Il Tempo Delle Spade

di Phoebus
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Era giunto il momento della resa dei conti.
 
Questa volta Julia l’aveva capito.
 
Doveva decidere una volta per tutte da che parte stare…la sua famiglia o quella gente. Suo padre, sua sorella oppure Lena.
 
E in mezzo a questa scelta c’era solo un uomo…un uomo disgraziato che ha avuto solo la fortuna di nascere primogenito, ma senza cuore e senza umanità. Suo fratello Victor.
 
 
 
 
 
 
 
Tutto stava accadendo troppo in fretta senza che Julia potesse nemmeno pensare.
 
 
 
 
 
 
 
La ragazza uscì dalla locanda più in fretta che poteva, prese l’arco che si cinse dietro la schiena e rinfoderò la spada nella guaina che aveva alla vita.
 
William Sert, l’unico soldato che ora aveva con sé, la guardava passivamente, come se anche lui ormai stremato si fosse arreso a chi invece aveva vinto; avevano vinto loro, i potenti, non c’era altro da fare; qualsiasi cosa sarebbe stata inutile.
 
 
 
 
 
Sert: “Comandante…perché non provate a parlare con vostro fratello? Ormai…- anche la sua voce era bassa, supplichevole, sfinita -…ormai non possiamo fare più nulla…”
 
 
 
Ma a quelle parole il feroce Comandante si votò e, con gli occhi infiammati da rabbia e dolore, si rivolse al sottoposto, sputando quasi la sua ira funesta.
 
Julia: “non ti azzardare mai più a dirmi una cosa del genere Sert. – il blu di quei bellissimi occhi era ora ghiaccio gelido, trapassavano l’anima del ragazzo che li osservava -…devo andare da lei. Devo salvarla. Devo…devo… - un’impercettibile lacrima stava ora nascendo -…devo farlo…perché lei…lei farebbe lo stesso per me…e poi io…io la amo… come non credevo possibile…come leggevo solo nei racconti d’amore dei trovatori che venivano a palazzo…e ora lo capisco…ora lo sento…”
 
 
 
 
 
William si impietosì a quelle parole, capì che davvero…davvero…per la prima volta in vita sua il Comandante…l’austero Comandante delle truppe ducali…provava un sentimento così forte…
 
Aveva conosciuto l’amore…
 
 
 
Qualsiasi parola ora sarebbe stata inutile, lo sapeva. E allora…tanto vale morire con onore e servendo il proprio Comandante, piuttosto che vivere nascosti per paura di essere uccisi.
 
 
 
Sert: “va bene Comandante. Capisco cosa…cosa volete dire…e spero di avere un giorno la fortuna che avete avuto voi…” – Julia lo guardò aggrottando la fronte.
 
Julia: “e che fortuna avrei io?” – non lo capiva.
 
Sert: “avete incontrato l’amore, mio Comandante…non a tutti è permesso…ci sono uomini che passano una vita intera a cercarlo nei meandri di un bosco, vagabondando per il mondo o nelle osterie…credendo che una prostituta possa dare quella carezza al cuore che tanto desiderano, anche più del piacere… - si avvicinò al Comandante -…altri invece lo rincorrono dopo che lo hanno perso, per loro causa o per volere del fato…voi… - poggiò le mani sulle forti spalle di Julia -…voi Comandante l’avete qui…e vi prego…vi prego in nome di tutti quelli che non lo troveranno mai e di chi l’ha perduto per sempre…non lasciatevelo sfuggire…ma rincorretelo…correte da lei…e rendetele la felicità che lei per prima vi ha donato…”
 
 
 
La mora non si aspettava quelle fraterne parole e, istintivamente, abbracciò il compagno. Un vero amico, ora era questo per lei William, e inconsapevolmente lo era sempre stato.
 
Julia: “andiamo amico mio, seguimi.”
 
Sert: “si!” – e dopo aver preso anche lui una spada da terra, uscirono dalla locanda.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Dal patibolo.
 
