Buonasera a tutti. Quella che vi propongo
questa sera è, a mio parere, una delle più belle
ff apparse di recente sulla coppia formata da Ron ed Hermione, e
proprio per questo non potevo non tradurla.
Come per la precedente traduzione, l'autrice, shocolate, si
è mostrata entusiasta e gentilissima, e così,
eccola qui.
Spero l'apprezziate quanto me (e non ho dubbi in proposito).
Ringraziandovi per i commenti, numerosissimi e graditi sia a me che
all'autrice, a Beautiful,
vi ricordo che potete trovare l'originale di questa storia su shocfix,
il book dell'autrice, a
questo indirizzo, dove è anche presente un bellissimo disegno realizzato appositamente dalla brava reallycorking, a mo' di commento alla storia.
Infine, grazie come sempre alla mia beta e salvatrice, Encia ^_-
Buona lettura,
ramona55 alias patsan
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Up a Tree
C’erano teste rosse ovunque, ma non quella che cercavo io e
mi ci volle metà mattinata per riuscire finalmente a fuggire
dai frenetici preparativi del matrimonio e rintracciarla.
Se ne stava a circa quattro metri sopra di me, là in alto su
un albero e l’unica cosa che riuscivo a vedere di lui erano i
piedi penzoloni.
“Ron?” Chiamai. “Qualcosa non
va?”
“Non c’è niente che non va” la
sua voce galleggiò sopra di me. “Sono solo su un
albero.”
“Posso salire?” chiesi.
I rami si mossero e la faccia di Ron apparve tra le foglie.
“Un albero?”
mi chiese.
“Cosa?”
“Tu,” disse. “Su un albero!”
“Bè, sei stato tu a scegliere di arrampicarti su
un albero” puntualizzai. “Quindi, se voglio
parlarti, dovrò salire.”
“Non riesco proprio ad immaginarti mentre ti arrampichi su un
albero” disse.
Io sbuffai con impazienza e mi concentrai su Destinazione,
Determinazione e Decisione e mi materializzai sul ramo di fronte a Ron,
seduta compostamente all’amazzone, mentre lui se ne stava
stravaccato, a cavalcioni.
“Questo è imbrogliare”
protestò.
“Da quando esistono regole per cose di questo
genere?” chiesi, cercando con difficoltà di
tenermi in equilibrio.
“Si deve pur fare qualche piccolo sforzo per arrampicarsi su
un albero” insistette Ron, poggiandosi al tronco e
guardandomi mentre vacillavo.
“Sei solo geloso, perché tu non hai ancora la
licenza” dissi.
Lui sbuffò. “Non mi materalizzerei mai sopra un
albero” disse. “Nemmeno i gemelli si
materializzerebbero su un albero.”
Io vacillai di nuovo e afferrai il suo ginocchio per non cadere.
“Oh, vieni qui” disse imbronciato, allungandomi una
mano.
Nascosi un sorriso mentre mi giravo sul ramo e strisciavo un
po’ più vicino, mandando poi una gamba oltre il
ramo e appoggiando la schiena al suo petto.
Sentii il suo respiro bloccarsi, ma lui mi circondò con le
sue braccia e mi mise al sicuro.
“Allora…” disse.
“Allora cosa?”
“Volevi parlare con me?”
Portai la mie mani sulle sue e annuii, facendogli trattenere di nuovo
il respiro.
“Sai che dobbiamo parlare, Ron...” dissi piano.
“E tu sai che sono un’incapace in questo genere di
cose” disse lui.
“Io credo che tu sappia cavartela meglio di quanto
credi.”
“Lo fai sempre” sospirò e lo sentii
poggiare una guancia sui miei capelli per un secondo.
“Faccio sempre cosa?” chiesi.
“Pensare che io sia meglio di quello che sono”
disse. “Vorrei sapere perché.”
“Davvero?” sussurrai.
Perché stava tutto lì, no? Se gli avessi detto
perché vedevo il meglio di lui – perché
volevo il meglio da
lui – sapevo che sarebbe stato capace di fare qualunque cosa se
solo ci avesse provato davvero.
Se gli avessi detto che lo amavo.
La sue braccia mi strinsero e lo sentii inghiottire.
“Posso dire una cosa prima?” disse seriamente.
“Certo,” dissi, cercando di voltarmi a guardarlo,
ma lui mi tenne al mio posto ed io capii che sarebbe stato
più facile per lui se non lo avessi guardato in viso,
così mi riposizionai tra le sue braccia e aspettai.
“Ci penso in continuazione” disse, facendo
scivolare una mano nella mia. “A noi. E so cosa vuoi che ti
dica, ma non posso.”
“Ron...” dissi senza fiato.
