Ecco
a voi la mia nuova ff, nata per caso un paio di sere fa, mentre nella
mia testa c'era l'idea di scrivere una flash fic.
Di quel genere questa breve storia mantiene lo spirito,
perchè non
racconta niente di straordinario, non brilla
per originalità o profondità e non ne ha nemmeno
l'intenzione.
Tratteggia solo alcuni momenti, semplici, comuni di due persone
'sciocche' in quanto a questioni di cuore.
Il luogo e il tempo
non hanno importanza. E' solo un gioco della
fantasia, dedicato a chi ama sognare di loro, in particolar modo a Lorenza (consideralo una specie di regalo di compleanno in ritardo ^_-).
Buona lettura,
ramona55 alias patsan
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Fool In
Love
Hermione
fece scorrere l’indice sulla pagina del libro che
aveva davanti. Ad un certo punto si fermò ed
iniziò a leggere. Lesse con
attenzione il paragrafo, mordicchiando vagamente la punta della piuma
che aveva
in mano. Quando ebbe finito, recuperò la pergamena su cui
aveva scritto fino a
quel momento e tracciò un altro trattino sul foglio. Ci
pensò un po’ su e poi
appuntò la nuova informazione.
Non si
accorse che un ragazzo, seduto di fronte a lei, la
osservava pensoso.
Teneva i
gomiti poggiati sul tavolo, una mano che reggeva
il mento e la guardava, attento, spiandone l’espressione
concentrata e il
movimento impaziente della mano che riportava una ciocca di capelli
dietro
l’orecchio.
Hermione
finì di scrivere e posò la piuma sul tavolo.
Rilesse
con calma quello che aveva scritto, mentre un sorriso soddisfatto le si
dipingeva
sul volto. Poi, quand’ebbe finito, sollevò gli
occhi dal foglio.
Il
ragazzo non fece in tempo a spostare lo sguardo e, per
una frazione di secondo, i suoi occhi incontrarono quelli sorpresi di
Hermione.
Il
ragazzo sobbalzò e distolse ostentatamente lo sguardo,
arrossendo un poco sulle orecchie e sul collo. Hermione
abbassò subito la testa
e cercò di sistemarsi meglio sulla sedia, imbarazzata.
Senza
alzare gli occhi, tornò al suo libro, stranamente
sconvolta, mentre il ragazzo tossiva leggermente, come a darsi un tono,
e poi
si schiariva la voce, guardando fissamente un punto lontano della
stanza. Poi prese
in mano una piuma che giaceva abbandonata accanto a lui e dopo averla
rigirata
tra le mani per un bel pezzo iniziò a scarabocchiare
distrattamente sulla
pergamena immacolata che aveva davanti.
Per un
po’ nessuno dei due fece caso all’altro, poi
Hermione lanciò un’occhiata furtiva al ragazzo,
come per cercar di capire che
aria tirasse.
Lui non
la notò e lei riprese a leggere, apparentemente
concentrata.
Piano
piano, però, un sorriso prese il posto
dell’imbarazzo
sul suo volto, nello stesso istante in cui lo stesso identico sorriso
si faceva
largo sul viso del ragazzo.
Lui
sollevò cautamente lo sguardo e di nuovo i suoi occhi
incontrarono quelli di Hermione, che aveva lasciato momentaneamente da
parte il
libro, ma nessuno dei due, questa volta, si ritrasse.
Si
sorrisero brevemente, e subito dopo tornarono a quello
che stavano facendo: Hermione ricominciò a leggere e il
ragazzo si decise ad
aprire a sua volta un libro, sfogliandolo alla ricerca di una data
pagina per
poi iniziare, anche lui, a cercare informazioni da scrivere nel proprio
compito.
Ron
uscì con un balzo dal pensatoio.
Accanto a
lui un uomo alto e dai folti capelli neri lo
osservava divertito.
“Ma
eravamo davvero così?” chiese Ron dopo un
po’, incredulo
e intenerito al tempo stesso.
“In
ogni singolo gesto” confermò l’uomo, con
un breve
scintillio di nostalgia nei limpidi occhi verdi.
Ron
scosse il capo, lasciandosi cadere su una poltrona.
“Deve essere stato tremendamente stressante osservarci per
anni...”
L’uomo
sorrise benevolo, mentre una giovane donna appariva
all’entrata del piccolo studio di legno.
“Ehi
voi due, avete finito di starvene lì a
bighellonare?”
chiese con aria di finto rimprovero. “Noi signore abbiamo
preparato la cena.”
Ron le
sorrise e le fece cenno di avvicinarsi. La donna lo
raggiunse, accomodandosi con grazia sul bracciolo della poltrona a cui
lui
sedeva.
“Siamo
sicuri che sia tutto commestibile?” le chiese
divertito Ron.
“Avete forse dei
dubbi sulle mie capacità culinarie?” chiese a sua
volta la donna sollevando le
sopracciglia e guardando alternativamente i due uomini.
L’uomo
dai capelli neri non rispose, ma scoccò
un’occhiata
complice a Ron che scoppiò a ridere.
“Amore
mio, fattelo dire, sei maledettamente in gamba in un
sacco di cose, ma la cucina non è proprio tra
queste!”
Anche
l’uomo dai capelli neri ridacchiò, mentre la donna
faceva un piccolo sbuffo, divertita anche lei.
“E’
per questo che è stata Ginny a cucinare. Io le ho fatto
solo da assistente” ammise a malincuore.