 
 
“bene mie cari sudditi! Ho voluto riunirvi qui stasera…questa santa sera…per farvi capire quanto io tenga alla giustizia nella nostra terra! Non può esistere ladro che non punirò. E loro saranno le prime!”
 
Dei tamburi iniziarono a suonare veloci e forti, mentre due soldati portavano le condannate…Lena ed Anna…
 
La folla fermò il proprio respiro per un interminabile attimo…nessuno poteva controbattere, sapevano che avrebbero fatto la stessa fine; ma quelle due ragazze non avevano alcuna colpa, nessuna imputabile.
 
Tutti intuirono facilmente che, anche stavolta, il Duca aveva agito per questioni personali più che per la sua tanto decantata “giustizia”.
 
 
 
Una voce flebile e quasi spaventata rispose al Duca.
 
Ester: “fratello ma…perché devi condannare queste due ragazze? Io conosco Lena…e…non vedo…non vedo colpa in lei…”
 
Il fratello la interruppe con un sonoro ceffone.
 
Duca Victor: “sta zitta! – la ragazzina si carezzò dolente la guancia arrossata -…non permetterti mai più! Se oserai ancora intrometterti nelle mie decisioni avrai la loro stessa sorte! – poi si voltò ai suoi legionari -…soldati legate le condannate!”
 
I due militi, legarono i polsi delle ragazze e le spinsero fin sul patibolo, quasi trascinandole, dove le attendeva il boia; sarebbero state impiccate per tradimento.
 
 
 
 
 
 
 
La piccola Ester versava silenziose lacrime per Lena, l’aveva conosciuta nel suo soggiorno a palazzo e le voleva bene…poi…poi era l’unica che le parlasse della sua adorata sorella Julia…
 
Con altri era impossibile nominarne anche solo il nome; era come se Victor volesse cancellarla dalla memoria della gente e dei suoi stessi famigliari.
 
Così la bimba si avvicinò piano al padre e, prendendogli la mano, gli sussurrò piano…
 
“padre…almeno voi…provate…voi potete fermare Victor… - pregava il padre con occhi lucidi e cuore dilaniato -…vi prego…fatelo per Julia…”
 
A quelle parole il vecchio Duca Erman, alzò gli occhi alla figlioletta e riattraversò con la memoria tutti i momenti passati con la sua primogenita…con quella figlia che tanto amava, più di chiunque altro.
 
Il cuore gli sussultò in petto…
 
 
 
Ripensò a quando nacque Ester, a come Julia si sentisse in dovere di essere da esempio per lei, come quando la prese tra le braccia la prima volta e, piano disse in un giorno d’estate di molti anni addietro…
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
“questa creatura, padre, è indifesa come un uccellino…sarò io ad insegnarle a volare e mi farò cespuglio, perché se cada non si faccia male, ma possa provare di nuovo…fino a quando non avrà più bisogno di me e spiccherà il suo volo, lasciandomi a terra ad ammirarla...”
 
 
 
 
 
 
 
E al tornar alla mente di quelle parole, anche dagli occhi di Erman sgorgarono gocce silenziose, che però la piccola Ester non vide.
 
 
 
Poi con amore paterno si rivolse alla sua piccolina…
 
“tesoro mio…non possiamo fare niente per Lena e la sua amica…tu torna dentro il palazzo, comincia a fare freddo qui, forza…” - iniziò a nevicare, ma non faceva poi freddissimo; Erman non voleva che sua figlia assistesse a quella scena di morte.
 
Così Ester, ormai scoraggiata, decise di seguire il consiglio del padre, quando…
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Ester: “padre l’ho vista!” – la bimba spalancò gli occhi, increduli e strinse più forte la mano del genitore amorevole.
 
Duca Erman: “cosa c’è…cosa hai visto bambina mia?”
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Intanto tra la folla…
 
 
 
 
 
“cosa dite di fare Comandante ora?” – un uomo incappucciato parlava quasi a bisbigli, per non farsi udire da altri.
 