“Per favore,” sussurrò,
“ascoltami e basta. Non sei solo una ragazza che potrei
invitare ad uscire; è molto più importante di
questo. Tu meriti il meglio ed io non posso dartelo.”
Tolsi la mano dalla sua e mi voltai, trovandomi davanti il suo sguardo
triste, ma determinato.
“E se io pensassi che tu
sei il meglio?” chiesi.
Lui sbuffò.
“Non in questo modo” disse.
“E allora come?”
“Non posso darti il meglio di me,”
disse. “Tu... tu sei... è troppo... tutto questo
potrebbe essere troppo... ed io non posso metterti al primo
posto.”
“Al primo posto?” ripetei.
“Devo mettere Harry al primo posto” disse con voce
bassa, ma seria. “Non posso chiederti di stare con me sapendo
che probabilmente morirò per proteggere lui – che
potrei dover lasciar morire te per proteggere lui...”
“Oh, Ron” sospirai, guardando il suo caro volto.
Le sue braccia si strinsero di nuovo attorno a me e mi tirò
contro il suo petto, su cui poggiai una guancia. Rimasi ad ascoltare il
battito del suo cuore.
“Stare insieme non renderà le cose più
difficili, lo sai” dissi.
Lui sbuffò.
“Non penserò oh,
bè, ha fatto la cosa giusta, è morto da eroe, ma
non era il mio ragazzo, quindi non importa...”,
dissi, stringendomi di più a lui. “Mi spezzerebbe
il cuore comunque.”
“Forse” concesse e io gli diedi un pizzicotto.
“Non forse,” dissi convinta. “E penso che
varrebbe la pena stare insieme, anche se sarà per
poco.”
“Davvero?”
“Davvero.”
Lui sospirò e mi strinse per un po’ ed io aspettai.
“Sai, Harry non mi perdonerebbe mai se ti lasciassi
morire” disse.
“Forte...”
Lui fece una smorfia. “Già,” disse.
“Se non avremo scelta noi,
allora nemmeno lui l’avrà. Lo metteremo al primo
posto, che gli piaccia o no.”
“Ma non ci perdonerebbe nemmeno mai se non stessimo
insieme” puntualizzai.
“E’ un ragazzo,” protestò Ron.
“I ragazzi non pensano questo dei loro amici.”
“Gli amici di un ragazzo qualsiasi di solito non discutono se
mettersi insieme o morire per lui.”
Ron sospirò pesantemente e io avvertii un bacio posarsi sui
miei capelli.
“Ok,” disse. “Hai vinto.”
“Ho vinto?” chiesi, voltandomi a guardarlo.
“Ho vinto cosa?”
“Me” disse, con un sorriso.
Lo fissai.
“Mi hai convinto” disse. “Stiamo
insieme.”
“Tutto qui?”
“Cosa?”
“Bè,” mi accigliai, “non
dovresti chiedermelo meglio prima?”
“No” disse. “Non abbiamo superato quella
fase parlando di morte certa e cose del genere?”
“E cosa dirò quando la gente mi
chiederà come mi hai chiesto finalmente di mettermi con
te?” chiesi.
“Quale gente?” chiese lui preoccupato.
“Tua mamma,” dissi. “Ginny, Luna, Tonks,
Neville...”
“Neville?” squittì.
“Non dirò non mi ha chiesto un bel niente,
eravamo d’accordo che saremmo morti, così, prima,
ci meritavamo qualche bacio...”
“Bacio?” chiese lui, con un sorriso furbo,
abbassandosi verso di me.
“Non finchè non me lo chiederai” dissi,
poggiando una mano sul suo petto in un inutile tentativo di spingerlo
via.
Lui coprì la mia mano con la sua, molto più
grande, e il suo sorriso si fece quasi sfacciato.
“Hermione,” disse, con un enorme, esagerato
sospiro. “Vuoi metterti con me?”
Il mio cuore saltò un ridicolo battito ed io gli sorrisi.
“Assolutamente!” risposi cercando il suo bacio.
Fu tutto quello che avevo sperato, e anche di più, e
rimanemmo a sorriderci stupidamente per un bel pezzo.
“Dirai che eravamo su un albero?” chiese.
“Cosa?”
“Quando la gente ti chiederà come te
l’ho chiesto, dirai che eravamo su un albero?”
“Io... io non lo so” dissi.
“Perché? Che differenza fa?”
Ron alzò le spalle.
“Ti ho chiesto di metterti con me, e in più
eravamo su un albero” disse. “Sembra decisamente
troppo perché la gente possa credere che sia accaduto tutto
in una volta”
“Hai ragione,” dissi ridendo. “Nemmeno
Luna ci crederebbe.”
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