Frozen - Is he not cold, Jaggerjack-kun? di mangagirlfan (/viewuser.php?uid=30295)
Disclaimer: questo testo è proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.
Titolo: Frozen
Fandom: Bleach
Personaggio/Coppia: Grimmjow
Jaggerjack, Isane Kotetsu, GrimmHime
Prompt: Pacco azzurro;
Ghirlanda, "non ha freddo?"
Rating: Pg
Conteggio Parole: 1119
Riassunto: […]“Guardi che se non alza la temperatura del
termostato, sarò costretta a chiamare la sua fidanzata. Si ricorda cosa
è successo l’anno scorso, quando si è sentito male?”
A quella – mica tanto sottile – minaccia, Grimmjow spalancò gli occhi,
incredulo. No, non sarebbe mai arrivata a tanto. Eppure, osservandola
dritta negli occhi, poteva vedere la sua risolutezza, nonostante
nonostante il suo fare apparentemente insicuro.[…]
Note: Oneshot, Introspettivo,
Commedia, AU
Allora, che dire? E' un po' una sciocchezza. Eppure la pubblico
comunque, perchè mi voglio male. Qui vediamo un piccolo angolo di
lavoro di Grimm u.u spero che lo troviate interessante XD E' una cosa
di circa un anno fa. Già, son mesi che non scrivo più, causa tesi
(ormai finita per fortuna) e causa mancanza di tempo. Giàggià. Sono una
ragazza occupata.
Buona lettura XD
“Non ha freddo?” furono queste
le parole che gli rivolse la signorina Isane quella sera, quando il suo
turno come guardia notturna era quasi alla fine.
Grimmjow osservò la donna dal basso verso l’alto, gli occhi stanchi e
tremendamente rossi per il troppo sonno accumulato. Isane Kotetsu era
una sua collega che si occupava del reparto infermieristico
dell’azienda per cui lavorava. Era una donna davvero molto gentile e
disponibile, e questo lo capiva ed accettava anche uno come lui, che
gli impiccioni melensi non poteva soffrirli. Eppure trovava che,
nonostante quella donna fosse un po’ troppo insicura – la sua altezza
che non la faceva passare inosservata era ritenuta un difetto da lei
stessa – fosse una brava persona. Si ricordava quando lui, un paio di
anni prima, si era sentito tremendamente male durante un turno in
notturna – tutto a causa di una stupida intossicazione alimentare che
l’aveva colpito in un ristorante che era stato chiuso neanche tre
giorni dopo – e lei , con fare risoluto e tremendamente serio, aveva
risolto la situazione, fino all’arrivo del capo reparto, la signorina
Unohana.
“Sto bene così, grazie.” Aveva risposto secco lui, continuando a
controllare la situazione dalla sua guardiola, un giornale tenuto lì
vicino per far passare i momenti di noia.
Isane sbuffò, afflitta. Con quell’uomo era sempre così. Risposte
secche, che non le lasciavano il tempo di ribattere. Grimmjow era
conosciuto dai suoi colleghi per quella sua assurdissima abitudine di
tenere il termostato della guardiola ai limiti dell’ibernazione e,
quando un’altra guardia che aveva avuto la malaugurata sorte di
capitare assieme lui nel turno di notte fino a metà Dicembre, le aveva
detto con fare distratto “prima o poi si prenderà un raffreddore”, lei
era scattata subito, spinta più che altro dal capo reparto, per andare
a controllare la salute dell’uomo. Non provava una particolare simpatia
per Jaggerjack, anzi, a suo parere alle volte era troppo brusco e
scontroso, ma occuparsi della salute dei dipendenti era un suo compito
e questo non poteva certo dimenticarlo.
“Guardi che se si ammala il capo si arrabbierà con me, Jaggerjack-kun.”
Mormorò in un soffio la giovane donna, la vocina tremante, al pensiero
di quello che Unohana-san e Kuchiki-sama le avrebbero fatto se un
dipendente come lui – sempre presente al lavoro senza fare una piega –
avesse preso un malanno che l’avrebbe potuto costringere a letto per
settimane intere.
Grimmjow biascicò qualcosa a mezza voce, continuando a tenere lo
sguardo fisso sui monitor sparsi per tutti i corridoi della ditta,
continuando ad ignorare le proteste che la donna cercava in vano di
portare avanti da dieci minuti buoni.
E, quando il giovane uomo face, per l’ennesima volta, orecchie da
mercante, la giovane dottoressa fu costretta ad utilizzare un metodo
tutt’altro che leale.
“Guardi che se non alza la temperatura del termostato, sarò costretta a
chiamare la sua fidanzata. Si ricorda cosa è successo l’anno scorso,
quando si è sentito male?”