“credo che mia sorella mi abbia visto.”
 
“cosa?? E adesso??” – Sert iniziò a preoccuparsi, mentre fiocchi piccoli di neve si posavano sui loro cappucci talari.
 
“le ho fatto segno di tacere. Ed ora farò quello che avrei dovuto fare molto tempo fa.” – la ragazza era più ferma e decisa del compagno ed impugnò lenta una freccia affilata.
 
L’amico se ne accorse subito e bloccò prontamente la mano della giovane.
 
“no! Non fatelo…o qui si scatenerà il putiferio…non potete uccidere così vostro fratello!”
 
“credi forse che voglia vedere Lena morire?? Lasciami fare Sert!” – si tolse l’arco dalle spalle e, cercando di fare meno rumore possibile caricò.
 
 
 
 
 
 
 
Il dardo era puntato dritto al viso del fratello…lo avrebbe ferito mortalmente, non ci sarebbe stato niente da fare per lui…
 
 
 
 
 
 
 
Tutto era pronto e perfetto…
 
 
 
 
 
 
 
L’attimo giusto…
 
 
 
 
 
 
 
Il vento assente…
 
 
 
 
 
 
 
Era impossibile sbagliare.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Eppure senza nemmeno sapere perché, la mora rimase imbambolata senza scoccare…
 
Ferma in posizione da tiro, come se la sua coscienza detenesse il potere sulle sue dita e non le permettesse di far partire quella freccia…suo fratello, avrebbe ucciso suo fratello…fratricidio.
 
Odiava quell’uomo…che in comune con lei aveva solo il sangue; eppure qualcosa di molto simile ad un sottile affetto bloccò inspiegabilmente la sua mano…
 
 
 
 
 
E questa debolezza fu letale…
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Ferdinand, Comandante dell’esercito ducale in carica, si accorse di un movimento sospetto e correndo raggiunse quel presunto prete, con il cappuccio fin sulla testa che…
 
 
 
Ferdinand: “padre ma cosa… - intravide l’arco -…cosa ci fate con un arco puntato e per di più verso il nostro Duca! Dovresti parlare dell’amore di Dio e invece stavate per uccidere un uomo! Soldati prendetelo!” – tre militi si addensarono contro il malcapitato che però, nonostante le percosse che stava avendo, non lasciava l’arco.
 
 
 
Soldato: “sporco monaco traditore! Volevi uccidere chi ti sfama! Ora vedrai che fine ti toccherà! Toglietegli quell’arma!”
 
Julia: “NO!” – e dimenandosi con tutta la rabbia che aveva in corpo riuscì a non farsela sottrarre.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Il cappuccio cadde, quei corti capelli neri e lucenti furono bagnati dalla fioca neve…
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Ester: “Julia!!” – la bambina gridò forte il nome della sorella, sicura ora che fosse lei.
 
Lena: “…Ju…Julia…” – legata com’era, anche Lena riconobbe la sua amata e un sospiro uscì dalle sue labbra nel pronunciarne il nome, mentre le forze iniziavano ad abbandonarla.
 
Anna era già svenuta per il dolore e si accasciò a terra, mentre la piazza era in subbuglio.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Victor, infuriato com’era verso quei bravi a nulla dei suoi uomini che non riuscivano in tre a tener testa alla sorella, si guardò velocemente intorno e capendo che nessuno lo avrebbe più difeso, afferrò una spada.
 
Il popolo ormai era schierato…
 
Anche Giacomo era tra la folla e si avvicinò subito a Julia, appena la vide, come fecero tutti i soldati, tutti tranne Ferdinand e pochi altri.
 
 
 
Giacomo: “Julia colpiscilo! Ora!”
 
Uomo dalla folla: “sì, uccidetelo! Uccidetelo!”
 
Sert, Giacomo e gli altri allontanarono le guardie ancora dalla parte del Duca, proteggendo anche Julia, che però non fece in tempo a indirizzare la freccia che aveva in mano.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Victor tagliò la corda che legava Lena e la prese, stringendola forte al suo petto per poi puntarle la lama alla gola.
 
