre lo spettro volteggiava sue giù, sospeso ad un elastico.

“Non ti aiuteranno. Non ti aiuterà nessuno. Nessuno può capire la tua grandezza” lo spettro divenne vaporoso per un attimo, poi torno a risplendere.

“Loro non capiscono…vivono immersi nel male, nel pericolo, e non capiscono!” la figura scostò una tenda e osservò Hogsmeade immersa nella luce del tramonto.

“Diranno che sei pazzo. Come ti difenderai? Cosa dirai?” chiese lo spettro.

“Non dirò nulla. Agirò, poi vedranno chi ha ragione”

 


”Change in the air
and they'll hide everywhere
and no one knows who's in control”

                                   Rule by Secrecy, Muse

 

3.

 

Eve si strusciò su Tom ma il ragazzo si limitò a carezzarle una guancia e sfiorarla con un bacio.

“Che hai? Non vuoi…?” disse Eve smettendo di fare le moine. Tom allargò le spalle.

“No…dai, lasciamo perdere stasera”

Tom si alzò in piedi verso la finestra aperta. La luce del sole era ormai soltanto un striscia sottile oltre i monti.

“Tom? Tom-Tom? Che hai?” Eve lo seguì a piedi scalzi e lo abbraccio da dietro. Non aveva ancora mollato. Aveva voglia di coccolarsi. Vincent era uscito con gli amici e l’occasione era buona.

“Senti hai pensato…a noi?” disse Tom tutto d’un fiato. Ormai era in ballo. Eve si sollevò dalla sua schiena.

“Ah…” sbuffò Eve. Ora capiva il comportamento del ragazzo. Non aveva una gran voglia di affrontare l’argomento.

“Io…ma c’è bisogno di discuterne ora? Non ti piace stare con me?” disse Eve. Ribaltamento della frittata. Un colpo segreto tramandato da generazioni.

“Sì c’è bisogno” disse Tom, voltandosi di scatto.

“Ok, va bene!” Eve si mise a sedere sul letto a gambe incrociate. Fece cenno a Tom di sedersi davanti a lei e intanto si annodo i capelli in una coda riccia e ribelle.

“Eve, tu mi piaci e io ho una gran voglia di stare con te, però…non capisco il non dirlo a nessuno!”

“Cos’è? Vuoi sbandierare la tua nuova conquista?” disse Eve, ironica.

“Non dire…no” si trattenne Tom. Aveva paura di scaldare i toni e litigare. Lui voleva solo discutere.

“Io vorrei andare in giro con te liberamente”

“Ma lo facciamo!” disse Eve. Si lanciò in un sorriso di comprensione mal riuscito.

“No, cioè, sì, ma è diverso. Non siamo insieme…siamo Eve e Tom…”

“Quanti problemi! Sei contorto per essere un ragazzo!” disse Eve. Ora stava alzando la voce.

Tom rimase in silenzio.

“Ma sei così pesante con tutte le ragazze con cui sei stato? Ok, dai mettiamoci insieme!” sbuffò Eve, senza troppa enfasi.

“No, senti, non importa…non mi interessa a sto punto…” Tom si alzò in piedi.

“Guarda che sei strano tu hai detto…”

“Ma non rompere! Mi tratti come un idiota a cui dai il contentino!” disse Tom urlando. Addio alla tranquilla discussione.

“Ehi sei tu che ti fai problemi di ogni tipo! Chissà tutte le altre ragazze, le avrei prese per sfinimento!”

“Io…non faccio così con tutte…certo che se ti ci metti…” Tom sillabò le parole per non parlare troppo.

“Cosa? Guarda che io sto bene anche per i fatti miei, sai?” Eve lo disse, ma non era poi del tutto convinta delle sue parole. Era un azzardo per vedere la reazione di Tom.

“Che…ma vaffanculo va!” Tom alzò il braccio in un gesto secco e si infilò il cappello prima di uscire dalla camera di Eve.

“Ehi! Dove vai adesso? Non volevi parlare?” lo punzecchiò ancora lei. Tom, molto decorosamente, stette zitto e si limitò a sbattere con violenza la porta di ingresso. I vetri tremarono fino al piano di sopra. E Eve pensò che forse aveva tirato la corda fin troppo.

 

 

4.

 

Neville aveva portato tutti i documenti recuperati da Sirius e Lupin. Stavano nascosti nel magazzino sotto il negozio di Fred e George. Erano al sicuro per un po’, almeno il tempo necessario per guarire le ferite dell’esplosione.

Ron ringraziò Neville per il rischio corso.

“Figurati. Luna è formidabile quando vuole” sorrise Neville stendendo la sacca di tela sulla scrivania di Silente.

“Luna eh? E bravo Neville” disse Ron ridacchiando e mettendo in imbarazzo il povero Paciock.

“Vediamo cos’hai qua…” Silente sfilò dalla sacca due vecchi diari bruciacchiati e un gran numero di fogli sparsi.

“Remus mi ha detto che quel diario era stato consultato da…lei. Forse se siamo fortunati…” disse Neville cominciando a sfogliare i fogli sparsi. Ron affiancò Silente e cominciò a leggere sul diario.

“E’ molto preciso per essere un babbano” disse Silente, carezzandosi la barba.

Neville raccontò della scoperta di Sirius e Remus e di come nessun mago avesse mai sentito parlare delle ricerche di Jean Boulerai.