A quella – mica tanto sottile – minaccia, Grimmjow spalancò gli occhi,
incredulo. No, non sarebbe mai arrivata a tanto. Eppure, osservandola
dritta negli occhi, poteva vedere la sua risolutezza, nonostante il suo
fare apparentemente insicuro.
Si ricordava di quando avevano chiamato Orihime per la famosa
intossicazione alimentare. Era diventata davvero ansiosa e, vedere i
suoi grandi occhi sempre allegri e sorridenti spegnersi di botto ed il
suo viso che trasmetteva una tremenda ansia, era per lui dannatamente
doloroso, anche se non l’avrebbe mai ammesso.
“Mi ricordo bene, signor Jaggerjack, la reazione emotiva della sua
fidanzata. Sarebbe disposta ad andare ad accendere lei stessa tutti i
termostati di tutte le guardiole, pur di non vederla a letto con
l’influenza. Quindi, per favore, alzi di più la temperatura. Altrimenti
la chiamerò, anche se sono le due del mattino.” Disse alla fine, mentre
vedeva il ragazzo dai capelli azzurri allungare una mano verso il
riscaldamento, cercando di non farsi notare troppo.
Isane sorrise, fiera di essere riuscita nel suo piccolo intento, mentre
Grimmjow continuava a mugugnare, cercando di non rispondere male alla
donna, memore del fatto che, se avesse fatto qualcosa di sbagliato,
nonostante fosse un gran lavoratore, l’avrebbero sbattuto fuori
dall’azienda a pedate.
La giovane donna dai corti capelli argentati fece un inchino accennato,
congedandosi, per poi notare una piccola ghirlanda appesa accanto alla
porta d’uscita. E pensare che, fino a pochi istanti prima, neanche
l’aveva vista.
“Jaggerjack-kun, da quanto tempo è appesa qui?” domandò, indicandola.
“Dall’inizio di Dicembre.” Esclamò l’altro, continuando a fissare i
monitor dopo essersi accertato che uno strano movimento che aveva
notato poco prima non fosse nulla di rilevante. “Me l’ha portata
Orihime. Devo toglierla per caso?”
“No, no. Volevo solo dirle che è molto carina.”
Grimmjow si ricordava ancora quando la ragazza, poche settimane prima,
si era fatta viva davanti alla telecamera posta vicino al cancello,
agitando le braccia con fare spasmodico, tentando in ogni maniera
possibile di attirare la sua attenzione. Così, dopo aver mormorato un
“torno tra due minuti” al suo collega, era uscito in fretta e furia,
senza neanche dare alcuna spiegazione.
Appena aveva visto la sua fidanzata lì, tremante per il freddo e con in
mano quella ghirlanda, il suo primo pensiero fu quello di darle una
bella strigliata perché, neanche tre giorni prima, era rimasta a casa a
causa dell’influenza. Ma quando gli aveva detto che l’aveva presa per
lui e solo per lui, per rendere il suo posto di lavoro un pochino più
accogliente, non aveva avuto il coraggio di strapazzarla a dovere,
limitandosi a fare il burbero, come sempre.
“Comunque, Jaggerjack-kun” esclamò di colpo la sua collega, facendolo
uscire fuori da quel mare di ricordi che ogni tanto lo sconquassava
quando pensava alla sua ragazza “Si rammenti che domani ha la visita
medica bisettimanale. Non la salti questa volta, mi raccomando.
Altrimenti la signorina Unohana si arrabbierà molto. E lei vuole
evitare che succeda come l’ultima volta, vero?”
A quelle parole la giovane guardia notturna trasalì, sbiancando di
botto.
No, per quella visita non avrebbe fatto un fiato. Perché la furia di
Retsu Unohana era una cosa da evitare, ad ogni costo. Fu solo quando la
donna uscì dalla stanza e lui poté finalmente posare lo sguardo sulla
ghirlanda di Orihime che si permise di sbuffare. Quando avrebbe avuto
abbastanza soldi per chiedere alla ragazza di sposarlo se ne sarebbe
andato da quel posto dimenticato da Dio. E poi gliel’avrebbe fatta
vedere, alla signorina Unohana, quanto aveva paura di lei!
Per ora, però, si limitava a sognare, continuando a fissare la
ghirlanda di Hime e pregare che, almeno per quella visita, la donna dai
capelli neri non l’avrebbe strapazzato. Lanciando un’inutile preghiera
verso il cielo e sperando che quel matto di Kurotsuchi non entrasse in
infermiera, con strane boccette, nel tentativo di trasformarlo in una
cavia umana formato maxi.
|
Questa storia è archiviata su: EFP /viewstory.php?sid=1392080 |