Don't Forget - non dimenticarmi

di Thisastro
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Quando Mike era con i bambini (cosa che accadeva almeno tre volte a settimana) era irriconoscibile.
Si occupava specie di quelli malati, ma alle volte, anche di quelli sani.
L’ospedale vicino casa nostra, era la sua seconda casa.
Tutti i bambini lo adoravano e l’amavano, forse anche più di me (il che è tutto dire) ed ogni volta che arrivava, correvano da loro.
Ci fu un episodio che mi lasciò davvero senza parole, quando tutti i bambini gli corsero incontro, ed infondo al gruppo, ce ne era uno che trasportava un’asta di ferro con un sacchetto attaccato, che non poteva correre, ma ce la metteva tutta per stare al passo, inutilmente. Michael mise una mano sulla spalla a tutti i nanetti che l’avevano circondato, ma andò subito da quel bambino, e l’abbracciò, lo prese in braccio, e stette tutto il giorno con lui.
I bambini adoravano anche me, è come se avessero un sesto senso davvero dolce e molto, molto toccante.
Come se sapessero che anch’io avevo sofferto, e volevano vedere se stando al mio fianco, anche le loro pene sarebbero terminate.
Avrei voluto stringerli uno ad uno, e per ogni stretta, compiere un piccolo miracolo, e renderli sani ed immortali, ma soprattutto, eternamente bambini.
Quando cresci devi preoccuparti di tante, moltissime cose, mentre da bambino il mondo è così grande, che non ti preoccupa.
Perché non è affar tuo.
 
Ricordo un giorno in particolare, arrivammo ed i bambini corsero subito da lui. Io sorridevo infondo al corridoio, e me ne stavo ferma ad osservare i loro disegni, ed i disegni di quelli che non c’erano più. Mi fermavo ad osservare la gente che passava con aria serena ma con gli occhi lucidi. Tentavano di farsi forza, come si dice,
e ridi ma ti piange il cuore.
Passò una signora giovane, con le braccia incrociate e gli occhi molto lucidi. Abbassò la testa passandomi di fianco, ma d’istinto la guardai e la fermai con la mano sul braccio. Alzò la testa di scatto e tentai di sorridere.
- Guarirà.- dissi
- Non si preoccupi!.- lei mi strinse la mano con la sua, accennando ad un sorriso che fece bagnare il suo viso.
L’abbracciai stretta e si abbandonò ad un sonoro pianto disperato. Le passavo veloce la mano sulla schiena, e la stringevo forte.
Volevo farle sentire il calore e l’affetto di qualcuno, anche se estraneo.
Quando poi si calmò e mi guardò, abbozzai un sorriso, e le chiesi:
- Quanti anni?.- mi vennero i brividi quando disse
- 16.-
davvero? Così pochi? Porca puttana.
- Starà meglio, tranquilla.- le passai di nuovo la mano sul braccio e mi strinse la mano, scuotendo la testa.
- Sì, adesso starà sicuramente meglio.- disse rivolgendo uno sguardo al cielo.
 
Caaazzo.
Pensai.
 
Le parlai ancora per un po’, dopo di che andò per la sua strada, lasciandomi in testa una marea di pensieri.
Michael lasciò un attimo i bambini e venne da me, appoggiata inerme al muro con le mani davanti alle labbra. Mi prese i polsi ed abbassò la testa per guardarmi negli occhi.
- Hey… tutto bene?.- scossi la testa.
Mi abbracciò, mi tenne stretta. E lì trovai la mia pace, e mi sentii davvero al sicuro.
- Lo so che succedono cose orribili qui. Io non riesco davvero a capire certe persone come facciano… quanta… forza! Cosa li spinge a lottare tutti i giorni contro una malattia che probabilmente non ti lascia scampo? Cosa ti fa andare avanti tutti i giorni col sorriso e con la voglia di vivere, quando sai di essere un malato terminale? Ed i medici? Che ogni giorno vedono morire centinaia di persone, sono consapevoli di averle provate tutte, ma non è bastato… .-
la guardò negli occhi e le scorse delle lacrime.
Gliele asciugò e tenne il viso tra le sue mani.
- Andiamo dai bambini, per lo meno loro ti strapperanno un sorriso.-
Quando andammo da loro e Mike mi presentò, mi si avvicinarono tutti, come fossi un animale della mitologia, o un eroe leggendario.
Mi sedetti per terra ed ascoltai tutto ciò che avevano da dire… alcune domande furono abbastanza imbarazzanti, come per esempio il classico ‘è la tua fidanzata?’ Mike rise imbarazzato, non sapendo nemmeno lui cosa fossimo… ma non ci pensai tanto. A me andava bene così…
Pensai tutto il tempo a quel povero ragazzo, e quando guardavo quei piccoli angioletti, speravo che non avessero lo stesso triste destino.




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