Ogni rumore cessò, insieme al battito del cuore di Julia.
 
 
 
Julia: “lasciala stare! È me che vuoi! – si avvicinò piano – mi avrai!…ma lei non c’entra niente…”
 
Duca Victor: “lei…LEI! – e premette di più la lama -…lei è la causa dei nostri problemi…e tu…tu sorella…come una pazza senza ragione ti sei lasciata abbindolare dalla sua provocante bellezza… - iniziò a toccare Lena tra le gambe, mentre la rossa tentava di dimenarsi -…potevi semplicemente averla…divertirti con lei…e invece no! Le hai permesso di impossessarsi di te e hai mandato in rovina la nostra famiglia! Per lei! Per una sporca puttana!”
 
 
 
La mora non ci vedeva più e corse verso il fratello, salendo sul patibolo.
 
Julia: “non ti permettere mai più! Lasciala ti ho detto!”
 
 
 
Poi gli occhi delle due giovani si incontrarono, come per stringere ancora di più quella catena che inevitabilmente le univa e le avrebbe unite sempre. L’una non poteva fare a meno dell’altra…sarebbe stato sempre così, lo sapevano.
 
Lena: “Julia…Julia…salvati…salvati amore mio…” – balbettava lenta, non aveva più forze.
 
A occhi lucidi Julia impugnò l’arco, stavolta decisa ad uccidere quell’ignobile verme.
 
E tese l’arco…
 
 
 
 
 
 
 
Duca Victor: “uccidimi. E lei verrà con me all’inferno.” – e puntò, con ferma decisione, la spada sul cuore della rossa, quasi svenuta ormai.
 
I sentimenti che attanagliarono l’anima di Julia non si possono descrivere, il turbine, la tempesta, il dolore…
 
Era come se quella spada fosse indirizzata anche al suo di cuore…
 
Perché se moriva Lena che senso avrebbe avuto vivere…
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Così la mora, con quel briciolo di forze che le restava, alzò gli occhi al fratello senza rancore né sete di vendetta, disarmata nell’anima. L’unica cosa che contava ora era che Lena non fosse uccisa…solo questo.
 
Julia: “farò qualsiasi cosa se le risparmierai la vita…ti prego…” - e così dicendo si inginocchiò, sottomettendosi con somma umiltà.
 
Il fratello la fissava quasi divertito.
 
Duca Victor: “bene sorella! Ora sì che mi piaci! – rideva insensatamente -…per prima cosa lascia il tuo arco. Poggialo a terra, lo prenderà Ferdinand.”
 
 
 
 
 
La gente implorava la ragazza di non farlo, di non lasciarsi assoggettare così, anche Giacomo e Sert urlavano alla loro compagna.
 
Giacomo: “non farlo Julia! Non farlo!”
 
Sert: “uccidetelo Comandante!”
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Ma era inutile, Julia lo aveva già posato a terra; per quanto le costasse separarsene…
 
Quell’arco era la sua vita, lo specchio della sua anima, così lo definiva.
 
Ma Lena…la vita di Lena contava più di tutto, più di ogni cosa…
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Ferdinand prese l’arma e il dardo che aveva, per poi guardare con sguardo d’intesa il Duca, che con un ghigno si rivolse alla sorella.
 
Julia: “fratello…ho fatto quello che mi hai detto…ora libera Lena…è ferita! Devo curarla!” – era così preoccupata per la sua innamorata che non si accorse di Ferdinand che le puntò alla schiena la freccia del suo stesso arco.
 
 
 
 
 
 
 
Duca Victor: “c’è un’altra cosa che devi fare per me, cara sorella, e poi sarai libera come anche la tua amichetta…” – il suo sguardo perverso incrociò la purezza degli occhi di Julia.
 
Julia: “cos’altro devo fare?”
 
