Nota dell
Nota dell'autrice:
Questo è un racconto che ho scritto per scuola e che ho
pensato di pubblicare qui... Tengo a precisare che non ho copiato la storia da
nessuna parte!! XD Mi raccomando commentate in tanti ^^
Non riesco a capacitarmi del fatto che lei non mi capisca,
che non approvi la mia motivazione e soprattutto che non mi ammiri per quello
che sto facendo. Ma lei no, lei non mi comprende, non mi vuole neanche più
ascoltare crede che quello che sto facendo è sbagliato. Sbagliato… Mi venne da
ridere appena sentii pronunciare quella parola dalla sua bocca. Io sono la
giustizia e sto salvando il mondo, sì perché io con la mia setta, la mia
famiglia stiamo depurando questa terra. Mettiamo fine alle vite di quelle
persone che non meritano di esistere. Uccidiamo i ragazzi o meglio ancora i
bambini che non hanno la voglia di vivere o perché credono di essere troppo
depressi per andare avanti o perché non trovano pace nelle loro anime troppo
arrabbiati per godersi la vita. E noi, cosa facciamo di sbagliato? Gli diamo la
possibilità di cambiare e di continuare a vivere o di arrendersi e farla finita
una volta per tutte. Eseguiamo tutto in modo impeccabile, preparando ogni
piccolo particolare. Per ogni persona e per ogni carattere prepariamo un gioco
diverso. Un gioco in cui perdere significa morire. Un gioco crudele forse? Si
probabilmente lo è ma il dono che ricevono i sopravissuti è più grande di
qualsiasi altra cosa. I sopravissuti sono davvero pochi, e questi fortunati si
uniscono alla nostra setta.
Io sicuro del fatto che lei fosse uguale a me, che mi
avrebbe capito le ho confessato questa mia missione, ma lei l’unica persona che
ebbi mai amato in vita mia non mi capì anzi fu spaventata di trovarsi davanti ad
una persona completamente diversa da quella che conosceva. Credeva che fosse uno
scherzo, fece addirittura una risata forzata che fu sovrastata dalla mia dal
tono molto più alto. L’espressione del mio viso si tramutò in un ghigno maligno,
nessuno poteva permettersi di credere che fosse tutto uno scherzo banale.
Nessuno, nemmeno lei. E così mosso dalla rabbia le raccontai per filo e per
segno come uccisi la mia ultima vittima, un bambino viziato di 11 anni che
disprezzava e che tormentava ogni giorno i suoi genitori. Non era come uno dei
soliti bambini che litigava spesso con i suoi, lui li odiava profondamente. E
nel provare un odio così intenso finì per costruirsi una barriera intorno a sé,
finendo per isolarsi da tutto e tutti. Voleva suicidarsi, non perché fosse stufo
della sua vita ma perché desiderava ardentemente far morire di dolore i suoi
genitori. La sua era una mente davvero contorta, uccidersi soltanto per far
soffrire altre persone. Lo ammirai sin dalla prima volta che lo vidi, mi piaceva
il suo modo di pensare. E questa fu una delle ragioni per cui volli dargli una
possibilità, lo feci giocare con me…
Passai molto tempo a prepararmi per la mia prima mossa,
ogni giorno seguivo ogni suo singolo spostamento da casa a scuola, e rimanevo a
spiare e a godermi tutte le sue crisi ordinarie e soprattutto tutti i suoi
tentanti suicidi. Decisi finalmente di agire il giorno del suo compleanno, i
genitori gli avevano preparato una festa a sorpresa. Sempre se così poteva
essere chiamata, avevano gonfiato qualche palloncino, attaccato qualche
striscione e preparato una torta. Una festa che sarebbe potuta essere anche
piacevole se i genitori si fossero presi la briga di invitare qualche suo amico,
anche se in fondo lui di amici non ne aveva. Quella sera il ragazzo cercò di
tornare a casa il più tardi possibile, non aveva nessuna voglia di festeggiare
il suo compleanno. E per giunta poi anche con le persone che odiava di più al
mondo. Così quando rincasò era già passata da un bel pezzo l’ora di cena. Appena
varcò la porta di casa percepì un atmosfera davvero insolita, in tutta la casa
regnavano il silenzio e il buio.
“Forse sono usciti” pensò il ragazzo. Niente di più
sbagliato, i suoi c’erano eccome e lo stavano aspettando da un bel pezzo pronti
per festeggiare il migliore dei suoi compleanni. Appena accese la luce del
salone riuscì a scoprire da cosa provenisse quella sensazione che gli faceva
venire la pelle d’oca. I suoi genitori erano stati imbavagliati e legati a due
sedie poste al centro della stanza.
Il ragazzo li guardò spaventato, non capendo quello che
stesse succedendo. Loro accortosi della sua presenza cercarono di avvertirlo di
scappare attraverso mugolii strozzati. Lui lentamente arretrò di qualche passo
credendo che il colpevole fosse in cucina, l’unica stanza della casa dove era
accesa la luce. Una mossa davvero stupida da parte sua, avevo acceso la luce di
proposito. Volevo accertarmi personalmente della sua furbizia e soprattutto del
suo coraggio. Il ragazzo cominciava a deludermi ma dovevo dargli ancora una
possibilità. Il ragazzino appena si accorse che mi ero appostato dietro di lui
scacciò un urlo e cadde all’indietro. Mi fissava con occhi colmi di paura.