“Accidenti, uno babbano che si intende di magia” disse Ron, sorpreso. Silente sfogliò qualche altra pagina e scosse la testa.

“Chiederò a Minerva e a qualche altro collega. Se ci sono ancora informazioni valide sono sicuro che riusciremo a ricavarle. Bellastrix non si sarebbe sprecata a far saltare tutto solo per dare un segnale”

Ron e Neville si scambiarono un’occhiata. Era la loro teoria fino alla sera precedente.

Silente raccolse tutto il materiale recuperato e lo infilò fra le pieghe della tunica.

“Vi farò sapere presto, non temete”

 

 

5.

 

Luna Lovegood percorse la strada di Notturn Alley con estrema calma. Con il ministero corrotto che si trovavano, non era certo una strada piena di bifolchi a metterle paura. Sapeva che nessuno avrebbe cercato di avvicinarsi a lei conciata com’era. 

Non aveva un bel aspetto. Era tre giorni che non dormiva e Neville gli aveva chiesto il favore di fare da corriere per le informazioni recuperate. Lo aveva fatto volentieri. Neville l’aveva aiutata tanto in quegli anni. Forse era l’unica persona che frequentava con una certa costanza.

Infatti, Neville lo aspettava all’angolo con la viuzza vicino al fioraio, come concordato. Le sorrise vedendola arrivare. Si scambiarono un bacio veloce, poi lui la sostenne con il braccio.

“Stai bene?”

“Oggi un po’ meglio, ma ho un aspetto da far schifo”

“Sei bellissima, fidati” disse lui, sorridendole. Era sincero, anche se in torto. Luna aveva un aspetto pessimo, oltre che il bisogno di una doccia.

Camminarono verso l’uscita di Notturn Alley. A pochi passi da li c’era un alberghetto che piaceva ad entrambi. Avrebbero preso qualcosa di caldo da mangiare e si sarebbero fermati per la notte.

“E’ servita la roba recuperata?” chiese Luna.

“Silente ci sta lavorando. Sei stata fondamentale, credimi” disse Neville. Le sfiorò la fronte con un bacio, e lei lo strinse forte attorno alle spalle. Troppo forte.

“Stai fermo. Non girarti e resta fermo” disse lei a voce talmente bassa da avere difficoltà a sentirsi.

Neville eseguì mentre il cuore prendeva a battere.

“Cosa c’è?” disse a sua volta senza alzare il tono. Luna accennò con gli occhi verso la sua destra e Neville sfrutto la vetrina buia di fronte come specchio.

Bellatrix Lestrange. Camuffata, forse, ma fin troppo identificabile per lui.

Luna sentì i muscoli di Neville irrigidirsi e il respiro fermarsi di scatto.

“No, Neville. Ti prego, stai tranquillo…”

Neville non la ascoltò. La strinse a se e la tenne alle sue spalle. Si mosse veloce dietro l’ombra di Bellatrix, come gli aveva insegnato Ron negli anni.

Devi sfruttare l’ambiente. Tutto è sotto il tuo controllo. Se non lo è potrebbe diventare una minaccia.

Oltrepassò le pozzanghere e non perse d’occhio la donna. Sentiva Luna qualche passo dietro di se. Voleva dirle di stare ferma, non seguirlo, ma avrebbe perso tempo prezioso. 

Bellatrix si guardò attorno, ma Neville era coperto da un gruppo di maghi intenti a bere birra davanti ad un pub malandato. Infilò una porta di un negozio di antiquariato.

Neville si sporse oltre la vetrina e agitò la bacchetta davanti ai suoi occhi.

Istantaneamente gli occhi gli si illuminarono e riuscì a vedere anche oltre le penombra del negozio. Bellatrix parlava con il proprietario, probabilmente senza farsi riconoscere.

Scelse due libri, ma Neville non riuscì a leggere i titoli. Erano due volumi in pelle scura. Uno sembrava ricoperto di scaglie.

Bellatrix sfogliò un elenco che il negoziante gli aveva mostrato ed indicò un punto del foglio. Sorrise, e Neville dovette stringere i denti per non entrare e schiantarla contro la pendola nel lato opposto del negozio.

La vide dirigersi all’uscita e scattò all’indietro, nascondendosi dietro un doccione contorto. Quasi pestò i piedi a Luna che si fece di lato.

Bellastrix si allontanò lungo la strada e Neville si avvicinò all’entrata del negozio

“Aspetta” disse Luna. Lo trattenne e gli passò davanti facendogli cenno di aspettare. Il campanello del negozio trillò nuovamente quando Luna entrò.

Neville si mise sull’orlo della vetrine e vide Luna parlare col negoziante. Non sembrava agitata. Con un sorriso gli disse qualcosa e quello si infilò fra le mensole del negozio. Luna controllò che fosse abbastanza occupato e sfilò il foglio che Bellatrix aveva consultato poco prima. Con un gesto veloce sfilò in block notes dalla borsa e ricopiò in fretta qualche parola, facendo saettare gli occhi fra l’uno e l’altro.

Il negoziante tornò nel momento in cui Luna rimise il foglio al suo posto. Fece qualche gesto e disse qualcosa al negoziante. Quello si scurì in volto e sembrò volerla mandare al diavolo. Luna uscì e raggiunse Neville ancora nascosto.

“Sei stata…” disse Neville, senza parole.

“Giornalista, Paciock. E’ il mio lavoro”





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