Duca Victor: “devi morire.” – e appena il Duca parlò, Ferdinand scoccò quella dannata freccia che si conficcò nella schiena di Julia.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
La mora si accasciò a terra, il sangue sulla casacca scura, gli occhi inespressivi, la voce strozzata da sospirati lamenti di estremo dolore…
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
“Julia!!” – come se si fosse svegliata da un tormentato sogno, Lena riprese le forze e, agitandosi più che poté, si staccò da Victor che la teneva tanto stretta. Ma non così tanto da fermare l’amore…
 
 
 
In men che non si dica il popolo si inferocì e scavalcando i soldati di guardia, attraversò l’imponente piazzale, tra grida e fracassanti rumori; ognuno impugnò ciò che trovava, che fossero armi o oggetti grossolani.
 
I soldati furono sbaragliati, ed arrivarono fino al patibolo inghiottendo nella loro rabbia chi aveva abusato di loro e della loro fragilità.
 
Uno stato è fatto dal suo popolo, non da chi lo vuole governare per forza.
 
E anche dalla rabbia può nascere un fiore…
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Giacomo corse, nel subbuglio, da Anna e la prese in braccio, tenendola forte.
 
Anche Sert si avvicinò alla ragazza.
 
Giacomo: “William io vado in un rifugio sicuro, devo medicare Anna…appena potete raggiungeteci lì!”
 
Sert: “vedrò di fare prima possibile, qui credo che le cose si stiano sistemando, finalmente…”
 
 
 
E William aveva ragione.
 
La folla aveva travolto tutto e dopo aver preso e malmenato Victor, Ferdinand e gli altri traditori, li avevano rinchiusi nell’imponente prigione di palazzo Volkova, in attesa di decidere cosa farne.
 
 
 
Finalmente ora ci sarebbe stata davvero un po’ di giustizia…
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Poche ore dopo…notte inoltrata…
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Casa di Lena.
 
 
 
Un uomo malvestito tiene per mano una bambina e timidi bussano alla porta di casa di Lena; Teresa, la madre, si appresta ad aprire, anche se non immagina chi possa essere, non aspettando visite e preoccupata per ben altro.
 
Teresa: “salve buon uomo, cercate qualcuno?” – gentile e cordiale.
 
Uomo: “vorrei…vorrei solo…” – ma non riuscì a terminare la frase che scoppiò in un pianto disperato e troppo a lungo represso.
 
Così fu la piccola bimba che, tenendo più forte la mano del padre, rispose alla gentile signora.
 
Bimba: “vi prego buona signora…noi vorremo solo sapere come…come sta la mia adorata sorellina?” – anche lei aveva gli occhi molto lucidi.
 
Teresa: “oh Ester sei tu! – abbracciò la piccola -…non vi avevo riconosciuti in questi abiti da popolani, entrate forza! O prenderete freddo, prego!”
 
Fede accomodare i due e offrì loro subito qualcosa di caldo; fuori iniziava a far freddo davvero, ci sarebbe stata un forte gelata quella notte.
 
 
 
Ester: “Teresa potrei andare da mia sorella?” – chiese senza neanche bere, desiderosa solo di rivedere Julia.
 
Teresa: “aspetta…prima credo che tu e tuo padre dobbiate conoscere qualcuno…- sorrise agli ospiti -…qualcuno a cui, sono sicura, donerete tutto il vostro affetto…”
 
Erman continuava a lacrimare, il cuore sembrava gli stesse scoppiando in petto…sua figlia, stava rischiando di perderla per sempre.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Nella stanza di Lena…
 
 
 
Padre Marco era subito accorso a casa di Lena e Teresa, dopo il tumulto in paese; Julia aveva bisogno di essere curata e qualcuno doveva estrarle la freccia, senza ucciderla. Poteva morire dissanguata, e il dardo aveva inoltre toccato punti cruciali.
 
Dopo ore di estrema agonia, il parroco tolse la freccia riuscendo, Dio solo sa come, a fermare l’emorragia.
 