Io gli sorrisi e gli porsi la mia mano per aiutarlo ad
alzarsi. Stupito dal mio gesto rimase qualche secondo a fissare la mano
penzolargli a qualche centimetro dalla sua faccia. Sembrò quasi che si perse nel
mio sguardo e fu quasi tentato di afferrarla, se non fosse stato per la madre
che cercò in tutti i modi di urlare. Così mi rialzai e continuando a sorridere,
gli spiegai cosa volessi da lui e perché l’avessi scelto. Il ragazzo cominciava
a tremare, non sapendo cosa gli aspettasse.
Lo notai immediatamente, ero sempre stato un ottimo
osservatore. Una dote che mi si era sempre rivelata utile per i miei lavoretti.
“Non devi aver paura di me, né tanto meno di quello che ti
aspetta. Desidero solo che tu faccia una piccola cosetta… So quanto odi e quanto
ti fanno soffrire i tuoi genitori. Lo so molto bene quante volte hai cercato di
farla finita. Quindi ora vorrei darti una possibilità, uccidili. Prendi il
coltello che ti darò e fagliela pagare per tutto il male che ti hanno fatto.”
Lui mi guardò sempre più spaventato, allora io gli porsi un
piccolo coltello che avevo posto dentro la tasca del pantalone. Lui anche se
ancora molto esitante lo prese con la mano. Sorrisi e lo incitai ad fare quello
che gli avevo detto. Lui si alzò e ancora con il coltello nella mano guardò
negli occhi i genitori. Il padre era in preda alla rabbia odiava perdere il
controllo della situazione mentre la madre terrorizzata cominciò a piangere
lacrime silenziose. Dopo qualche secondo di silenzio straziante cominciò ad
urlare e velocemente si tagliò la gola con il coltello, causandosi una morte
lunga e dolorosa. Cadde a terra. E nei suoi ultimi attimi di vita scorse sul
tavolo della cucina la torta che i genitori gli avevano preparato con tanto
amore. Un sorriso forse l’unico sincero di tutta la sua vita, gli si dipinse
sulla faccia. Sorpreso da quel gesto improvviso, ne rimasi allibito.
“Capisci?? Non riuscivo a comprendere come mai si fosse
ucciso proprio quando gli avevo dato una possibilità così grande… Non credi
anche tu?”
Mi rivolsi alla mia amata che dopo aver ascoltato
silenziosa tutto il racconto, si spaventò per la mia domanda improvvisa. Mi
fissò a lungo e finalmente senza guardarmi rispose.
“Tu non hai capito niente… Il ragazzo amava i suoi genitori
più di se stesso per questo si è sacrificato. Probabilmente credeva soltanto di
odiarli ma in fondo non avrebbe saputo vivere senza… Forse si sentiva solo
trascurato e per non accettare i suoi veri sentimenti si chiuse in se stesso…
Proprio come te… Credi di capire i sentimenti delle persone ed insieme alla tua
setta di salvare il mondo, quando invece vorresti solo scappare da te stesso e
da quello che sei diventato…”
“ZITTA!!” urlai. “Tu non sai niente di me!! Non sai cosa ho
vissuto e come grazie alla mia setta sono rinato!! Sono tutte bugie!! Non ti
azzardare a parlare ancora…”
E arrabbiato come poche volte lo sono stato nella mia vita
le diedi un pugno fortissimo che le fece perdere i sensi e cadere esanime per
terra.
Sono passate diverse ore, la mia amata non ha ancora
ripreso i sensi. Mi trovo nella sua stanza, il sole è già calato e mi troverei
completamente al buio se non fosse per i raggi della luna che illuminano anche
se debolmente parte della stanza. Essi entrando dalla finestra ricadono sulla
mia donna, rendendola ancora più bella. Io volontariamente mi sono messo in un
angolo, dove la luce non può raggiungermi. Odio la luna e i raggi brillanti che
emana, mi ricordano brutti tempi… Vorrei che questo momento non finisse mai e
poter rimanere tutta la vita a fissarla… La amo da morire, ma non posso
permettere che mi distolga dalla mia missione quindi devo farlo…
Sì, lo devo fare per la mia setta, la mia famiglia… Loro
sono gli unici che mi hanno sempre aiutato e che mi osservano in ogni momento…
Anche ora, ed è per questo che non posso sperare di poter fuggire dal loro
giudizio. Perché loro mi guardano dall’alto, mi aiutano dal cielo. Non sono
morti naturalmente, perché io non ho mai ucciso nessuno con i miei riti. Mi
limito a mandarli in un luogo migliore di questa terra che peggiora di giorno in
giorno, li salvo da loro stessi. Ed è questo lo scopo della mia missione salvare
le persone ormai già perse in se stesse. Per questo gioco con le mie vittime,
concedo la salvezza solo alle persone che riescono a stupirmi e naturalmente a
vincere…
E’ stato un uomo ad aprirmi gli occhi ed a nominarmi come
suo erede. Vinsi il suo gioco e ammirato dal mio carattere mi chiese di
graziarlo e salvarlo dalla sua vita… Quindi io l’ultimo superstite rimasto
ancora su questo mondo aspetto con ansia il giorno in cui potrò unirmi ai miei
compagni e al mio maestro che mi aspettano lassù... Devo solo trovare un erede
degno di questo incarico… Sento dei piccoli rumori, apro gli occhi, finalmente
si è svegliata. Sospiro sollevato, il mio maestro mi ha concesso di dare una
possibilità anche a lei…
Lentamente mi alzo cercando di fare il minimo rumore e mi
avvicino alla sua figura ancora sdraiata sul pavimento. E’ arrivato il momento
di giocare anche con te, amore mio…
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