“E’
meglio andare allora” intervenne l’uomo con gli
occhi
verdi, mettendosi in piedi. “A Ginny non piace che la cena si
raffreddi.”
Senza
aggiungere altro imboccò la porta dello studio e
uscì
dalla stanza.
“Allora,
cos’è stato stressante?”
domandò la donna quando rimasero
soli. “Non avrai qualcosa da nascondermi, vero?”
“Ovviamente
no, ma gradirei che non spiassi le mie
conversazioni” rispose lui con un sorrisino
provocatorio.
La donna
corrugò la fronte e lo fissò. “Io non
spiavo
proprio un bel nulla” disse quasi scioccata. “Ero
solo vicina e vi ho sentito.
Se vuoi che le tue conversazioni restino private allora la prossima
volta
chiudi la porta.”
Fece per
alzarsi dal bracciolo, ma Ron la trattenne.
“Ehi,
stavo scherzando” disse cercando di capire se doveva
preoccuparsi
oppure no.
“Lo
so” rispose paziente la donna. “Ma è
pronta la cena”
Ron
rilasciò il fiato, più tranquillo e
annuì. “Comunque, Harry
mi stava mostrando quanto sono stato sciocco in passato...”
La donna
allora sorrise comprensiva.
Sollevò
una mano e sfiorò delicatamente la fronte di Ron,
portandogli indietro un piccolo ciuffo di capelli rossi. La sua mano
scivolò
fino alla nuca.
“Bè,
se è per questo, non solo in passato...” disse con
un
sorriso birichino.
Ron
sollevò le sopracciglia, divertito.
“Tu
dici?”
La donna
annuì, facendosi scivolare giù dal bracciolo,
sulle gambe di Ron.
Ron le
circondò la vita con le braccia, poi avvicinò il
volto a quello di lei.
La
guardò per un istante. “Da quello che ho visto,
mia cara
Hermione, anche tu non eri da meno” le disse piano.
Hermione
sorrise, ma poi la sua mano volò a dare uno scappellotto
potente alla nuca di Ron, mentre lei lo guardava con
un’espressione di finto
rimprovero.
“Ehi!”
fece Ron a bocca aperta, guardandola ridacchiare.
Lei si
allungò per colpirlo di nuovo, ma lui si scansò,
e
in men che non si dica rovinarono a terra. Per un momento si guardarono
interdetti,
poi scoppiarono a ridere e mentre ridevano non poterono fare a meno di
avvicinarsi
di nuovo e mentre si avvicinavano le risate poco a poco diminuirono
fino a
scomparire del tutto.
Ron
allora portò una mano dietro la nuca di Hermione, la
avvicinò dolcemente a sé e le posò un
piccolo bacio sulle labbra.
Hermione
si strinse a lui, ricambiando il bacio. E
sarebbero andati avanti probabilmente per molto se dall’alto
non fosse giunto
un leggero colpo di tosse.
Si
staccarono subito, controvoglia, e si trovarono a
fissare l’espressione torva di una giovane donna dai capelli
fiammanti che li
osservava con le braccia incrociate.
Harry,
sulla soglia, osservava divertito la scena.
“Ahem...
sorellina” disse Ron sorridendo sfacciato.
“Desideri qualcosa?”
La
ragazza sorrise minacciosa.
“Sì,
che levi le tue mani da piovra da dosso ad Hermione e che
filiate tutti e due a lavarvi le mani. ADESSO!”
Con
nonchalance Ron si mise in piedi e tese una mano ad
Hermione, che la prese e si alzò anche lei.
“Arriviamo
subito, Ginny” disse conciliante.
Ginny
allora sorrise e fece un lieve cenno con la testa,
come a dire ‘ok, per stavolta vi perdono’.
Poi sia
lei che Harry tornarono in salotto.
“Certo
che voi donne siete proprio isteriche certe
volte...” borbottò Ron.
“Ma
non è vero, siamo solo precise” lo corresse
Hermione
con un’alzata di spalle.
Ron fece
per ribattere qualcosa, ma Hermione prese a
camminare, tirandoselo dietro per la mano, e lui decise di rimanere in
silenzio, mentre un vago sorriso gli spuntava sul volto.
Eh
sì, erano precise. E lei non gliene faceva passare una,
a voler essere sinceri.
Ma
nonostante tutto era ciò che aveva sempre voluto, e in
fondo quel pizzicarsi su ogni cosa era il loro modo di starsi vicini,
il loro
carattere distintivo e lui non era tanto sciocco da non rendersene
conto.
Lo era
stato in passato, come lo era stata lei, e non aveva
capito. Nessuno dei due aveva capito per tanto tempo.
Ma quel
tempo era finito e non aveva intenzione di farlo
tornare.
“Ti
ho detto che ho una fame da lupi?” chiese Ron ad un
tratto mentre si lavavano le mani al lavello del bagno.
Hermione
lo guardò con aria di sfida. “A chi arriva primo
in salotto?”
“Perché
no?”
“Bene”
disse Hermione con un’espressione che non prometteva
niente di buono.
Immediatamente
un getto d’acqua gelata colpì Ron in pieno
volto e lui fu costretto a chiudere gli occhi, mentre la risata di lei
si
allontanava.
Rimasto
solo Ron sospirò e si asciugò lentamente il viso
con un asciugamano, sorridendo suo malgrado.
Ridi ridi, ma aspetta
di essere da sola con me stanotte...
E con
aria molto poco rassicurante uscì dal bagno diretto
in salotto.
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