Un angelo doveva aver intercesso per la mora…
 
E forse quella notte le aveva ridato la vita…e l’amore…
 
 
 
 
 
Dopo una vita vissuta tra sbagli e superbia, si può cambiare e riprendere in mano le redini del proprio destino…non è mai troppo tardi…la vita non si può arrendere.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Padre Marco: “ha bisogno di riposo ora. Lena…devi starle vicino…”
 
La rossa, commossa, stringeva forte la mano dell’altra mentre era in ginocchio al bordo del letto.
 
Lena: “lo farò Padre…per tutta la vita…” – guardava la mora con immenso amore…con devozione e rispetto sinceri per quello che aveva fatto. Era cambiata…e lei in cuor suo lo aveva sempre saputo. Era questa la vera Julia e lei l’amava…dal profondo…
 
 
 
 
 
Padre Marco: “ti confesso che sono sempre stato scettico sulla vostra unione… - parlò con sincerità alla ragazza -…due donne…in un piccolo borgo come questo…per di più lei…sempre così dura e intollerante verso noi…ma ora…ora vedo quello che siete veramente e…Lena…vi auguro di essere felici…e vi benedico in questa Santa notte… - poggiò una mano sulla fronte di Lena e l’altra sulla fronte di Julia, che dormiva beata -…vi benedico nel nome di Dio…che nessuno osi separare ciò che Lui, per suo disegno, unisce…”
 
A quelle parole Julia, inconsciamente, strinse più forte la mano di Lena…
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Nella stanza adiacente, Teresa torna sorridente dai suoi due nobili ospiti, stringendo tra le mani una piccola creatura di qualche mese con dei grandi occhioni azzurri…
 
 
 
Erman si alzò in piedi, capì subito…
 
 
 
Ester: “che bella bimba! Come si chiama?”
 
Teresa si avvicinò ad Erman e, senza che ci fossero bisogno di parole, lui prese tra le sue possenti braccia quella piccola bambina…erano proprio simili…e il suo cuore riprese respiro quando poté finalmente cullarla sul suo petto.
 
Erman: “Ester…questa bellissima bambina…fa parte della nostra famiglia…” – sorrideva come non gli accadeva da tempo, fra mille lacrime di gioia.
 
Ester: “e perché padre? È forse una mia lontana cugina? O una nuova sorellina?” – era super curiosa! E voleva già bene a quella fragile creatura inerme…
 
Erman: “guarda… - si chinò ad Ester, per far sì che anche lei la vedesse bene -…lei si chiama Bernadette…è più piccola di te e per questo tu devi proteggerla e aiutarla a crescere…e a volare…” – ripensò alle parole di Julia.
 
Era come se ora la scena si ripetesse…
 
Ester: “allora lei è una mia sorellina!”
 
Erman: “no…la sua mamma era la tua sorellina…purtroppo non hai potuto conoscerla…altrimenti sono sicuro che…che le avresti voluto bene tanto quanto ne vuoi a Julia…” – soffriva a parlarne, ma sapeva che era la cosa giusta e che Ester aveva diritto, anche se era piccola, di sapere.
 
La bambina alzò gli occhi al soffitto, come se stesse cercando di fare dei collegamenti e, dopo aver capito, gridò piena di gioia!
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
“Lena…” – una flebile voce si udì nella stanza fredda, ma calda d’amore.
 
La rossa scattò al suono di quella dolce melodia che era la soave voce della sua compagna, appena sveglia.
 
“Julia! Amore mio…che sia ringraziato il cielo…io…io…” – balbettava, vinta dall’emozione.
 
“non dire niente…” – e mettendosi a sedere, con un po’ di fatica, prese il volto dell’altra tra le mani e le diede un bacio pieno di passione sulle labbra…il primo di una lunga serie…
 
 
 
Baci troppo spesso fermati, sussurrati, scritti…
 
 
 
“potrei abusare di te…lo sapete Comandante?” – sorrideva Lena, prendendola in giro.
 
“lo so e…non potrei che sottostare! – ridevano felici -…sapessi quanto mi sei mancata…credo di averti sognata…anzi…credevo fosse tutto un grande sogno…io, Victor, poi…poi ho visto te…la tua mano tesa verso di me…non c’era luce, era tutto buio…e io sapevo di meritarlo quel buio…ma poi un angelo è venuto a me…eri tu, eri tu quell’angelo…e afferrando la tua mano io…io sono tornata a vivere…”
 
Lena non riuscì a dire altro e poggiò la testa sul petto di Julia, desiderosa solo di sentirla lì…voleva sapere che stava bene e che era lì, con lei…
 
 
 
Erano insieme…solo questo…
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Voce squillante: “Julia Julia!!!!”
 
Tutta ridendo e gridando, Ester spalanca la porta di camera di Lena, trovandosi le due ragazze strette…Julia semisdraiata sul letto e Lena con il viso poggiato al petto della mora e le mani intrecciate tra loro.
 
Julia: “Ester! Ti sembra questo il modo di entrare?” – finse di rimproverarla.
 
Ester: “ehm…scusa…scusatemi tanto io…” – iniziava a sentirsi in colpa davvero.
 
Julia: “vieni qui piccola peste! – la piccolina non se lo fece ripetere due volte e corse ad abbracciarla! -…sapessi quanto mi sei mancata! Devi raccontarmi tutto quello che hai fatto senza me!”
 
Poi la bimba prese frettolosamente una borsa che aveva cautamente portato con sé, con grande attenzione, e vi estrasse un fagotto, mal impacchettato.
 
Ester: “questo è per te Jul! Buon Natale!” – la mora guardò la sorella perplessa e poi anche Lena.
 
 
 
Si erano tutti dimenticati, nel disordine generale, di che notte speciale quella fosse…
 
 
 
 
 
 
 
Ma i bambini, chissà perché, lo ricordano sempre!
 
 
 
 
 
Julia: “ehm…grazie Ester io…perdonami ma non…non ho nulla da regalarti…avevo dimenticato il Natale…”
 
Ester: “non fa niente! Aprilo! Sono sicura che ti piacerà tanto!”
 
Lena: “dai Ju apri!” – erano tutti curiosi di sapere cosa fosse; intanto anche Erman, con in braccio la piccola Bernadette, e Teresa erano entrati nella stanza.
 
 
 
La mora scartò velocemente il regalo e fu profondamente meravigliata quando vide…
 
 
 
 
 
 
 
Ester: “ti piace?” – tutta speranzosa.
 
Julia intristì un attimo gli occhi.
 
Lena: “un arco tutto intagliato…wow! È veramente bello…solo che…” – anche Lena si incupì un po’.
 
 
 
Julia: “Ester…- abbracciò forte la sorellina -…grazie…è bellissimo…ma…ma io non posso più usare bene l’arco…vedi…sono stata colpita alla schiena e purtroppo il braccio mi farà sempre un po’ male…”
 
Ester: “non potrai più mirare o allenarti? – si spense un po’ anche la sua allegria -…allora è stato inutile il mio regalo…”
 
Julia: “no! No Ester! È bellissimo e…se vorrai…ti insegnerò ad usarlo…così potrai allenarti tu al posto mio e ti insegnerò ogni trucco!”
 
Ester: “davvero? Grazie! Sarebbe bellissimo! Grazie! Che bello…non vedo l’ora! – lasciò la mano di Julia per andare da Lena -…e questo è per te!”
 
Lena: “grazie…cosa sarà? – scarta il suo regalo -…un anello! È molto bello Ester! Grazie…” – baciò affettuosa la ragazzina.
 
 
 
Julia: “Lena io…non posso regalarti nulla perché non…non stavo pensando a questa festa…e…niente…scusami…”
 
La rossa subito tornò da Julia e poggiando un delicato bacio su quelle labbra perfette la azzittì, perché non è un regalo incartato che voleva dalla mora ma qualcosa di molto più prezioso…
 
 
 
Proprio in quell’attimo, un piccolo pianto interruppe quel bacio…
 
 
 
Era Bernadette, la piccolina, che piangeva perché forse iniziava ad aver fame, nonostante fosse notte fonda ormai.
 
Julia si voltò istintivamente e quello che vide le diede ulteriore gioia…suo padre che stringeva forte tra le braccia la nipotina…
 
 
 
Erman: “ciao Julia…sono…sono felice di vedere che stai bene…non sai quanto ho temuto di perderti…e visto…- si guardò attorno -…visto che ci siamo tutti io…vorrei dire…vorrei chiedere scusa ai miei figli…a loro più che a chiunque altro…perché vi ho tenuta nascosta una sorella che purtroppo non c’è più e a lei va la mia preghiera in questo Santo Natale…e poi voglio ringraziarla perché…ci ha dato Bernadette, questo piccolo angioletto che spero…cresceremo tutti insieme… - si avvicinò al letto di Julia…-…torna a casa Jul…ricominciamo…dammi un’altra possibilità…”
 
La mora osservava sorridente Bernadette e un groppo in gola le serrò ogni parola.
 
 
 
 
 
Ora non era sola…non più…
 
 
 
Lena: “signor Duca…” – ma l’uomo la interruppe.
 
Erman: “ti prego chiamami soltanto Erman…da oggi non esiste nessun Duca Erman…saranno le mie figlie a scegliere cosa farne del nostro titolo e del nostro patrimonio…e sono sicuro faranno scelte molto più sagge delle mie e di quelle di mio figlio…”
 
 
 
 
 
Julia: “padre.” – lo guardava duramente.
 
Erman: “dimmi figlia mia…” – lui invece, con divina commozione, sperava in un gesto affettuoso.
 
Julia: “abbracciatemi…” – non ci furono parole più desiderate durante tutta la vita di Erman.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Quando Ester ormai era stremata dal sonno, Erman decise di far ritorno a palazzo e così salutarono quella dolce famigliola di cui anche la sua Julia ora faceva parte e ne era felice…
 
Ester continuava a ripetersi che ora era zia e che avrebbe premurosamente badato alla sua cara nipotina! Rideva e sorrideva sempre!
 
Teresa accompagnò la neonata a palazzo, dove avrebbe vissuto di diritto d’ora in poi con le cure di questa gentile signora, che fu assunta da Erman come balia, e forse non solo per questo…tra i due c’era un certo feeling che li rincuorò nella loro matura età.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Quel Natale fu indimenticabile per tutti…soprattutto per due ragazze che da quella notte si amarono per sempre, vivendo ognuna nella vita dell’altra e rendendo ogni giorno più vivo e sereno, pieno di piccoli gesti d’immenso amore…
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
“voglio alzarmi a vedere la neve…” – lo disse, ma in realtà si era già alzata.
 
“però non sforzarti troppo, l’ha detto Padre Marco!” – Lena la raggiunse alla finestra e le si mise davanti, per essere abbracciata e protetta come solo Julia poteva fare.
 
“Lena…ricordi come iniziò tra noi?” – e infatti la strinse, delicata e forte.
 
“certo che lo ricordo Jul…tu eri talmente bella che la prima volta che ti guardai mi annullai nei tuoi occhi, perdendomi…” – la rossa si era voltata piano, verso il viso dell’altra.
 
“questo è il regalo che ti faccio stanotte amore mio…tutta la mia vita con te…ogni singolo istante…tu…ogni mio giorno…- e un leggero bacio le unì -…ti ho amato da sempre…prima ancora di sapere come ti chiamassi…e per tutta la vita non posso far altro che continuare ad amarti…”
 
“Julia…ti amo anch’io…con tutta l’anima…” – e la passione invase quei due corpi così pieni d’amore, che per tutta la notte diedero l’una a l’altra il nocciolo della vita…ricordando per sempre quel felice Natale innevato …
 




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